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martedì 24 marzo 2015
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ma che roba è?
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Allora mettiamo subito in chiaro diverse cose: il regista di questo film è lo sceneggiatore di Taxi Driver e Toro Scatenato, oltre che il regista di American Gigolo: non stiamo parlando di uno Scorsese ma pur sempre di un uomo che ha realizzato (e collaborato a realizzare) film cult nella storia del cinema; seconda cosa, l'unica cosa bella e rilevante di questo film è Lindsay Lohan. Per il resto si fa davvero fatica a trovare, non dico qualcosa di positivo, ma anche solo qualcosa in un film come The Canyons.
Il film è solo un racconto delle vite di quattro ragazzi: un rampollo scanzafatiche che da sfoggio di se con il fondo fiduciario del padre; la sua ragazza che vende la sua dignità in cambio di una miseria peggiore da quella in cui era uscita, accontentando il suo "maschio alfa" con pratiche orgiastiche; lo squattrinato ex della sua ragazza che ricompare a cui gli viene offerta la possibilità di recitare in un film.
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Allora mettiamo subito in chiaro diverse cose: il regista di questo film è lo sceneggiatore di Taxi Driver e Toro Scatenato, oltre che il regista di American Gigolo: non stiamo parlando di uno Scorsese ma pur sempre di un uomo che ha realizzato (e collaborato a realizzare) film cult nella storia del cinema; seconda cosa, l'unica cosa bella e rilevante di questo film è Lindsay Lohan. Per il resto si fa davvero fatica a trovare, non dico qualcosa di positivo, ma anche solo qualcosa in un film come The Canyons.
Il film è solo un racconto delle vite di quattro ragazzi: un rampollo scanzafatiche che da sfoggio di se con il fondo fiduciario del padre; la sua ragazza che vende la sua dignità in cambio di una miseria peggiore da quella in cui era uscita, accontentando il suo "maschio alfa" con pratiche orgiastiche; lo squattrinato ex della sua ragazza che ricompare a cui gli viene offerta la possibilità di recitare in un film. Ed ecco intrighi, gelosia, sesso a volontà, con qualche comparsa qua e la che fa da contorno e un omicidio finale di una persona innocente tanto per concludere il tutto. E vissero tutti. Se felici e contenti, non si sa. Perché il finale da come la sensazione che ci sia un sequel. Una trama piatta, vuota, insulsa, inconclusa e inconcludente, ma soprattutto confusa, ma di una confusione tale che neanche un film giallo. Ma poi stereotipi su stereotipi: luoghi comuni costanti, a bizzeffe (ad esempio: il designer omosessuale) che fanno da cornice a uno scenario triste, vuoto e miserabile dove le uniche cose curate bene sono i costumi e la fotografia. Neanche la recitazione si salva, niente. Anzi, quella è sicuramente la ciliegina sulla torta di questo schifo di lungometraggio: se ci avessero messo Enzo Salvi, Biagio Izzo e Melita Toniolo a confronto avrebbero recitato da Oscar.
Questo film è attuale ed è la piena rappresentazione dei nostri tempi: il nulla. Oltretutto è stato pure finanziato con donazioni su Kickstarter, quindi Schrader neanche si è assunto il rischio d'impresa di aver fatto un film pessimo e di non averci incassato un accidente. Io personalmente gli avrei richiesto indietro i soldi.
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ultimoboyscout
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domenica 18 maggio 2014
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la gelosia colpisce a tradimento.
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Bret Easton Ellis, sempre meno scrittore e sempre più re di tweet disastrosi, firma lo script del film diretto da Paul Schrader, una storia di gioventù bruciate, ossessioni sessuali e non, delinquenza e ambizioni a Beverly Hills che ha per protagonisti Lindsay Lohan, che durante la lavorazione ne ha combinate di tutti i colori tanto da venir osteggiata da gran parte della produzione e James Deen, che col suo nome parodico e beffardo proviene dai set dei film porno. Racconta di Christian, sessuomane specializzato in giochini e vouyeurismo ma anche produttore cinematografico, fidanzato dell'ambigua e disponibilissima Tara, un vero psicopatico sul punto di esplodere causa dosi di gelosia pazzesche.
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Bret Easton Ellis, sempre meno scrittore e sempre più re di tweet disastrosi, firma lo script del film diretto da Paul Schrader, una storia di gioventù bruciate, ossessioni sessuali e non, delinquenza e ambizioni a Beverly Hills che ha per protagonisti Lindsay Lohan, che durante la lavorazione ne ha combinate di tutti i colori tanto da venir osteggiata da gran parte della produzione e James Deen, che col suo nome parodico e beffardo proviene dai set dei film porno. Racconta di Christian, sessuomane specializzato in giochini e vouyeurismo ma anche produttore cinematografico, fidanzato dell'ambigua e disponibilissima Tara, un vero psicopatico sul punto di esplodere causa dosi di gelosia pazzesche. Va subito detto che regista e sceneggiatore non vanno giudicati per questo film orrendo, un semplicissimo divertissement moralista e molto, molto sbilenco. Schrader è nella storia del cinema per film bellissimi, sia da regista che da sceneggiatore, Ellis è nella storia della letteratura per diversi romanzi di gran successo. Insieme hanno confezionato questo "Psycho"-thriller scontato e scostante, molto fighetto e adatto a fighetti, interpretato in maniera superficiale al limite del dilettantismo, senza un minimo di vivacità che si distingue solo per gli arredi assolutamente gustosi da upper class della città californiana. Noir d'autore low budget completamente sciancato, con una Lohan inguardabile e un Deen che perlomeno recita meglio di lei, un gioco di specchi con le luci rosse accese solo sullo sfondo, visto che ci si aspetta qualcosa di forte e hot, occorre ridimensionare le aspettative: si vede qualche nudo e un ravvicinato menage a quattro e pochissimo altro. Il film è meglio se visto come una fotografia di un aL.A. più che decadente che poi è anche metafora dello stato di salute zoppicante dell'industria cinematografica americana.
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gianleo67
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lunedì 6 luglio 2015
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cronaca dall'era del dopo-cinema
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Giovane e cinico produttore hollywoodiano viene convinto dalla fidanzata a scritturare per un film l'aitante ragazzo della sua segreteria. Quando scopre che l'attore è in realtà l'amante della sua infedele compagna cercherà dapprima di mandare a monte il film e successivamente di boicottarne la relazione sfruttando il suo potere e le sua abilità manipolatorie. Quando il gioco gli si rivolge contro non esita a ricorrere all'omicidio.
Tra l'incipit di una scena surreale che decreta la morte del contro campo nei dialoghi scompagnati di inebetiti commensali ed un tour guidato tra i fondali posticci ed i luoghi simbolo di una ostentata e provocatoria oleografia losangelina, si rivela la consapevole inconsistenza del discorso cinematografico di Paul Shrader impegnato a dirigere un teatro di marionette che scimmiottano la superficialità e l'edonismo di una trama da soap opera in questa sorta di manifesto poetico di una 'Cronaca dall'Era del dopo-cinema'.
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Giovane e cinico produttore hollywoodiano viene convinto dalla fidanzata a scritturare per un film l'aitante ragazzo della sua segreteria. Quando scopre che l'attore è in realtà l'amante della sua infedele compagna cercherà dapprima di mandare a monte il film e successivamente di boicottarne la relazione sfruttando il suo potere e le sua abilità manipolatorie. Quando il gioco gli si rivolge contro non esita a ricorrere all'omicidio.
Tra l'incipit di una scena surreale che decreta la morte del contro campo nei dialoghi scompagnati di inebetiti commensali ed un tour guidato tra i fondali posticci ed i luoghi simbolo di una ostentata e provocatoria oleografia losangelina, si rivela la consapevole inconsistenza del discorso cinematografico di Paul Shrader impegnato a dirigere un teatro di marionette che scimmiottano la superficialità e l'edonismo di una trama da soap opera in questa sorta di manifesto poetico di una 'Cronaca dall'Era del dopo-cinema'.
Se lo scopo dichiarato di un'operazione di lifting cinefilo come questa non sembra quello di rinverdire i fasti del noir provocatorio o della critica arguta agli spietati meccanismi ed al vuoto di valori della dorata fabbrica dei sogni secondo Robert Altman ('I protagonisti' - 1992), il film di Schrader appare più come il tentativo di dirci quello che il cinema non è più in grado di dire, esasperandone così gli aspetti più superficiali attraverso la disarmante scabrezza della messa in scena ed il pretesto di un plot cinematografico che si sviluppa nel dietro le quinte di una storia di relazioni manipolatorie, dove l'attore di un film da quattro soldi che non si farà mai è l'amante sincero della compagna di un cinico e disilluso produttore e il fidanzato di comodo della ingenua e ignara segretaria.
A questo di riduce il cinema secondo Paul Shrader, ad uno spettacolo metacinematografico dove gli attori si dichiarano tali e finiscono per indossare i panni di killer psicopatici per un finale degno del nichilismo sanguinario di Bret Easton Ellis o del potere demiurgico che li condanna alla logica combinatoria di un rendez-vous da 4 amici al bar di un epilogo che ricomincia quello che sembrava aver concluso. Che il meccanismo funzioni o meno questa è tutta un'altra storia, tra l'inespressività più che funzionale di un James Dean che torna a spogliarsi a comando ed una sorprendende e matura Lindsay Lohan degna delle più perverse ossessioni e della sconcertante visionarietà del miglior David Lynch ('Mulholland Drive' - 2001) ridotti alle inconsapevoli pedine di un gioco più grande di loro.
Un cinema residuale e nichilista in cui le contorsioni della trama ricapitolano l'estetica del cinema di genere nel vuoto pneumatico di una disarmante inconsistenza, passando dal melodramma patinato e ammiccante al soft-core più spinto fino agli echi perduti di un noir fuori tempo massimo e riducendo i caratteri agli sterili simulacri di una Hollywood che non esiste più. Il Cinema è morto, evviva il Cinema!
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delauris
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domenica 17 novembre 2013
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un film vuoto
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Tutto molto patinato di un'estetica fine a se stessa, il film è fatto bene ma è puro manierismo. Quello che mi ha stupito è stato vederlo alla Mostra del cinema di Venezia, è un film commerciale senza nessuna essenza artistica, però è vedibile.
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