eugen
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lunedì 13 marzo 2023
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ut semper spielberg
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Grande come semore, Spielberg in "THe Post"(2017, scritto da Josh SInger e Liz Hannah), doce, dopo un prologo in Vietnam durante la guerra, nel 1966, dove un analista militare rivela all0allora presidente Johnson e al segretario alla didesa Mc Namara che in realta' la situazone bellica e¿bloccata, ,ma Mc Namara, mentendo dichiara altro alla stampa...Nel 1971, in occasione della ricandidatura di Nixon alla presidenza e della possibile acuisizione di documenti segreti , misteriossamente arrivati sia al"New Yoirk TImes"sia allo stesso "Washington Post", la cui proprietaria, trovandosi in brutte acque sul piano finanziario(il"Washington"era in ritrardo sul "N.
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Grande come semore, Spielberg in "THe Post"(2017, scritto da Josh SInger e Liz Hannah), doce, dopo un prologo in Vietnam durante la guerra, nel 1966, dove un analista militare rivela all0allora presidente Johnson e al segretario alla didesa Mc Namara che in realta' la situazone bellica e¿bloccata, ,ma Mc Namara, mentendo dichiara altro alla stampa...Nel 1971, in occasione della ricandidatura di Nixon alla presidenza e della possibile acuisizione di documenti segreti , misteriossamente arrivati sia al"New Yoirk TImes"sia allo stesso "Washington Post", la cui proprietaria, trovandosi in brutte acque sul piano finanziario(il"Washington"era in ritrardo sul "N.Y.T."a livelo di vendite etc, tentenna sulla pubblicazione, mentre il caporedattore spinge, anche in vista della concoreenza anzidetta. IN seguito la questione si rivela "scabrosa", in quanto c'e'il oericolo che anche la Corte Suprema si pronunci contro il giornale, arrivando addirittua ad arrestare caporedattore e proprieraria. Ma tutto va bene, anche dopo la pbublicazione dei documenti segreti, dei"Papers"scottanti. Tutto a favore del"Washngiton", con un epilogo dell0anno successivo, in cui si preannuncia il"Watergate", hce porta all'impeachement e alle dimissioni obbligate di Nixon, ora spesso rivalutato. Alternando momento di thriller spionistico e di spionaggio con elementi di suspense, Spielberg "gioca" straordinaramente bene (bninteso con estrema seriet'a)con momenti clou della recente storia degli USA, evidenziando la batraglia per la liberta'di stampa e in genere per la liberta', un tema forte, a ben vedere, di tutta la sua filmografia. MOlto bene il"Play"interpretativo tra Maryl Streep e To Hanks. Un film che merita di essere visto e rivisto, per evidenziare sempre nuovi elementi che, a una prima visione, erano probabilmente sfuggiti, Eugen
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no_data
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mercoledì 25 maggio 2022
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un altro spielberg impegnato dopo lincoln.
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Memore senz'altro di TUTTI GLI UOMINI DEL PRESIDENTE di Pakula - anche perche' si tratta sempre della medesima testata giornalistica, il "Washington Post" e della sua opposizione alla presidenza Nixon - questo THE POST di Spielberg sembra stimolare lo spettatore a seguire vicende in fondo parallele, un braccio di ferro tra liberta' di stampa e segreti governativi sempre attuale dal '76 ad oggi. Dovremmo aggiungere oggi il "caso J.Assange", che dal punto di vista della sottrazione di segreti governativi ha svolto un ruolo di primo piano nella cronaca dei nostri giorni. Ma importante nel film e' la rivolta di piazza, con miriadi di manifestanti con le immagini dei presidenti come Johnson o Kennedy e la scritta "Liar"(bugiardo).
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Memore senz'altro di TUTTI GLI UOMINI DEL PRESIDENTE di Pakula - anche perche' si tratta sempre della medesima testata giornalistica, il "Washington Post" e della sua opposizione alla presidenza Nixon - questo THE POST di Spielberg sembra stimolare lo spettatore a seguire vicende in fondo parallele, un braccio di ferro tra liberta' di stampa e segreti governativi sempre attuale dal '76 ad oggi. Dovremmo aggiungere oggi il "caso J.Assange", che dal punto di vista della sottrazione di segreti governativi ha svolto un ruolo di primo piano nella cronaca dei nostri giorni. Ma importante nel film e' la rivolta di piazza, con miriadi di manifestanti con le immagini dei presidenti come Johnson o Kennedy e la scritta "Liar"(bugiardo). "Tutti hanno mentito sul Vietnam", aveva ammesso il giornalista "di guerra" Daniel Ellsberg all'inizio del film, prima di diventare l'autore della sottrazione dei segreti. Nel fuoco della protesta i giornalisti come Dan Bradlee si muovono con abilita' e un pizzico di cinismo - Bradlee mette i piedi sulla scrivania come un "cowboy" - tenendo presente la possibilita' che la Corte Suprema possa incriminarli. Nel finale c'e' l'"happy end" tuttavia, con la liberta' di stampa che viene riconfermata dai giudici. E solenne la giornalista nella redazione conclude: "La stampa serve chi e' governato, non chi governa", riportandoci allo Spielberg di LINCOLN. Commenta amarissimo alla Casa Bianca un Nixon inquadrato di spalle - ma anche Oliver Stone aveva realizzato un film su di lui e sullo scandalo "Watergate" - costretto a sanzionare suo malgrado la liberta' di stampa negli Stati Uniti. Forse un po' ottimistico, ma il film di Spielberg si fa apprezzare per l'idea di democrazia che propugna e che proietta nel mondo di oggi; parlando degli interpreti, accanto ad una M.Streep affascinante ma piuttosto inespressiva la galleria di giornalisti sornioni e' guidata da un ottimo Tom Hanks.
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martedì 9 novembre 2021
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mr.
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stenoir
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giovedì 12 novembre 2020
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quando la verità viene a galla
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Quanto sia capace di svariare in più generi, Spielberg lo dimostra anche -e ancora una volta- con questo thriller giornalistico: i cosiddetti Pentagon Papers, cioè documenti segreti riguardanti il governo americano e la guerra del Vietnam, tenuti nascosti fino a quel momento (siamo all’inizio degli anni ’70), che solo l’audacia e l’intraprendenza di un’ editrice (Meryl Streep, adatta a qualsiasi ruolo ella debba interpretare) e di un direttore (Tom Hanks che torna a lavorare con Spielberg dopo l’altrettanto valido Il Ponte delle spie di due anni prima) del Washington Post, hanno portato alla luce. Ideale prequel, ma di ben 41 anni dopo, di Tutti gli uomini del presidente di Alan Pakula.
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Quanto sia capace di svariare in più generi, Spielberg lo dimostra anche -e ancora una volta- con questo thriller giornalistico: i cosiddetti Pentagon Papers, cioè documenti segreti riguardanti il governo americano e la guerra del Vietnam, tenuti nascosti fino a quel momento (siamo all’inizio degli anni ’70), che solo l’audacia e l’intraprendenza di un’ editrice (Meryl Streep, adatta a qualsiasi ruolo ella debba interpretare) e di un direttore (Tom Hanks che torna a lavorare con Spielberg dopo l’altrettanto valido Il Ponte delle spie di due anni prima) del Washington Post, hanno portato alla luce. Ideale prequel, ma di ben 41 anni dopo, di Tutti gli uomini del presidente di Alan Pakula.
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onufrio
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sabato 9 novembre 2019
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segreti di stato
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Una prova corale ottima da parte del cast artistico, ed una regia essenziale di Steven Spielberg, spiega al pubblico una storia importante che si basa su di un concetto ancora più importante: La libertà di stampa, al servizio del popolo e non del governo. Ai più potrà risultare noioso, ma il cinema è anche questo, non solo arte e fantasia, ma anche indagini e dialoghi serrati alla ricerca sempre della verità al servizio del cittadino. Cinema d'inchiesta.
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giulio60
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venerdì 6 settembre 2019
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film grandissimo
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Film straordinario, questa frase del film dovrebbe essere scritta in tutte le redazioni dei giornali italiani, "LA STAMPA E' AL SERVIZIO DEI GOVERNATI NON DEL GOVERNO" Un film che dimostra il grande coraggio della stampa libera dal potere, in qualsiasi parte del mondo sia
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elgatoloco
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mercoledì 22 maggio 2019
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spielberg non sbaglia un colpo,...
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"The Post"(2017), di Steven Spielberg non è una specie di"All the President's Men"(1976, Alan J.Pakula), in primis perché narra una storia, se vogliamo la preistoria delle menzogne da Truman in poi, passando per Kennedy, Johnson, arrivando a Nixon, ma quello del "prima del Watergate", che invece è narrato nel film di Pakula citato-qui, invece, nell'ultima scena, troviamo il riferimento al Watergate, ma il film si chiude su ciò-inoltre , qui, si parla del"The Post", ossia del"The Washington Post"non del"New York Times"...Inoltre, il film, decisamente più attento alla ricostruzione storico.giornalistica, "snobba"quasi l'azione o meglio la omette in gran parte, ne fa, direi"tranquillamente"epoché, ritenendola comuqne narrata e da ritrovare altrove-il lavorio se pubblicare o meno(sarebbe stata comunque una mossa pericolosa, Nixon, qui , viene tranquillamente definito"A Son of a.
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"The Post"(2017), di Steven Spielberg non è una specie di"All the President's Men"(1976, Alan J.Pakula), in primis perché narra una storia, se vogliamo la preistoria delle menzogne da Truman in poi, passando per Kennedy, Johnson, arrivando a Nixon, ma quello del "prima del Watergate", che invece è narrato nel film di Pakula citato-qui, invece, nell'ultima scena, troviamo il riferimento al Watergate, ma il film si chiude su ciò-inoltre , qui, si parla del"The Post", ossia del"The Washington Post"non del"New York Times"...Inoltre, il film, decisamente più attento alla ricostruzione storico.giornalistica, "snobba"quasi l'azione o meglio la omette in gran parte, ne fa, direi"tranquillamente"epoché, ritenendola comuqne narrata e da ritrovare altrove-il lavorio se pubblicare o meno(sarebbe stata comunque una mossa pericolosa, Nixon, qui , viene tranquillamente definito"A Son of a...", senza mezzi termini, perifrasi o altro ancora.... Decisamente in medias res, insommma, qui Spielberg che non teme confronti ma neanche si vergogna di insistere sulle situazioni personali della proprietaria e del direttore del girnrale in questione che, attraverso la concorrenza con il"N.Y:Times"diviene un grande giornale nazionale, alla pari dell'altro. Primi , non primissimi piani, sequenze varie ma comunque incentrate sul rapporto interpersonale, come a dire che anche questi rapporti"fanno"la storia, ne sono comunque parte intrgrante. Meryl Streep e Tom Hanks(lontanissimo, ormai, dal "fantasma"di"Forrest Gump"di Zemeckis che gli avevano dato la notorietà defintiva, sono interpreti assolutamente adeguati, come peraltro gli altri(le altre). Spielberg si conferma un grandissimo del cinema attuale e di sempre. El Gato
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luigi capellini
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giovedì 28 marzo 2019
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banale
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Il New York Times pubblica del materiale segreto su Vietnam. Un giudice gli intima di non farlo. Anche il Post ha lo stesso materiale ed è indeciso se pubblicarlo o no. Alla fine lo fa e non prende la multa.Fine, titoli di coda. 118 minuti, milioni di dollari e attori famosi per raccontare una storia debole debole che non interessa nessuno. Quello che però c'è sempre nei film americani è la morale dei giornalisti buoni, il politico cattivo che poi verrà cacciato, la giustizia che funziona bla bla bla. Questa volta mancano solo i russi cattivi (Spelberg non sapeva dove incastrarli nella trama) e poi c'è tutto il solito repertorio. Film ben fatto (e ci mancherebbe altro) ma alla fine due ore buttate via.
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samkok88
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lunedì 18 febbraio 2019
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un omaggio al mondo giornalistico
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In questo film Spielberg utilizza tutta la sua tecnica e passione per omaggiare il mondo dell'editoria. L'interpretazione dei due grandi attori è magistrale; in particolare il dialogo iniziale al ristorante l'ho trovato eccellente.
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marcloud
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mercoledì 13 febbraio 2019
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il coraggio dei giornalisti
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Steven Spielberg costruisce un film che esalta la figura del giornalismo d'inchiesta, fatto di rivelazioni e di rischi. Un cast stellare che rappresenta bene ogni aspetto della vicenda. Esempio lampante di un quarto potere capace di essere al servizio dei cittadini e non soggiogato al volere dei potenti.
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