carloalberto
|
sabato 2 gennaio 2021
|
versione in tono minore di invasion
|
|
|
|
Little Joe di Jessica Hausner è quasi un sequel del “L'invasione degli ultracorpi” di Don Siegel ed “Invasion” di Hirschbiegel con Nicole Kidman, quest’ultimo già considerato un remake del primo. La differenza con gli illustri precedenti sta nell’origine non aliena del virus, che infetta le menti degli esseri umani rendendoli felici e robotizzati.
Visto l’uso che la maggioranza degli uomini e delle donne fa del proprio cervello, la diffusione pandemica di un tale virus dovrebbe essere non soltanto auspicabile ma accolta entusiasticamente come una manna dal cielo, perché almeno così si eliminerebbero conflitti e guerre e si vivrebbe serenamente nella universale adorazione del feticcio, in questo caso un magnifico fiore rosso dai poteri straordinari.
[+]
Little Joe di Jessica Hausner è quasi un sequel del “L'invasione degli ultracorpi” di Don Siegel ed “Invasion” di Hirschbiegel con Nicole Kidman, quest’ultimo già considerato un remake del primo. La differenza con gli illustri precedenti sta nell’origine non aliena del virus, che infetta le menti degli esseri umani rendendoli felici e robotizzati.
Visto l’uso che la maggioranza degli uomini e delle donne fa del proprio cervello, la diffusione pandemica di un tale virus dovrebbe essere non soltanto auspicabile ma accolta entusiasticamente come una manna dal cielo, perché almeno così si eliminerebbero conflitti e guerre e si vivrebbe serenamente nella universale adorazione del feticcio, in questo caso un magnifico fiore rosso dai poteri straordinari.
Il film è girato in pochi ambienti e sempre al chiuso, nella casa della protagonista, nello studio della psicoterapeuta che la ha in cura, nella serra dove si sperimentano nuove specie di piante e negli uffici e nei laboratori dell’azienda. La sensazione di claustrofobia che ne deriva dovrebbe contribuire a trasmettere il senso di angoscia e di inquietudine, empaticamente, dalla protagonista allo spettatore, ma ciò non accade mai. Non si comprende come Emily Beecham abbia ricevuto il premio come migliore attrice a Cannes, per un’interpretazione che non colpisce particolarmente e seppur corretta ed efficace nella resa del personaggio, che si ritrova improvvisamente in un contesto distopico, non coinvolge e non emoziona, anzi si direbbe quasi predestinata al ruolo che assume, infine, nell’epilogo della vicenda, che non si rivela perché nelle intenzioni dell’autrice dovrebbe risultare sorprendente.
Il fascino del film è tutto nella scenografia, ovvero nei colori sgargianti delle pareti delle stanze e degli arredi ed in quelli pastello degli abiti e dei camici da lavoro degli impiegati di questa fabbrica impegnata nella produzione del monstrum vegetale, che evoca la pianta malefica del La piccola bottega degli orrori del 1960 di Corman. Suggestiva la colonna sonora, basata su sonorità del mondo orientale, in particolare di quello giapponese, che sottolinea i passaggi più drammaticamente stranianti della pellicola.
In definitiva, il film è una versione claustrofobica in tono minore estetizzante e molto colorata di Invasion, ma, a dispetto dei riconoscimenti festivalieri, la Beecham non è paragonabile nemmeno lontanamente alla Kidman.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a carloalberto »
[ - ] lascia un commento a carloalberto »
|
|
d'accordo? |
|
luca scialo
|
mercoledì 28 giugno 2023
|
una pianta che migliora l'umore delle persone
|
|
|
|
Alice, separata dal marito e con un figlio adolescente, è completamente assorbita dal suo lavoro in un laboratorio botanico, da mancare tutto il giorno a casa e da far mangiare a quest'ultimo quasi sempre cibo da asporto. E' particolarmente presa dalla creazione di una nuova pianta, che ha chiamato come suo figlio: Little Joe. Della quale ben presto se ne scoprirà un particolare potere: quello di migliorare il carattere delle persone. Di qui un conflitto con l'etica. Un film che ti culla, che ti accompagna lentamente verso il finale, che si svela gradualmente, con colori accesi e contrastanti, importanti affinché l'attenzione non cali. Le caratteristiche sono in linea col tema delle piante, della pazienza che ci vuole con loro.
[+]
Alice, separata dal marito e con un figlio adolescente, è completamente assorbita dal suo lavoro in un laboratorio botanico, da mancare tutto il giorno a casa e da far mangiare a quest'ultimo quasi sempre cibo da asporto. E' particolarmente presa dalla creazione di una nuova pianta, che ha chiamato come suo figlio: Little Joe. Della quale ben presto se ne scoprirà un particolare potere: quello di migliorare il carattere delle persone. Di qui un conflitto con l'etica. Un film che ti culla, che ti accompagna lentamente verso il finale, che si svela gradualmente, con colori accesi e contrastanti, importanti affinché l'attenzione non cali. Le caratteristiche sono in linea col tema delle piante, della pazienza che ci vuole con loro. Per un lungometraggio che riflette la paura contemporanea per la disumanizzazione e la fine dei sentimenti umani. Un film alla Yorgos Lanthimos, se si pensa a pellicole come The Lobster o a Il sacrificio del cervo sacro.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a luca scialo »
[ - ] lascia un commento a luca scialo »
|
|
d'accordo? |
|
|