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lunedì 1 maggio 2023
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non sono d'accordo con la sua recensione
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In questa epoca che elogia la mediocrità e i "Signori niente", finalmente qualcuno ha il coraggio di aspirare, attraverso la grandezza della musica, a quella dimensione eroica che questo tempo ha perduto, ma che nonostante tutto è ineludibile nell'esistenza umana. La vita umana è un continuo superamento di prove e a volte si riconosce nella dimensione più tragica. Questo film, che lei trova un po' "conformista", è un inno al genio umano e alla forza e alla potenza delle passioni, sostenute dal vero talento, dal duro lavoro e anche dai bravi maestri. Questo film diventa, attraverso il protagonista, un' esperienza catartica per lo spettatore e probabilmente rivela che nel mondo dell'arte è arrivato il momento di aspirare alla grandezza e non al vuoto squallore relativista.
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toty bottalla
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domenica 29 marzo 2020
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un po' troppo ingenuo per essere credibile!
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Lo svolgimento della trama sembra imbrigliarsi volontariamente per creare una suspense un po' troppo eclatante per essere credibile, la storia è raccontata con superficialità e non si notano fasi di alta recitazione nemmeno da parte della Scott Thomas qui in versione Pina Fantozzi e la musica che fa da sfondo al racconto sembra stonare nella combinazione.
Un film che non convince ma che vedi anche volentieri, specie in un momento di reclusione forzata in cui il giudizio si fa indulgente! Saluti.
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gbavila
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sabato 11 maggio 2019
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nelle tue manate
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Prendete un grosso martello e un po' di situazioni assurde e caccatele a viva forza in un racconto incredibile pieno di retorica da soap opera e chiamatela sceneggiatura. Quindi ne fate un film stando ben attenti a rendere la recitazione fumettistica ma senza neanche un'ombra di umorismo, impedite agli attori di fare un minio di mestiere, ed ecco "Nelle tue Mani" di Ludvic Bernard. Proprio solo mani, senza precsione artistica, anzi, meglio dire manate! Povera musica che pur bellissima si deve spartire uno spazio così misero dove una regia pacchiana confezionata evidentemente in tutta fretta per l'introduzione di giovani attori opachi, e martellati anche loro che più non si può.
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Prendete un grosso martello e un po' di situazioni assurde e caccatele a viva forza in un racconto incredibile pieno di retorica da soap opera e chiamatela sceneggiatura. Quindi ne fate un film stando ben attenti a rendere la recitazione fumettistica ma senza neanche un'ombra di umorismo, impedite agli attori di fare un minio di mestiere, ed ecco "Nelle tue Mani" di Ludvic Bernard. Proprio solo mani, senza precsione artistica, anzi, meglio dire manate! Povera musica che pur bellissima si deve spartire uno spazio così misero dove una regia pacchiana confezionata evidentemente in tutta fretta per l'introduzione di giovani attori opachi, e martellati anche loro che più non si può. Con poco sforzo si può fare molto meglio, almeno replicando un paio di volte le scene senza urlare "buona la prima!". Perfino un bottone (nel film) ci sta malissimo e deve reggere una storia così strampalata: non ce la può fare neanche con ago e filo di acciaio. Brutto affare per Rachmaninov che avrebbe avuto una ragione in più per l'autoesilio.
Giuliano Bavila
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domenica 13 gennaio 2019
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musica protagonista.
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Fa amare la musica classica a chi non la conosce. E questo è fondamentale.Film ben fatto, piacevole ed emozionante! La "Musica" è la protagonista!
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vanessa zarastro
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venerdì 11 gennaio 2019
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una favola consolatoria
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Dire che “Nelle tue mani” sia un feel-good-movie è troppo poco. Il film è una sorta di favoletta edificante dove i cattivi diventano buoni, i sottoproletari si riscattano con l’arte, il talento è interclassista e i bianchi e i neri si innamorano l’un l’altro… Il titolo italiano - ma anche quello inglese - oltre al significato pianistico, allude al fatto che il proprio futuro dipenda da noi stessi, mentre quello francese “Au bout des doigts” (in punta delle dita) è meno esplicito.
Cresciuto nella banlieu multietnica parigina, Mathieu Malinski (Jules Benchetrit, nipote di Jean-Louis Trintignant) è un ragazzo che vive con la madre, il fratellino David e la sorellina, e di giorno lavora in una lavanderia.
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Dire che “Nelle tue mani” sia un feel-good-movie è troppo poco. Il film è una sorta di favoletta edificante dove i cattivi diventano buoni, i sottoproletari si riscattano con l’arte, il talento è interclassista e i bianchi e i neri si innamorano l’un l’altro… Il titolo italiano - ma anche quello inglese - oltre al significato pianistico, allude al fatto che il proprio futuro dipenda da noi stessi, mentre quello francese “Au bout des doigts” (in punta delle dita) è meno esplicito.
Cresciuto nella banlieu multietnica parigina, Mathieu Malinski (Jules Benchetrit, nipote di Jean-Louis Trintignant) è un ragazzo che vive con la madre, il fratellino David e la sorellina, e di giorno lavora in una lavanderia. Condizionato da brutte frequentazioni di quartiere, nelle serate è coinvolto in furti di vari appartamenti, ma il suo sogno segreto è quello di diventare pianista. Quando era piccolo aveva bazzicato la casa del signor Jacques, un anziano maestro di piano che gli aveva trasmesso l’amore per la musica e, una volta morto, gli aveva lasciato in eredità il suo vecchio pianoforte.
Tra un furto e l’altro, Mathieu si esercita, non solo a casa, ma ovunque trovi un piano, ad esempio alla Gare de Lyon, dove c’è un pianoforte Yamaha a disposizione del pubblico. Un giorno, proprio lì, viene ascoltato casualmente da Pierre Geithner (Lambert Wilson), il Direttore musicale del Conservatorio di Parigi, il quale rimane folgorato dalla sua interpretazione del Preludio n.1 di Bach: si avvicina e gli porge il suo biglietto da visita che il restio Mathieu, alla fine, prenderà.
Nel corso di un furto in una villa, Mathieu, rimasto a suonare un magnifico pianoforte a coda Bechsteng mentre i suoi complici Kevin e Driss stavano scappando (mah…), viene arrestato e, grazie all’intervento proprio di Pierre, la condanna è commutata in attività di servizio sociale: il ragazzo pulirà quotidianamente i pavimenti del Conservatorio Nazionale Superiore di Musica di Parigi, per sei mesi. In tal modo Pierre, dopo averlo sentito suonare al Conservatorio anche la Rapsodia ungherese n. 2 di Franz Lizst, gli impone di seguire le lezioni di piano tenute dalla temutissima e intransigente Contessa (Kristin Scott Thomas).
All’inizio Mathieu è recalcitrante e non tollera la rigida disciplina, poi poco alla volta la accetterà e man mano si scioglierà, complice anche un coup-de-foudre interraziale con Anna, una violoncellista nera, ma benestante. Come prevedibile, ci saranno degli inciampi, delle ricadute e delle rinascite. Pierre e la Contessa lo condurranno, alla fine, al Concorso Internazionale annuale per giovani pianisti, quale rappresentante della prestigiosa scuola parigina, e….cenerentola trionferà.
Ludovic Bernard, appassionato di opera lirica e musica classica, oltre a essere il regista del film ne è anche lo sceneggiatore. Poteva però evitare di fargli suonare al Concorso il Concerto n. 2 op.18 di Rachmaninoff, già suonato peraltro da David Helfgott nel film “Shine” del 1996. Com’è che tutti i geni amano Rachmaninoff? Non solo, ma poteva anche far fare a Mathieu una prova con l’orchestra, poiché per un pianista solitario - anche se molto creativo - è difficile rapportarsi con gli altri strumenti, specialmente senza aver mai provato.
Ciò che, invece, mi è piaciuto del film sono le inquadrature e le ambientazioni e, a parte il bacio di fronte a Note Dame che ce lo poteva risparmiare, le location trasmettano una Parigi non frequente al cinema come i grand immeubles de La Défence riflessi nei vetri e gli interni del raffinato Conservatorio che sembra progettato da uno dei Five Architects.
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giuliana
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martedì 8 gennaio 2019
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melassa
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Banale. Mieloso. Patetico. Cose positive: due bravi attori, Kristin Scott Thomas e Lambert Wilson, la musica, e qualche tentativo, ma insufficiente, di ridimensionare l'inverosimiglianza del tutto. Non avrebbe rappresentato un salvataggio, ma un'attenuante, almeno un finale con un grammo di originalità e sorpresa, invece arriva la più scontata e noiosa delle conclusioni. Sono uscita davvero frustrata.
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billabel
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mercoledì 2 gennaio 2019
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cerco nome di un pezzo suonato nel film
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Vorrei conoscere nome e autore del pezzo che "il signor Jaques" suona in una delle prime scene del film per il protoganista, allora bambino. Grazie!
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flaw54
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mercoledì 2 gennaio 2019
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visto e rivisto, ma......
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Film dalla trama scontata già visto in mille salse, ma capace di coinvolgere ed emozionare. L'ascesa dei deboli e degli emarginati colpisce e porta con sè sempre un grande fascino. Bravo il giovane protagonista e una irriconoscibile Scott Thomas. Più imbustato, legnoso e stereotipato il direttore musicale. Un film che si lascia vedere, pur con tutti gli stereotipi del genere.
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fede
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domenica 30 dicembre 2018
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emozione
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Penso che ogni persona percepisca emozioni diverse in circostanze diverse, a me sinceramente questo film ha trasmesso emozioni indescrivibili (sarà forse perché sono anche legato alla musica e al pianoforte). La storia e la musica sono congeniate perfettamente. Ogni singola cosa, ogni singola frase ti porta alla storia personale o alla musica (la vera protagonista). Ogni personaggio trasmette emozioni diverse. Da vedere assolutamente
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bluedo
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sabato 29 dicembre 2018
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in quali mani?
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Il film fa vedere l'esatto contrario del titolo. Se il ragazzo non fosse stato spinto da degli adulti che volevano far di lui un nuovo talento pianistico, non sarebbe diventato nessuno. Poco credibile il finale in cui arriva a suonare al concorso tutto trafelato dopo una corsa da incubo...ma per piacere!
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