stefano capasso
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sabato 7 settembre 2019
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la necessità di spezzare i vincoli famigliari
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In una casa della campagna del nord della Francia vivono Pascale e i suoi due figli gemelli Thierry e Francois, gemelli eterozigoti. I tre vivono in un mondo a parte, caratterizzato da un forte legame, a tratti morboso, che li mantiene tutti in uno stato di adolescenza, nonostante i due ragazzi abbiano venti anni. Ogni tanto appare il padre, verso il quale Pascale, ormai divorziata da tempo, nutre ancora una forte animosità. Le cose cambiano quando la donna si innamora di un vicino e progetta di vendere la casa.
Joachim Lafosse sceglie di mantenere la sua macchina da presa immobile sulle scene che si succedono per almeno due terzi del film; è l’immobilità che rappresenta la situazione del nucleo famigliare, incapace di evolvere e separarsi per fare emergere le singole individualità.
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In una casa della campagna del nord della Francia vivono Pascale e i suoi due figli gemelli Thierry e Francois, gemelli eterozigoti. I tre vivono in un mondo a parte, caratterizzato da un forte legame, a tratti morboso, che li mantiene tutti in uno stato di adolescenza, nonostante i due ragazzi abbiano venti anni. Ogni tanto appare il padre, verso il quale Pascale, ormai divorziata da tempo, nutre ancora una forte animosità. Le cose cambiano quando la donna si innamora di un vicino e progetta di vendere la casa.
Joachim Lafosse sceglie di mantenere la sua macchina da presa immobile sulle scene che si succedono per almeno due terzi del film; è l’immobilità che rappresenta la situazione del nucleo famigliare, incapace di evolvere e separarsi per fare emergere le singole individualità. Il rapporto tra i tre protagonisti è caratterizzato da una certa ambiguità di fondo che ha la funzione di mantenere tutti perennemente legati tra loro. L’elemento nuovo che arriva a rompere l’equilibrio è l’innamoramento della madre che la porta a cercare qualcosa di diverso. Spezzato in modo drammatico l’equilibrio, ognuno dovrà fare i conti con se stesso, a cominciare dalla coppia dei genitori che simbolicamente si ritrova a raccogliere i cocci di quello che è stato il fallimento del loro matrimonio. La macchina da presa riprende a muoversi a accompagni i protagonisti nell’espressione di nuovi bisogni. Un film che è quasi un Kammerspiel, in cui il regista, gemello anch’egli, ricostruisce e trasmette il senso di oppressione misto ad incoscienza giovanile che genera una situazione così strettamente vincolante
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suomii
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domenica 22 agosto 2010
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la proprietà è lì dove sta il tuo cuore.
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Una macchina, sulle note vibranti del violino, si allontana dalla grande proprietà che, lentamente,
sparisce dietro la curva, sostituita dal paesaggio verde e grigio della campagna belga.
L'ultima scena chiude il cerchio del film, iniziato con la dedica inziale "a nos limites" (ai nostri limiti),
per raccontare come gli oggetti, i possedimenti diventino molto spesso i catalizzatori di battaglie che
nascono prima all'interno, nei cuori.
Pascale è la madre divorziata di Thierry e Francois (Jérémie e Yannik Renier), due gemelli venticinquenni
non ancora emersi dall'adolescenza.
Dopo anni di responsabilità familiari avvertite come un sacrificio, complice l'innamoramento con Jan,
Pascale inzia a progettare di vendere la casa che le è stata lasciata dall'ex-marito Luc e dove sono
cresciuti i suoi figli per aprire un agriturismo.
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Una macchina, sulle note vibranti del violino, si allontana dalla grande proprietà che, lentamente,
sparisce dietro la curva, sostituita dal paesaggio verde e grigio della campagna belga.
L'ultima scena chiude il cerchio del film, iniziato con la dedica inziale "a nos limites" (ai nostri limiti),
per raccontare come gli oggetti, i possedimenti diventino molto spesso i catalizzatori di battaglie che
nascono prima all'interno, nei cuori.
Pascale è la madre divorziata di Thierry e Francois (Jérémie e Yannik Renier), due gemelli venticinquenni
non ancora emersi dall'adolescenza.
Dopo anni di responsabilità familiari avvertite come un sacrificio, complice l'innamoramento con Jan,
Pascale inzia a progettare di vendere la casa che le è stata lasciata dall'ex-marito Luc e dove sono
cresciuti i suoi figli per aprire un agriturismo.
Da una sensazione di fastidio per quella che può apparire una scelta egoistica della madre, soprattutto
perchè sottolineata dai continui commenti offensivi di Thierry il quale riproduce distortamente gli atteggiamenti
paterni, lentamente si arriva ad apprezzare lo sforzo di Pascale di costruire, attraverso la ricerca della propria
autonomia dalle dinamiche familiari alterate, anche l'indipendenza dei propri figli.
Il conflitto tra Thierry e Pascale, supportata dal più "materno" Francois, nel momento in cui la madre uscirà
fuori dalla scena, diventerà quello del fratello contro il fratello.
Per cose apparentementi minori: la moto presa senza chiedere il permesso, il modo di mangiare, una battuta.
Isabelle Huppert porta in scena una madre sul cui viso traspare stanchezza, mista ad una sorta di rilassetezza emotiva.
Non c'è dialogo tra la madre e i figli: alcuni atteggiamenti ambigui di Pascale anzi la espongono ai commenti sempre più
malevoli di Thierry sulla sua vita sessuale. Ma comunque, con la sua presenza, resta il fragile collante che tiene unita la famiglia.
Il padre Luc, interpretato da Patrick Descamps, una figura fisicamente imponente, è moralmente assente dalla vita dei figli,
eccetto per il sostentamento economico, paletto a cui si aggrappa per le sue rivendicazoni.
Il regista, Joachim Lafosse, resta sobrio e non ingombrante per dare risalto alla narrazione di dinamiche familiari le quali
richiedono sempre uno sforzo di interpretazione profonda: sono quelle catene che tutti conosciamo, un misto di sofferenza
e di interessi personali, dalle quali ci sentiamo legati e dalle quali proviamo a liberarci, con goffi e violenti tentativi, che
sortiscono l'effetto solo di restringerle più forti.
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mary
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lunedì 6 ottobre 2008
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un film prosaico e deprimente
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..con scene troppo ripetute. La storia è calcata sullo squallido e sul triste, senza un vero finale...Pesante.
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raffaele palazzo
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giovedì 24 gennaio 2008
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proprietà privata
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Decisamente un film importantissimo dal punto di vista sociale e famigliare che parte come riflessione sulla modernità della nuova famiglia e sulle problematiche derivanti anche se in minor parte il precariato.
Come mai ora più che mai i figli si stabiliscono nella casa dei genitori per andarsene magari a trenta anni o ancora dopo. L'impossibilità di due figli che dopo un divorzio vivono in simbiosi con la madre sviluppando un rapporto strano e contorto ma non eccessivamente malato che sfocia nel momento in cui la casa in cui tutti e tre vivono stà per essere venduta.
Dalla divisione alla rinascita che tanto La Fosse vuole comunicare.
Nel film innanzitutto va detto che il cast decide sull'esito del film è la Huppert così come Jeremie Renier sono attori bravissimi che riescono a riflettere con le loro espressioni i sentimenti e le emozioni forti,vive e intense che si respira all'interno della casa.
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Decisamente un film importantissimo dal punto di vista sociale e famigliare che parte come riflessione sulla modernità della nuova famiglia e sulle problematiche derivanti anche se in minor parte il precariato.
Come mai ora più che mai i figli si stabiliscono nella casa dei genitori per andarsene magari a trenta anni o ancora dopo. L'impossibilità di due figli che dopo un divorzio vivono in simbiosi con la madre sviluppando un rapporto strano e contorto ma non eccessivamente malato che sfocia nel momento in cui la casa in cui tutti e tre vivono stà per essere venduta.
Dalla divisione alla rinascita che tanto La Fosse vuole comunicare.
Nel film innanzitutto va detto che il cast decide sull'esito del film è la Huppert così come Jeremie Renier sono attori bravissimi che riescono a riflettere con le loro espressioni i sentimenti e le emozioni forti,vive e intense che si respira all'interno della casa.
Un film struggente come quasi sempre ci mostra la Huppert in stato di grazia portatrice di un certo cinema di indiscutibile qualità.
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thomber
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mercoledì 25 luglio 2007
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storia di una disfatta
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Ennesima storia di un disastro familiare. Ben difficilmente i cocci potranno ritornare al loro posto. La tragedia finale porterà forse un po' di lucidità in quelle coscienze obnubilate dall'egoismo, dall'astio e dall'incomprensione, tuttavia nulla di buono ne deriverà, dato il vuoto interiore e l'imbarbarimento affettivo-sentimentale dei personaggi. Il film vuole essere un atto d'accusa nei confronti di due genitori tendenti a sottrarsi alle loro responsabilità, incapaci di porsi come educatori e di provare un affetto spontaneo e profondo per i figli i quali (è detto esplicitamente nel film)sono d'impaccio, ostacoli importuni alla realizzazione dei progetti della madre. Anche il padre, forse per rancore nei confronti dell'ex-moglie, è indifferente alla sorte dei figli grandi, ai quali, peraltro, non lesina il denaro.
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Ennesima storia di un disastro familiare. Ben difficilmente i cocci potranno ritornare al loro posto. La tragedia finale porterà forse un po' di lucidità in quelle coscienze obnubilate dall'egoismo, dall'astio e dall'incomprensione, tuttavia nulla di buono ne deriverà, dato il vuoto interiore e l'imbarbarimento affettivo-sentimentale dei personaggi. Il film vuole essere un atto d'accusa nei confronti di due genitori tendenti a sottrarsi alle loro responsabilità, incapaci di porsi come educatori e di provare un affetto spontaneo e profondo per i figli i quali (è detto esplicitamente nel film)sono d'impaccio, ostacoli importuni alla realizzazione dei progetti della madre. Anche il padre, forse per rancore nei confronti dell'ex-moglie, è indifferente alla sorte dei figli grandi, ai quali, peraltro, non lesina il denaro. La fuga finale dalla casa di famiglia,(originalissima questa ripresa) vero luogo di orrore, e più nessuna notizia dei personaggi, è quasi un viaggio verso la pazzia, lontano da una realtà spaventosa, troppo dura da affrontare.
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gabry
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venerdì 23 marzo 2007
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squallore familiare
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Francamente non trovo tutto questo tripudio annunciato dalla critica. A me è sembrato un mero alternarsi di pasti e litigate, con una madre in esaurimento, un padre distributore di soldi, un amico della madre vigliacco ed apparentemente zelante. E, meraviglia delle meraviglie, due fratelli un po' tonti che stanno ancora a ricasco della mamma come due pesi morti. E uno dei due (Thierry) si permette pure di apostrofare la madre come puttana e di fare il "macho" della situazione, per poi scappare quando teme di aver ucciso il fratello (ma, alla fine, vive o muore?). Insomma, è un film scollato senza eccessiva psicologia se non quella della quotidianità banale. Mi aspettavo di più, soprattutto vista la presenzad ella Huppert.
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(di darko)
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martina bady
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martedì 20 marzo 2007
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cose private
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Un tripudio di proprietà inviolabili:dalla casa di famiglia,una perla solitaria di pietra viva soffocata dai rampicanti,che i ragazzi non sono disposti a vendere,contrariamente alle aspettative della madre,alla vita privata di Pascale,che non vuole condividere con nessuno a prezzo di esacerabanti silenzi,fino all'estremo dolore,che la Famiglia vuole elaborare indisturbata da tutto e da tutti.
L'intreccio del film,come le nervature di una foresta incolta,si fonde panicamente con la natura,una campagna dai lugubri tinteggi che assomiglia ad una distesa di salici piangenti.La casa della discordia proietta ombre sinistre,alimenta le incomprensioni tra figli e madre,ben s'armonizza con la sviolinata finale,un lacerante strazio di corde nei troppi vuoti di senso e parole.
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Un tripudio di proprietà inviolabili:dalla casa di famiglia,una perla solitaria di pietra viva soffocata dai rampicanti,che i ragazzi non sono disposti a vendere,contrariamente alle aspettative della madre,alla vita privata di Pascale,che non vuole condividere con nessuno a prezzo di esacerabanti silenzi,fino all'estremo dolore,che la Famiglia vuole elaborare indisturbata da tutto e da tutti.
L'intreccio del film,come le nervature di una foresta incolta,si fonde panicamente con la natura,una campagna dai lugubri tinteggi che assomiglia ad una distesa di salici piangenti.La casa della discordia proietta ombre sinistre,alimenta le incomprensioni tra figli e madre,ben s'armonizza con la sviolinata finale,un lacerante strazio di corde nei troppi vuoti di senso e parole.
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isabella
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lunedì 19 marzo 2007
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i valori della famiglia
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Film bellissimo, coinvolgente, tiene desta l'attenzione dall'inizio alla fine pur non essendo un film d'azione
Per me la figura più positiva è il figlio ribelle che è l'unico che dice quello che va detto e vede quel che c'è da vedere e cioè due genitori egoisti : il padre la risolve con delle mance e la madre pensa solo a se stessa, non si comporta da madre: fredda e distaccata, si mette sul loro stesso piano e non ha mai un gesto d'affetto , pensa solo alla sua realizzazione personale, mentre i figli non hanno neanche un mezzo di trasporto per svolgere le più elementari attività. Se non fosse per le scene di sesso questo film dovrebbe essere proiettato nelle parrocchie perchè più di ogni altro trasmette i valori della famiglia e le conseguenze quando essi mancano.
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Film bellissimo, coinvolgente, tiene desta l'attenzione dall'inizio alla fine pur non essendo un film d'azione
Per me la figura più positiva è il figlio ribelle che è l'unico che dice quello che va detto e vede quel che c'è da vedere e cioè due genitori egoisti : il padre la risolve con delle mance e la madre pensa solo a se stessa, non si comporta da madre: fredda e distaccata, si mette sul loro stesso piano e non ha mai un gesto d'affetto , pensa solo alla sua realizzazione personale, mentre i figli non hanno neanche un mezzo di trasporto per svolgere le più elementari attività. Se non fosse per le scene di sesso questo film dovrebbe essere proiettato nelle parrocchie perchè più di ogni altro trasmette i valori della famiglia e le conseguenze quando essi mancano.
Ci sarebbero mille altre cose da dire perchè è un film che da molti spunti, ma questo è quello che mi è venuto in mente per prima.
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[+] mal interpreti
(di darko)
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andrea
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domenica 18 marzo 2007
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consigliato
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Film estremamente interessante e ben fatto (stile Haneke/Dardenne) sul tema della famiglia, recitato da una Isabelle Huppert strepitosa come sempre...
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