12 anni schiavo |
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Un film di Steve McQueen (II).
Con Chiwetel Ejiofor, Michael Fassbender, Benedict Cumberbatch, Paul Dano, Paul Giamatti.
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Titolo originale 12 Years a Slave.
Biografico,
durata 134 min.
- USA 2013.
- Bim Distribuzione
uscita giovedì 20 febbraio 2014.
MYMONETRO
12 anni schiavo
valutazione media:
2,94
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Il viaggio di McQueen nella schiavitùdi ShiningEyesFeedback: 16074 | altri commenti e recensioni di ShiningEyes |
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domenica 26 gennaio 2014 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Saratoga 1841. Solomon Northup è un bravissimo violinista di colore, che seppur sia povero, vive una dignitosa esistenza con la sua famiglia. Non immaginerebbe mai che a lì a poco sarà truffato da due loschi individui che lo sfrutteranno per guadagnare soldi tramite i suoi spettacoli dal vivo per poi venderlo come schiavo. Solomon trascorrerà dodici anni in schiavitù, sperimentando in particolar modo le difficili condizioni di vita, il razzismo e le violente torture che passano gli schiavi neri d’America, conoscendo l’aberrazione degli schiavisti come Edwin Epps, il cui non perde occasione nel punire i suoi schiavi e di approfittare della povera Patsey. La disavventura di Solomon è diretta magistralmente dall’astro nascente della regia, Steve McQueen, che intinge di violento realismo il male che ha fatto l’America alla gente di colore, disumanizzandoli e maltrattandoli ripetutamente, tanto da considerare i neri affini alle scimmie. Non fa sconti McQueen, con la sua cinepresa implacabile da un perfetto ritratto all’America perbenista e cristiana che è la prima a macchiarsi dei gravi peccati che commette su quei poveri diavoli, perfettamente rappresentata dalla violenza dello schiavista Epps, che usa le parole della Bibbia come scusa per il destino infame fatto di flagellazione che spetterà a coloro che lavoreranno per lui. Il vantaggio di Solomon è di essere nato libero e di saper combattere per riaffermare la sua libertà, cosa ben più difficile per altra gente di colore, nata, cresciuta e abituata alla schiavitù, che non sa come fare per liberarsi dalla sua terribile condizione, sennonché, aspettare che la morte li tolga dalle loro sofferenze. Con una fotografia naturale che esalta la bellezza dei posti in contrasto con quanto avviene in essi, McQueen ci accompagna in un viaggio di sofferenza, ma anche di speranza e di religione, i quali temi son ben esposti in un ottimo adattamento. Perno centrale della validità della pellicola, oltre l’ottima regia, è il bravissimo Chiwetel Ejiofor, con una prova non troppo sopra le righe ma efficace e sentita, l’attore inglese si riesce a ritagliare un posto in primo piano tra i migliori attori del momento e rende forte il pronostico che lo vuole come vincitore per l’Oscar; breve e sofferente nella sua parte, Lupita Nyong’o riesce a strappare molti consensi, facendo notare un indubbio talento; attore feticcio di McQueen, Michael Fassbender riesce a convincere in una parte che riesce a farcelo odiare con tutto il cuore, dimostrazione che l’attore ha fatto un gran bello studio nel personaggio e si è dimostrato veramente adatto nell’interpretazione dello schiavista Epps. Credo che “12 Years of Slave” si debba meritare il più prestigioso riconoscimento della cerimonia del Kodak Theater, benché non risulti rivoluzionario o innovativo, il film di McQueen possiede una fortissima forza d’urto che colpirebbe il più insensibile degli spettatori e, soprattutto, ci fa capire la potenza che può avere una compagine sempre più emergente come quella del cinema indipendente.
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