Grindhouse - A prova di morte |
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Un film di Quentin Tarantino.
Con Kurt Russell, Sydney Tamiia Poitier, Vanessa Ferlito, Jordan Ladd, Tracie Thoms.
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Titolo originale Grindhouse - Death Proof.
Horror,
durata 116 min.
- USA 2007.
uscita venerdì 1 giugno 2007.
- VM 14 -
MYMONETRO
Grindhouse - A prova di morte
valutazione media:
2,88
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Il manierismo alla Tarantinodi MelaniaFeedback: 0 |
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mercoledì 8 agosto 2007 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Sono lontani i tempi in cui il pulp scandalizzava i critici e i cinefili perbenisti. Tarantino, ed altri (pochi a dire il vero) hanno aperto l’era del trash che si fa cult. Death proof, si cala a fondo in questo discorso. Impone la domanda: “questa è roba di qualità o cinespazzatura?” Ognuno saprà trovare la sua risposta. A questo proposito solo una considerazione generale: se uno crea dei mostri così è un genio come il dott. Frankenstein o un folle (ma una cosa non esclude l'altra). Tornando al film, Death Proof è la metà di un girato colossal(e), per la durata, ideato e realizzato assieme al compagno di merende Robert Rodriguez, dal titolo Grindhouse (dal nome delle vecchie sale americane di serie b, dalle quali i perbenisti del cinema si tenevano alla larga). Dopo un’accoglienza tiepida si è deciso di separare i siamesi e farne due pellicole distinte. La metà di Tarantino non è un film che fa chiudere un occhio di fronte all’orrido, allo splatter, in cui il sangue rosso sgorga dal grande schermo e affoga il pubblico. Il ritmo certe volte un po’ fiacco (chissà poi se non è anche questa leziosa megalomania) lascia pensare che la versione combinata avrebbe reso meglio. Stilisticamente il significante nasconde il significato: conta solo la modalità descrittiva, la smania di dire e di mostrare qualcosa di impressionante. Tarantino sfodera tutte le sue manie di collezionista e di citazionista, in un film dedicato, dal primo all’ultimo frame, ai suoi fan e a se stesso. Al Tarantino appassionato dei B-movie, che si regala una storia da “guardoni”, in cui ci sono troppe belle donne, tutte assieme per poter azzardare un legame con la realtà, in cui si utilizzano i-pod e cellulari, ma i colori, le rigature, gli stessi salti di fotogramma sembrano quelli di un film degli anni ‘70 non troppo ben conservato. Buona visione a chi sa apprezzare, aspettando Rodriguez.
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