beppecastellano
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martedì 18 maggio 2021
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fuori "tempo" e per questo poco verosimile
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Avevo letto il libro di Fabrizio Silei, in bozza, già prima che venisse pubblicato. L'ho letto appena stampato, prima che uscisse. L'ho riletto in questi giorni e l'ho ri-trovato perfettamente aderente ai "tempi" in cui aveva ambientato la storia: primi anni '60. Il libro era, ed è ancora, perfettamente centrato sulle "avventure", anche interiori, di un "bambino di vetro" e, soprattutto, perfettamente calato nel periodo storico. Ho acquistato con interesse il film... Convinto che pur "liberamente ispirato" dal libro, avrebbe ripercorso la poesia, l'introspezione, le sofferenze fisiche e di relazione di un bimbo "di vetro" di quegli anni.
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Avevo letto il libro di Fabrizio Silei, in bozza, già prima che venisse pubblicato. L'ho letto appena stampato, prima che uscisse. L'ho riletto in questi giorni e l'ho ri-trovato perfettamente aderente ai "tempi" in cui aveva ambientato la storia: primi anni '60. Il libro era, ed è ancora, perfettamente centrato sulle "avventure", anche interiori, di un "bambino di vetro" e, soprattutto, perfettamente calato nel periodo storico. Ho acquistato con interesse il film... Convinto che pur "liberamente ispirato" dal libro, avrebbe ripercorso la poesia, l'introspezione, le sofferenze fisiche e di relazione di un bimbo "di vetro" di quegli anni. A metà film ho interrotto la visione, per potermi "calmare" su alcune assurdità e proseguirla il giorno dopo.
Pur apprezzando alcune sequenze, dove con le immagini si tenta di "entrare" nelle tempeste emozionali del protagonista e apprezzando anche la fotografia... Non posso che biasimare la scorrettissima ambientazione temporale. Questo dovuta, probabilmente, alla totale ignoranza della malattia da parte del regista, soggettista e sceneggiatore. Ambientato ai giorni nostri, e non all'epoca originale del libro, la "trasfusione di sangue" come terapia per la malattia in questione è assolutamente fuori luogo. Non si usa più da 40 anni. Così come è fuori luogo totalmente la storia della nonna che vuole portare il nipote in "una clinica specializzata di Stoccolma dove hanno scoperto una terapia sperimentale per l'emofilia". Oggi i bambini emofilici corrono, saltano, fanno sport anche agonistici grazie a "terapie sperimentali" che abbiamo "testato", lasciando anche una scia di caduti sul campo, noi in quest'ultimo mezzo secolo. Per concludere con una metafora cinematografica è come se ne "Il Signore degli Anelli" gli orchi arrivassero in astronave con i raggi laser e gli Elfi continuassero a difendersi con archi e frecce... Poteva essere un gran bel film, peccato.
Un "bambino di vetro" di 62 anni.
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domenica 24 gennaio 2021
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grazie
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Grazie Paola del tuo commento positivo sul mio lavoro. È stata un’ interessantissima esperienza iniziata dallo storyboard del film per poi seguirlo fino alla fine
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mercoledì 20 gennaio 2021
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recensione alla recensione: durezza fuori luogo verso i bambini. 5 minuti di vergogna!
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Mymovies scrive, nel corpo di una recensione tutto sommato positiva: "Purtroppo la sceneggiatura e la recitazione acerba dei giovanissimi protagonisti, con l'eccezione di Rosa Barbolini nel ruolo di Mavi, risultano impacciate e a tratti poco credibili: espressioni come "porca paletta", "grande Giove" e "testa variata" non fanno parte del vocabolario degli undicenni contemporanei, i dialoghi suonano poco naturali e le interazioni fra i personaggi ne risentono inevitabilmente." La recitazione dei giovanissimi protagonisti (per fortuna viene fatta salva almeno Rosa Barbolini!) sarebbe dunque "acerba". E ci mancherebbe altro che non lo fosse! Grave sarebbe se acerba fosse ancora la recitazione di Giorgio Colangeli o Loretta Goggi! Per giustificare tale affermazione vengono richiamate le espressioni usate dai ragazzi, "porca paletta", "grande Giove" e "testa variata" (in realta' sarebbe "avariata", ma questo lo possiamo perdonare al recensore).
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Mymovies scrive, nel corpo di una recensione tutto sommato positiva: "Purtroppo la sceneggiatura e la recitazione acerba dei giovanissimi protagonisti, con l'eccezione di Rosa Barbolini nel ruolo di Mavi, risultano impacciate e a tratti poco credibili: espressioni come "porca paletta", "grande Giove" e "testa variata" non fanno parte del vocabolario degli undicenni contemporanei, i dialoghi suonano poco naturali e le interazioni fra i personaggi ne risentono inevitabilmente." La recitazione dei giovanissimi protagonisti (per fortuna viene fatta salva almeno Rosa Barbolini!) sarebbe dunque "acerba". E ci mancherebbe altro che non lo fosse! Grave sarebbe se acerba fosse ancora la recitazione di Giorgio Colangeli o Loretta Goggi! Per giustificare tale affermazione vengono richiamate le espressioni usate dai ragazzi, "porca paletta", "grande Giove" e "testa variata" (in realta' sarebbe "avariata", ma questo lo possiamo perdonare al recensore). Ma perche' questo esperto di cinema pensa che abbiano scelto loro queste espressioni che li avrebero resi "poco naturali" e lontani dagli "undicenni contemporanei"? Certo che loro non userebbero nella.vita vera questo vocabolario, ma, signor recensore, a loro non e' stata data facolta' di scelta e, per inciso, il film non e' ambientato ai giorni nostri ma in un arco temporale indefinito ed in una atmosfera fiabesca, come dovrebbero suggerire abiti e scenografia. Perdoniamo questo scivolone dell'articolista, che invitiamo pero' a riflettere meglio e ad avere maggiore tatto e buon senso quando scrive di bambini di 11-12 anni. Forza "Glassboy"!!! Roberto Arru (papa' di Andrea)
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emanuele nespeca
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mercoledì 20 gennaio 2021
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contemporaneità e pericoli degli adulti
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Gentile Paola Casella, a compendio del suo articolo tutto sommato in linea con il prodotto che recensisce e che faticosamente ho prodotto, vorrei solo provare a ricordarle che non è necessario riempire di vocaboli contemporanei la bocca dei protagonisti dei film, soprattutto quando quella contemporaneità in realtà sono parolacce. La televisione e i nuovi media ne sono pieni! Abbiamo preferito utilizzare citazioni letterarie o cinematografiche per il nostro film, così come altre scelte, a costo di fare risultare il film sospeso e fuori dal tempo. Troppo spesso si nasconde dietro alla esigenza della contemporaneità la paura di lasciare all'infanzia quel pudore oggi dimenticato e che aiuterebbe i nostri figli a gestire meglio e con più gradualità il loro percorso di crescita.
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Gentile Paola Casella, a compendio del suo articolo tutto sommato in linea con il prodotto che recensisce e che faticosamente ho prodotto, vorrei solo provare a ricordarle che non è necessario riempire di vocaboli contemporanei la bocca dei protagonisti dei film, soprattutto quando quella contemporaneità in realtà sono parolacce. La televisione e i nuovi media ne sono pieni! Abbiamo preferito utilizzare citazioni letterarie o cinematografiche per il nostro film, così come altre scelte, a costo di fare risultare il film sospeso e fuori dal tempo. Troppo spesso si nasconde dietro alla esigenza della contemporaneità la paura di lasciare all'infanzia quel pudore oggi dimenticato e che aiuterebbe i nostri figli a gestire meglio e con più gradualità il loro percorso di crescita. Immagino invece rispetto alla recitazione che lei sia più incline alla maturità di Lui e Sofi come agli ammiccamenti e sospiri di Sul più bello. Beh le ricordo che pur senza attenuanti il più piccolo dei nostri protagonisti aveva 9 anni e il più grande 13. A volte bisognerebbe avere più pazienza e coscienza del cinema italiano. Un saluto, A presto. Emanuele Nespeca
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