Dopo un inizio di carriera in giovanissima età, come assistente degli operatori Ubaldo Arata e Anchise Brizzi, nel 1943 esordi come direttore della fotografia in Baruffe chiozzotte, un film tratto dall'omonima commedia di Carlo Goldoni, diretto da Leo Menardi. In seguito lavorò in molti film, gradevoli, ma non particolarmente impegnativi sul piano artistico, fra i quali merita di essere ricordato Totò a colori, un film diretto nel 1952 da Steno (pseudonimo di Stefano Vanzina), che si configurava come una brillante antologia dei più famosi sketches del celebre comico napoletano, ma che divenne noto anche per essere stato il primo film italiano a colori. Per fortuna, soprattutto negli anni Sessanta, Delli Colli, poté collaborare con registi di capacità eccellenti, in film di indiscutibile valore artistico; in questo modo contribuì efficacemente all'affermazione internazionale del nuovo cinema italiano, e si impose al tempo stesso all'attenzione del pubblico e della critica come uno dei migliori operatori. Le sue innegabili qualità tecniche ed estetiche nell'uso del "bianco e nero" risaltano con particolare evidenza nei film diretti dal grande scrittore Pier Paolo Pasolini e tratti dalle sue opere: Accattone (1965), Mamma Roma (1962), La ricotta, episodio di Rogopag (Laviamoci il cervello) (1963) e, soprattutto, Il vangelo secondo Matteo (1964) e Uccellacci e uccellini (1966), che testimoniano tutti le eccellenti doti dell'operatore, meritatamente riconosciute con due Nastri d'Argento, nel 1965 e nel 1968.