il befe
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lunedì 2 febbraio 2015
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capolavoro
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luca scial�
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giovedì 7 febbraio 2013
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un drammatico quasi comico
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Un famoso aviatore, recordman, viene invitato come ospite d'eccezione da un suo amico in una tenuta di un ricco marchese, il quale ha sposato la donna che amava. Al fine di far ricongiungere i due nuovamente. E invece durante quella breve vacanza accade di tutto e nascoscono più amori extraconiugali. Un intreccio di storie che però finisce tragicamente.
Drammatico atipico questo di Renoir. Un film che parte come Commedia, sfocia nella Comicità perfino simile a quella di Stanlio e Olio per poi concludere nel dramma. Sebbene il regista francese non lo faccia mai pesare. Tutti tornano alla propria vita e chi non c'è più appare come una cometa che solo per un attimo ha fatto parte delle vite dei protagonisti.
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Un famoso aviatore, recordman, viene invitato come ospite d'eccezione da un suo amico in una tenuta di un ricco marchese, il quale ha sposato la donna che amava. Al fine di far ricongiungere i due nuovamente. E invece durante quella breve vacanza accade di tutto e nascoscono più amori extraconiugali. Un intreccio di storie che però finisce tragicamente.
Drammatico atipico questo di Renoir. Un film che parte come Commedia, sfocia nella Comicità perfino simile a quella di Stanlio e Olio per poi concludere nel dramma. Sebbene il regista francese non lo faccia mai pesare. Tutti tornano alla propria vita e chi non c'è più appare come una cometa che solo per un attimo ha fatto parte delle vite dei protagonisti.
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bartleby corinzio
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mercoledì 14 novembre 2012
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un film controverso
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Non andò bene, andò malissimo (la prima avvenne l'8 settembre del 1939, sette giorni dopo l'invasione tedesca sulla Polonia); ad un certo punto venne anche ritirato dalla circolazione. Con lo scoppio della guerra non si sentiva davvero il bisogno di film "disfattisti". Qualche anno dopo il film venne rivalutato e ad oggi è unanimemente considerato un vero e proprio capolavoro (ossia film esempio di vero cinema, come direbbe Bazin, ossia film che creano un linguaggio). Il film si svolge nella tenuta del marchese de la Chesnaye, dove le esistenze accomodanti di nobildonne e nobiluomini incrociano quelle di domestici, di eroi dell'aviazione, artisti falliti, factotum, conigli e quaglie.
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Non andò bene, andò malissimo (la prima avvenne l'8 settembre del 1939, sette giorni dopo l'invasione tedesca sulla Polonia); ad un certo punto venne anche ritirato dalla circolazione. Con lo scoppio della guerra non si sentiva davvero il bisogno di film "disfattisti". Qualche anno dopo il film venne rivalutato e ad oggi è unanimemente considerato un vero e proprio capolavoro (ossia film esempio di vero cinema, come direbbe Bazin, ossia film che creano un linguaggio). Il film si svolge nella tenuta del marchese de la Chesnaye, dove le esistenze accomodanti di nobildonne e nobiluomini incrociano quelle di domestici, di eroi dell'aviazione, artisti falliti, factotum, conigli e quaglie. Personaggi ambigui, infantili, opportunisti che bighellonano tra battute di caccia (memorabile e crudele messa in scena allegorica), feste in costume, recite e soprattutto storie d'amore clandestine. Dal punto di vista stilistico anticipa la profondità di campo di Welles e Wyler, rompe con il découpage classico adottando un uso cospicuo dei piani sequenza che ruotano attorno all'azione, sfrutta -in modo indubbiamente sorprendente per l'epoca- la quarta parete, ossia i personaggi parlano con interlocutori posti dietro la macchina da presa, sfilano davanti all'obiettivo per poi uscire fuori campo. Superbo in questo senso un compendio ad un certo punto del film dove, con un bellissimo long take e con giochi di luci, i vari inseguirsi dei protagonisti vengono mostrati: una cameriera morde per gioco il naso dell'amante, una coppia parla su un divano, un uomo insofferente appoggiato ad una parete, uno sposo tradito cerca vendetta. Una scena di una bellezza oserei dire allucinante. Film fortemente politico che, facendo sorridere, inquieta. Renoir tratteggia un quadro impietoso della classe dirigente dell'epoca e per molti è anche un film profetico. Nella versione restaurata vista in dvd c'è un extra con lo stesso Renoir che commenta. "Perché questo film si può dire controverso? Alla prima del film al cinema Colisée ho visto uno spettatore che apriva sfacciatamente un quotidiano e tirava fuori i fiammiferi per incendiarlo per appiccare il fuoco in sala. Un film che provoca una reazione così, è un film controverso."
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le braconnier
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martedì 14 giugno 2011
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il credo dei cinefili, il film dei film
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Ebbe modo di dire Renoir nella sua autobiografia: "La regola del gioco è un film di guerra, benché in tutto il film la guerra non sia mai menzionata".
Che talento, quello di Renoir ! La regola del gioco è una tavola imbandita con pietanze leggere ( la storia ) e vino beverino ( la sceneggiatura ) alla quale il registra francese da buon padrone di casa ci fa accomodare invitandoci con la sua espressione più bonaria e rassicurante. E noi senza sospettare, ci sediamo.
Nel menù: il mondo frivolo dell’aristocrazia, quello ancora più frivolo della servitù , amori, amanti equivoci.
Il banchetto scorre con allegria, senza intoppi, assolutamente gradevole, gustoso, e ci si accorge che è finito solo per il ruttino di gaia soddisfazione che emettiamo una volta che compare la parola FIN sullo schermo.
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Ebbe modo di dire Renoir nella sua autobiografia: "La regola del gioco è un film di guerra, benché in tutto il film la guerra non sia mai menzionata".
Che talento, quello di Renoir ! La regola del gioco è una tavola imbandita con pietanze leggere ( la storia ) e vino beverino ( la sceneggiatura ) alla quale il registra francese da buon padrone di casa ci fa accomodare invitandoci con la sua espressione più bonaria e rassicurante. E noi senza sospettare, ci sediamo.
Nel menù: il mondo frivolo dell’aristocrazia, quello ancora più frivolo della servitù , amori, amanti equivoci.
Il banchetto scorre con allegria, senza intoppi, assolutamente gradevole, gustoso, e ci si accorge che è finito solo per il ruttino di gaia soddisfazione che emettiamo una volta che compare la parola FIN sullo schermo.
Poi ci si alza, tutti leggeri come piume tranne quello che ha chiesto il bis. Lui ha un sospetto. Crede cha la cena sia avvelenata. Crede che abbiamo appena finito di masticare i resti, assemblati in maniera deliziosa, di una società allo sfascio, putrida e ormai ombra di se stessa; dice che abbiamo brindato con loro mentre si avviavano alla guerra e che abbiamo riso bellamente della morte. Noi non ci accorgiamo di nulla, non avendo avuto il bis. E allora incuriositi decidiamo si sederci di nuovo : volgiamo capire se il banchetto è realmente avvelenato.
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il cinefilo
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giovedì 13 gennaio 2011
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il grande gioco dell'amore tra umorismo e tragedia
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Jean Renoir ha sfruttato a modo suo(e con grande abilità)il concetto stesso di"amore"funzionalmente come una grande metafora quasi comica per deridere le miserie dell'alta aristocrazia francese e il suo stile"lucido"e avvincente ricorda,ma solo in parte,le commedie brillanti di Ernst Lubitsch se si esclude un certo velato pessimismo di fondo.
La catena dei tradimenti amorosi finiscono per sfociare nella tragedia quando uno dei protagonisti viene ucciso ma,nonostante questo,il regista persegue(sebbene velatamente)negli ultimi minuti,a mantenere un certo inquietante(ma interessantissimo)sottofondo umoristico teso anch'esso a smascherare l'ipocrisia dell'alta società.
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Jean Renoir ha sfruttato a modo suo(e con grande abilità)il concetto stesso di"amore"funzionalmente come una grande metafora quasi comica per deridere le miserie dell'alta aristocrazia francese e il suo stile"lucido"e avvincente ricorda,ma solo in parte,le commedie brillanti di Ernst Lubitsch se si esclude un certo velato pessimismo di fondo.
La catena dei tradimenti amorosi finiscono per sfociare nella tragedia quando uno dei protagonisti viene ucciso ma,nonostante questo,il regista persegue(sebbene velatamente)negli ultimi minuti,a mantenere un certo inquietante(ma interessantissimo)sottofondo umoristico teso anch'esso a smascherare l'ipocrisia dell'alta società...film affascinante,ben recitato e quindi pienamente meritevole di essere visto più volte.
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g. romagna
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martedì 9 febbraio 2010
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la regola del gioco
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La turbolenta storia sentimentale di un aviatore con la moglie di un amico si intreccia a quella di analoghe vicende sentimentali di personaggi dell'alta borghesia francese nella cornice di una ricca tenuta in cui ha luogo una battuta di caccia. Alla fine di tutte le peripezie ci scapperà anche il morto, ucciso alla stessa maniera di una lepre dal bracconiere. La genuinità e la forza dell'amore tipici del realismo poetico e dei più importanti film di Jean Renoir (La Bestia Umana, La Grande Illusione) lasciano qui spazio a sentimenti scomposti, dissoluti e rappresentati con dissacrante ironia e pessimismo. Anche lo stesso regista compare come attore nel ruolo di Octave.
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La turbolenta storia sentimentale di un aviatore con la moglie di un amico si intreccia a quella di analoghe vicende sentimentali di personaggi dell'alta borghesia francese nella cornice di una ricca tenuta in cui ha luogo una battuta di caccia. Alla fine di tutte le peripezie ci scapperà anche il morto, ucciso alla stessa maniera di una lepre dal bracconiere. La genuinità e la forza dell'amore tipici del realismo poetico e dei più importanti film di Jean Renoir (La Bestia Umana, La Grande Illusione) lasciano qui spazio a sentimenti scomposti, dissoluti e rappresentati con dissacrante ironia e pessimismo. Anche lo stesso regista compare come attore nel ruolo di Octave. La regola del gioco è quella convenzione sociale che impone ai protagonisti di non vivere a fondo i loro sentimenti, ma di abbandonarsi alle pulsioni fermandosi solamente alla superficie delle relazioni. Persino le rivalità amorose restano sospese, senza coinvolgimento, ed è oltretutto inquietante il velo di ipocrisia che ricopre tutte le vicende messe in scena: subito dopo una sparatoria quasi mortale i convitati continuano, imperterriti, a ridere e scherzare tra loro; dopo che l'aviatore è stato rivelato nei suoi sentimenti verso la moglie dell'amico, tra i due rivali il rapporto continua a dipanarsi con estrema franchezza, quasi come se nulla fosse successo; alla tragica morte che fa da corollario al finale è vietato rispondere in maniera spontanea, manifestando tutto il proprio dolore: l'importante, in primis, è mantenere lo stile. Amaro ed efficace affresco di una certa società, si lascia perdonare, con la sua causticità, qualche piccola lentezza di troppo nella prima parte. Da vedere.
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carlo - 34anni
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giovedì 25 dicembre 2008
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capolavoro?
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Ho retto solo 50 minuti pi ho mollato.
Ad oggi, ci vedo ben poco di interessante, a differenza di altri vecchi film cult.
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anonimo
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domenica 19 dicembre 2004
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imperdibile
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ridurre la trama del film a poche righe sarebbe un insulto. Bellissimo.
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anonimo
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domenica 19 dicembre 2004
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la regola del gioco
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ridurre il canovaccio di questo film a poche righe e dotarlo di 4 stelle invece di 5 è un insulto al cinema. E' imperdibile.
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