Remake in lingua inglese d'un film del 2003 anch'esso canadese ("La grande seduzione" ["La grande séduction"] girato in francese), questa nuova versione diretta da Don McKellar, classe '63, "non giunge all'altezza dei drammi classici; sembra evocarli consapevolmente, ma passeggia abbastanza dolcemente per sedurre gli spettatori con un fascino fine a se stesso" (Rotten Tomatoes, 59%). Non del tutto vero né esatto. (Proto)tipico esempio di "feel good movie" e di "crowdpleaser a orologeria", è una fiaba/favola però colma di sentimenti nient'affatto semplici o semplicistici e men che meno stucchevoli o buonisti. L'intento di disinnescare la tragedia con la commedia è così riuscito che tradimenti, lutti, separazioni, menzogne, povertà scivolano via grazie a una sfilza ininterrotta di trovate sagaci e proprio per questo simpatiche e gustose ma non esilaranti o spassose: si sorride di continuo senza sganasciarsi per merito d'uno humor dotato d'un sano e sobrio equilibrio che le produzioni Disney devono ancora imparare, e ciò non rende improba la sospensione dell'incredulità. Ambientato a Tickle Head, un villaggio del Newfoundland con appena 125 abitanti, la splendida location non scade mai nel cartolinesco, nel folkloristico e nel macchiettistico. A devastare cotanto elegante acume registico s-provvede l'incapsulamento del film tra un inizio e una fine in cui vien'espressa una filippica disgustosa: la vita è pura meraviglia, bast'avere una giornata di "sano duro lavoro" (sic) e, al suo termine, un coniuge col quale copulare.
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