Il codice Da Vinci

Un'americanata delle tante, che gli USA ci propinano da quando è nato il cinema: business, business, business, e nient'altro che business. Non molti anni fa "2001: Odissea nello spazio", poi "Titanic", ora "Il codice da Vinci", e domani? Ma i dollari non bastano, a fare bei film: dove li mettiamo i capolavori francesi, italiani, inglesi? Gioielli come "Amarcord"? I grandi temi intimisti di Fellini: perché il Grande non fece mai un inseguimento in macchina, un'esplosione di un'autobotte carica di propano, una sparatoria fra gang rivali con diciotto morti? Il film è spettacolo mozzafiato computerizzato? Allora viva la produzione USA! Il cinema è intelligenza, buongusto, arte, cioè l'espressione migliore del miglior cervello umano? Allora viva il film italiano o francesce o inglese! Il cinema è semplice documentario con mille addetti ai computer, alle tecnologie più avanzate, alle riprese spetacolari mozzafiato, ai furboni del marketing dello spettacolo, ai furbissimi venditori di fumo e produttori di film adatti a spiriti sempliciotti facili vittime di emozioni epiteliali (vedasi il grande Tognazzi ne "I mostri" di Risi, quando guarda la tivù cornuto e contento)? Allora viva il film USA! E beccatevi "Il Codice da Vinci"!... contenti voi!...