Marry Me è una commedia romantica d’altri tempi. L’inverosimiglianza sta solo nel presupposto, nell’idea dell’incontro di una celebrità con un personaggio più che ordinario. Anche se siamo, comunque, in territori già battuti, in dinamiche alla Notting Hill. Per il resto, tutto va come deve andare, le tappe, i punti di svolta e le crisi, il lieto fine. Kat Coiro, che viene dalla serialità televisiva, si conforma al programma, alle coordinate di una storia da San Valentino. Nessuno strappo alla regola, nessuno scarto. La sua regia è perfettamente modellata su Jennifer Lopez, produttrice oltre che protagonista. E sebbene la parabola del personaggio sia più centrata rispetto agli improbabili riscatti di Ricomincio da me o al cinismo a tavolino di Le ragazze di Wall Street, l’obiettivo rimane l’esaltazione delle doti di una performer, che a 52 anni, mostra ancora di essere in perfetta forma.
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Marry Me è una commedia romantica d’altri tempi. L’inverosimiglianza sta solo nel presupposto, nell’idea dell’incontro di una celebrità con un personaggio più che ordinario. Anche se siamo, comunque, in territori già battuti, in dinamiche alla Notting Hill. Per il resto, tutto va come deve andare, le tappe, i punti di svolta e le crisi, il lieto fine. Kat Coiro, che viene dalla serialità televisiva, si conforma al programma, alle coordinate di una storia da San Valentino. Nessuno strappo alla regola, nessuno scarto. La sua regia è perfettamente modellata su Jennifer Lopez, produttrice oltre che protagonista. E sebbene la parabola del personaggio sia più centrata rispetto agli improbabili riscatti di Ricomincio da me o al cinismo a tavolino di Le ragazze di Wall Street, l’obiettivo rimane l’esaltazione delle doti di una performer, che a 52 anni, mostra ancora di essere in perfetta forma. Owen Wilson si limita a far da spalla, rimane accanto, da bravo, quasi sottotono. È disposto a sparire, senza troppe pretese. Certo il suo volto è sempre vero, straordinario, ma si tiene lontano dagli acuti e dai sabotaggi di cui è capace. E anche i personaggi secondari non aggrediscono mai, restano nei confini della correttezza.
Ma c’è comunque qualcosa di interessante in Marry Me, come una nota dissonante, controtempo. Che sta, forse, proprio nella filologia romantica del suo conflitto tra cuore e ragione. La questione non è tanto il confronto tra il mondo scintillante dello spettacolo e la verità del quotidiano, con i suoi limiti e i suoi pregi. Quanto la possibilità di stabilire un contatto tra mondi distanti anni luce, ma poi non così diversi.
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