Soldato Peter

Peter e la sua fuga dalla guerra tra maestria, Super8 e animazione

Il cinema italiano, a volte, riesce a sorprendere, Soldato Peter, diretto a quattro mani da Gianfilippo Pedote e Giliano Carli, è un piccolo film super-indipendente che esce in poche copie, distribuito da Parthenos: merita una visita. Piccolo, si diceva, ma imperniato su un tema enorme e attuale 0a follia e l'assurdità di tutte le guerre) e su un'incredibile storia vera: visitando un sacrario dei caduti della Prima guerra mondiale sul Monte Grappa, Carli ha scoperto la tomba di un militare ungherese di nome Peter Pan, Un ragazzo, morto a 21 anni, che fuggi dalle trincee dell'esercito austro-ungarico per inseguire un'assai problematica libertà. Forse per l'assonanza con il nome di un celebre personaggio di fantasia, la tomba è sempre coperta di fiori freschi. È tutto quello che sappiamo, di questo ragazzo, ed è già molto (gran parte dei caduti sepolti sul Grappa sono "militi ignoti"); è comunque bastato a Pedote e a Carli per imbastire un racconto apparentemente fatto di nulla. Peter vaga per i boschi, nascondendosi sia dagli italiani sia dagli austriaci, dormendo all'addiaccio, mangiando quando capita. I suoi ricordi della famiglia, nella Transilvania natia, sono visualizzati da struggenti filmini in super8, mentre le sue fantasie invadono il film grazie alle bellissime animazioni di Cosimo Miorelli. Appaiono ogni tanto degli sbandati italiani, un'armata Brancaleone capeggiata da Peppe Servillo; e il mistero del film, che mostra senza spiegare né pontificare, è accentuato dal fatto che Peter è interpretato da una ragazza, Ondina Quadri (sempre rigorosamente in divisa). Soldato Peter ha una qualità visiva che fa pensare a Ermanno Olmi o al Giorgio Diritti di L'uomo che verrà. A margine (ma la storia produttiva dei film è importante quanto il loro valore artistico): Gianfilippo Pedote è un produttore storico del cinema indipendente con lui, coproduce la Jolefilm di Francesco Bonsembiante, padovano, collaboratore di artisti come Marco Paolini e Andrea Segre. Nomi che sono garanzia di qualità, ma che non bastano per partecipare a festival dove invece sbarcano vagonate di film italiani più garantiti. La parola alla sala, quindi a voi.
Da La Repubblica, 9 novembre 2023


di Alberto Crespi, 9 novembre 2023