Trova nei rituali buddhisti le radici della paura, rendendone universale la suggestione. Il found footage appare gratuito, la soggettivazione del terrore che cede il passo all'oggettività. Netflix
di Daniele D'Orsi Sentieri Selvaggi
Negli horror found footage la ricerca della verità è strettamente connaturata alle proprietà del dispositivo che la documenta, vero (e unico) mezzo d'indagine con cui sondano i segreti di uno spazio terrorizzante. Attraverso il piccolo schermo digitale i personaggi/operatori si fanno portavoce delle paure dei loro spettatori, adeguando il proprio sguardo alla dimensione scopica della camera. Ma in tal senso le informazioni digitali sono pur sempre triviali, soggette ad alterazioni - come i glitch - che mettono in questione il punto di vista dell'operatore/protagonista sulla realtà esterna, oggetto di un visibile a cui si legano tutti i più impenetrabili incubi del testo. [...]
di Daniele D'Orsi, articolo completo (4556 caratteri spazi inclusi) su Sentieri Selvaggi 23 luglio 2022