Ancora una volta ci stupisce il nostro Kenneth, con una regia come sempre attenta ai particolari. In questo soprattutto la somiglianza con il grande William Shakespeare, che nei suoi drammi non ha mai scritto una battuta a caso. Branagh non si tiene fedele al testo, ma lo rielabora mantenendosi comunque sulla stessa linea d'onda dell'autore. Come ha detto lui stesso, l'opera stessa invita a cantare, e così lui esprime l'allegria di personaggi così giovani: facendoli cantare e ballare. D'altronde le grandi opere sono fatte per essere rivisitate, gli si può cambiare il tempo e il luogo, l'importante è saper mantenere l'atmosfera. Sarà questo il segreto dei grandi registi?