Paolo D'Agostini
La Repubblica
Sophie Marceau, spiacerà ai nostalgici delTempo delle mele, è diventata grande (e che Dio la benedica per quanto è diventata bella) e fa la regista. La promozione del suo film, intitolato Parlami d'amore, dice che "rievoca atmosfere nouvelle vague". Che lo slogan sia vero o meno - d'altronde è così generico da essere anche poco impegnativo - bisogna darle atto che, in compagnia di non poche ingenuità e incertezze, la neoregista ha dato prova di avere le sue idee e di sapere che cosa cerca di esprimere.
Sullo sfondo della grande città (Parigi) e della vita di oggi, la coppia e la famiglia sono sottoposti a una pressione intollerabile. Judith Godreche e Niels Arestrup (ad essere puntigliosi, gli interpreti potevano essere più convincenti), due intellettuali con tre figli, si contorcono in uno di quegli snodi difficili di quando non si sa andare avanti né indietro: si è condiviso troppo per dare un colpo di spugna, ma troppa è l'insoddisfazione per chiudere gli occhi.
Le recriminazioni s'inseguono in una spirale senza fine, la tentazione a rilanciare la tensione è più forte dell'istinto pacificatore, e così il film è la cronaca di un'escalation che non impedisce ai due di sapere - ciascuno per sé, questo è il guaio - che cos'è che manca, che cosa servirebbe. Servirebbe reimparare a parlare d'amore. Insomma, se qua e là il melodramma costringe a soffocare una risata non richiesta, il risultato d'insieme è degno.
Da La Repubblica, 19 aprile 2003
di Paolo D'Agostini, 19 aprile 2003