angelo umana
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mercoledì 24 aprile 2024
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la musica nelle vene
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Negli anni '30 una bambina di 7 anni non riusciva a star seduta a scuola, inquieta si alzava continuamente e si distraeva, volava coi pensieri e non seguiva le lezioni. Scoprirono i genitori chiamati a scuola e gli insegnanti che, lasciata sola in una stanza, lei si alzò, cominciò a muoversi su e giù ascoltando una musica immaginaria coi suoi piedi e col suo cuore. Nel 1981 (era nata nel 1926) dopo una carriera come ballerina, dopo aver aperto la sua accademia di danza e aver ricevuto tantissimi riconoscimenti, era la coreografa del musical “Cats”. Si chiamava Gillian Lynne.
Che c'entra mai questa storia con Gloria, opera prima della 36enne regista Margherita Vicario, cantautrice, attrice e musicista? Sono sue le musiche originali.
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Negli anni '30 una bambina di 7 anni non riusciva a star seduta a scuola, inquieta si alzava continuamente e si distraeva, volava coi pensieri e non seguiva le lezioni. Scoprirono i genitori chiamati a scuola e gli insegnanti che, lasciata sola in una stanza, lei si alzò, cominciò a muoversi su e giù ascoltando una musica immaginaria coi suoi piedi e col suo cuore. Nel 1981 (era nata nel 1926) dopo una carriera come ballerina, dopo aver aperto la sua accademia di danza e aver ricevuto tantissimi riconoscimenti, era la coreografa del musical “Cats”. Si chiamava Gillian Lynne.
Che c'entra mai questa storia con Gloria, opera prima della 36enne regista Margherita Vicario, cantautrice, attrice e musicista? Sono sue le musiche originali. C'entra quanto a seguire le proprie passioni e sviluppare le proprie doti, farne un'arte o un mestiere per la vita: la Teresa protagonista (Galatéa Bellugi) che interpreta il film come servetta muta del parroco di Sant'Ignazio al Lido di Venezia, alla fine del 1700, ha la musica e il ritmo nel sangue, nelle sue occupazioni “sente”, immagina, che i rumori del collegio di orfanelle dove vive, che i suoni prodotti dalle loro opere quotidiane siano una musica guidata da un'orchestra spontanea.
Deve venire addirittura il papa Pio VII° in visita nell'isola, bisogna riceverlo con tutti gli onori, di ciò si preoccupa il parroco dell'istituto, maldestro e preoccupato con quel branco di diseredate (così vengono appellate) che sembrano non apprendere la musica come lui vorrebbe. Teresa scopre un pianoforte dove poter suonare, lo impara, comincia a parlare, guida le altre ragazze, qualcuna canta i suoi pensieri, visi che s'illuminano per la consapevolezza di valere doti ben maggiori di ciò che la vita ha assegnato loro fino a quel momento e che l'ambiente non si cura di riconoscere.
Del concerto ecclesiastico in onore del Papa si approprieranno esse stesse col pianoforte e gli archi, si rivela un concerto di musica varia, un rock ante-litteram molto gradito ai fedeli e alle ragazze stesse, si può dire una messa cantata, ma pagana, e meno noiosa di quelle tradizionali, poco importa che il Papa esterrefatto dichiari tutti scomunicati. La musica e il ritmo hanno regnato.
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gabriella
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lunedì 15 aprile 2024
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musica ribelle
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L'esordio alla regia di Margherita Vicario è uno spartito traboccante di energia pura, un mondo che trova la sua espressione nei suoni e nella sua creatività, nella forza incendiaria e incandescente della musica. Siamo in un istituto femminile , nei pressi di Venezia all'alba del 1800, un gruppo di ragazze perlopiù orfane ,vengono istruite a suonare dei componimenti musicali scritti da altri, sotto la guida di Perlina, sgradevole sacerdote e maestro di musica ( uno straripante e straniante Paolo Rossi), che non perde occasione per umiliare le giovani donne e che si trova a dover organizzare un concerto in onore della visita del novello papa Pio VII, Nell’istituto si trova anche Teresa, una ragazza apparentemente muta dedita a svolgere lavori di pulizia nello stesso, alla quale non è concesso di suonare, solo che nessuno lo sa, ma dentro di lei tutto è vibrante di musica, di ritmo, tutto si compone nei movimenti, nel rumore di un secchio svuotato, della scopa passata sul cortile, dello sbattere di panni stesi al sole, si creano note nella sua mente, libere , fresche e nuove.
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L'esordio alla regia di Margherita Vicario è uno spartito traboccante di energia pura, un mondo che trova la sua espressione nei suoni e nella sua creatività, nella forza incendiaria e incandescente della musica. Siamo in un istituto femminile , nei pressi di Venezia all'alba del 1800, un gruppo di ragazze perlopiù orfane ,vengono istruite a suonare dei componimenti musicali scritti da altri, sotto la guida di Perlina, sgradevole sacerdote e maestro di musica ( uno straripante e straniante Paolo Rossi), che non perde occasione per umiliare le giovani donne e che si trova a dover organizzare un concerto in onore della visita del novello papa Pio VII, Nell’istituto si trova anche Teresa, una ragazza apparentemente muta dedita a svolgere lavori di pulizia nello stesso, alla quale non è concesso di suonare, solo che nessuno lo sa, ma dentro di lei tutto è vibrante di musica, di ritmo, tutto si compone nei movimenti, nel rumore di un secchio svuotato, della scopa passata sul cortile, dello sbattere di panni stesi al sole, si creano note nella sua mente, libere , fresche e nuove. Sarà il dono di un pianoforte, che Perlina relega in cantina perché non lo sa apprezzare, lo strumento cardine che darà vita a un’emancipazione artistica che segnerà il punto di rottura tra il vecchio e il nuovo. Fuori ci sono gli echi della rivoluzione dell’ancient regime napoleonico, dentro le mura , un canto che vuole uscire, Teresa scopre lo strumento e inizia a suonarlo, la cantina diverrà il rifugio segreto delle ragazze che scopriranno il fascino del proibito, tra solfeggi audaci e provocatori, grazie alla ruspante Teresa che non ha nessun condizionamento musicale, tranne il suo orecchio e la sua visione.( come non pensare agli incontri notturni della setta dei poeti estinti in “L’attimo fuggente”) E’ un vento nuovo, di cambiamento, rivoluzionario, rompe gli schemi, esonda di passione e di ribellione, di desiderio di riscrivere le regole, perché delle regole se ne frega, sfida l’immobile rigidità di dogmi e costrizioni, cerca aria per respirare e ci riesce, scandendo il ritmo, sovvertendo l’ordine, per smarrirsi in una libertà visiva incontrollata e liberante che si sprigiona in un climax incalzante. Certo, ci sono delle incertezze, dei limiti narrativi, ma la qualità della colonna sonora salva dialoghi non sempre brillanti, la fotografia invece è elegante e raffinata, le inquadrature pittoriche anche ( L’illuminazione delle candele riporta a “ Barry Liindon” ,bravi gli interpreti , nessuno escluso, in particolare Galatea Bellugi i cui tratti del viso ricordano “ La dama con l’ermellino “ di Leonardo, capace di mantenere lo sguardo oltre il tempo di una sequenza, ma anche il cameo di Elio ( e le storie tese)e di Natalino Balasso .Un omaggio doveroso, occorre ricordarlo alle innumerevoli donne che nei secoli hanno fatto musica, composto, ma che la storia e l’uomo, hanno confinato in cantina come quel pianoforte. Per fortuna la Vicario l’ha trovato.
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