giulio
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domenica 3 gennaio 2016
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un film a due tagli
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Baterebbe solo un dato (anzi due) per zittire anche il più strenuo detrattore di quello che ritengo personalmente essere un genio della comicità italiana: 7 milioni di euro incassati il primo giorno e altrettanti il secondo! E' come dire che, anche se uno pu' anche odiare personalmente vasco rossi, ma non puo' negargli un certo successo nazional popolare che pure deve avere una qualche ragione. In "Quo Vado?" la ricetta di questo successo e' quello di riuscire ad abbracciare un pubblico ampissimo e, soprattutto, di tutte le classi sociali. E' un film che non necessita di particolari strumenti culturali per poter essere apprezzato, e infatti la cosa che subito si nota e' che la linea comica del film si mantiene pressochè ininterrotta per 1.
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Baterebbe solo un dato (anzi due) per zittire anche il più strenuo detrattore di quello che ritengo personalmente essere un genio della comicità italiana: 7 milioni di euro incassati il primo giorno e altrettanti il secondo! E' come dire che, anche se uno pu' anche odiare personalmente vasco rossi, ma non puo' negargli un certo successo nazional popolare che pure deve avere una qualche ragione. In "Quo Vado?" la ricetta di questo successo e' quello di riuscire ad abbracciare un pubblico ampissimo e, soprattutto, di tutte le classi sociali. E' un film che non necessita di particolari strumenti culturali per poter essere apprezzato, e infatti la cosa che subito si nota e' che la linea comica del film si mantiene pressochè ininterrotta per 1.40 h circa; praticamente si ride di continuo, cosa che, a mia memoria, non credo sia mai avvenuta prima. Su questo sfondo di ilarità tutt'altro che volgare e' tuttavia obbligatorio segnalare la pochezza narrativa della trama, in effetti poco consistente e di una semplicità estrema, quasi forzata in certi punti. Pur tuttavia il film riesce a toccare le corde giuste: esalta e demonizza alcuni stereotipi (italiani e non solo), ma non se ne distacca mai totalmente, e anzi a volte suscita un certo sentimento patriottico (esilarante e' la scena in cui sradica letteralmente l'insegna "ristorante italiano" di un ristoratore norvegese, al grido di "Vichingo!").
Ritengo però che il vero e importante merito di questo film sia quello di offrire una seconda chiave di lettura, un substrato magari meno immediato, meno superficiale in un certo senso, ma altrettanto " potente", ovvero-da una parte- la stupidità e la cupidigia della vecchia classe dirigente e soprattutto di una grossa (ahimè!) fetta della popolazione italiana, che si condensa nello stereotipo dell'italiano medio, reo di averne favorito e foraggiato l'ascesa con i suoi comportamenti omertosi e corruttivi, in una parola "incivili", dall'altra, però, la bellezza di abbandonarsi senza pregiudizi a nuove esperienza e nuove culture, alla condivisione e all'aiuto del prossimo, perchè, come diceva qualcuno, la felicità e' reale solo se condivisa.
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akjones
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sabato 9 gennaio 2016
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checco zalone, buona la prima !!!
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Geniale Checco e il suo entourage. Questa volta mi hanno sorpreso.
Diffidate delle recensioni di chi non ha visto il film e mai lo vedrà per non essere costretto ad affermare che si tratta di un un buon prodotto cinematografico.
Non ha la pretesa di essere un "Opera Omnia" sociologica, filosofica o culturale ma sicuramente è un passo avanti nella narrazione artistica di Checco Zalone.
Chi ancora non l'ha visto ma ha in progetto di farlo, non si aspetti di ridere crepapelle dall'inizio alla fine. Io personalmente nonché i presenti in sala siamo stati pressoché catturati dalla trama in attesa di ridere e quelle rare volte in cui è accaduto abbiamo sorriso in modo un po' amaro.
Questa pellicola non la classificherei unicamente come "commedia": a volte documentario, altre reportage, o ancora romantico o politico.
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Geniale Checco e il suo entourage. Questa volta mi hanno sorpreso.
Diffidate delle recensioni di chi non ha visto il film e mai lo vedrà per non essere costretto ad affermare che si tratta di un un buon prodotto cinematografico.
Non ha la pretesa di essere un "Opera Omnia" sociologica, filosofica o culturale ma sicuramente è un passo avanti nella narrazione artistica di Checco Zalone.
Chi ancora non l'ha visto ma ha in progetto di farlo, non si aspetti di ridere crepapelle dall'inizio alla fine. Io personalmente nonché i presenti in sala siamo stati pressoché catturati dalla trama in attesa di ridere e quelle rare volte in cui è accaduto abbiamo sorriso in modo un po' amaro.
Questa pellicola non la classificherei unicamente come "commedia": a volte documentario, altre reportage, o ancora romantico o politico.
Quello che è certo è che se Zalone lo avesse proposto come primo lavoro non so quanti sarebbero stati entusiasti e pronti a salire sul suo carro, proprio perché NON è un cine-panettone.
Non cerca la risata a tutti i costi ma rilassa e incuriosisce, come dovrebbe fare un bel racconto. Quindi al quarto lavoro direi: BUONA LA PRIMA!!!
Infine, per quanto riguarda la polemica sull'esorbitante prezzo del biglietto: a me 5€ pagati, inclusa la possibilità di scegliere il posto a sedere, son sembrati davvero ben spesi.
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(di ella40)
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nexus
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giovedì 7 gennaio 2016
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trama surreale
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Film con una trama un pò (tanto) deboluccia.
Forse accadeva in passato (in qualche luogo) ma oggi solo nel mondo dei sogni succede che i dipendenti pubblici non lavorino e ricevano ceste di doni da cittadini ossequienti.
E' una favola consunta (come la famiglia patriarcale felice di una volta).
Nella realtà attuale i lavoratori del settore pubblico sono sempre di meno e mal pagati (i contratti non sono più rinnovati dal 2008).
Ricordiamoci che fanno un lavoro al servizo dell Stato, degli Enti Pubblici e quindi per tutta la collettività.
Fanno ovviamente eccezione i supermanager con stipendio da qualche centinaio di migliaia di euro, ma quelli fanno parte della casta al pari dei politici che li piazzano su quelle poltrone.
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Film con una trama un pò (tanto) deboluccia.
Forse accadeva in passato (in qualche luogo) ma oggi solo nel mondo dei sogni succede che i dipendenti pubblici non lavorino e ricevano ceste di doni da cittadini ossequienti.
E' una favola consunta (come la famiglia patriarcale felice di una volta).
Nella realtà attuale i lavoratori del settore pubblico sono sempre di meno e mal pagati (i contratti non sono più rinnovati dal 2008).
Ricordiamoci che fanno un lavoro al servizo dell Stato, degli Enti Pubblici e quindi per tutta la collettività.
Fanno ovviamente eccezione i supermanager con stipendio da qualche centinaio di migliaia di euro, ma quelli fanno parte della casta al pari dei politici che li piazzano su quelle poltrone.
Ma si sa che le favole (e le leggende) sono dure a morire e questo film sembra volerle tenere ancora un pò in vita. Basta guardare allo stato in cui versano la Scuola, la Sanità e le Forze dell'Ordine: ma forse le hanno ridotte così perchè poi vogliono privatizzare il tutto.
Il film parte da presupposti surreali per imbastire una storia carina ma che riesce soltanto a far sorridere.
Niente di più.
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mauro
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giovedì 7 gennaio 2016
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seriamente drammatico
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Il film di Zalone va preso sul serio! Vorrei partire dai titoli di coda, precisamente da quando si dice che il film è stato realizzato anche con il contributo statale! Io ne ho abbastanza di chi per ridere o piangere tratteggia l'italiano medio come, se non camorrista o maffioso, comunque dipendente da queste organizzazioni criminali ed il resto dell'Europa, come civile e progredita, poi però le stragi le fanno anche a Duisburg. Non ci sto a che sia fatto il ritratto della famiglia italiana media presentato nel film, di persone col posto statale fisso nullafacenti, perchè non è la realtà, perchè è ingiusto e non fa ridere! La pellicola è prodotta da Berlusconi, in parte, perchè in parte l'abbiamo pagato due volte e la cosa peggiore è che labbiano pagato anche quelli che non siano andati al cinema.
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Il film di Zalone va preso sul serio! Vorrei partire dai titoli di coda, precisamente da quando si dice che il film è stato realizzato anche con il contributo statale! Io ne ho abbastanza di chi per ridere o piangere tratteggia l'italiano medio come, se non camorrista o maffioso, comunque dipendente da queste organizzazioni criminali ed il resto dell'Europa, come civile e progredita, poi però le stragi le fanno anche a Duisburg. Non ci sto a che sia fatto il ritratto della famiglia italiana media presentato nel film, di persone col posto statale fisso nullafacenti, perchè non è la realtà, perchè è ingiusto e non fa ridere! La pellicola è prodotta da Berlusconi, in parte, perchè in parte l'abbiamo pagato due volte e la cosa peggiore è che labbiano pagato anche quelli che non siano andati al cinema. La crociata contro al posto fisso statale, perchè quello privato di fatto non esiste già più, è qualcsa di estrema attualità è la prossima sfida di questo governo, che sì annullerà pure quello. L'ho detto ancora, fare la parodia di una pseudo realtà non fa ridere, è di cattivo gusto. Il signor Zalone che ci fa la lezione sulla meschinità del problema dell'uomo misero di spirito di mettere insieme il pranzo con la cena non sa che: se il paese è potuto rimanere in piedi, l'ha fatto grazie ai soldi accumulati dai nonni e genitori dei 40enni odierni, perchè altrimenti saremmo andati anche noi a far compagnia all'Africa. Questo è stato reso possibile dai posti fissi, coi quali vai a chiedere il mutuo in banca, coi quali puoi pianificare una vita ed attraverso i quali puoi dare un futuro lavorativo ai figli, perchè è evidente che se non si va in pensione i giovani non avranno mai un lavoro, senza posto fisso ci si mangia il futuro dei ragazzi, questa è la realtà. Il girato non fa ridere, se non in modo infantile e permettetemi anche da questo puno di vista langue molto dalla metà in poi. Il cuore che salta l'ostacolo, due cuori ed una capanna coi milioni in banca, sono capace anch'io di crederci, ma siamo nel 2016! Il mondo non è mai tornato indietro e non lo farà, nonostante i tentativi di cancellare qualsiasi diritto dei lavoratori, ci pensi signor Zalone, non è così come lo dipinge lei, come un privilegio, ma un'assicurazione contro le prepotenze dei potenti. Ovvio che ci siano le mele marce, ma buttare il bambino con l'acqua sporca non è una gran pensata. Denigrare poi chi viva coi genitori perchè bamboccione, cosa dovrebbe dire: che chi invece si sposa e poi lascia i figli ai genitori 70enni tutti i giorni sia una brava persona? Sia uno maturo e responsabile? Chi è il bamboccione veramente? Una pellicola estremamente politica, di basso livello artistico, subdola,
inaccettabile. Lasci perdere l'Africa ed i suoi problemi, io qui vedo solo stereotipi grossi come una casa, molta ignoranza sui temi trattati. I peggiori 10 euro spesi al cinema, ci faccia una firma sopra perchè dei miei non ne vede più, non si monti la testa lei è un giullare buono per 10 minuti alle feste di matrimonio quando sono tutti ubriachi.
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sabasaba
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venerdì 15 gennaio 2016
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niente più di qualche sporadico sorriso...
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Pur avendo dichiarato pubblicamente che dopo aver amato "Cado dalle Nubi", accettato "Che bella giornata" e detestato "Sole a Catinelle" mai avrei visto "Quo Vado", complice una serata di solitudine mi sono arreso alla curiosità.
Da dove cominciare?
Punto prima questa storia del posto fisso e dei cosidetti privilegi ha fatto la puzza...Zalone c'aveva già sguazzato nei primi due film (il cugino invalido ballerino che si girava il mondo in malattia e lui che affermava "Se non facevo il cantante...io posto statale...sicuro" in CADO DALLE NUBI e tutti gli "intrighi" dei suoi parenti in Finanza, Carabinieri, etc.
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Pur avendo dichiarato pubblicamente che dopo aver amato "Cado dalle Nubi", accettato "Che bella giornata" e detestato "Sole a Catinelle" mai avrei visto "Quo Vado", complice una serata di solitudine mi sono arreso alla curiosità.
Da dove cominciare?
Punto prima questa storia del posto fisso e dei cosidetti privilegi ha fatto la puzza...Zalone c'aveva già sguazzato nei primi due film (il cugino invalido ballerino che si girava il mondo in malattia e lui che affermava "Se non facevo il cantante...io posto statale...sicuro" in CADO DALLE NUBI e tutti gli "intrighi" dei suoi parenti in Finanza, Carabinieri, etc..etc.. già sopportati in "Che bella giornata") e adesso ci mette il cosidetto "carico da 11". La premiata ditta "Medici/Nunziante" si ricordasse che l'economia la tengono su quelli con il posto fisso perchè sono loro che possono contrarre un mutuo, fare acquisti, etc... e poi scusate ma nell'ambito dei "POSTI FISSI" c'è chi se lo è sudato vincendo più concorsi e se lo continua a sudare lavorando sodo...che ne sa il signor Medici che spara cazzate e tutti ridono pagandolo pure? Va bene ridere sul malcostume italiano, anche se è dai tempi di Totò che si ride e si scherza sul pubblico impiego, ma poi quando si esagera si esagera...
Poi...io non sono un bacchettone, però...se tu fai un film per le grandi masse, per le famiglie...che cosa c'azzecca la becera forzatura di te (Checco) che effettua due prelievi su animali per effettuare una spermografia????? Tu (sempre Checco) non ce l'hai i figli e magari non te lo sei posto il problema di un bambino di 7 anni che ti vede masturbare un orso e un elefante, però...io da genitore la domanda me la pongo...
Poi ancora...come succedeva spesso in passato, le battute più divertenti sono quelle che si vedono nel trailer, per il resto...calma piatta, analizzando il film, le dita di due mani bastano ed avanzano a contare i momenti non dico divertenti ma che hanno strappato una risatina...anzi, con una si contano le battute, con l'altra si sbadiglia...
La trama...parola arcana e sconosciuta al binomio Medici/Nunziante perchè di trama non c'è traccia. Una serie scollata di presunte gag e basta. Poi come ci finisca un impiegato provinciale in mobilità a fare la guardia al polo nord qualcuno ce lo spiegherà...un festival di luoghi comuni, di battute scontate e il cattivo impiego di attori come Lino Banfi, Maurizio Micheli, Ninni Bruschetta e Sonia Bergamasco che tutto meritavano tranne che finire a fare la spalla a Luca Medici detto Zalone...
Insomma tutto come previsto, un film che è una boiata immane, senza capo nè coda, costruito a tavolino con una massiccia operazione mediatica e di marketing, in fondo se esci il 1° gennaio, nel pieno delle feste natalizie, periodo in cui l'italiano medio, sopratutto il "posto fisso", deve andare al cinema perchè a Natale si va a al cinema, e tu ti piazzi in 1500 sale, che è quasi il 50% delle sale italiane, se escludi i multisala, è chiaro che nei piccoli centri c'è solo "Quo Vado" in programmazione e solo "Quo Vado" puoi vedere...
Ultima considerazione...nel sentire parlare di questo film dalle altre persone che lo hanno visto prima di me, tutti rimarcavano la storia del "POSTO FISSO" e di tutto il diffuso malcostume annesso e connesso...nessuno ha parlato di una sceneggiatura interessante, nessuno ha rimarcato quanto fosse (se fosse) gnocca la protagonista, nessuno ha parlato di qualche elemento tecnico rilevante, insomma tutti a dire che "Quo Vado" fa ridere...e basta...un film così ti fa rimpiangere i film di Fantozzi, i film di Troisi, i film del miglior Benigni...senza scomodare i grandi del passato...
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[+] mah
(di ioamonatalia)
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cpettine
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domenica 3 gennaio 2016
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il film fisso sul posto fisso
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Checco Zalone nella sua quarta fatica ci porta in giro per l’Italia, anzi in giro per l’italietta, quella dei tanti vizi e delle poche virtù. Col solito savoir-faire il comico pugliese ci fa ridere (a crepapelle, o a catinelle) delle nostre debolezze, dei paradossi italici, dei cinismi della politica, che taglia le vecchie province e ingrassa i nuovi municipi, delle scorciatoie della gente comune che anela al “posto fisso” come bene ultimo nella vita. Il protagonista infatti desidera un “posto fisso” fin da piccolo, respirando l’aria di comodi ministeri dove si puliscono fagiolini e si stoccano vettovaglie di ogni genere. Il contrasto con lo stile di vita nord europeo rende la miscela ancora più esplosiva: Zalone padre improvvisato di tre figli non suoi, di etnie e credi religiosi differenti, è il nostrano Forrest Gump che può arrivare ovunque, anche in Norvegia.
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Checco Zalone nella sua quarta fatica ci porta in giro per l’Italia, anzi in giro per l’italietta, quella dei tanti vizi e delle poche virtù. Col solito savoir-faire il comico pugliese ci fa ridere (a crepapelle, o a catinelle) delle nostre debolezze, dei paradossi italici, dei cinismi della politica, che taglia le vecchie province e ingrassa i nuovi municipi, delle scorciatoie della gente comune che anela al “posto fisso” come bene ultimo nella vita. Il protagonista infatti desidera un “posto fisso” fin da piccolo, respirando l’aria di comodi ministeri dove si puliscono fagiolini e si stoccano vettovaglie di ogni genere. Il contrasto con lo stile di vita nord europeo rende la miscela ancora più esplosiva: Zalone padre improvvisato di tre figli non suoi, di etnie e credi religiosi differenti, è il nostrano Forrest Gump che può arrivare ovunque, anche in Norvegia.
Poi c’è un’altra storia, quella di Luca Medici, in arte Che Cozzalone o Checco Zalone, comico del sud, che con i suoi film sbanca il botteghino, e che, come il protagonista del film “Quo Vado?”, ha l’ossessione del posto fisso anzi del film fisso: nuova storia, nuove battute ma stessa identica logica narrativa dei film precedenti, una specie di Guerre Stellari che, senza nessuna vera novità, si ripete all’infinito, anche nelle tante risate. Grazie ad un incessante ed intelligente lancio promozionale del film, secondo solo a quello di Guerre Stellari, il botteghino ringrazia.
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emyliu`
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lunedì 4 gennaio 2016
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la miglior confezione di cinepanettone
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Dopo aver visto dei bei filmoni d'autore, inauguro il Nuovo Anno con La Prima di un divertente filmotto di quello che si è rivelato il miglior autore italiano di cinepanettoni. Vincendo l'iniziale pregiudizio si potrà facilmente capire il perchè questo nuovo film di Checco Zalone stia sbancando ai botteghini. Gli italiani hanno bisogno di distrarsi dalle pesanti problematiche della nostra era, dal Terrorismo incombente e strisciante, dal drammatico avanzare dell'ondata migratoria, con conseguenti implicazioni razzistiche, dal sempre più allarmante inquinamento.... Eppure, questo filmetto di evasione nella sua leggerezza riesce persino a far sorridere sui su citati problemi che in parte tratta, come il tema della famiglia multirazziale, toccato con un'ironia volutamente grossier ma mai volgare, anche quando potrebbe esserlo, in cui gli italiani in gran parte evidentemente si identificano.
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Dopo aver visto dei bei filmoni d'autore, inauguro il Nuovo Anno con La Prima di un divertente filmotto di quello che si è rivelato il miglior autore italiano di cinepanettoni. Vincendo l'iniziale pregiudizio si potrà facilmente capire il perchè questo nuovo film di Checco Zalone stia sbancando ai botteghini. Gli italiani hanno bisogno di distrarsi dalle pesanti problematiche della nostra era, dal Terrorismo incombente e strisciante, dal drammatico avanzare dell'ondata migratoria, con conseguenti implicazioni razzistiche, dal sempre più allarmante inquinamento.... Eppure, questo filmetto di evasione nella sua leggerezza riesce persino a far sorridere sui su citati problemi che in parte tratta, come il tema della famiglia multirazziale, toccato con un'ironia volutamente grossier ma mai volgare, anche quando potrebbe esserlo, in cui gli italiani in gran parte evidentemente si identificano. Ed è così che il fenomeno del saltimbanco pugliese, tanto vanamente boicottato da certa critica snobistica, ma anche stimato da altra critica altrettanto snob (perchè la critica lo è sempre e comunque snob :)) si sta confermando più che mai come la miglior confezione di Film Italiano Festivo. Ricco di battute originali e locations straordinarie, come il Circolo Polare Artico e I Fiordi Norvegesi ☆ Ottimi gli attori, alcuni provienti dal teatro classico di prosa e dalla cinematografia d'autore, come Sonia Bergamasco, Ludovica Modugno, Maurizio Micheli, l'icona tragicomica Lino Banfi, e la protagonista Eleonora Giovanardi ☆ Insomma, checchè se ne dica di questo Checco Zalone, lui ha dei tempi comici straordinari e un gran talento nel far divertire chi lo guarda. Per la sua gag sul supermolleggiato, con annessa canzone inedita cantata alla sua maniera, ha ricevuto una telefonata di congratulazioni da Celentano in persona che gli ha detto: ''ehy tu, lo sai che sei bravo? La tua imitazione di Me funziona!'' ☆
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(di alberto58)
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(di maramaldo)
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mauridal
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domenica 10 gennaio 2016
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una triste risata dalla prima repubblica
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una triste risata dalla prima repubblica,
luca medici in arte checco zalone non è il principe de curtis in arte totò, questo lapalissiano postulato, basterebbe per dimostrare che il film di medici/zalone non raggiunge le vette di comicità che sarebbero alla base del successo da fenomeno raggiunto invece dal film . Eppure il pubblico è accorso numeroso, da record , a vedere il film . Come nelle migliori ditte e negozi di prodotti di consumo, il cliente ha sempre ragione. Stavolta hanno ragione pure coloro che vogliono difendere il film , spiegando che è una commedia erede della tradizione comica italiana, che riprende i temi in chiave satirica del costume italiano .
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una triste risata dalla prima repubblica,
luca medici in arte checco zalone non è il principe de curtis in arte totò, questo lapalissiano postulato, basterebbe per dimostrare che il film di medici/zalone non raggiunge le vette di comicità che sarebbero alla base del successo da fenomeno raggiunto invece dal film . Eppure il pubblico è accorso numeroso, da record , a vedere il film . Come nelle migliori ditte e negozi di prodotti di consumo, il cliente ha sempre ragione. Stavolta hanno ragione pure coloro che vogliono difendere il film , spiegando che è una commedia erede della tradizione comica italiana, che riprende i temi in chiave satirica del costume italiano . In somma il prodotto giusto per il pubblico che si merita. Appunto, quale pubblico.Una massa di spettatori che accorrono sull'onda del messaggio pubblicitario, del momento di uscita favorevole, della notorietà rassicurante del marchio checcozalone, un personaggio inventato dalla fantasia della premiata ditta luca medici -gennaro nunziante, , i quali si basano sulla facile presa sul pubblico della comicità, di linguaggio dialettale , sui paradossi, sulla contrapposizione di personaggi e situazioni provocatoriamente assurdi. Insomma un repertorio del comico collaudato in italia. Il film non raggiunge le vette di comicità, che motiverebbero il successo ottenuto, ma tratta e insiste sul tormentone del posto fisso all'italiana, retaggio della prima repubblica altra figura retorica della mala politica. Dunque un film pieno di contenuti, scontati, dove la critica al malcostume italiano è stereotipata se non banalizzata in alcune scenette da barzellettiere di professione. Ma tant'è , e per usare un tema caro ai detrattori di sempre, ogni pubblico si merita il suo comico, ogni elettore il suo politico, ogni popolo il suo governo. Se Cozzalone Checco, è lo specchio della comicità italiana oggi, la risata che ne esce è ben triste.
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[+] totò..
(di ella40)
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redrose
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martedì 19 gennaio 2016
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quo vado? né di qua né di là
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Sono andata anche io a vedere Zalone. Ebbene si. Non perché avessi una pistola puntata alle tempie, né perché mi pagavano per dire la mia, ma volevo dirla lo stesso. In fondo il successo alla fine si basa anche sul tam tam. Vado perché sono curiosa. Ed in ogni caso per poter dire che un piatto di spaghetti è scotto o al dente, lo devi comunque assaggiare.
In realtà non avendo mai visto un suo film, la mia sembrava una presa di posizione statica e prevenuta, dovuta al fatto che la sua faccia ha una mimica che mi stanca subito. O forse la sua comicità è lontana anni luce dalle commedie che ho amato di più, che fanno parte di una tradizione romana per me inimitabile: quella di Carlo Verdone.
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Sono andata anche io a vedere Zalone. Ebbene si. Non perché avessi una pistola puntata alle tempie, né perché mi pagavano per dire la mia, ma volevo dirla lo stesso. In fondo il successo alla fine si basa anche sul tam tam. Vado perché sono curiosa. Ed in ogni caso per poter dire che un piatto di spaghetti è scotto o al dente, lo devi comunque assaggiare.
In realtà non avendo mai visto un suo film, la mia sembrava una presa di posizione statica e prevenuta, dovuta al fatto che la sua faccia ha una mimica che mi stanca subito. O forse la sua comicità è lontana anni luce dalle commedie che ho amato di più, che fanno parte di una tradizione romana per me inimitabile: quella di Carlo Verdone. Un sacco bello. Bianco Rosso e Verdone. Borotalco. Acqua e Sapone. Troppo Forte. Compagni di scuola. Viaggi di nozze. E molti altri che hanno segnato un’epoca e identificato uno stile nella commedia brillante all’italiana. Per me non c’è storia. Poi possiamo anche parlarne.
Devo essere sincera: il film è divertente, non è in alcun modo assimilabile a un Cine panettone (tanto per citare un genere popolare e di successo) – né si deve pensare che sia per gente incolta come vorrebbero far pensare i detrattori. La sceneggiatura si regge su dialoghi e tempi comici non banali e su una maschera che, pur non piacendomi, possiede obiettivamente una sua originalità e anche una forza espressiva spumeggiante. Il posto fisso poi. Fare un film sull’italiano medio, l’impiego pubblico e la foto di una stagnante politica ministeriale che non ci tiene a cambiare le cose e le persone. Si può essere più furbi? Direi che un merito va riconosciuto solo per avere riabilitato ciò che di più banale e consacrato abbiamo come materia prima, in una rinascita civile ed edulcorata anche dell’uomo più mediocre.
Tralasciando inopportune (e ambiziose) analisi sociologiche che lo vorrebbero come un fenomeno di costume, questo film racchiude ciò che per molti è il vero senso del cinema: ossia l’intrattenimento puro, inteso come passare del tempo facendosi quattro risate. Sacrosanto direi. Certo per chi ne capisce un po’ di più e fa del cinema il suo pane quotidiano, la risata va un po’ stretta se non si può apprezzare altro. Potrei segnalare che l’impressione è che sia una pellicola che va di corsa come un video clip, le cui scene in alcuni casi sembrano volutamente abbozzate con un ritmo sincopato che cela una trama un po’ debole, ma mi fermo qui, perché poi sembrerebbe che ci sia da puntualizzare qualcosa di tecnico, che invece forse ha poco valore dal punto di vista del montaggio e tutto sommato non interessa a nessuno.
Terminiamo qui tutta questa disputa intorno all’enorme (e inspiegabile?) successo al botteghino di Quo Vado, segnalando che spesso trascuriamo il fatto che il successo a volte sia una mera operazione commerciale: quando un film incassa così tanto, è anche perché dietro c’è anche un’iniziativa imprenditoriale di tutto rispetto, e perché non tutti stanno lì ad aspettare il capolavoro. Noi siamo l’Italia di Checco Zalone, che ci piaccia o no, quindi perché la gente non dovrebbe andare a vederlo?
Zalone è un fenomeno di questi tempi si. Una macchina da guerra per risate in tempi di spending review. Ma lui le olive greche se le sogna.. e pure Lucio Dalla.
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aristoteles
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lunedì 20 giugno 2016
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la prima repubblica non si scorda mai
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Un film divertente e simpatico, non si va oltre.
La "Fissa" del Posto fisso, un singolare viaggio nella civiltà norvegese,una famiglia moderna nonostante l'amore eterno verso la madre ed un buon pizzico di solidarietà.
Checco non ci fa mancare quasi nulla per 90 minuti di spensieratezza, peccato che le battute non siano ficcanti come al solito.
Comunque c'è meno volgarità gratuita delle sue precedenti opere,forse qualche buon consiglio glielo avrà dato il mitico veterano Lino Banfi.
Regna il sospetto che tra qualche tempo Zalone si cimenterà in ruoli più impegnativi,magari con il pizzetto biondo.
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