Titolo originale | Kis uykusu |
Titolo internazionale | Winter Sleep |
Anno | 2014 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Turchia, Francia, Germania |
Durata | 196 minuti |
Regia di | Nuri Bilge Ceylan |
Attori | Haluk Bilginer, Melisa Sozen, Demet Akbag, Ayberk Pekcan, Serhat Mustafa Kiliç Nejat Isler, Tamer Levent, Nadir Saribacak, Mehmet Ali Nuroglu, Melisa Sözen, Emirhan Doruktutan, Ekrem Ilhan, Rabia Özel, Fatma Deniz Yildiz, Masaki Murao, Junko Yokomizo, Gülsen Özbakan, Özlem Erol, Güler Kiliç, Ali Kocaaslan, Hidir Kilic, Ali Kemer, Mehmet Türke, Özcan Görürgöz, Merve Uzel, Özge Önderoglu Akkaya, Hasan Kalci, Vahdi Ölmez, Gamze Kus. |
Uscita | giovedì 9 ottobre 2014 |
Tag | Da vedere 2014 |
Distribuzione | Parthénos |
MYmonetro | 3,76 su 5 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 14 maggio 2020
Il film è stato girato in Cappadocia, Turchia. Il film è stato premiato al Festival di Cannes, ha ottenuto 1 candidatura a Cesar, In Italia al Box Office Il regno d'inverno - Winter Sleep ha incassato 370 mila euro .
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CONSIGLIATO SÌ
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In un villaggio sperduto dell'Anatolia, in cui giungono turisti interessati alla struttura di antiche abitazioni che formano un tutt'uno con la roccia, Aydin è il proprietario di un piccolo ma confortevole albergo, l'Othello. L'uomo è anche il padrone di diverse case i cui inquilini non sono sempre in grado di pagare l'affitto e vengono puniti con il sequestro di televisore e frigorifero. Aydin vive con la giovane moglie Nihal e con la sorella Necla che li ha raggiunti dopo il divorzio. L'uomo è stato attore e ora sta pensando di scrivere un libro sulla storia del teatro turco.
Nuri Bilge Ceylan ancora una volta riesce ad emozionare con un'opera che sfida la lunga durata uscendone vincitrice assoluta. Il regista turco realizza una sintesi del proprio cinema dimostrando una libertà creativa che lo affranca dalla ripetitività. Dopo il successo dei film precedenti (e in particolare di C'era una volta in Anatolia) sarebbe stato facile tornare a proporre atmosfere e tempi rarefatti. Ceylan opta invece per una sceneggiatura in cui la parola domina integrandosi con un paesaggio e con interni che riflettono e, al contempo, determinano gli stati d'animo. Se il rimando a Shakespeare è in questa occasione palese (dal nome dell'hotel al manifesto di un "Antonio e Cleopatra" fino a una diretta citazione) l'amato Cechov torna a innervare l'opera del regista. Perché il film è pervaso da una sensazione di resa alla fragilità dei rapporti mentre al contempo se ne cerca una ragione e una soluzione (magari nella Istanbul che sostituisce come meta desiderata la Mosca del Maestro russo). Ceylan però si impadronisce di questo mood per operare una lettura delle relazioni uomo/donna che, portata sullo schermo grazie ad attori straordinari, ne fa emergere le pieghe e le piaghe più nascoste. Aydin è un possidente: possiede edifici, possiede la cultura, possiede sua moglie o, meglio, crede di possederla. Ha costruito intorno a lei una gabbia di attenzioni che è si è trasformata in una prigione che lo ha isolato a sua volta. A poco valgono le riflessioni sull'arte e sulla scrittura di quest'uomo apparentemente bonario (il lavoro sporco tocca al suo braccio destro).
A infrangersi non sarà solo il vetro del suo fuoristrada. Perché l'uomo Aydin si ritroverà davanti in Nihal non più la ragazza che aveva sposato ma una giovane donna che cerca la propria, seppur limitata, autonomia e ciò accadrà senza che lui abbia voluto accorgersi del cambiamento. Sarà un suo intervento che considera assolutamente normale, se non addirittura doveroso, che farà esplodere tensioni troppo a lungo represse. Nihal però avrà a sua volta modo di sperimentare quanto ciò che noi riteniamo 'buono' per gli altri non sempre viene percepito come tale. Il sonno invernale di Ceylan non è un letargo pacificatore.
Il regno d’inverno (Winter sleep) di Nuri Bilge Ceylan “La vita è quella cosa che ti capita mentre fai progetti” dice Aydin (Haluk Bilginer), proprietario di un albergo in Cappadocia, un luogo affascinante come Matera, con piramidi di pietra e case scavate nella roccia. E’ un ex-attore benestante che scrive su un giornale locale su vari argomenti e progetta un [...] Vai alla recensione »
Film in cui si racconta di un anziano proprietario di un albergo in Cappadocia, ex attore di teatro ed ora pèossidente di numerose terre ed edifici, il quale trascorre le proprie giornate occupandosi dello stesso (ma sopratutto intrattenendo i vari clienti), convivendo con la sorella e con la moglie più giovane e dedicandosi alla composizione di un libro sulla storia del teatro turco. [...] Vai alla recensione »
Durata del film: 196 minuti. Ammetto che questo unico dato mi aveva già convinto ad evitare la visione del film, ma in un periodo di noia più assoluta ho deciso comunque di imbarcarmi in questa avventura. Numerosi elementi che si susseguono nel corso delle tre ore offrono e rinforzano sempre più un'idea di stasi assoluta: dalla pacatezza del protagonista, Aydin, al silenzio [...] Vai alla recensione »
E’ lui che tira le fila della storia, Aydin, ex attore ritiratosi nella Cappadocia semidesertica per gestire un piccolo hotel, intento a scrivere piccoli articoli su un piccolo giornale locale e aspirante a scrivere una grande storia del teatro turco, insieme alla giovane moglie, impegnata in un progetto benefico ed alla sorella, divorziata insoddisfatta e forse pentita.
IL REGNO D'INVERNO – WINTER SLEEP (TURK/FR/GERM, 2014) diretto da NURI BILGE CEYLAN. Interpretato da HALUK BILGINER, MELISA SOZEN, DEMET AKBAG, AYBERK PEKCAN, SERHAT MUSTAFA KILIC, NEJAT ISLER, TAMER LEVENT Palma d’oro al Festival di Cannes 2014. In un villaggio sperduto nell’Anatolia, nel quale giungono quotidianamente turisti interessati alle antiche abitazioni che formano [...] Vai alla recensione »
Il fascino della lentezza accompagna lo spettatore sin dall’inizio. Le atmosfere sono pacate, rilassate, gli spazi immensi. In lontananza un altopiano, case abbandonate e quasi a ergersi come baluardo della solitudine ecco un hotel, silente, che si staglia con prepotenza sull’orizzonte scuro. Il titolo, Il regno di inverno, già lascia sottendere abilmente la trama che si dipanerà [...] Vai alla recensione »
Ritiratosi ormai da tempo dalla scena teatrale, un ex attore gestisce varie proprietà tra cui un albergo nella provincia turca e ha intenzione di scrivere un libro sulla storia del teatro del suo paese. L'uomo vive con la sorella e la giovane moglie. Premiato con la Palma d'Oro, questo film diretto da Ceylan torna un po' alle atmosfere di C'era una volta in Anatolia.
Ma quanto parlano 'sti turchi! Che fumassero non avevamo dubbi, che fossero coinvolti più o meno direttamente in guerre di religione nel sempre caldo medioriente lo vediamo ogni giorno, e anche che ci fossero contraddizioni implicite tra l'essere un paese islamico e aspirare all'entrata nell'Unione europea. Ma questo letargo invernale turco ci offre spunti di riflessione più [...] Vai alla recensione »
bello questo film di Ceylan , in una Matera turca molto suggestiva, inospitale ma affascinante : cavalli bradi, tormente di neve, donne inquiete, imam diplomatici ma ipocriti, affittuari morosi e violenti. Le parole sono pietre è il fil rouge di questo film infatti oltre ai richiami a Shakespeare (frasi, ricordi ) si passa da un dialogo all'altro fra i protagonisti, il padrone di [...] Vai alla recensione »
Il regista ha scelto come leit-motif la Sonata n. 20 di Schubert ma, secondo me, ha pensato intensamente anche al Winterreisen e ai suoi significati esistenziali. Nel film io ho ritrovato il wanderer schubertiano nel suo vagabondare, il febbrile e candido tendere del viaggiatore Aydin verso l'abisso, Verso la morte, verso la fine. Il regno d'inverno è quindi un paesaggio di agghiacciante [...] Vai alla recensione »
Il film vuole volare alto e ci riesce. Dunque imperdibile. Nuri Bilge Ceylan ci mostra, come poche altre volte mi sia capitato vedere, l’indefinitezza umana o meglio le fragilità e la parzialità della definitezza che antropologicamente sembra siamo condannati a realizzare e che illudendoci ci costringe ad una forma perenne di smarrimento mostrandoci patetici; quando [...] Vai alla recensione »
Solo in epoca post-moderna e in mondo dominato dall'estetismo un film del genere può vincere a Cannes la Palma d'Oro come "Miglior Film". Va senz'altro sottolineato che ampi meriti andrebbero a chi ha lavorato alla fotografia e alla realizzazione estetica del film, con ottime riprese che valorizzano al massimo gli spettacolari paesaggi turchi.
Quale sarà il sottile limite che divide il cinema dal teatro? Molti film nordici sono girati prevalentemente in interni con camera fissa. Chi afferma che l’introspezione psicologica sia più della letteratura o della drammaturgia che della cinematografia? “Winter sleep” si può interpretare come un omaggio al teatro russo (il protagonista vuole scriverne la storia); [...] Vai alla recensione »
Sullo sfondo di un’Anatolia gelata e letargica, in un paesaggio immobile e arcaico, il film apre su una sassata che spacca il finestrino della macchina di Aydin, proprietario benestante di un hotel per turisti. Il figlio di un affittuario moroso tartassato esprime così la sua rabbia verso il “padrone” cattivo. E’ segno simbolico di qualcosa che si rompe anche nella vita di Aydin, introducendo il [...] Vai alla recensione »
Piano piano cadono i veli e quello che nelle prime immagini appare come un luogo fantastico mostra le sue miserie. Per alcuni sono economiche, per altri morali, per tutti esistenziali. A nessuno è concesso il lusso di riscattarsi. Il protagonista, ex attore ora redattore di un periodico locale, non raccoglie l' invito di una sua lettrice ed evita di fare un gesto generoso.
Film bellissimo in cui forma e contenuto si compenetrano e si completano a vicenda ,Non sai se compiacerti per la scenografia , o per la recitazione, o per i dialoghi o per la trama ,antica nella sostanza ma viva emoderna nell' impostazione .Un film fuori del tempo , un grande lezione di letteratura sceneggiata e di scenografia latteraria.
L'assenza di musiche nei film di Ceylan è una costante. Questo può essere un pregio, ma anche un difetto. Le musiche arricchiscono e accrescono le emozioni. Il regista, privandosene dimostra di saperci fare, di essere un regista autentico, che racconta la realtà così com'è, senza trucchi. Però si espone alla mancanza di trama e/o emozioni, che anche [...] Vai alla recensione »
Decisamente un film non facile. Intriso di assonanze teatrali dedicate a Shakespeare nei suoi richiami ed alla letteratura russa per la solitudine del suo protagonista. Inoltre ho ritrovato una forte assonanza a Bergman per quel che riguarda il dialogo con la moglie. Film che si basa sulle parole a volte forti ed incisive a volte meno, ma con tre dialoghi - sorella,moglie ed amico - che tracciano un [...] Vai alla recensione »
È evidente il fatto che Winter Sleep non può essere letto solo dal punto di vista narrativo, della storia. Film del genere vanno giudicati innanzitutto studiando a fondo la cinematografia (e biografia) dell’autore, altrimenti si rischia di dare giudizi oltre che affrettati, monchi di tutto il percorso interiore del regista. Io partirei da una scena, quella in cui la moglie del protagonis [...] Vai alla recensione »
A quanto pare anche la cultura islamica è vulnerabile alle nevrosi moderne. Nonostante le ripetute invocazioni ad Allah i personaggi della vicenda condividono angoscie e nevrosi degne dei migliori film di Bergman. Il regista si sofferma a lungo nell'esaminare il mondo interiore dei suoi personaggi: dal protagonista (intellettuale di provincia) a tutte le altre figure che compaiono [...] Vai alla recensione »
Il film non decolla mai e si svolge tutto dentro le stanze della pensione Othello, sperduta in un sito di interesse naturalistico delle alture turche. Il proprietario, un ex attore teatrale, è un cinico e taciturno possidente immobiliare che lascia gli sfratti e i pignoramenti ad un fidato servo e aiutante e si dedica invece alla scrittura di articoli per un piccolo giornale locale.
Le tre stelle attrubuite potrebbero sembrare una contradizzione, tuttavia ho trovato il film totalmente decontestualizzato rispetto al meraviglioso ambiente (la Capadocia) dov'è stato girato, simbolo di sofferenza e di povertà, dove ricchi ed annoiati borghesi intelettualoidi, si confrontano, come in una commedia russa di Checov circa la loro esistenzialità, mentre il mondo [...] Vai alla recensione »
Il nome del turco Ceylan, negli ultimi dieci anni ( Se prendiamo come riferimento "Uzak") ha creato, forse abbastanza presto, due partiti. Nel primo lo si considera un cineasta che tocca temi profondi, anti-"Hollywoodiano", anche stilisticamente; nel secondo, uno di quei (presunt(uos)?i) "artisti" che annoia, fregiandosi dei tempi lunghi presenti nel suo cinema [...] Vai alla recensione »
Centonovantasei minuti di grande cinema; questo è Winter Sleep, film imperdibile per ogni cinefilo che si rispetti. Ceylan ci porta in Cappadocia, in un albergo isolato tra e nelle rocce, dove assistiamo al disfacimento di una famiglia composta da persone profondamente dverse tra di loro. L'animo umano è al centro di questo memorabile affresco; insoddisfazione, rancore e voglia di [...] Vai alla recensione »
Ogni considerazione è niente sulla bellezza di questa opera. 10 e lode. Tre ore volate via ma lasciado dentro un bel ricordo.
In un villaggio arroccato della Cappadocia turca si consuma un lungo confronto tra esseri umani. Un episodio dà il via a tutto: il piccolo figlio di Ismail, tira una sassata alla macchina di Aydin rompendone il vetro: vuole vendicare l'umiliazione subita dal padre al quale sono stati pignorati frigorifero e televisione, per non aver pagato l'affitto proprio ad Aydin, la cui famiglia [...] Vai alla recensione »
L'avevo perso al cinema, ho recuparato guardandolo in cassetta. Il piccolo schermo non ha mortificato il film, perchè non c'era nulla da mortificare. 3 ore di assoluta noia, e nulla vale fare riferimento ai lavori teatrali di Checov o Ibsen, che avevano tutto un altro passo ed intensità nella descrizione delle vicende umane. Noia era e noia rimane, e certo non bastano i pinnacoli [...] Vai alla recensione »
Nuri Ceylan è uno dei registi più premiati del Festival di Cannes dell'ultimo decennio. Vincitore del Grand Prix Speciale della Giuria nel 2003 con il film Uzak, vincitore del premio per la Miglior Regia cinque anni dopo per il lungometraggio Üç maymun (2008; Le tre Scimmie) e nuovamente il Gran Prix tre [...] Vai alla recensione »
Come ammiratore di Shakespeare (alias Lord DeVere), di Cechov e di Bergman ho notato e apprezzato il grande omaggio che questo regista ha voluto fare alla storia del teatro. Credo che Ceylan senza falsa modestia proponga se stesso come erede di quella tradizione tragica della letteratura che ha fatto del teatro un luogo di ricerca dell'esistenza.
Magnifico, intenso, intimo, penetrante.....gli attori superlativi!
Ca-po-la-vo-ro! Come altro definirlo? Visto in streaming a sette anni dall'uscita, mi ha letteralmente rapito nei suoi tempi dilatati, nei suoi lunghi silenzi alternati a complessi dialoghi, tutti però - e qui sta il tocco del maestro - assolutamente necessari. Ma necessari a cosa? A raccontare vite in trappola, prigioniere soprattutto delle proprie contraddizioni, e poi - quasi a sorpresa, altro tocco [...] Vai alla recensione »
Abbiamo bisogno di sicurezze e le ricerchiamo con faticosa tenacia finendo col soffocare in questa gabbia di sordità. Aydin, il protagonista, ricorda il messaggio di Omar Sharif, incontrato anni addietro mentre faceva un film da quelle parti, che essere attori signiifica essere onesti e la ricetta gli sembrava giusta, e semplice. Lui un ex attore mai arrivato al successo e forse a questa [...] Vai alla recensione »
"Il regno d'inverno" è un film ambientato tra gli splendidi altipiani della Cappadocia, nelle "case delle fate" scavate nella roccia naturale. Ciònonostante, il film è (purtroppo) composto al 90% di dialoghi lenti che scorrono in stanze chiuse e poco illuminate, dialoghi troppo spesso cervellotici e sofistici, tra gente annoiata dalla vita, [...] Vai alla recensione »
Film veramente bello, bqsato tutto su dialoghi e spazi ristretti
Palma d'oro al Festival di Cannes 2014. Anatolia, Turchia. L'ex-attore Aydin (Haluk Bilginer) da anni vive ritirato in una piccola tenuta al centro di un villaggio sperduto, in un'area occasionalmente visitata da turisti in cerca di avventure. Uomo colto e riservato, conduce un'esistenza da intellettuale decadente: scrive articoli impegnati per giornali che non legge nessuno e mostra scarso interesse [...] Vai alla recensione »
E' vero, il riferimento a Shakespeare è evidente: fin troppo. Perché rischia di portare fuori strada. Nel film infatti non ci sono eventi o eroi eccezionali, messi alla prova da capricci del destino. Tutto è apparentemente piatto e uniforme e tutto scorre in una quiete apparentemente banale. Siamo invece in presenza di un microcosmo che aspira a rappresentare ben altro.
Regno d'inverno, una metafora per indicare chi come i protagonisti del film, ha un cuore gelido per chi è vicino, mentre si prodiga ad aiutare chi neanche conoscde.
Un lavoro introspettivo e filosofico ai confini dell'abitudine d'amore tra i protagonisti ognuno preso dalla realizzazione del suo opinabile obiettivo. I lunghi, prolissi ed estenuanti dialoghi del protagonista Aydin con la sorella Necla e con la moglie Nihal sono necessari per capire le dimensioni dell'opera che non sono solo spaziali ma anche temporali.
Non ripeterò i commenti autorevoli sui quali sono in gran parte d'accordo; non posso esprimermi sui riferimenti dotti. Il film è bello, richiede un certo impegno ma lo ripaga nella sua profondità e ricchezza di sfaccettature. Che l'albergo si chiamasse "Othello" non l'ho visto da nessuna parte. Francamente non mi sembra che Aydin ci faccia una bella figura, [...] Vai alla recensione »
Il film vuole volare alto e ci riesce. Dunque imperdibile. Nuri Bilge Ceylan ci mostra, come poche altre volte mi sia capitato vedere, l’indefinitezza umana che ci costringe ad una forma perenne di smarrimento mostrandoci patetici; quando cerchiamo di puntellare le nostre fragilissime personali certezze e inermi; quando cercando risposte ci riveliamo irrimediabilmente irrisolti.
Come C'era un volta in Anatolia, anche questo un capolavoro. Profondo, vero, intimo, complesso. Un film sul rispetto e sulla libertà dell'altro. E sull'ambiguità dei temi classici del bene e del male ed essenziali del vivere, l'attaccamento e la perdita, e la violenza "banale". Fotografia mirabile, sonoro essenziale.
Un film profondo, tutto fondato sui dialoghi e mai noioso.
Un film molto pretenzioso che vorrebbe indagare questioni complesse come la felicità umana, la difficoltà dei rapporti familiari, la depressione, l'arroganza, il degrado economico e morale. La sceneggiatura però non è affatto all'altezza e il risultato è un film noioso ed eccessivamente lungo, privo dello spessore culturale che sarebbe stato necessario per [...] Vai alla recensione »
È un viaggio verso l'inverno della vita, quando all'impeto, alla passione, al desiderio di nuovo si sostituisce il bisogno di riflessione e di quiete; e la vera avventura diventa quella di trovare il coraggio di accettarsi per quel che si è. Ex-teatrante di qualche fama, Aydin si è rifugiato in un remoto, suggestivo angolo della Cappadocia dove, insieme con la giovane moglie Nihal e la sorella divorziata [...] Vai alla recensione »
Capolavoro annunciato, la Palma d'oro di Cannes 2014 è un monumentale film sull'esistenza, universalmente chiusa tra i muri di un hotel sui monti dell'Anatolia, coperta da un'invalicabile coltre di neve invernale. Protagonista è un istrionico e ricchissimo ex attore (il superlativo Haluk Bilginer), intellettuale ed ipertrofico, che pretende di conoscere "le cose del mondo" applicandovi il proprio punto [...] Vai alla recensione »
Un uomo povero e bisognoso si spinge su impervi sentieri di montagna per andare a chiedere clemenza al notabile della regione, con cui la sua famiglia è indebitata. Il notabile lo riceve con cortesia, ascolta le sue ragioni, gli fa portare delle pantofole, perché siamo in un paese islamico e il povero si è tolto lo scarpe. Ma non cancella il debito e quando il postulante se ne va tutto ciò che ricorda [...] Vai alla recensione »
Il titolo originale (Winter Sleep) è perfetto, anche per chi non sa l'inglese. Una pizza alla turca di oltre tre ore, ambientata nella nevosa Anatolia, dove non succede mai niente. Quanto basta per arraffare la Palma d'oro a Cannes. Si può definirla un film per la famiglia. Prima si siede il papà, quando sviene subentra la mamma, poi tocca al figlio.