noisemaker_85
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lunedì 11 settembre 2006
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cosi bello che sarà dimenticato
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Thank you for smocking appartiene a una branca di film condannati ad essere snobbati dalla maggiorparte della gente, perchè talmente geniali da non essere compresi o addirittura fraintesi.
Thank You For Smocking, God Of War (Film sublime) e addirittura anche Trainspotting, trattano i problemi che affliggono la nostra società senza attaccare nessuno, senza dare un parere positivo o negativo, ma semplicemente mostrando dei fatti, raccontanto una storia.
Non capisco chi pretende che questi registi infieriscano su questi problemi... si sa bene che il fumo uccide, cosi come le armi (Lord of War) e la droga (Trainspotting), ognuno deve maturare uan sua precisa opinione, senza essere guidato da nessuno, questo è il modo corretto di capire e di riflettere secondo me.
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Thank you for smocking appartiene a una branca di film condannati ad essere snobbati dalla maggiorparte della gente, perchè talmente geniali da non essere compresi o addirittura fraintesi.
Thank You For Smocking, God Of War (Film sublime) e addirittura anche Trainspotting, trattano i problemi che affliggono la nostra società senza attaccare nessuno, senza dare un parere positivo o negativo, ma semplicemente mostrando dei fatti, raccontanto una storia.
Non capisco chi pretende che questi registi infieriscano su questi problemi... si sa bene che il fumo uccide, cosi come le armi (Lord of War) e la droga (Trainspotting), ognuno deve maturare uan sua precisa opinione, senza essere guidato da nessuno, questo è il modo corretto di capire e di riflettere secondo me.
Detto questo questo Thank You For Smoking è a mio dire uno dei migliori film degli ultimi anni, scorre felicemente dall'inizio alla fine, senza punti noiosi, vanta attori all'altezza (un Aaron Eckhart cosi non l'avevo mai visto) e soprattutto parla di un problema serio ambientato in un mondo realistico, un mondo dove un uomo (per anni icona visiva di una marca di sigarette), malato terminale di tumore accetta, nonostante l'odio profondo, una montagna di soldi dalla stessa gente che gli ha procurato la morte certa purchè non denunci tutto alla stampa, un mondo dove non ci sono buoni o cattivi, perchè per tutto il film non si ha mai veramente la certezza di aver individuato il cattivo.
Concludendo un film che tratta un tema serio in modo serio, ma che rimane una commedia. Se non volete vederlo al cinema o non avete fatto in tempo non preoccupatevi, come dicevo all'inizio questo genere di film è snobbato e poco considerato (basti pensare che al Cineland di roma il 6 settembre gia era stato tolto), quindi tra meno di 2 mesi si troverà in affitto, proprio come è stato per Lord Of War, passato quasi immediatamente dal grande schermo in DVD.
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alecs!?
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sabato 15 marzo 2008
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il film delle controindicazioni...
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Tank you for smoking non parla di fumo, o meglio, non solo di fumo, ma di tutte quelle contraddizioni e controindicazioni che popolano e animano l'America...ma anche queste sono fatte di fumo!
Il senatore che tanto ardentemente avversa l'operato di Nick Naylor, infatti, non è mosso da sensibilità nei confronti dei deboli o degli sfruttati, fosse questo gli basterebbe arringare le folle contro le malefatte delle multinazionali produttrici di abbigliamento o altro; non è mosso da sensibilità salutista, il suo non è affatto un animo nobile, lo dimostra il disprezzo con cui tratta il suo assistente (a telecamere spente); il senatore è solo e soltanto all'inseguimento di un'onda facile da cavalcare per ottenerne fama e potere: d'altronde dei danni del fumo chi non è informato?
E così i ruol
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Tank you for smoking non parla di fumo, o meglio, non solo di fumo, ma di tutte quelle contraddizioni e controindicazioni che popolano e animano l'America...ma anche queste sono fatte di fumo!
Il senatore che tanto ardentemente avversa l'operato di Nick Naylor, infatti, non è mosso da sensibilità nei confronti dei deboli o degli sfruttati, fosse questo gli basterebbe arringare le folle contro le malefatte delle multinazionali produttrici di abbigliamento o altro; non è mosso da sensibilità salutista, il suo non è affatto un animo nobile, lo dimostra il disprezzo con cui tratta il suo assistente (a telecamere spente); il senatore è solo e soltanto all'inseguimento di un'onda facile da cavalcare per ottenerne fama e potere: d'altronde dei danni del fumo chi non è informato?
E così i ruoli si invertono, sin dall'inizio noi siamo attratti dall'astuto operato del paladino del tabacco (e chi l'avrebbe mai detto), a cui si può imputare certo la disinformazione, l'arroganza, finanche l'ipocrisia, ma non gli si può negare quel tanto di "umano" che dimostra di avere; quel lato umano e sbagliato ci affascina, ci compiace; svuotato com'è di morale e privo di falsa retorica lascia più spazio all'inventiva, all'ironia, al gusto della "transazione", dove la dialettia si sposta dal giusto e sbagliato, dal vero e falso, al non senso, all'assurdo!
Le contraddizioni muovono l'America, e se si innalzano inni contro il tabacco, l'acool, le armi e la guerra, è per coprire con più vigore il vuoto che vi sta sotto, non ci si accorge così che quel tabacco, quell'acool e quella guerra sono il motivo e la giustificazione stessa del dominio e della ricchezza della nazione; e come ci si può lamentare della fonte di quella che loro chiamano libertà, ma che altri definirebbero schiavitù?
Nick sta dalla parte del potente, è arrivista e dissimulatore, un antieroe, ma ciò che più ci piace è che non finge di essere diverso, che non nasconde le sue intenzioni, né le sue armi, solo le usa come meglio sa e come meglio non potrebbe fare; così anche sfrutta i momenti di difficoltà per piccare più alto il volo, adopera ogni mezzo, si insinua in ogni spazio, in ogni piccola crepa o cedimento, quasi come un verme, ma Nick non è propriamente un verme, Nick è un vincente!
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(di exitplanetdust)
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cosmixo
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martedì 7 agosto 2007
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il tabacco non c'entra nulla
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Come accade spesso il trailer può convincere ad andare a vedere un film piuttosto che un altro. Per un trailer essere convincente è un (gran) passo per portarti al cinema. E finalmente (dopo recenti delusioni) mi ha portato a vedere un film degno d'essere visto e apprezzato.
Il film va al di là della tematica del fumo. Si parte dal tabacco per parlare di libertà e di retorica. Di libera scelta e Stato (con la lettera maiuscola) socialmente (troppo?!) interventista.
E così la figura del piccolo figlio del protagonista si impregna di un qualche significato più grande.
Siamo o no nella possibilità di conoscere gli effetti di un nostro comportamento? Dobbiamo o no prenderci la responsabilità per le nostre azioni? Siamo o no in condizione di scegliere cosa meglio per noi?
Tutto questo condito da una sceneggiatura senz'altro intelligente, che fa riflettere, ironica e (per qualcuno) cinica.
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Come accade spesso il trailer può convincere ad andare a vedere un film piuttosto che un altro. Per un trailer essere convincente è un (gran) passo per portarti al cinema. E finalmente (dopo recenti delusioni) mi ha portato a vedere un film degno d'essere visto e apprezzato.
Il film va al di là della tematica del fumo. Si parte dal tabacco per parlare di libertà e di retorica. Di libera scelta e Stato (con la lettera maiuscola) socialmente (troppo?!) interventista.
E così la figura del piccolo figlio del protagonista si impregna di un qualche significato più grande.
Siamo o no nella possibilità di conoscere gli effetti di un nostro comportamento? Dobbiamo o no prenderci la responsabilità per le nostre azioni? Siamo o no in condizione di scegliere cosa meglio per noi?
Tutto questo condito da una sceneggiatura senz'altro intelligente, che fa riflettere, ironica e (per qualcuno) cinica. Un film che si vede col sorriso sulle labbra, fa storcere le labbra, (s)muove le teste e ci mette di fronte alla realtà.
Tutto e il contrario di tutto. Tutto si afferma e tutto si nega. Forse qualche (voluta) esagerazione. Ma tutto ci sta e tutto è al suo posto.
Una commedia convincente e che non ti fa pentire di averla scelta. Qualcuno prenda spunto.
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fabrizio cirnigliaro
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sabato 20 novembre 2010
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tutti quanti hanno un mutuo da pagare
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L’ironia è una delle componenti principali della pellicola, il ritmo è serrato e le gag non mancano, come non mancano le battute al vetriolo e political incorrect ll film è incentrato sulle vicende di Nick Naylor (Aaron Eckhart), un cinico lobbista che si batte per la difesa dei produttori di sigarette. Lui viene pagato per parlare, o meglio per manipolare, filtrare la verità con l’utilizzo della parola. E’ il paladino della causa tabagista, le cui corporazioni di questo settore sono responsabili di 1200 morti al giorno e lui si difende sostenendo che “attuo un controllo demografico”. Nick incontra spesso in un bar un lobbista dell’industria delle armi e la portavoce di un gruppo dell’industria degli alcolici.
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L’ironia è una delle componenti principali della pellicola, il ritmo è serrato e le gag non mancano, come non mancano le battute al vetriolo e political incorrect ll film è incentrato sulle vicende di Nick Naylor (Aaron Eckhart), un cinico lobbista che si batte per la difesa dei produttori di sigarette. Lui viene pagato per parlare, o meglio per manipolare, filtrare la verità con l’utilizzo della parola. E’ il paladino della causa tabagista, le cui corporazioni di questo settore sono responsabili di 1200 morti al giorno e lui si difende sostenendo che “attuo un controllo demografico”. Nick incontra spesso in un bar un lobbista dell’industria delle armi e la portavoce di un gruppo dell’industria degli alcolici. Insieme formano il gruppo MDM (Mercanti di morte) e seduti ad un tavolo discutono, fra le altre cose, su chi abbia fatto più morti. La sua carriera professionale sembra non subire flessioni, nonostante le tendenze dell’epoca, le campagne anti-fumo, il calo delle vendite, i divieti sempre più diffusi. Nella vita privata invece Nick non riesce a stabilire un equilibrio. Separato dalla moglie, sente il dovere di educare il figlio secondo i propri “valori”, le cose in cui lui profondamente crede: la dialettica e le argomentazioni. Il ruolo di “avvocato del diavolo” provocherà lo scontro col senatore Finistirre (William H. Macy) che ha fatto della campagna contro il fumo la propria crociata elettorale. Un politico che, pur di vincere il dibattito televisivo contro il lobbista, esorta il collaboratore a portare “malati di cancro che non hanno speranze quando vanno in tv, non gente che poi guarisce!” Questo personaggio, insieme al vecchio volto della Marlboro gravemente malato, che accetta una valigia pieni di dollari per non denunciare gli ex datori di lavoro, permettono di non classificare i protagonisti della storia fra buoni e cattivi. Tutti ricorrono a metodi scorretti per ottenere più potere, per rafforzare le proprie posizioni. Anche la giornalista Heather Halloway (Katie Holmes) che scrive l’articolo con cui smaschera chi si cela dietro il sorriso di Nick Naylor. Tutti hanno un mutuo da pagare e una moralità flessibile che consente di superare i problemi di coscienza. Non era intenzione di Reitman condannare o giustificare i fumatori. Nella pellicola non si vede nessuna sigaretta accesa a parte quella fumata da John Wayne in un vecchio film di guerra. Negli States questa categoria ormai è ghettizzata, ma anche in Italia non si scherza. In alcune città del belpaese hanno iniziato a vietare di fumare anche nei parchi pubblici. Poco importa che il numero di morti per problemi legati al peso e a malattie alimentari supererà presto quello legati al tabagismo, adesso questa “caccia alle streghe “ porta consensi politici, questa scelta paga. Tanto anche se il numero di fumatori in occidente è in ribasso ci pensano nazioni come la Cina a compensare i mancati introiti di queste multinazionali. Come dice il capo di Nick in una scena del film, riuscire a vendere sigarette è fin troppo facile “Noi non vendiamo TicTac porca vacca. Vendiamo sigarette. Sono fiche, disponibili e danno assuefazione. Il lavoro è praticamente già fatto.” I lobbisti ci sono in tutti i settori, automobilistico, farmaceutico,alimentare, bancario, sono tutti “venditori” carismatici, sono delle belle presenze nei salotti televisivi, hanno un’ottima dialettica, un bel sorriso, ma tutti hanno un mutuo da pagare.
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paolo pizzato
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lunedì 4 settembre 2006
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non c'è virtù senza vizio
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Le sigarette fanno male, uccidono, sono un veleno, né più né meno. Dichiararlo ai quattro venti sembra cosa facile, alla portata di tutti. Un po' come sparare sulla Croce Rossa, con la differenza che in questo caso si fa un'opera meritoria, si guadagnano applausi, si raccolgono consensi e si va a letto la sera con la convizione di aver fatto qualcosa di concreto per "migliorare il mondo". C'è solo un piccolo problema: chi produce e vende sigarette ha a disposizione svariati milioni di dolari da spendere in "pubblicità", sa bene come difendere i propri interessi, e soprattutto ha buone idee. La più azzeccata? Scegliersi una faccia pubblica, e una voce, altrettanto pubblica, per far sentire il proprio punto di vista.
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Le sigarette fanno male, uccidono, sono un veleno, né più né meno. Dichiararlo ai quattro venti sembra cosa facile, alla portata di tutti. Un po' come sparare sulla Croce Rossa, con la differenza che in questo caso si fa un'opera meritoria, si guadagnano applausi, si raccolgono consensi e si va a letto la sera con la convizione di aver fatto qualcosa di concreto per "migliorare il mondo". C'è solo un piccolo problema: chi produce e vende sigarette ha a disposizione svariati milioni di dolari da spendere in "pubblicità", sa bene come difendere i propri interessi, e soprattutto ha buone idee. La più azzeccata? Scegliersi una faccia pubblica, e una voce, altrettanto pubblica, per far sentire il proprio punto di vista. In fondo tutti hanno diritto alla miglior difesa possibile, no? E se la cosa vale perfino per gli assassini, perché si dovrebbe fare eccezione per una multinazionale del tabacco, responsabile, ogni anno, di uno stupefacente numero di morti? Così, ecco comparire in tutti i talk show e in ogni immaginabile appuntamento pubblico Nick Naylor: giovane, bell'aspetto, sorriso accattivante e dialettica ciceroniana (solo meno enfatica e più accattivante). "Se il tuo lavoro è avere ragione", spiega Nick al proprio figlio, ammirato dalla figura del genitore ma con le idee non molto chiare sul suo lavoro, "non puoi avere torto". Nick infatti accetta qualsiasi sfida e inanella successi con disarmante facilità. Perché? Perché né lui, né le sigarette, che così bene rappresenta, sono il male assoluto, come invece vorrebbero far credere i suoi avversari (un senatore innamorato di un formaggio potenzialmente mortale da tanto è grasso e la sua accolita, presidenti e presindetesse della più varie leghe antifumo, un ex uomo copertina che, dopo aver fatto per una vita pubblicità alle sigarette si scopre malato di cancro, decide di fare causa ai suoi vecchi datori di lavoro e dichiara, senza crederci, che la sua dignità non è in vendita e che non c'è cifra che possa fargli cambiare idea), perché Nick sa che il compromesso è parte integrante della vita di ciascuno di noi e non finge neppure per un momento che le cose stiano diversamente. È facile: basta non essere ipocriti per sconfiggere l'ipocrisia, questo Nick l'ha capito molto bene, così come l'hanno ben chiaro i suoi non a caso unici amici, i portavoce dell'industria degli alcolici e della lobby delle armi. MDM, mercanti di morte, così si chiamano tra di loro, scherzando ma non troppo su quel che fanno per campare. E lo scherzo, la burla, sempre però contrappuntata da riflessioni non banali, è la cifra stilistica del film, una riuscita commedia "antipatica" che vanta diverse frecce al proprio arco. La migliore in assoluto è rappresentata dagli splendidi titoli di testa (un irresistibile invito ad aprire un pacchetto di sigarette!), ma vanno citati anche il cast (con la sola eccezione di un'impalpabile Katie Holmes), il ritmo del racconto e alcuni momenti davvero godibilissimi (su tutti la parentesi japan-style di Rob Lowe). Il finale lascia forse troppo spazio alla retorica, ma si tratta di un peccatuccio veniale. Un po' come accendersi una sigaretta di tanto in tanto.
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mariac
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lunedì 23 novembre 2009
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commedia e satira
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Nick Naylor, vicepresidente dell'accademia degli studi sul tabacco, finanziata pre l'80% dalle multinazionali produttrici di sigarette, è fortemente osteggiato nel suo lavoro da una campagnia salutista che intende affiggere sui pacchetti di sigarette il messaggio di insalubrità del vizio del fumo. Naylor sà che il settore da lui rappresentato produce più morti di quanti non possano fare alcool e armi ma deve lavorare, deve pagare un mutuo deve assicurare un futuro a suo figlio, cerca, allora, di convincere gli altri che fumare non è poi così nocivo per la salute pubblica.
Il film è delizioso, mescola con maestria la commedia alla satira, al senso di ipocrisia dei governi attuali portando alla ridicolarizzazione i sempre più numerosi gruppi politici concentrati più sull'autocelebrazione che sull'interesse generale.
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Nick Naylor, vicepresidente dell'accademia degli studi sul tabacco, finanziata pre l'80% dalle multinazionali produttrici di sigarette, è fortemente osteggiato nel suo lavoro da una campagnia salutista che intende affiggere sui pacchetti di sigarette il messaggio di insalubrità del vizio del fumo. Naylor sà che il settore da lui rappresentato produce più morti di quanti non possano fare alcool e armi ma deve lavorare, deve pagare un mutuo deve assicurare un futuro a suo figlio, cerca, allora, di convincere gli altri che fumare non è poi così nocivo per la salute pubblica.
Il film è delizioso, mescola con maestria la commedia alla satira, al senso di ipocrisia dei governi attuali portando alla ridicolarizzazione i sempre più numerosi gruppi politici concentrati più sull'autocelebrazione che sull'interesse generale. Il protagonista saprà con cinismo rovesciare la sua posizione di nemico pubblico in uno scopritore di contraddizzioni.
Ci sono delle scene che da sole potrebbero rappresentare l'intero film, l'esempio è quella "dell'uomo marlboro", malato di cancro ai polmoni intento a chiedere al congresso e alle case produttrici di tabacco di ridurre la mole della propria attività, viene convinto a rinunciarvi con una valigetta piena di soldi. Migliore è la scena in cui Naylor e i suoi amici lobbisti di alcool e armi litigano per chi riesce a produrre più morti in un giorno.
L'unica nota di evidente moralità è rappresentata dalla scelta di Naylor che alla fine decide di essere un esempio per suo figlio.
Commedia sagace in cui, nonostante il tema, non si vede mai accendere una sigaretta ha saputo con eleganza parlare di un tema così delicato ma al tempo stesso ha evidenziato alla prontezza con cui vengono creati dei mostri, che potrebbero benissimo essere scansati con un briciolo di autoresponsabilità
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des_demona
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lunedì 8 marzo 2010
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non ci resta che ridere
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“Questo è il bello della discussione: se argomenti in modo giusto non hai mai torto”.
E’ il principio alla base della vita di Nick Naylor e forse, guardando un po’ oltre, del film che lo vede protagonista, primo lungometraggio del giovane figlio d’arte Jason Reitman.
Dietro ai pacchetti di sigarette c’è una storia (ce lo suggeriscono perfino i titoli d’apertura): in questo caso quella di uno spietato e sfacciato (ma tanto divertente) lobbista al servizio della gigantesca multinazionale Big Tobacco. Il brillante e carismatico Aaron Eckhart presta il volto allo yuppie Nick Naylor, diviso fra il suo gustabile mestiere di "mercante di parole" e il difficile ruolo di genitore divorziato alle prese con un figlio piccolo e introverso.
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“Questo è il bello della discussione: se argomenti in modo giusto non hai mai torto”.
E’ il principio alla base della vita di Nick Naylor e forse, guardando un po’ oltre, del film che lo vede protagonista, primo lungometraggio del giovane figlio d’arte Jason Reitman.
Dietro ai pacchetti di sigarette c’è una storia (ce lo suggeriscono perfino i titoli d’apertura): in questo caso quella di uno spietato e sfacciato (ma tanto divertente) lobbista al servizio della gigantesca multinazionale Big Tobacco. Il brillante e carismatico Aaron Eckhart presta il volto allo yuppie Nick Naylor, diviso fra il suo gustabile mestiere di "mercante di parole" e il difficile ruolo di genitore divorziato alle prese con un figlio piccolo e introverso. Un soggetto originale, firmato dallo stesso regista, che non risparmia niente e nessuno nell’atto di dipingere un’America «disgustosa ma patriottica» come una focaccia con la bandierina sopra. Il fine è riuscire a prenderne almeno un pezzo. I mezzi giustificano il fine. Resta solo da chiedersi: se anche le parole diventano strumenti di mercato, è possibile negoziare la verità?
Nell’esilarante turbinio audiovisivo di Thank You For Smoking non vi è silenzio che permetta di pensare a una possibile risposta. Solo la descrizione cinica, a tratti crudele - ma purtroppo attualissima - , di una società dominata dall’ottica del greenback dollar, dove giovani arriviste, politici bigotti e "mercanti di morte" sussistono sul medesimo piano. Ridicoli e al limite del penoso, ma sostanzialmente comici. Una strada, quella della comicità, intrapresa da Reitman jr. con indubbio successo, dove alla sceneggiatura disarmante si aggiungono un montaggio vivace e creativo (frequentissimi i fermo-immagine e l’uso della slow-motion), nonché un cast ricco e ben orchestrato, che vanta la breve - ma intensa - presenza di Robert Duvall. E se quello mostrato e continuamente parodiato è un mondo cattivo, dove il primo premio spetta a chi si assicura il maggior numero di morti annuali, Jason Reitman lo destruttura e lo distrugge, riuscendo nell’intento di farcelo apparire quasi piacevole, come quella simpatica carogna del protagonista.
Sympathy for the Devil, dunque. Ringrazierete per averlo visto.
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misterg
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sabato 14 agosto 2010
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il potere delle parole
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Nick Naylor ha ragione per mestiere, il suo mestiere è non avere torto. Dategli un pubblico(ma anche no) e un avversario e lo vedrete dare il meglio di se per difendere gli interessi della propria azienda, ma anche della propria reputazione! Il film ci racconta la vita di questo lobbista, che avendo una morale flessibile non si fa problemi a difendere i produttori di sigarette, le quali uccidono migliaia di persone al giorno. Separato dalla moglie la quale si è messa con un dottore, Nick ha un figlio: Joey. Un'avventura con una giornalista sconvolgerà temporaneamente la sua vita, ma grazie al sostegno del figlio e degli amici(ne ha solo 2, anch'essi difendono prodotti "killer") infatti, Nick riuscirà a tornare a testa alta fuori di casa e tornare in pista per difendere gli interessi dei nuovi datori di lavoro.
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Nick Naylor ha ragione per mestiere, il suo mestiere è non avere torto. Dategli un pubblico(ma anche no) e un avversario e lo vedrete dare il meglio di se per difendere gli interessi della propria azienda, ma anche della propria reputazione! Il film ci racconta la vita di questo lobbista, che avendo una morale flessibile non si fa problemi a difendere i produttori di sigarette, le quali uccidono migliaia di persone al giorno. Separato dalla moglie la quale si è messa con un dottore, Nick ha un figlio: Joey. Un'avventura con una giornalista sconvolgerà temporaneamente la sua vita, ma grazie al sostegno del figlio e degli amici(ne ha solo 2, anch'essi difendono prodotti "killer") infatti, Nick riuscirà a tornare a testa alta fuori di casa e tornare in pista per difendere gli interessi dei nuovi datori di lavoro... Un film che grazie anche alla buona interpretazione del protagonista, è caratterizzato da una continua "frizzantezza", a tratti anche umoristico è di certo un film che non annoia assolutamente, ma anzi mantiene costantemente attento lo spettatore immergendolo nella particolare vita sopra le righe di Nick!
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enigammi
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lunedì 20 agosto 2012
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una commedia nerissima
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un film cattivissimo, ritmo ottimo, trovate registiche fenomenali, interpreti nei panni giusti, una galleria di personaggi deliziosi. e soprattutto, la capacità di nascondere dietro ogni battuta un'amarissima riflessione su un aspetto ridicolo e paradossale della società, passando sempre dal politicamente scorretto con grande grazia (un po' di scivoloni ci sono, ma poi il film risale)
perché la morale del film non è che le sigarette fanno male, né che le lobby sono disposte a tutto per avere ragione:
la morale è che l'essere umano è ingenuo, testardo nelle proprie convinzioni e abitudini ma allo stesso tempo disposto alle lusinghe, contraddittorio, corruttibile, e in una parola, stupido.
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un film cattivissimo, ritmo ottimo, trovate registiche fenomenali, interpreti nei panni giusti, una galleria di personaggi deliziosi. e soprattutto, la capacità di nascondere dietro ogni battuta un'amarissima riflessione su un aspetto ridicolo e paradossale della società, passando sempre dal politicamente scorretto con grande grazia (un po' di scivoloni ci sono, ma poi il film risale)
perché la morale del film non è che le sigarette fanno male, né che le lobby sono disposte a tutto per avere ragione:
la morale è che l'essere umano è ingenuo, testardo nelle proprie convinzioni e abitudini ma allo stesso tempo disposto alle lusinghe, contraddittorio, corruttibile, e in una parola, stupido. nessuno si salva: non c'è un personaggio che faccia figura migliore degli altri.
eccellente la presa per i fondelli di un po' tutti gli stereotipi americani da film, senza risparmiare nessuno: il rapporto genitore/figlio, spesso sacralizzato nei film americani, che qui diventa dis/educativo; la convinzione e dedizione spudorata con cui nick difende i cattivi fa le boccacce alle eroine stile erin brokovich (in cui tra l'altro eckhart è coprotagonista); le scene di tensione enfatizzate eccessivamente (quando nick va dall'uomo-marlboro); l'esasperazione del lieto fine; lo sfottò della retorica dei principi e del patriottismo a scuola (il tema di joey).
divertentissimo, cinico e geniale.
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ash006
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martedì 11 settembre 2007
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mai scherzare col fuoco, nè con le sigarette!
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Perchè Nick Naylor ringrazia per fumare? Perchè ciò lo arricchisce. Chi è Nick Naylor? E' un lobbista, e la sua abilità è parlare. Nick in realtà lavora all'Accademia per gli studi sul tabacco ma, poichè i suoi introiti derivano per gentile concessione delle compagnie di sigarette, tutto ciò che vuole è che la gente fumi. Però gli dispiacerebbe molto se qualcuno morisse di cancro ("perchè perderemmo un cliente!"), quindi si batte affinchè sui pacchetti vi sia scritto (o raffigurato) che fumare è nocivo. Contraddittorio? Sì, ma è il bello del suo mestiere. Che poi le cose peggiorino quando gli arrivano le prime minacce di morte, è un altro discorso.
Questa è la prima (e fondamentale), deliziosa contraddizione presente nell'eccentrica personalità di Nick, esplorata senza pudore nè retorica dal figlio di Ivan Reitman.
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Perchè Nick Naylor ringrazia per fumare? Perchè ciò lo arricchisce. Chi è Nick Naylor? E' un lobbista, e la sua abilità è parlare. Nick in realtà lavora all'Accademia per gli studi sul tabacco ma, poichè i suoi introiti derivano per gentile concessione delle compagnie di sigarette, tutto ciò che vuole è che la gente fumi. Però gli dispiacerebbe molto se qualcuno morisse di cancro ("perchè perderemmo un cliente!"), quindi si batte affinchè sui pacchetti vi sia scritto (o raffigurato) che fumare è nocivo. Contraddittorio? Sì, ma è il bello del suo mestiere. Che poi le cose peggiorino quando gli arrivano le prime minacce di morte, è un altro discorso.
Questa è la prima (e fondamentale), deliziosa contraddizione presente nell'eccentrica personalità di Nick, esplorata senza pudore nè retorica dal figlio di Ivan Reitman. Il protagonista (interpretato da un magistrale Eckhart) si trova in una situazione complicata: è divorziato con figli e i suoi unici amici sono due rappresentanti rispettivamente di un'azienda di alcolici e di un'associazione a favore delle armi da fuoco. Ciò che colpisce è però la leggerezza con cui affronta tutto questo, conscio però della sua bravura in ciò che fa. Con amara ironia e una punta di scorrettezza il film a poco a poco delinea quanto è importante per Nick sia voler bene al figlio Joey che "fare del male" ai suoi clienti (altra contraddizione, che però, inspiegabilmente, ci conquista). La tensione che si svilupperà in lui e nel suo mondo crescerà fino ad esplodere, con conseguenze disastrose, ma Nick riuscirà ad aggiustare tutto facendo le scelte giuste. Anche nel punto di massima crisi il regista-sceneggiatore rinuncia coerentemente a toni (melo)drammatici e, come deridendo le sue sventure, mantiene il suo sarcasmo. Il che non gli impedisce di graffiare con un ultima provocazione, grazie anche al primissimo piano finale che ricorda un po' Alex De Large.
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