False verità |
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Un film di Atom Egoyan.
Con Kevin Bacon, Colin Firth, Alison Lohman, Rachel Blanchard, Sonja Bennett.
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Titolo originale Where the Truth Lies.
Drammatico,
durata 107 min.
- Canada 2005.
uscita venerdì 14 aprile 2006.
MYMONETRO
False verità
valutazione media:
3,02
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Un gran pasticcio che non coinvolgedi Leo PellegriniFeedback: 0 |
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domenica 16 aprile 2006 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Varie e diverse le interpretazioni date dalla stampa specializzata a questo film. Ritratto disincantato della realtà contemporanea; analisi impietosa della fine degli anni Cinquanta; metafora della coppia Dean Martin-Jerry Lewis; riflessione sui meccanismi distruttivi dell'industria dello spettacolo; denuncia dello show-business che spinge inevitabilmente a commettere eccessi; allusione all'omosessualità latente in molte famose coppie virili; demistificazione del marcio che sta dietro le risate e il buonismo del mondo televisivo; affresco dell’ipocrisia del cuor d'oro americano; disegno della ambiguità del reale, dell'apparenza e assenza di certezze; omaggio ai thriller di James Ellroy; tentativo di rinnovare il troppo abusato noir… Diversi e contrastanti i giudizi: chi ha parlato di "delusione" e di "film confuso" e chi invece ha affermato che si tratta di "un esempio di ottimo cinema". “Where the truth lies” ( Dove la verità mente), sembra la ricostruzione di un complicato puzzle, strutturato in un intricato gioco di flash-back, un gran pasticcio non sempre chiaro in tutti gli snodi narrativi e che crea un certo disorientamento nello spettatore. Una trama sulla carta interessante ma che stranamente non avvince, non coinvolge. Formalmente molto bello, visivamente ricco, il film si avvale della interpretazione superlativa di Kevin Bacon e Colin Firth (il primo quando sarà preso in considerazione dall’Academy per una strameritatissima nomination?) ma è rovinato da una Alison Lohman completamente fuori parte, dalla recitazione impressionantemente piatta e monocorde (una staticità e inespressività che finiscono con l’irritare man mano che l’azione va avanti). La sceneggiatura, a tratti forzata e poco naturale, presenta carenze di vario tipo e passaggi incoerenti. La descrizione di un mondo violento e sensuale risulta alla fine ripetitiva e inconcludente, poco intrigante, non convincente né appassionante.
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