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Tornano le macchine al cinema

Negli ultimi 3 mesi l'automobile è stata la protagonista di ben 5 film.
di Gabriele Niola

La Chevrolet Camaro sul set del film Transformers 3 di Michael Bay.

domenica 3 luglio 2011 - News

Dice William Friedkin che l’inseguimento è la forma più pura di cinema perchè l’unica non replicabile dagli altri media narrativi. Negli ultimi tre mesi abbiamo visto arrivare al cinema ben cinque pellicole che avevano al centro l’automobile, pronte per inseguire in tre di essi (Drive Angry 3D, Fast & Furious 5 e il cannense Drive) e animate in due (Cars 2, Transformers 3).
Macchine che scappano dagli inferi, che trainano caveau, che scortano criminali, che indagano crimini internazionali e che sventano una possibile conquista del pianeta Terra. Tra tutti gli usi possibili l’auto sembra trovare la vera centralità cinematografica non tanto quando è effettivamente centrale (Transformers 3 o Cars 2) ma quando è supporto d’eccezione a uomini d’eccezione. Che trasporti Nicolas Cage e il suo parrucchino, il silenzioso driver o il team-Toretto, il cinema delle automobili, solitamente garanzia di velocità in tutti i sensi (per questo Refn che gira inseguimenti raggelati, in grado di rispettare i limiti di velocità cittadini, è un genio), rimane uno dei generi americani più puri.

L’auto come supporto
Circostanza curiosa quella che ha portato 5 film con le automobili a concentrarsi nel medesimo periodo, segno della riconquista della centralità dell’immaginario statunitense dell’auto, mezzo decisivo per l’emancipazione del secondo dopoguerra e per anni feticcio cinematografico, associato (come del resto anche la moto) ai valori di libertà, anticonformismo e destrezza.
Sarà stato Tarantino con il suo A prova di morte a riportare in auge il cinema su quattro ruote o sarà un fisiologico ritorno di certa azione anni ‘80, in cui la velocità era parte di un più grande culto dell’estetica (la Ferrari di Sonny Crockett in Miami Vice è la summa di tutto questo). Fatto sta che dei tre film in cui l’auto è un supporto, Fast & Furious 5 rappresenta la parte più tradizionale (un heist movie tutto iperboli e culto del motore), Drive Angry 3D quella più (velleitariamente) citazionista e Drive quella più d’avanguardia (l’auto fuori anonima e dentro potente come mezzo d’espressione di un uomo quasi muto apparentemente anonimo ma abilissimo).
Nel primo la destrezza nel guidare è ciò che dà la possibilità ai protagonisti di elevarsi sopra le altre persone ed essere, per l’appunto, protagonisti di una propria storia; nel secondo l’abilità nel guidare è parte delle caratteristiche del personaggio e segna (assieme ad altri elementi) il genere del film, ovvero la ricercatissima serie B; infine nel terzo l’abilità nel guidare è utilizzata come l’abilità nel suonare il pianoforte di Lezioni di piano, un modo per esprimersi anticonvenzionale e foriero delle atmosfere giuste per il genere.

L’auto come protagonista
Di segno opposto sono i due film in cui le macchine si animano. A modo loro giocano sull’immaginario tutto statunitense che etichetta ogni mezzo con una personalità e un carattere. L’auto italiana è un italiano con carattere italoamericano in entrambi i film (la Formula 1 o le 500 di Cars 2 e la Ferrari di Transformers 3), la Camaro è l’auto giovane, la jeep il militare, il camion il re della strada e via dicendo.
E se in Cars 2 le auto si sfidano ad una gara di velocità, riconoscendo come il loro specifico rimanga l’essere veloci e performanti su un tracciato, in Transformers 3 il terreno su cui si misurano invece è quello della forza e della violenza pura.
Nel film di Bay le auto sono spesso creature antropomorfe ma non per questo il culto delle quattroruote rimane esterno. Il protagonista soffre per il fatto di dover guidare un macinino, mentre di contro la sua ragazza più bella e riuscita professionalmente ottiene una macchina sportiva come segno del suo successo.
Eppure più le automobili diventano protagoniste assolute, ricevendo il beneficio di una personalità, di battute e di momenti esclusivi, più si snaturano. Era certamente più protagonista Christine la macchina infernale senza dire una parola (ma con un carattere da vera donna), che le auto con gli occhi grandi della Pixar, le quali più parlano più perdono appeal per quello che sono e si trasformano in qualcos’altro. Spie, campioni di automobilismo, imbranati o alieni, l’auto al cinema sembra riuscire ad essere se stessa solo quando è al servizio dell’uomo. Se invece conquista il proscenio deve diventare a sua volta “uomo”, assorbirne le caratteristiche fondamentali e gradualmente perdere le proprie.

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