linus2k
|
lunedì 2 aprile 2012
|
capolavoro del neorealismo persiano
|
|
|
|
Il cinema Iraniano, personalmente, credo che mi stia viziando. Ogni volta riesce a colpirmi, meravigliarmi, stupirmi.
"Una separazione", di Asghar Farhadi (regista del meraviglioso "About Elly"), pluripremiato, dal premio Oscar 2012 all'Orso d'Oro alla Berlinale (Orso d'argento per i 2 attori protagonisti), conferma e rilancia questo lungo periodo d'oro del neorealismo persiano.
Con un punto di vista quasi documentaristico, algido, Farhadi ci racconta una storia immersa nel suo contesto storico, politico e sociale, un piccola storia familiare che si evolve in un thriller drammatico,serrato ma naturale, intenso ed intriso delle emozioni dei suoi protagonisti.
Il film inizia con la separazione tra Nader e Simin.
[+]
Il cinema Iraniano, personalmente, credo che mi stia viziando. Ogni volta riesce a colpirmi, meravigliarmi, stupirmi.
"Una separazione", di Asghar Farhadi (regista del meraviglioso "About Elly"), pluripremiato, dal premio Oscar 2012 all'Orso d'Oro alla Berlinale (Orso d'argento per i 2 attori protagonisti), conferma e rilancia questo lungo periodo d'oro del neorealismo persiano.
Con un punto di vista quasi documentaristico, algido, Farhadi ci racconta una storia immersa nel suo contesto storico, politico e sociale, un piccola storia familiare che si evolve in un thriller drammatico,serrato ma naturale, intenso ed intriso delle emozioni dei suoi protagonisti.
Il film inizia con la separazione tra Nader e Simin. I 2 coniugi vivono a Teheran con una figlia di 11 anni e Simin vorrebbe lasciare l'Iran, la sua soffocante situazione politico-sociale, regalare una vita più libera a sua figlia ed alla sua famiglia. Nader, al contrario, vuole rimanere, vivere la sua lotta quotidiana, non abbandonare il padre malato di Alzheimer che necessita di lui e del suo aiuto. La separazione porterà Nader ad assumere Razieh, donna in stato di gravidanza e molto religiosa, per accudire al padre in sua assenza. Le vite di tutti loro verranno travolte da insicurezze, paure, bugie, complice una società che obbliga alla paura ed alle bugie..
Il film, nella sua naturalezza, nel suo narrare scarno, privo di colonna sonora, mantiene costantemente un ritmo serratissimo, quasi thriller, ricco di colpi di scena, di attenzione ai personaggi, alla storia.
E' assolutamente un episodio di grande cinema, con personaggi raccontati in maniera egregia, a tutto tondo, in maniera umana e mai giudicante... Nessuno è eroe, nessuno è cattivo, tutti sono umani, fragili, veri... ed in tutti ci si può immedesimare senza biasimarli.
Le azioni, i sentimenti, le paure, tutti narrati con delicatezza, attenzione, precisione, ma la cosa più sensazionale è che tutto emerge senza alcuna forzatura...
Un film assolutamente da vedere ed amare e che conferma Farhadi nel gotha del nuovo cinema.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a linus2k »
[ - ] lascia un commento a linus2k »
|
|
d'accordo? |
|
luis23
|
martedì 14 agosto 2012
|
una storia sui valori
|
|
|
|
Sono tante le scene in questo film che mettono in crisi uno spettatore come me. Vuoi perchè sono occidentale ma, sopratutto occidentale/italiano. E già: il nostro stato ne contiene un altro , quello del vaticano che è la dimora del cristianesimo, della religione. Ma quante differenze tra la nostra quotidianità e quella rappresentata in questo film. La vita che si svolge ogni giorno nel racconto di questa storia è intrisa di dio, famiglia e.. (neanche a farlo apposta) di un padre. Tutti questi ingredienti hanno funzionato meravigliosamente per la narrazione di questa storia. Ma il vero focus è il conflitto lacerante di una presunta bugia di uno dei "separandi", la bugia presunta di un uomo "perbene".
[+]
Sono tante le scene in questo film che mettono in crisi uno spettatore come me. Vuoi perchè sono occidentale ma, sopratutto occidentale/italiano. E già: il nostro stato ne contiene un altro , quello del vaticano che è la dimora del cristianesimo, della religione. Ma quante differenze tra la nostra quotidianità e quella rappresentata in questo film. La vita che si svolge ogni giorno nel racconto di questa storia è intrisa di dio, famiglia e.. (neanche a farlo apposta) di un padre. Tutti questi ingredienti hanno funzionato meravigliosamente per la narrazione di questa storia. Ma il vero focus è il conflitto lacerante di una presunta bugia di uno dei "separandi", la bugia presunta di un uomo "perbene". Per bene perchè per tutti era un uomo perbene e nulla fapensare che non sia così. Tutto ruota attorno a questa bugia e con questa scusa il regista ci fa scoprire le primordiali leve culturali di questi signori (iraniani per l'occasione). Ammetto che mi sono sentito molto povero di valori durante la visione del film. Il capolavoro è la scena finale in cui un uomo ed una donna distanti tra loro un solo metro, riescono a non parlarsi, a non guardarsi, a non comunicare nonostante tra loro ci sia solo una porta a vetri mezza aperta. Una scena che non riesco a descrivere ma che posso invitare tutti a vedere e, magari a rivedere. Una forza d'urto veramente speciale. Un grande film !!
[-]
|
|
[+] lascia un commento a luis23 »
[ - ] lascia un commento a luis23 »
|
|
d'accordo? |
|
zoom e controzoom
|
lunedì 31 ottobre 2011
|
stupisce trovare problematiche parallele ?
|
|
|
|
La struttura del film è molto più complessa di come appare ad una prima lettura e la tematica principale, non è il dramma per la separazione dei genitori, bensì la forza dirompente e imprevedibile di una dottrina. Se non fosse ambientato in Iran, la tematica della separazione sarebbe piuttosto comune e tutto avrebbe avuto un senso diverso. In questo contesto la storia ha tutti altri valori ed ogni personaggio è da ripesare.
Il regista, prepara in un episodio quasi insignificante la svolta finale - non quella tra i due genitori, ma quella della fede religiosa -, in modo molto sapiente lasciandolo intendere, costruito com'è, come episodio quasi fine a se stesso e non un evento che, nascondendo un'elissi temporale che ci fa ritrovare immediatamente nell'epilogo, fondamentale per una risoluzione possibile.
[+]
La struttura del film è molto più complessa di come appare ad una prima lettura e la tematica principale, non è il dramma per la separazione dei genitori, bensì la forza dirompente e imprevedibile di una dottrina. Se non fosse ambientato in Iran, la tematica della separazione sarebbe piuttosto comune e tutto avrebbe avuto un senso diverso. In questo contesto la storia ha tutti altri valori ed ogni personaggio è da ripesare.
Il regista, prepara in un episodio quasi insignificante la svolta finale - non quella tra i due genitori, ma quella della fede religiosa -, in modo molto sapiente lasciandolo intendere, costruito com'è, come episodio quasi fine a se stesso e non un evento che, nascondendo un'elissi temporale che ci fa ritrovare immediatamente nell'epilogo, fondamentale per una risoluzione possibile.Un modesto fatto, un accadimento che pare di colore, poi sarà fondamentale e a questo episodio il regista riesce a dare i giusti tempi renderlo leggero e contemporaneamente non farlo scomparire dalla memoria
Ogni protagonista ha la propria dose di ragione, immediatamente sconfessata dal sovrapporsi di quella dell'altro protagonista in questo dramma collettivo.
I personaggi si muovono in ambienti che perdono ogni importanza siano familiari che pubblici, tranne che per i luoghi dove è viva la precarietà della loro stessa esistenza : l'ospedale e il tribunale. In questi luoghi, la sovrafollazione ha la funzione soffocante dell'arredo umano, della persona oggetto in balia di altro. Che cosa li sostiene e li guida ? Non la problematica della figlia, ma altre parallele.
Unico piccolo neo : la ripresa a spalla molto disturbante in certi momenti.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a zoom e controzoom »
[ - ] lascia un commento a zoom e controzoom »
|
|
d'accordo? |
|
molenga
|
lunedì 20 febbraio 2012
|
castrante
|
|
|
|
Ottimo film in cui si narra un susseguirsi di drammi legati al tentativo di una donna di separarsi dal marito.
Siamo a Teheran ma per una volta il problema non è la teocrazia- benché, chiaramente, sia sempre presente sul capo dei protagonisti-: una donna non ne può più di vivere nella casa del marito dove tutti iritmi sono condizionati dal padre malato di alzheimer e chiede la separazione. L'uomo deve lavorare- entrambi appartengono a buone famiglie- e affida il padre a una siognora di basso ceto. Una sera, tornando a casa, la badante non è presente: è andata dal dottore e ha lasciato il vecchio da solo. quando si presenta viene cacciata, forse spintonata, forse cade per le scale: fatto sta che il giorno seguente è in ospedale, ha perso il bambino che aspettava.
[+]
Ottimo film in cui si narra un susseguirsi di drammi legati al tentativo di una donna di separarsi dal marito.
Siamo a Teheran ma per una volta il problema non è la teocrazia- benché, chiaramente, sia sempre presente sul capo dei protagonisti-: una donna non ne può più di vivere nella casa del marito dove tutti iritmi sono condizionati dal padre malato di alzheimer e chiede la separazione. L'uomo deve lavorare- entrambi appartengono a buone famiglie- e affida il padre a una siognora di basso ceto. Una sera, tornando a casa, la badante non è presente: è andata dal dottore e ha lasciato il vecchio da solo. quando si presenta viene cacciata, forse spintonata, forse cade per le scale: fatto sta che il giorno seguente è in ospedale, ha perso il bambino che aspettava. inizia una serie pirandelliana di accuse e controaccuse, che condurranno alla sconfitta di tutti.
Film molto bello, costipato e costipante, in cui nessuno riesce a portare a termine una sola azione senza un ripensamento, la paura è palpabile. Verrebbe da dire che le vittime sono gli innocenti, ma è difficile assegnare le colpe
[-]
|
|
[+] lascia un commento a molenga »
[ - ] lascia un commento a molenga »
|
|
d'accordo? |
|
olgadik
|
giovedì 17 novembre 2011
|
un drammatico spaccato della società iraniana
|
|
|
|
Distribuito dalla Sacher film, l’ultima fatica di Asghar Farhadi (della penultima About Elly parlammo a suo tempo) è una storia ambientata in Iran, ma soprattutto ci mette dinanzi a una serie di sentimenti, contraddizioni, problemi, definibili come universali. Per la cura attenta ai singoli individui e ai “fondamentali” di qualsiasi essere umano, non si discosta dal modo di narrare del regista, ma prende in esame uno spaccato di società inusuale per lui: la numerosa e agiata classe medio-borghese. Nel modo di vivere, abitare, comunicare, essa non appare molto diversa dalla nostra, eppure via via sfumature, zone d’ombra, contrasti tra ceti diversi, tra religione tradizionale ed esigenze di vivere più liberamente, convergono, insieme ad accorte metafore (per non allarmare la censura) a fornire un quadro molto complesso.
[+]
Distribuito dalla Sacher film, l’ultima fatica di Asghar Farhadi (della penultima About Elly parlammo a suo tempo) è una storia ambientata in Iran, ma soprattutto ci mette dinanzi a una serie di sentimenti, contraddizioni, problemi, definibili come universali. Per la cura attenta ai singoli individui e ai “fondamentali” di qualsiasi essere umano, non si discosta dal modo di narrare del regista, ma prende in esame uno spaccato di società inusuale per lui: la numerosa e agiata classe medio-borghese. Nel modo di vivere, abitare, comunicare, essa non appare molto diversa dalla nostra, eppure via via sfumature, zone d’ombra, contrasti tra ceti diversi, tra religione tradizionale ed esigenze di vivere più liberamente, convergono, insieme ad accorte metafore (per non allarmare la censura) a fornire un quadro molto complesso. Per rendere tale complessità, Farhadi si serve di vari elementi di linguaggio, usandoli in maniera da intersecarsi gli uni con gli altri. Il ritmo è spesso incalzante, quasi da thriller, con piccoli colpi di scena (vedi vicende in tribunale). In altre sequenze la macchina a mano entra nelle case e quasi ne fruga gli angoli, facendo intravedere la realtà che c’è dietro le porte socchiuse, simbolo della situazione politica, sottintesa senza che se ne parli. In altri momenti ancora il movimento della cinepresa è fluido e la fotografia si fa più moderna e lineare. Insomma sia la grammatica che i contenuti del film, esprimono l’impegno nell’analizzare a fondo ragioni e torti, emozioni e furberie, onestà e tentazioni disoneste dei vari personaggi. Tra di essi, tutti interpretati ottimamente e tali da attirare comunque simpatia, vorrei ricordare i due più indifesi. Mi riferisco alla figlia undicenne della coppia di separati con lo sguardo profondo e severo puntato sulla realtà, che giudica in silenzio ma con una forte richiesta etica ai genitori che ha scoperto fallibili. C’è poi la figlia piccolina dell’altra donna al centro del racconto nel ruolo della badante. La bimba, che sembra uscita dalla mano di un fumettista di classe per le sue fattezze ed espressioni, pronta a passare dalla curiosità tutta infantile allo smarrimento, è lì con i suoi occhi tondi e il visino somigliante a un punto interrogativo. Brunissima, spesso contornata dal suo foulard bianco e dalla veste rosa, rimane nella memoria più di un qualsiasi dialogo per quella interpretazione muta. Ma veniamo alla trama coinvolgente fin dalle prime scene. Una coppia, Simin la donna e Nader il marito, sta davanti al giudice per separarsi legalmente. La moglie vuole espatriare con i suoi per non vivere più “nelle circostanze di quel paese”, lui non si decide a partire per non abbandonare a se stesso un padre vecchio e malato di Alzheimer. L’altro personaggio femminile importante è Razieh. Proviene dal proletariato, è incinta ma non lo dice e lavora a casa di Nader come badante, di nascosto di un marito tradizionalista e religioso. Da questo punto in poi la storia delle due coppie si intreccia e fa nascere interrogativi sui singoli e sulla società, senza che il regista presuma di fornire facili risposte. Finale perciò aperto.
[-]
[+] brava....
(di francesco2)
[ - ] brava....
|
|
[+] lascia un commento a olgadik »
[ - ] lascia un commento a olgadik »
|
|
d'accordo? |
|
binda
|
venerdì 10 febbraio 2012
|
due solitudini
|
|
|
|
Due disperate solitidini a confronto
Nader stà per essere lasciato dalla moglie, ha un padre malato, una figlia adolescente.
La donna assunta è incinta, ha una figlia di 5 anni, un marito senza un lavoro, un mare di debiti.
E' un bel film che evidenzia i problemi di un paese imprigionante e prigioniero.
Nader non vuole divorziare ma non può partire, suo padre ha bisgno di lui.
Simin non vuole capire, lo lascia e torna da su madre.
Per assistere il padre, Nader è costretto ad assumere una donna. E' incinta, ha molti problemi e lavora all'insaputa del marito. Sul lavoro perde il bambino accidentalmente.
[+]
Due disperate solitidini a confronto
Nader stà per essere lasciato dalla moglie, ha un padre malato, una figlia adolescente.
La donna assunta è incinta, ha una figlia di 5 anni, un marito senza un lavoro, un mare di debiti.
E' un bel film che evidenzia i problemi di un paese imprigionante e prigioniero.
Nader non vuole divorziare ma non può partire, suo padre ha bisgno di lui.
Simin non vuole capire, lo lascia e torna da su madre.
Per assistere il padre, Nader è costretto ad assumere una donna. E' incinta, ha molti problemi e lavora all'insaputa del marito. Sul lavoro perde il bambino accidentalmente. Nader , non si sente colpevole, rischia la prigione ma vuole far valere onestamente le sue ragioni. Simin cerca di aiutarlo liquidando la cosa con un compromesso. La donna, profondamente religiosa, non può accettare.
Nader e Simin si ritrovano davanti al giudice con la figlia che sa con chi vuole stare ma a loro due non lo dice.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a binda »
[ - ] lascia un commento a binda »
|
|
d'accordo? |
|
andrea1974
|
martedì 3 gennaio 2017
|
una piccola storia per descrivere la grande storia
|
|
|
|
Film paradigmatico. La separazione è tra le emozioni e le scelte, gli sguardi e le tensioni del maschile e del femminile; la separazione è economica, tra una famiglia borghese e una famiglia ai limiti della povertà; la separazione è tra gli affetti familiari, tra un padre ridotto dall'Alzheimer e un desiderio di fuga all'estero; la separazione è tra un gesto inconsapevole e un gesto violento, tra verità e dichiarazione di falsità; la separazione è tra fede e risposta dell'uomo, l'incapacità a sentirsi sempre pienamente a posto davanti all'Assoluto; la separazione è tra buon senso e iter giudiziario; la separazione è in Iran, tra teocrazia e democrazia, in una metafora e in una breve storia che porta l'analogia di un'intero popolo.
[+]
Film paradigmatico. La separazione è tra le emozioni e le scelte, gli sguardi e le tensioni del maschile e del femminile; la separazione è economica, tra una famiglia borghese e una famiglia ai limiti della povertà; la separazione è tra gli affetti familiari, tra un padre ridotto dall'Alzheimer e un desiderio di fuga all'estero; la separazione è tra un gesto inconsapevole e un gesto violento, tra verità e dichiarazione di falsità; la separazione è tra fede e risposta dell'uomo, l'incapacità a sentirsi sempre pienamente a posto davanti all'Assoluto; la separazione è tra buon senso e iter giudiziario; la separazione è in Iran, tra teocrazia e democrazia, in una metafora e in una breve storia che porta l'analogia di un'intero popolo. Film straordinario, senza sbavature, lucido nelle emozioni, che lascia entrare lo spettatore e lo lascia libero, come l'adolescente nella scena finale, davanti a queste separazioni: che cosa deciderà?
[-]
|
|
[+] lascia un commento a andrea1974 »
[ - ] lascia un commento a andrea1974 »
|
|
d'accordo? |
|
luca scial�
|
giovedì 26 luglio 2012
|
l'iran tra tradizioni e modernità
|
|
|
|
Iran, giorni nostri. Simin vorrebbe lasciare l'Iran, ma il marito Nader non è d'accordo; neppure a farle portare con sé la figlia undicenne. Così i due avviano la separazione, la quale porta non pochi problemi alla vita quotidiana di Nader, che deve badare anche al padre malato di Alzheimer. Decide così di prendere una donna di servizio, ma di ritorno prima da lavoro trova il padre a terra e la donna fuori casa. S'infuria, anche perché non trova dei soldi che ritiene li abbia rubati lei. Dopo un acceso diverbio la donna cade dalle scale e da qui cominciano una serie di guai a colpi di accuse reciproche, minacce e cause giudiziarie.
Asghar Faradhi si è già fatto apprezzare per About Elly e si conferma con questo lungometraggio.
[+]
Iran, giorni nostri. Simin vorrebbe lasciare l'Iran, ma il marito Nader non è d'accordo; neppure a farle portare con sé la figlia undicenne. Così i due avviano la separazione, la quale porta non pochi problemi alla vita quotidiana di Nader, che deve badare anche al padre malato di Alzheimer. Decide così di prendere una donna di servizio, ma di ritorno prima da lavoro trova il padre a terra e la donna fuori casa. S'infuria, anche perché non trova dei soldi che ritiene li abbia rubati lei. Dopo un acceso diverbio la donna cade dalle scale e da qui cominciano una serie di guai a colpi di accuse reciproche, minacce e cause giudiziarie.
Asghar Faradhi si è già fatto apprezzare per About Elly e si conferma con questo lungometraggio. Il quale ci mostra un'Iran ancora conteso tra modernità e tradizione; tra religione e diritti civili. Il tutto visto con gli occhi di un'adolescente che sta crescendo in un Paese ancora culturalmente ibrido.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a luca scial� »
[ - ] lascia un commento a luca scial� »
|
|
d'accordo? |
|
jacopo b98
|
domenica 1 settembre 2013
|
il dramma di una famiglia ci racconta l'iran
|
|
|
|
In Iran Nader (Moaadi) e Simin (Hatami) decidono di divorziare poiché lei desidera partire dal paese, lui, per occuparsi di un padre malato d’Alzheimer, non vuole. La figlia Termeh (Farhadi) decide di rimanere con il padre, per impedire la partenza della madre. Nader assume una badante per il malato, la donna per andare da un ginecologo, dato che è incinta, lascia il padre di Nader solo in casa e lo lega al letto, quando il figlio torna trova il padre legato, se la prende con la donna e le dà una spinta. Lei perde il bambino e sia la famiglia della badante che quella di Nader è trascinata in un vortice giudiziario senza fondo. È stata colpa della spinta oppure no? Eccezionale prova registica di Farhadi (anche sceneggiatore e produttore) che ci racconta il suo paese, l’Iran, in un modo mai visto prima: il regista sviscera la società e la nazione intera e ci racconta una storia già di per sé bellissima e ben costruita, ma contemporaneamente ci dà un quadro totalmente diverso da quello che noi ci immaginiamo: non è così terribile la vita in Iran, è piuttosto normale, con i problemi di tutti i giorni.
[+]
In Iran Nader (Moaadi) e Simin (Hatami) decidono di divorziare poiché lei desidera partire dal paese, lui, per occuparsi di un padre malato d’Alzheimer, non vuole. La figlia Termeh (Farhadi) decide di rimanere con il padre, per impedire la partenza della madre. Nader assume una badante per il malato, la donna per andare da un ginecologo, dato che è incinta, lascia il padre di Nader solo in casa e lo lega al letto, quando il figlio torna trova il padre legato, se la prende con la donna e le dà una spinta. Lei perde il bambino e sia la famiglia della badante che quella di Nader è trascinata in un vortice giudiziario senza fondo. È stata colpa della spinta oppure no? Eccezionale prova registica di Farhadi (anche sceneggiatore e produttore) che ci racconta il suo paese, l’Iran, in un modo mai visto prima: il regista sviscera la società e la nazione intera e ci racconta una storia già di per sé bellissima e ben costruita, ma contemporaneamente ci dà un quadro totalmente diverso da quello che noi ci immaginiamo: non è così terribile la vita in Iran, è piuttosto normale, con i problemi di tutti i giorni. La visione è nuova e la freschezza della regia è l’ennesima prova del valore di un cinema purtroppo poco conosciuto da noi. Interpretato da due grandi interpreti, è una storia che oltrepassa il tempo e lo spazio per arrivare a dire qualcosa di più. E da un film su una famiglia si trasforma in un film sull’Iran, che si trasfigura diventando un film su una separazione, l’argomento chiave (causa) di tutte le vicende dell’opera. È un film che fa domande e dà poche risposte (come dimostra il finale aperto): è lo spettatore a doversi rispondere da solo (esempio: Nader è colpevole? No, probabilmente, ma ha mentito al giudice). Trionfo al Festival di Berlino: Orso d’Oro, Orso d’Argento al miglior attore e alla miglior attrice. Oscar, Golden Globe e numerosi premi internazionali al miglior film straniero.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a jacopo b98 »
[ - ] lascia un commento a jacopo b98 »
|
|
d'accordo? |
|
angelo umana
|
mercoledì 12 marzo 2014
|
ciò che vorrebbe la figlia
|
|
|
|
L’inquadratura che sembra racchiudere tutto il senso degli avvenimenti familiari raccontati nel film è quella finale: mentre già scorrono i titoli di coda la camera “osserva” i due genitori separandi, seduti l’una quasi di fronte all’altro nell’anticamera del giudice tutelare a cui, sola, la figlia adolescente della coppia dirà con quale dei due ha scelto di vivere. La donna lo guarda con insistenza, pare cercare un contatto, un ravvedimento da parte del marito il quale invece volge altrove lo sguardo cocciuto.
[+]
L’inquadratura che sembra racchiudere tutto il senso degli avvenimenti familiari raccontati nel film è quella finale: mentre già scorrono i titoli di coda la camera “osserva” i due genitori separandi, seduti l’una quasi di fronte all’altro nell’anticamera del giudice tutelare a cui, sola, la figlia adolescente della coppia dirà con quale dei due ha scelto di vivere. La donna lo guarda con insistenza, pare cercare un contatto, un ravvedimento da parte del marito il quale invece volge altrove lo sguardo cocciuto. Dopo tante beghe e liti – l’attenzione è tenuta viva durante tutto il film - si ha voglia di un gesto rappacificatore ma lui è accanito a restare nelle sue posizioni: vuole proseguire la lite con una coppia più povera, attribuisce alla cura di suo padre – preda dell’Alzheimer - il motivo di non volersi trasferire all’estero con moglie e figlia, ma pare venga suggerito che il maschio stia più comodo in Iran, anche se sono le donne a condurre il gioco anche un una società patriarcale. La bambina dal canto suo ha sempre chiesto ai suoi col silenzio di restare assieme.
Il regista ci ha introdotti – già lo fece con “About Elly” - a conoscere un po’ di più la società iraniana e per farlo costruisce delle vicende familiari in qualche modo complicate, drammatiche, che denunciano le pecche, i costumi imposti da una società teocratica, che sembra tarpare le ali a un modo di pensare più libero. Si temono disgrazie se si osa spergiurare sul Corano, è inammissibile che una donna frequenti la casa di un altro uomo se non accompagnata da suo marito oppure che essa possa vedere nudo un anziano malato (una scena così era in “Viaggio a Kandahar”, il medico che visitava la paziente da dietro una tenda). La vicenda familiare è pretesto per fornire uno spaccato della società iraniana: la moglie che chiede il divorzio dal marito lo fa perché lui non vuole seguirla all’estero dove lei ammette di cercare migliori condizioni di vita, ma una tale affermazione davanti al giudice conciliatore iraniano deve essere controproducente, nella scena la donna pare rischiare un’incriminazione d’ufficio.
La giustizia applicata in modo così diretto o sommario nei tribunali iraniani brulicanti d’anime viene resa quasi più attrattiva di quella nostra, che ha l’in-giustizia di tempi lunghissimi. Buon film, una storia avvincente e ottimamente interpretata.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a angelo umana »
[ - ] lascia un commento a angelo umana »
|
|
d'accordo? |
|
|