Uncharted

Detto ciò, credo che un aggettivo su tutti possa descrivere bene cosa sia stato questo film per me: irritante.

Qualcuno sa spiegarmi cosa sia successo a Ruben Fleischer dopo “Zombieland”?

Perché è lampante che la prima trasposizione cinematografica del gioco della Naughty Dog abbia più legami di sangue con l’orrendo “Venom”, che con la brillante commedia horror del 2009.

Così come era accaduto col film dedicato al simbionte Marvel, Fleischer ripete gli stessi, identici errori. Il racconto è una sequenza informe di eventi che si susseguono senza il minimo senso narrativo, nei quali si trovano invischiati loro malgrado un gruppo di personaggi scritti con una pigrizia disarmante. Non c’è alcun impegno nell’imbastire una storia quanto meno interessante, ma tutto è mera superficie citazionista, che ruba (come il protagonista della storia) da film d’avventura di ampio successo (“Indiana Jones”, “Pirati dei Caraibi”, “I Goonies”) per diluire il tutto in un cocktail di banalità. La comicità che pervade i dialoghi è puerile (se per tutti i “porca troia” che vengono detti si beve un cicchetto, si rischia di arrivare ubriachi alla fine della pellicola!) e Tom Holland continua a vestire i panni di Peter Parker più che quelli di Nathan Drake.

Qualcosa da salvare c’è? Forse un paio di scene d’azione. Ma provate a porvi delle domande su quanto state vedendo, e tutto il senso del film crollerà vorticosamente verso il baratro dell’insensatezza.

Un’altra croce si aggiunge al cimitero dei cinegames non riusciti. E lo spazio tra una lapide e l’altra comincia ad assottigliarsi sempre più.