athos
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venerdì 11 febbraio 2022
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comprensione
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Un film veramente bello! Un gioco di specchi che poco a poco si disvela. Ottima la regia, con alcune inquadrature (le onde, le crepe sul muro, l'interminabile scogliera bianca) che illustrano la storia meglio di una musica. A suo modo visionario, vede in Mary una grandissima attrice, perchè ha saputo interpretare una donna che accetta il proprio grande dolore per metterlo al servizio del prossimo.
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fabiofeli
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mercoledì 16 febbraio 2022
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il migliore melting pot? un ponte
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Mary (Joanna Scanlan) rientra a casa con il marito dopo una serata tra amici; mentre prepara una tisana nella sua ordinata cucina, piomba nel dramma: Ahmed muore davanti alla TV. Nella scene successive la vediamo in lutto; ha imparato la lingua araba e si è convertita alla religione mussulmana per amore del marito, ma pratica i riti da buona credente. Il marito era capitano su un traghetto che faceva la spola tra Dover e Calais, ed è per lei di un qualche conforto guardare la sponda francese. Nella triste incombenza di mettere in ordine gli oggetti di Ahmed legge sul cellulare una serie di messaggi che il marito mandava ad una donna francese di Calais e che non sono stati cancellati.
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Mary (Joanna Scanlan) rientra a casa con il marito dopo una serata tra amici; mentre prepara una tisana nella sua ordinata cucina, piomba nel dramma: Ahmed muore davanti alla TV. Nella scene successive la vediamo in lutto; ha imparato la lingua araba e si è convertita alla religione mussulmana per amore del marito, ma pratica i riti da buona credente. Il marito era capitano su un traghetto che faceva la spola tra Dover e Calais, ed è per lei di un qualche conforto guardare la sponda francese. Nella triste incombenza di mettere in ordine gli oggetti di Ahmed legge sul cellulare una serie di messaggi che il marito mandava ad una donna francese di Calais e che non sono stati cancellati. Era un rapporto amoroso e Mary è sconvolta. Dopo alcuni giorni Mary decide di conoscere l'amante del marito, Geneviève (Nathalie Richard), che nella cittadina “dirimpettaia” - forse per effetto del chador indossato da Mary - la scambia per la colf che aspettava da una agenzia. Mary non obietta sull'equivoco ed accetta di aiutare la donna a fare il trasloco. Geneviève ha avuto un figlio da Ahmed, Solomon (Talid Assim), un ragazzo scontroso in litigio permanente con la madre, e la minaccia di raggiungere il padre sull'altra sponda. Mary vede nel ragazzo il ritratto di Ahmed adolescente e comincia ad affezionarsi a lui, che apprezza i manicaretti che il marito aveva insegnato alla donna … Aleem Khan racconta una storia dolorosa per due donne ed un ragazzo. Tutti e tre devono elaborare un lutto e quando si chiariscono i rapporti tra loro, che ruotano attorno al capitano defunto, il confronto diventa possibile. Ahmed è, suo malgrado, protagonista nella loro vita. Nella vita di Mary ha lasciato le parole in arabo per pregare e comprendere quello che donne ed uomini della famiglia di Ahmed pensavano di lei; perfino le camicie nell'armadio conservano l'odore di Ahmed. Per Geneviève è il traghetto che arriva, il vino rosso a tavola, l'amore che c'è ma dura poco più dei caffè sospesi di Napoli. Per Solomon il destino in un nome: il giudice imparziale. Ahmed è il padre che lo ama e lo capisce. Forse è nato solo perché voleva un figlio che Mary non poteva dargli più. Ahmed dice a Mary (e a Solomon): - La luna che vedo io qui è la stessa che vedi tu laggiù; perché Mary è la madre che avrebbe voluto generarti. I tre hanno qualcosa, ma che dico?, hanno tanto in comune. Tra Dover e Calais la distanza sparisce: c'è un ponte. Può esserci qualcosa di più bello di un ponte tra persone diverse, tre lingue, tanti ricordi? Siamo con loro a Dover a guardare la nostra Europa, il nostro melting pot che vorremmo diverso e migliore di tutti i precedenti; una miscela perfetta dove tutti hanno il loro posto: alla pari. Film da non mancare, Valutazione **** FabioFeli
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angelo umana
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sabato 29 ottobre 2022
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later love
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Quante navi con passeggeri estasiati o bastimenti commerciali passano nel Canale della Manica, familiarmente Channel, chissà dove vanno, che spettacolo eterno ma forse fragile ed esposto alle erosioni sono le famose “bianche scogliere di Dover”. La nostra protagonista Mary (Joanna Scanlan), che guardava spesso il canale dall'orlo della scogliera, prenderà finalmente anche lei una nave per attraversarlo e arrivare a Calais.
Avviene dopo che il suo amato marito pachistano improvvisamente e in modo tranquillo, seduto nella sua poltrona, muore. Lei inglesissima si era convertita all'Islam per amore di lui. E' l'unica che non piange nella cerimonia funebre, ha solo gli occhi lucidi ma ha maggior contegno rispetto alle “prefiche”: chiamiamole così per “sfoggiare” cultura, erano nell'antica Grecia le donne che piangevano dietro compenso la morte della figlia di un uomo ricco, alla presenza dei parenti, si strappavano i capelli e le vesti a mostrar dolore, si graffiavano le guance.
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Quante navi con passeggeri estasiati o bastimenti commerciali passano nel Canale della Manica, familiarmente Channel, chissà dove vanno, che spettacolo eterno ma forse fragile ed esposto alle erosioni sono le famose “bianche scogliere di Dover”. La nostra protagonista Mary (Joanna Scanlan), che guardava spesso il canale dall'orlo della scogliera, prenderà finalmente anche lei una nave per attraversarlo e arrivare a Calais.
Avviene dopo che il suo amato marito pachistano improvvisamente e in modo tranquillo, seduto nella sua poltrona, muore. Lei inglesissima si era convertita all'Islam per amore di lui. E' l'unica che non piange nella cerimonia funebre, ha solo gli occhi lucidi ma ha maggior contegno rispetto alle “prefiche”: chiamiamole così per “sfoggiare” cultura, erano nell'antica Grecia le donne che piangevano dietro compenso la morte della figlia di un uomo ricco, alla presenza dei parenti, si strappavano i capelli e le vesti a mostrar dolore, si graffiavano le guance. In qualche posto ancora si usa, un'esteriorità.
After Love visto due volte mesi fa lo intitolerei piuttosto un Later Love, un amore dopo. Mary ha scoperto tra le carte e il telefonino del marito defunto le tracce di un'altra donna, il numero di telefono e la foto, una vita laterale che il marito aveva, proprio a Calais. Lì vive Genéviève e il figlio adolescente di lei. Offrendosi come donna delle pulizie e come aiuto nel trasloco la conosce, ne frequenta la casa, ha curiosità di scoprire chi fosse colei che condivideva le attenzioni del marito: madre e figlio francesi stavano per trasferirsi in un'altra abitazione, in attesa che l'amante e padre andasse a vivere con loro. L'attesa vana ha unito le due donne, il ragazzo ha le sembianze del papà, ama il cibo pachistano che Mary prepara, pur essendo figlio del “vedovo” e della francese. Si crea complicità, l'amore delle due per quell'uomo le ha unite, commemorano o compartiscono lo stesso dolore: ecco l'idea del tutto personale di chiamarlo Later Love.
Magnifica ed emozionante opera prima del regista Aleem Khan. Indimenticabile la gita che la “nuova” famigliola fa per visitare la tomba del defunto, la parte francese capisce perché Mary non ha alcun figlio, una bambina le morì lo stesso giorno della nascita. Indimenticabile anche l'immagine delle due donne che si stendono assieme nel letto coniugale della coppia che per convenzione chiamiamo regolare, anche se l'amore è il più irregolare dei fenomeni (un esempio recentissimo: il film Il signore delle formiche di Gianni Amelio).
N.B. Una considerazione a latere personale: nel film Come pietra paziente veniva detto che chi non sa far l'amore fa la guerra (e si nobilita come eroe): così chi non sempre vive emozioni, scrive ricordando quelle avute. Scrivere di film – come di ogni altra cosa - è qualcosa che ci resta, lo scritto ce lo rimiriamo dopo tempo, riviviamo per qualche momento le sensazioni che ci colsero, o ci avvinsero (? per usare un linguaggio più poetico...), quel che ce ne rimane. Fanno quasi invidia, ma non più di tanto, certi politici o declamatori vari che dai loro scranni o dalla loro bocca fanno sgorgare fiumi di parole fluenti, e meraviglia come il loro cervello e la loro bocca siano così direttamente collegati, la prontezza della trasmissione. Invece ... c'è chi scrive perché non ha quella velocità tra mente e voce, però vive emozioni.
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figliounico
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venerdì 3 marzo 2023
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caduto un muro se ne erge un altro
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Aleem Khan, regista inglese di origine pakistana, per il suo esordio nel lungometraggio, After love, scrive una sceneggiatura con una trama apparentemente semplice basata sul luogo comune del marinaio con una donna in ogni porto, che ispirò anche il personaggio del capitano della marina mercantile bigamo di Pirandello nella farsa de’ L’uomo, la bestia e la virtù, e sul meccanismo del fraintendimento sulla vera identità della protagonista tipico della commedia degli equivoci. Entrambi gli elementi, tuttavia, sono soltanto strumentali rispetto alla trama che ha una tesi da dimostrare, un pretesto per veicolare significati profondi che rivelano autobiograficamente lo stesso vissuto dell’autore, appartenente a due mondi, a due culture così diverse, la cui distanza, e lo sviluppo del plot serve per l’appunto a comprovare il teorema, si può colmare soltanto con la reciproca comprensione.
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Aleem Khan, regista inglese di origine pakistana, per il suo esordio nel lungometraggio, After love, scrive una sceneggiatura con una trama apparentemente semplice basata sul luogo comune del marinaio con una donna in ogni porto, che ispirò anche il personaggio del capitano della marina mercantile bigamo di Pirandello nella farsa de’ L’uomo, la bestia e la virtù, e sul meccanismo del fraintendimento sulla vera identità della protagonista tipico della commedia degli equivoci. Entrambi gli elementi, tuttavia, sono soltanto strumentali rispetto alla trama che ha una tesi da dimostrare, un pretesto per veicolare significati profondi che rivelano autobiograficamente lo stesso vissuto dell’autore, appartenente a due mondi, a due culture così diverse, la cui distanza, e lo sviluppo del plot serve per l’appunto a comprovare il teorema, si può colmare soltanto con la reciproca comprensione. Sebbene la sceneggiatura pecchi di artificiosità in relazione al fine che l’autore si propone di raggiungere ed appaia troppo cerebrale e quasi ideologica, appena scalfita la patina di emotività che la nasconde, che, per eccesso, cade nelle sequenze finali nel melodrammatico, il film acquista, indipendentemente dall’intento del regista, una sua vita autonoma. Il merito è della sapiente e misurata interpretazione di Joanna Scanlan, un’attrice che riesce a creare un personaggio femminile che evoca, sebbene adattato alla contemporaneità, quello delle grandi eroine della tragedia classica, che escono dallo spazio a loro riservato, l’oikos, per affermare sé stesse ed i valori universali che rappresentano nello spazio aperto, dominio degli uomini, trovando una fine orrenda. In questo caso, però, si tratta di un’eroina moderna che abbandona il suo ruolo domestico, privo di senso dopo la scomparsa improvvisa del marito, per avventurarsi nel mondo, e, senza volerlo, rompe gli schemi mentali, cambia le regole usuali dei rapporti umani, prima quello della diatriba tra donne che si contendono lo stesso uomo, nella fattispecie la sua memoria, e poi le barriere culturali e religiose, con la sola forza dell’amore. L’aggiunta di alcuni simbolismi, come la frana della scogliera di Dover e la crepa che si apre nel soffitto, appare invece posticcia e pur suggestiva risulta ambiguamente interpretabile, volendo alludere al nostro mondo che si disgrega sotto la pressione di contrasti e inimicizie tra popoli di costumi e tradizioni diverse o in alternativa ad una rottura dei vecchi equilibri, fondati sulla diffidenza fino all’odio reciproco e alla contrapposizione in armi, che lascia sperare in una apertura, una breccia che faccia crollare il muro di indifferenza e di ostilità che separa gli uomini. Fa riflettere il ritratto di una donna inglese convertita all’islam e la sua serena accettazione del velo in un pacifico contesto musulmano. E’ un islam lontano oramai dello stereotipo di pericolo numero uno dell’occidente, creato ad arte nell’immaginario collettivo e sostituito attualmente, sempre dalla stessa propaganda internazionale, nel necessario ruolo di nemico esterno, dal popolo russo. Non si fa a tempo ad abbattere un muro che se ne costruisce un altro, per dividere artificiosamente i popoli e meglio compattarli e dominarli.
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rosalinda gaudiano
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lunedì 6 marzo 2023
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conosciamo veramente chi amiamo?
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E’ la storia di una scoperta sconcertante, una scoperta che pietrifica la vita di Mary, inglese, convertita all’Islam per amore di suo marito Ahmed. Un giorno Ahmed muore all’improvviso. Dopo il funerale, Mary, intenta a mettere ordine nelle cose del marito, trova un documento appartenente ad una donna, francese, residente a Calais.
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E’ la storia di una scoperta sconcertante, una scoperta che pietrifica la vita di Mary, inglese, convertita all’Islam per amore di suo marito Ahmed. Un giorno Ahmed muore all’improvviso. Dopo il funerale, Mary, intenta a mettere ordine nelle cose del marito, trova un documento appartenente ad una donna, francese, residente a Calais. E intanto si accorge che arrivano dalla stessa donna messaggi sul cellullare di Ahmed. Non ha dubbi. Mary si rende subito conto che con molta probabilità Ahmed, che viaggiava spesso per lavoro, aveva una doppia vita, e addirittura una famiglia in Francia, precisamente a Calais. Così decide di recarsi nella cittadina francese per rendersi conto di persona di cosa Ahmed era stato capace di nasconderle. Mary apprende suo malgrado che il marito aveva un’altra famiglia. Una compagna, Genevieve, dalla quale ha avuto un figlio, Salomon, ormai adolescente. Mary incassa l’inganno vigliacco, nutrito da bugie e comportamento omertoso da parte del marito per il quale non ha mai lesinato amore e rispetto. Mentre, Genevieve sapeva dell’esistenza di una moglie, ma anche lei ingannata perché Ahmed le aveva detto che la moglie era pakistana. “After love” nella sua compostezza e linearità nello scorrimento filmico, racconta l’inganno gratuito da parte dell’uomo Ahmed per la supponente acquisizione di un diritto truffaldino, di una doppia identità di fatto. Un uomo che ha usato l’inganno per garantirsi un certo potere in nome dell’amore all’interno di due famiglie. Aleem Khan, al suo esordio registico, riesce in un’opera mirabile, senza sbavature, con un rigore scenico dove spesso il silenzio è verbo. Il confronto di emozioni e sentimenti si sovrappongono nella presa di coscienza delle due donne nel momento dell’incontro, nell’apprendere il gioco perverso di cui sono vittime, non escluso il giovane Salomon. Un dramma intimista che Joanna Scanlan cristallizza con sapiente bravura nella caratterizzazione di Mary, donna che alla fine, anche nell’inganno, rimane devota al marito, da buona e convinta musulmana. Tutto ruota sull’inganno subito dalle due donne, innamorate ed ignare. E’ l’inganno il soggetto del film, che si dipana lentamente in una dinamica avvincente e contemplativa che Aleem Khan porge allo spettatore in una sapiente suspense ragionata. L’inganno nel volto di Mary, magnifica e risoluta quando si sdraia tra le onde del mare facendosi sommergere, immaginando un futuro qualsiasi. L’inganno sul volto di Genevieve , incredula al cospetto di Mary, la moglie che credeva pakistana. Alla fine non c’è nessuna conclusione, ma solo amarezza, e la domanda che ci poniamo lecita è: conosciamo veramente chi condivide con noi il quotidiano e la vita stessa?
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fabiofeli
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mercoledì 16 febbraio 2022
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il migliore melting pot? un ponte
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Mary (Joanna Scanlan) rientra a casa con il marito dopo una serata tra amici; mentre prepara una tisana nella sua ordinata cucina, piomba nel dramma: Ahmed muore davanti alla TV. Nella scene successive la vediamo in lutto; ha imparato la lingua araba e si è convertita alla religione mussulmana per amore del marito, ma pratica i riti da buona credente. Il marito era capitano su un traghetto che faceva la spola tra Dover e Calais, ed è per lei di un qualche conforto guardare la sponda francese.
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Mary (Joanna Scanlan) rientra a casa con il marito dopo una serata tra amici; mentre prepara una tisana nella sua ordinata cucina, piomba nel dramma: Ahmed muore davanti alla TV. Nella scene successive la vediamo in lutto; ha imparato la lingua araba e si è convertita alla religione mussulmana per amore del marito, ma pratica i riti da buona credente. Il marito era capitano su un traghetto che faceva la spola tra Dover e Calais, ed è per lei di un qualche conforto guardare la sponda francese. Nella triste incombenza di mettere in ordine gli oggetti di Ahmed legge sul cellulare una serie di messaggi che il marito mandava ad una donna francese di Calais e che non sono stati cancellati. Era un rapporto amoroso e Mary è sconvolta. Dopo alcuni giorni Mary decide di conoscere l'amante del marito, Geneviève (Nathalie Richard), che nella cittadina “dirimpettaia” - forse per effetto del chador indossato da Mary - la scambia per la colf che aspettava da una agenzia. Mary non obietta sull'equivoco ed accetta di aiutare la donna a fare il trasloco. Geneviève ha avuto un figlio da Ahmed, Solomon (Talid Assim), un ragazzo scontroso in litigio permanente con la madre, e la minaccia di raggiungere il padre sull'altra sponda. Mary vede nel ragazzo il ritratto di Ahmed adolescente e comincia ad affezionarsi a lui, che apprezza i manicaretti che il marito aveva insegnato alla donna … Aleem Khan racconta una storia dolorosa per due donne ed un ragazzo. Tutti e tre devono elaborare un lutto e quando si chiariscono i rapporti tra loro, che ruotano attorno al capitano defunto, il confronto diventa possibile. Ahmed è, suo malgrado, protagonista nella loro vita. Nella vita di Mary ha lasciato le parole in arabo per pregare e comprendere quello che donne ed uomini della famiglia di Ahmed pensavano di lei; perfino le camicie nell'armadio conservano l'odore di Ahmed. Per Geneviève è il traghetto che arriva, il vino rosso a tavola, l'amore che c'è ma dura poco più dei caffè sospesi di Napoli. Per Solomon il destino in un nome: il giudice imparziale. Ahmed è il padre che lo ama e lo capisce. Forse è nato solo perché voleva un figlio che Mary non poteva dargli più. Ahmed dice a Mary (e a Solomon): - La luna che vedo io qui è la stessa che vedi tu laggiù; perché Mary è la madre che avrebbe voluto generarti. I tre hanno qualcosa, ma che dico?, hanno tanto in comune. Tra Dover e Calais la distanza sparisce: c'è un ponte. Può esserci qualcosa di più bello di un ponte tra persone diverse, tre lingue, tanti ricordi? Siamo con loro a Dover a guardare la nostra Europa, il nostro melting pot che vorremmo diverso e migliore di tutti i precedenti; una miscela perfetta dove tutti hanno il loro posto: alla pari. Film da non mancare, Valutazione **** FabioFeli
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