Apples

Un film di Christos Nikou. Con Aris Servetalis, Sofia Georgovasili, Anna Kalaitzidou, Argyris Bakirtzis.
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Titolo originale Mila. Drammatico, durata 90 min. - Grecia, Polonia, Slovenia 2020. MYMONETRO Apples * * * - - valutazione media: 3,04 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Nel paese dell'amnesia collettiva

di Fabio Ferzetti L'Espresso

Istruzioni per ricostruire un' identità perduta. Andare in bicicletta («Quello non si dimentica»). Compiere imprese coraggiose come tuffarsi dal trampolino più alto. Oppure andare a una festa mascherata. Ballare tutta la notte. Rimorchiare una ragazza e farci sesso («Ma una botta e via, non deve piacerti troppo»). Le prescrizioni del dottore arrivano via segreteria telefonica o su vecchie audiocassette. Il paziente, che esegue tutto fedelmente immortalando ogni volta l' evento con una Polaroid, è un quarantenne barbuto e impassibile di cui sapremo il minimo indispensabile ("Apples" è un piccolo gioiello di economia narrativa e understatement). Ha una bella casa ma non ricorda il suo indirizzo. Anzi non ricorda più niente, come quasi tutti in quel paese devastato da una misteriosa ondata di amnesia collettiva. Niente sociologismi però, né facili effetti di regia. Certo, l' amnesia ha a che fare col mondo in cui viviamo, che ha sostituito la memoria con la tecnologia, come ci ricordano quegli ironici selfie analogici (le Polaroid). Ma il presente non entra in "Apples" se non per cenni e allusioni (il dottore vorrebbe anche reinsegnargli a fabbricare molotov, chi ha presente la situazione greca attuale capisce perché, ma la dottoressa si oppone). La "Greek weird wave", capofila il Lanthimos di "Dogtooth", "The Lobster", "La favorita", predilige l' insolito, il surreale, lo stralunato. Anche se l' esordiente Christos Nikou, classe 1984, ex aiuto proprio di Lanthimos, ha già un tono tutto suo e una sicurezza d' esecuzione che hanno fatto di "Apples", scoperto a Venezia, un vero caso, con vendite record nel mondo e un nuovo film in vista girato in inglese e prodotto da Cate Blanchett. Ci vuole talento in effetti per passare dai toni più malinconici e introspettivi al ballo scatenato cui si abbandona in una delle scene più belle il protagonista Aris Servetalis, senza mai perdere peraltro la sua impassibilità alla Buster Keaton (o alla Jacques Tati, precisa Nikou). Così come non era facile creare un mondo parallelo così solido e coerente con un budget irrisorio. Al cinema del resto - ai suoi luoghi, alla sua memoria, alla sua mitologia, da Keaton a "Titanic" passando per "Non aprite quella porta" - tocca un ruolo fondamentale in questa storia di amnesia collettiva. Speriamo che sia di buon augurio.
da L'Espresso, 4 aprile 2021


di Fabio Ferzetti, 4 aprile 2021

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