L'imbalsamatore

Splendido. Una storia di lotta per la sopravvivenza raccontata con il cinema e non con le chiacchiere filmate dal cinema. Uccelli che si nutrono di cadaveri, animali che si contendono il cibo, edifici che sembrano tumori della terra (e, purtroppo, esistono davvero), nuvole basse, nebbia, mare mosso, attori con corpi anormali per rappresentare comportamenti anormali. O, forse, normalissimi: si tratta, appunto, solo di lotta per la sopravvivenza. Ma la violenza, il dolore, il sudiciume, la solitudine avvolgono, 'sporcano' lo spettatore passando attraverso la scenografia, la fotografia, i colori, la musica, la messa in scena. Le battute recitate dagli attori sono quasi superflue. Uno dei migliori film italiani che abbia visto negli ultimi anni. Meravigliosamente insopportabile per chi ama il cinema diuretico dei buoni sentimenti, i film 'carini e bellini che non fanno male a nessuno, i grassi grossi matrimoni greci. Migliore in campo: Enrico Maieux (Peppino). Da qui in poi abbonato solo a mille camei. Peccato.