damagala
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giovedì 14 luglio 2011
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chi ascolta i doors ci sente.
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Noi. Chi, come me è stato iniziato alla musica del "Significato" da un gruppo che per me è letteralmente famigliare, sa o può sapere, come tutti, che i Doors rappresentano una pietra miliare della cultura tutta. La rivoluzione concettuale spinta attraverso le porte della percezione è stata per alcuni di noi lo specchio della decisione vitale di scegliere da quale parte della barricata stare, considerando onestà intellettuale ed "esistenziale". Sarò arrogante ma credo di poter dire che le tesi proposte, forse involontariamente da questo nome importante, sono ancora moderne ad oggi. La lezione sulla libertà dell'individuo di seguire la propria natura, qualunque essa sia. Senza giudizi. E questo individuo arriva ad essere eterno, propagandosi nell'etere digitale e nelle pieghe del nostro immaginario, dei nostri ricordi, è perchè no, della vita che potrebbe ancora vivere se fosse il Jim del deserto di "When you're a strange".
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Noi. Chi, come me è stato iniziato alla musica del "Significato" da un gruppo che per me è letteralmente famigliare, sa o può sapere, come tutti, che i Doors rappresentano una pietra miliare della cultura tutta. La rivoluzione concettuale spinta attraverso le porte della percezione è stata per alcuni di noi lo specchio della decisione vitale di scegliere da quale parte della barricata stare, considerando onestà intellettuale ed "esistenziale". Sarò arrogante ma credo di poter dire che le tesi proposte, forse involontariamente da questo nome importante, sono ancora moderne ad oggi. La lezione sulla libertà dell'individuo di seguire la propria natura, qualunque essa sia. Senza giudizi. E questo individuo arriva ad essere eterno, propagandosi nell'etere digitale e nelle pieghe del nostro immaginario, dei nostri ricordi, è perchè no, della vita che potrebbe ancora vivere se fosse il Jim del deserto di "When you're a strange". Apotropaico. Pensare di ricordare a chi sta crescendo adesso quale bellezza è legata al concetto di libertà intellettuale. L'illuminazione de La Feltrinelli funziona.
Voiceoverthetop: il doppiaggio è un'arte difficile e piena di insidie perchè la voce è allo scoperto ed è "a character", nel senso di "un carattere". Per un carattere che virò i cervelli del mondo, un carattere gemellato voto alla libertà di espressione, Morgan. Gli schemi non esistono, come non esistevano per i Doors. È tecnicamente bravo, intenso e, scusate... è un cantautore. Alle volte andar per logica è essenziale. Direi che non fa una piega!
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indreams
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martedì 12 luglio 2011
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al di là dell'indiscusso mito
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Jim sarà sempre Jim. Da qualsiasi prospettiva lo si guardi. sarà sempre lui a rubare la scena rendendo superfluo tutto ciò che gli sta intorno.Un personaggio a 360° che ancora una volta però è stato presentato solamente sotto l'aspetto dell'eccesso e della sregolatezza che tanto incantano ,giustamente,il pubblico giovanile. Però al di là delle solite informazioni colorite che ci vengono presentate, ancora una volta l'uomo che si nasconde dietro l'immagine della rock star non è stato approfondito un personaggio tanto interessante dovrebbe essere preso in considerazione dalla nascita, il suo sviluppo culturale, le sue scelte, le sue fonti d'ispirazione, le sue motivazioni,le sue visioni,le sue poesie,il suo amore,il senso di vuoto,il suo rapporto con lo sciamanesimo,la sua costante ricerca,il senso di insoddisfazione, dove sono?.
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Jim sarà sempre Jim. Da qualsiasi prospettiva lo si guardi. sarà sempre lui a rubare la scena rendendo superfluo tutto ciò che gli sta intorno.Un personaggio a 360° che ancora una volta però è stato presentato solamente sotto l'aspetto dell'eccesso e della sregolatezza che tanto incantano ,giustamente,il pubblico giovanile. Però al di là delle solite informazioni colorite che ci vengono presentate, ancora una volta l'uomo che si nasconde dietro l'immagine della rock star non è stato approfondito un personaggio tanto interessante dovrebbe essere preso in considerazione dalla nascita, il suo sviluppo culturale, le sue scelte, le sue fonti d'ispirazione, le sue motivazioni,le sue visioni,le sue poesie,il suo amore,il senso di vuoto,il suo rapporto con lo sciamanesimo,la sua costante ricerca,il senso di insoddisfazione, dove sono?. Solamente accennati, troppo poco per cercare di spiegarne l'essenza. A tal proposito a mio giudizio il film The Doors anche se "pompato" si avvicina maggiormente al cuore e alla mente tormentata di questa intramontabile icona.
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luana
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martedì 12 luglio 2011
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interessante
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Interessante documentario sociologico e biografico. Non viene dato spazio alle poesie, immagini e psicologia di Morrison ma questo sarebbe stato un altro film ancora. Fa riflettere anche su come il malessere profondo può trovare e fino a che punto, uno sbocco espressivo invece di rimanere del tutto imploso. Emergono l'autodistruttività estrema di Jim e il sapore di un'epoca in cui il personaggio coincideva con la persona, in una sincerità e autenticità "senza compromessi" ormai avulsa dalla nostra attualità. I Doors, J.Joplin e ci metto anche Lou Reed erano in ogni caso su un versante opposto ai Beatles e ai Rolling Stones quasi in un contrasto tra apollineo e dionisiaco. Da riflettere anche per capire come si crea e cosa si nasconde dietro un mito.
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byrne
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giovedì 17 ottobre 2013
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sepolto in piedi
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Giustizia, almeno in parte, è stata fatta. Laddove Oliver Stone aveva onorato, pur nel suo virtuosismo prettamente cinematografico, ogni stereotipo sul personaggio, Di Cillo riesce, pur col suo piglio documentaristico, a restituire a Morrison meriti e demeriti senza perdere una certa poetica di fondo. Sulla voce baritonale e appassionata di Johnny Depp scorre la storia dei Doors, in uno scorcio formidabile e agghiacciante del volto più sensazionale e sensazionalistico degli anii '60. Jim Morrison fu uno dei grandi irregolari dello scorso secolo, intellettuale e poeta preso in un mortale fuoco incrociato fra tragedia greca, ottocento dei maledetti e Baudelaire, Nietzsche, movimento beatnik, cinema europeo e blues.
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Giustizia, almeno in parte, è stata fatta. Laddove Oliver Stone aveva onorato, pur nel suo virtuosismo prettamente cinematografico, ogni stereotipo sul personaggio, Di Cillo riesce, pur col suo piglio documentaristico, a restituire a Morrison meriti e demeriti senza perdere una certa poetica di fondo. Sulla voce baritonale e appassionata di Johnny Depp scorre la storia dei Doors, in uno scorcio formidabile e agghiacciante del volto più sensazionale e sensazionalistico degli anii '60. Jim Morrison fu uno dei grandi irregolari dello scorso secolo, intellettuale e poeta preso in un mortale fuoco incrociato fra tragedia greca, ottocento dei maledetti e Baudelaire, Nietzsche, movimento beatnik, cinema europeo e blues. Solo per citare i più importanti numi tutelari dell'artista. Per veicolare un messaggio poetico personalissimo, che lo porrà per sempre nello scomodo e fraintendibile ruolo di contestatore, si affiderà al rock, al proprio istrionismo e alle doti teatrali, finendo per portare quella musica in ambienti teatrali quando non spiccatamente rituali ("sciamano" è un termine non di rado applicato a lui).
Nel far ciò, sarà inghiottito dall'immagine da Adone rivestito di pelle nera, finendo nei cuori delle ragazzine sceme come l'idolo di "Light my fire", "Hello, i Love you" e "Touch me". La qual cosa gli era insopportabile. La morte a Parigi lo stilizzerà definitivamente in una figura bidimensionale di leggenda affascinante e umbratile, mito e volgarità a braccetto. E Stone aveva colto proprio questo aspetto, per questo parlavo di stereotipo. Quest'operazione è qualcosa di più vicino al ritratto, nostalgico ma fedele, di un uomo complesso e di raro fulgore artistico.
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dandy
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giovedì 10 settembre 2015
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non molto incisivo.
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Girato per la serie TV "American Masters"(da noi trasmessa su SKY)un documentario scorrevole ed essenziale,che si limita a esporre fatti già noti.Per i fan niente di nuovo,per chi non conosce Morrison un ritratto solo parziale della sua poliedricissima personalità e delle sue sfaccettature,sia negative che positive.L'unica cosa inedita sono i frammenti di "HWY: An American Pastoral",film mai terminato del '69 di Paul Ferrara con Morrison protagonista.La musica e l'importanza dei testi delle canzoni dei Doors non vengono approfondite.Come pure la passione per la poesia.Tutta l'attenzione è focalizzata sul Jim Morrison artista maledetto e fuori dagli schemi.
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Girato per la serie TV "American Masters"(da noi trasmessa su SKY)un documentario scorrevole ed essenziale,che si limita a esporre fatti già noti.Per i fan niente di nuovo,per chi non conosce Morrison un ritratto solo parziale della sua poliedricissima personalità e delle sue sfaccettature,sia negative che positive.L'unica cosa inedita sono i frammenti di "HWY: An American Pastoral",film mai terminato del '69 di Paul Ferrara con Morrison protagonista.La musica e l'importanza dei testi delle canzoni dei Doors non vengono approfondite.Come pure la passione per la poesia.Tutta l'attenzione è focalizzata sul Jim Morrison artista maledetto e fuori dagli schemi.Le cause della morte sono esposte in modo sbrigativo,come pure è superficiale l'analisi dei drastici cambiamenti che attraversò la società americana dell'epoca(segregazione,guerra in Vietnam,gli omicidi dei Kennedy,Charles Manson).Un frammento apprezzabile di qualcosa di molto più vasto,che necessiterebbe almeno di 4-5 ore per essere esposto.Speriamo che un giorno qualche regista competente ci faccia questo favore.Il commento over di Johnny Depp è decisamente migliore di quello di Morgan per l'edizione italiana(i sottotitoli sarebbero andati benissimo,come sempre per questo tipo di documentari).
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