casomai21
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lunedì 16 febbraio 2015
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affresco fedele dell'anima nipponica
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Ottima la recitazione anche degli attori considerati minori del film, è ben rappresentata la situazione che si è determinata all'indomani delle micidiali bombe sul Giappone e l'immagine che il popolo giapponese offre di fronte alla tragedia e di come con disciplina sono stati in grado di ricostruire infrastrutture e servizi che solo 19 anni dopo li ha portati ad ospitare i Giochi olimpici. Senza dubbio all'indomani della fine dell'epoca dei samurai,il popolo giapponese si è identificato,caricando su di sè, modi di essere caratteristici dei samurai, come l'onore, l'obbedienza, la disciplina,la misura e la fedeltà. Il protagonista sembra comprendere questo popolo, ammirandolo, ma talvolta subendone la violenza.
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Ottima la recitazione anche degli attori considerati minori del film, è ben rappresentata la situazione che si è determinata all'indomani delle micidiali bombe sul Giappone e l'immagine che il popolo giapponese offre di fronte alla tragedia e di come con disciplina sono stati in grado di ricostruire infrastrutture e servizi che solo 19 anni dopo li ha portati ad ospitare i Giochi olimpici. Senza dubbio all'indomani della fine dell'epoca dei samurai,il popolo giapponese si è identificato,caricando su di sè, modi di essere caratteristici dei samurai, come l'onore, l'obbedienza, la disciplina,la misura e la fedeltà. Il protagonista sembra comprendere questo popolo, ammirandolo, ma talvolta subendone la violenza.La sua storia d'amore con Aya è ben descritta nei tanti flash-back dall'incontro casuale nel College americano, alla conoscenza della sua famiglia in Giappone, all'idillio, alle corse tra le foreste di bambù fino al doloroso addio con lei disperata, che corre dietro l'auto dell'amato che si allontana per sempre. Dal punto di vista storico restituisce dignità al giovane imperatore Hiro hito, creduto tra i fautori della guerra, ma che contribuì a terminare le ostilità chiedendo la resa incondizionata anche perchè era interesse americano arrivare ad una rapida pacificazione senza ulteriori vittime da entrambe le parti. Hiro hito rischiò di persona di venir ucciso dal partito degli interventisti, fautori della guerra, ma all'appello del sovrano tutti obbedirono. L'amore tra uomo e donna per stavolta non ha trionfato, ma l'amore per il Giappone del protagonista per la cultura nipponica , che scagiona l'imperatore e lo fa scendere tra gli umani, si esprime nella descrizione della cerimonia del tè o nel bere il sakè, tra donne in kimono e nella rappresentazione degli interni giapponesi, con pannelli scorrevoli e modulari in case che poggiano su basamento in legno staccate dal suolo. Meno felice è la presenza di fotoreporter a documentare come il futuro candidato alla Presidenza degli Stati Uniti fa propaganda in atteggiamenti buffi e si guadagna la indispensabile notorietà, ma pare senza risultati concreti
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luigi chierico
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martedì 22 settembre 2015
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modesto
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Il regista Peter Webber ha perso una buona occasione per fare un film storico su quella che fu il difficile rapporto tra l’America ed il Giappone alla fine della guerra,al momento del redde rationem. Vi ha inserito una love story ricordando forse i successi di “L’amore è una cosa meravigliosa" ”Sayonara”, “Da qui all’eternità” e tanti altri, ma ha realizzato un film modesto in cui non emerge nel dovuto modo né la tragedia né l’amore. Depurato il film dalle scene decadenti di un inutile senti=
mentalismo, resta l’interpretazione ottima di Tommy Lee Jones nella parte del generale Douglas MacArthur,le scene delle rovine e del conflitto bellico e interiore di un popolo dibattuto tra dichiararsi sconfitto o continuare a combattere sino alla morte.
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Il regista Peter Webber ha perso una buona occasione per fare un film storico su quella che fu il difficile rapporto tra l’America ed il Giappone alla fine della guerra,al momento del redde rationem. Vi ha inserito una love story ricordando forse i successi di “L’amore è una cosa meravigliosa" ”Sayonara”, “Da qui all’eternità” e tanti altri, ma ha realizzato un film modesto in cui non emerge nel dovuto modo né la tragedia né l’amore. Depurato il film dalle scene decadenti di un inutile senti=
mentalismo, resta l’interpretazione ottima di Tommy Lee Jones nella parte del generale Douglas MacArthur,le scene delle rovine e del conflitto bellico e interiore di un popolo dibattuto tra dichiararsi sconfitto o continuare a combattere sino alla morte. Rimane l’incertezza del generale tra umiliare l’imperatore nipponico o salvare la dignità di un popolo colpevole di essere stato obbediente come tutti i popoli d’ogni epoca chiamati ad andare in guerra in nome della Patria. L’America sembra cercare Vendetta piuttosto che Giustizia. L’attacco di Pearl Harbor subito alle 6 del mattino la Domenica del 7 dicembre 1941 in cui morirono 2403 americani e fu distrutta gran parte della flotta bombardata da 188 apparecchi giapponesi, fu un affronto a Washington.
Terminata la guerra in Europa resiste ancora il Giappone che si piegherà solo dopo il lancio della bomba atomica su Hiroshima alle ore 8,16,08 del 6 agosto 1945: “nel primo attimo 30 mila uomini dissolti nel nulla”.
Una macchia indelebile per un popolo che si proclama il più civile e pacifista, un orrore che farà gridare al capitano Robert Lewis che era sull’aereo subito dopo aver essere stata sganciata la bomba.” Dio cos’abbiamo fatto”!
Il film non può essere visto e compreso senza conoscere almeno questi 2 momenti che sono a capo dell’odio tra USA e Giappone. Occorre trovare il responsabile e punirlo, questo comanda Truman al capo supremo delle forze armate Generale MacArtur, si deve esonerare l’imperatore, che per il suo popolo è un dio, e processarlo, occorre provare la sua esclusiva responsabilità per Pearl Harbor e per aver continuato ad essere in guerra,
il film è condotto molto bene nel rimettere al loro posto i tasselli di questa difficilissima ricerca, non ci sono prove, ci sono uomini e poteri militari e di governo. Di certo c’è la difficile decisione di dichiarare la resa, presa dall’imperatore, su cui non vi sono dubbi. Un film storico quindi che si perde tra le lacrime di un amore perso in un mondo di morti, di gente arsa viva,colpita da malattie che si tramanderanno per generazioni, di città distrutte come Nagasaki,seconda bomba atomica che Truman non credo abbia potuto mai giustificare.
La fotografia è valida,il dialogo interessante, le parti rispettate come le consuetudini ed il rispetto umano. Un film in cui l’onore è il vero elemento attorno a cui tutto si muove e che mi induce a ritenere che bene avrebbe fatto il regista a far calare il sipario sul passato rinnovando l’augurio ancora attuale di MacArtur in occasione della firma dell’accordo: « È mia grande speranza, e speranza di tutta l'umanità, che con questa solenne occasione, possa emergere un mondo migliore, dal sangue e dalla sofferenza del passato. Un mondo basato su fiducia e comprensione. Un mondo dedito alla dignità dell'uomo e alla realizzazione del suo desiderio più ambito di libertà, tolleranza e giustizia.»
chibar22@libero.it
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emulman
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martedì 17 maggio 2016
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non ci siamo
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Spilsbury, tu dici "dalla più che discutibile ricostruzione storica degli eventi allo stile narrativo" ebbene basta essere appassionati di storia o leggere opere monumentali come "la guerra nel pacifico" di Bernard Millot per leggere che le cose stavano proprio così in quell'agosto 1945. Hiro Hito fin dalla fine degli anni 30 era succube del clan militarista capeggiato da Tojo, una vera e propria mafia che aveva in mano le sorti di tutto il Giappon e.solo quando le cose si misero male, ciè dalle Marianne in poi Hiro Hito decise che era meglio smetterla con la guerra e riprendere in mano le redini del paese: cosa che fece fin dalla primavera del 45 sostituendo molti dei militari al potere con uomini a lui graditi.
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Spilsbury, tu dici "dalla più che discutibile ricostruzione storica degli eventi allo stile narrativo" ebbene basta essere appassionati di storia o leggere opere monumentali come "la guerra nel pacifico" di Bernard Millot per leggere che le cose stavano proprio così in quell'agosto 1945. Hiro Hito fin dalla fine degli anni 30 era succube del clan militarista capeggiato da Tojo, una vera e propria mafia che aveva in mano le sorti di tutto il Giappon e.solo quando le cose si misero male, ciè dalle Marianne in poi Hiro Hito decise che era meglio smetterla con la guerra e riprendere in mano le redini del paese: cosa che fece fin dalla primavera del 45 sostituendo molti dei militari al potere con uomini a lui graditi. e quando decise di registrare l'annuncio della resa dle Giappone vi fu davvero una rivolta sedata nels angue perchè i militaristi non volevanos aperne di arrendersi: ma era ben chiaro a tutti che altrimenti gli americani avrebbero invaso il Giappone con un a carneficina di milioni di esseri umani...
Quindi il film è stato ben congegnato su queste realtà storiche e mette bene in risalto il conflitto interiore dle generale Fellers, diviso fra il suo amore per la sua Aya ed il Giappone e quello di fare il suo dovere di militare. E sarà grazie a questo amore che gli ha fatto imparare la natura dei giapponesi che sceglierà la cosa più saggia da fare...
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spilsbury
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venerdì 27 dicembre 2013
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banale, storicamente impreciso e incompleto
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Un film storicamente impreciso ed incompleto, con una trama piatta, per nulla coinvolgente. Alla fine del film allo spettatore rimane una sola certezza: aver del tutto gettato il proprio tempo. Un film che pecca su tutto, dalla più che discutibile ricostruzione storica degli eventi allo stile narrativo, dalla banalità della storia d'amore tra il protagonista e la donna giapponese alle tecniche di regia. Un vero e proprio squallore cinematografico, che fa addormentare lo spettatore medio ed arrabbiare non poco un qualsiasi appassionato di storia del giappone o, più in generale, della II Guerra Mondiale.
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