lupin
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giovedì 12 ottobre 2006
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il film piu bello che abbia mai visto!!!!!!!!!!!!1
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Dolls, non è un semplice avvicendarsi di eventi ma è un opera sublime, di simbolismi profondi e di amori traditi…
La storia prende spunto dal teatro Bunraku,dal genio classico di chikamatsu (Meido no Hikyaku\Il Corriere per l’inferno) una tragedia sull’impossibilità di un amore tra un uomo e una donna condannati a fuggire dalla vita, insieme ma senza potersi toccare.
Sono proprio le Bambole, nella prima parte del film ad introdurci alla storia; declamando”L’onore, la fama e il successo sono granelli di sabbia”. Le tre storie sono quindi dei quadri irrazionali in cui il successo (Nukui-Haruna) il potere (Hiro) e il denaro (Matsumoto Sawaco) portano i protagonisti ad una fine ineluttabile.
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Dolls, non è un semplice avvicendarsi di eventi ma è un opera sublime, di simbolismi profondi e di amori traditi…
La storia prende spunto dal teatro Bunraku,dal genio classico di chikamatsu (Meido no Hikyaku\Il Corriere per l’inferno) una tragedia sull’impossibilità di un amore tra un uomo e una donna condannati a fuggire dalla vita, insieme ma senza potersi toccare.
Sono proprio le Bambole, nella prima parte del film ad introdurci alla storia; declamando”L’onore, la fama e il successo sono granelli di sabbia”. Le tre storie sono quindi dei quadri irrazionali in cui il successo (Nukui-Haruna) il potere (Hiro) e il denaro (Matsumoto Sawaco) portano i protagonisti ad una fine ineluttabile. Le loro storie sono un'unica storia vista da angolazioni diverse.I loro amori corrotti dal formalismo non possono raggiungere la perfezione e non appena divengono reali sfioriscono portandoli alla catarsi.
Kitano cosparge il film di simbolismi: La pallina rosa (il proprio io) che Sawaco fa ondeggiare tra la luna e la terra è il simbolo del suo squilibrio mentale o anche il cameriere che caccia i due ragazzi davanti all’ albergo non è altro che il destino venuto a compiere il suo dovere. ma potrei citare ancora:la farfalla (la felicità), l’angioletto fissato da Sawaco ad inizio film e la collana col ciondolo a forma di angelo regalatale da Matsumoto (coscienza).
Matsumoto e Sawaco con il loro vagabondare scandiscono il tempo della narrazione attraversando le quattro stagioni alla ricerca della felicità perduta. Il loro cammino è un po’ il cammino della vita dell’uomo in perenne ricerca di una felicità che non troverà mai.I loro visi sono atoni, le loro labbra inerti come delle marionette guidate da un sapiente regista.I due sono poi legati da una corda rossa simbolo dell amore e allo stesso tempo causa della loro morte.
Il finale atroce con la morte di Matsumoto e Sawaco lascia vuoti, scossi, impauriti. ma quel sole che albeggia su di loro è una “luce” una speranza, un intima voglia di andare avanti.
Questo film è un capolavoro senza tempo nel quale Kitano dimostra tutta la sua sensibilità d’animo e la sua ispirazione come regista. Certo il film soprattutto all’inizio è un po’ lento, stenta a partire, forse solo perché si discosta dei tempi serrati del consumo ma una volta abituati al suo ritmo ti porta per mano senza lasciarti più fino alla triste e meravigliosa fine.
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(di ari)
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ffgff
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venerdì 25 gennaio 2013
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l'amore secondo kitano
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Dolls è un film sull'amore come non siamo abituati a vederne. Pochi, pochissimi dialoghi, e mai veramente importanti. La musica in decimo piano, mentre nei "nostri" film romantici è proprio funzionale a strappare la lacrima. Qui è tutto distaccato, elegante. Mai un bacio, mai un "ti amo". Niente. Tre storie d'amore disperate, con emozioni fortissime, mai liberate. I personaggi tengono tutto dentro, non parlano, non si esprimono. O perché non ne hanno il coraggio, o perché non ce n'è bisogno. Ed è per questo che quando viene strappato un abbraccio disperato, senza una parola, senza una nota di musica, nel dolore silenzioso e totale; non è una lacrima che il maestro Kitano riesce a strapparci, ma tante, tantissime, e un'emozione che nessun altro film romantico riesce a trasmettere.
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Dolls è un film sull'amore come non siamo abituati a vederne. Pochi, pochissimi dialoghi, e mai veramente importanti. La musica in decimo piano, mentre nei "nostri" film romantici è proprio funzionale a strappare la lacrima. Qui è tutto distaccato, elegante. Mai un bacio, mai un "ti amo". Niente. Tre storie d'amore disperate, con emozioni fortissime, mai liberate. I personaggi tengono tutto dentro, non parlano, non si esprimono. O perché non ne hanno il coraggio, o perché non ce n'è bisogno. Ed è per questo che quando viene strappato un abbraccio disperato, senza una parola, senza una nota di musica, nel dolore silenzioso e totale; non è una lacrima che il maestro Kitano riesce a strapparci, ma tante, tantissime, e un'emozione che nessun altro film romantico riesce a trasmettere. Il tutto è contornato da immagini di rara bellezza, e una recitazione di eleganza estrema. Dolls è un film che lascia il segno, che va visto molte volte e che cambia in base a quando si vede. Perché Kitano non ci serve le emozioni su un piatto d'argento, ma ci entra dentro e ci tocca nel profondo. Un capolavoro, forse il miglior film di Kitano, e senz'altro un caso particolare nel suo cinema. Dolls è il più bel film d'amore che abbia mai visto perché non parla solo di questo. È un film sul dolore, sulla vita, sul coraggio, sulla vergogna, sul Giappone in fin dei cobti. Sulla vita. Grandissimo film. Non piacerà a tutti, ma a tutti lascia un segno indelebile
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giuseppe pastore
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martedì 28 marzo 2006
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dolls
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Primo episodio. Due ragazzi vivono in simbiosi, legati tra di loro con una corda rossa. Quando lei viene a sapere che lui sta per sposarsi con la figlia del suo capo, impazzisce; lui scappa dal matrimonio per stare con lei, che non lo riconosce più. Vivranno di nuovo legati, fino alla fine.
Secondo episodio. Un vecchio boss della yakuza si ricorda che una sua fidanzata di gioventù, che aveva abbandonato, gli aveva giurato che l'avrebbe sempre aspettato. La rincontra nel luogo in cui l'aveva lasciata l'ultima volta.
Terzo episodio. Un fan di una popstar, venuto a sapere di un incidente che ha sfigurato il suo idolo, preferisce accecarsi piuttosto che continuare a vedere.
Di cosa parliamo quando parliamo d'amore? Takeshi Kitano dà la sua risposta, ben conscio che è soltanto una risposta in una miriade di possibili risposte.
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Primo episodio. Due ragazzi vivono in simbiosi, legati tra di loro con una corda rossa. Quando lei viene a sapere che lui sta per sposarsi con la figlia del suo capo, impazzisce; lui scappa dal matrimonio per stare con lei, che non lo riconosce più. Vivranno di nuovo legati, fino alla fine.
Secondo episodio. Un vecchio boss della yakuza si ricorda che una sua fidanzata di gioventù, che aveva abbandonato, gli aveva giurato che l'avrebbe sempre aspettato. La rincontra nel luogo in cui l'aveva lasciata l'ultima volta.
Terzo episodio. Un fan di una popstar, venuto a sapere di un incidente che ha sfigurato il suo idolo, preferisce accecarsi piuttosto che continuare a vedere.
Di cosa parliamo quando parliamo d'amore? Takeshi Kitano dà la sua risposta, ben conscio che è soltanto una risposta in una miriade di possibili risposte. L'amore è attesa, ricordo infinito, totale devozione; ed è tanto più forte e invincibile se l'altro ci respinge, o ignora la nostra esistenza. E' un amore che può condurre alla morte, ma se proprio bisogna scegliere un modo per andarsene tanto vale morire d'amore. Tutto questo è "Dolls", titolo fortemente simbolico - come del resto tutto il film - , enunciato nei primi cinque minuti e spiegato lungamente ma senza ridondanza nel resto del film. I personaggi sono stilizzati, quasi immobili (imbambolati, appunto), nature morte umane, ornamenti dei meravigliosi paesaggi raffigurati nel mutare delle stagioni (splendido l'istante in cui è simboleggiato il passaggio dall'autunno all'inverno, con le foglie secche sull'asfalto trascinate sulla neve). Lentissimo ma mai irritante, elegiaco, forse disperato, fortissimamente poetico. Sicuramente difficile. Guardatelo, soprassedete a quel paio di sbadigli che fatalmente arriveranno, finchè vi renderete conto dell'apollinea perfezione di ogni singolo fotogramma.
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luca scialò
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venerdì 30 luglio 2010
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tre storie dannate
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Tre storie dannate ci vengono introdotte da uno spettacolo di Bankuru (marionette giapponesi): 1) la felice relazione sentimentale di due giovani fidanzati, ad un passo dal matrimonio, è spezzata dalla costrinzione cui va incontro il ragazzo, obbligato per fini professionali e spinto dalla famiglia, a sposare la figlia del suo capo. La sua ragazza, distrutta dal dolore, tenta il suicidio con un'overdose di farmaci; ma anzichè trovare la morte, finirà per perdere la propria razionalità. Il suo promesso sposo non la lascia sola al suo destino e prelevandola dal manicomio decide di condividerlo con lei fino in fondo... 2) Un vecchio Yakuza, scavando nei suoi ricordi, rammenta che da giovane una donna che lui fu costretto a lasciare per mancanza di lavoro, le aveva promesso che l'avrebbe aspettato ogni sabato sulla panchina di un parco per portargli il pranzo.
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Tre storie dannate ci vengono introdotte da uno spettacolo di Bankuru (marionette giapponesi): 1) la felice relazione sentimentale di due giovani fidanzati, ad un passo dal matrimonio, è spezzata dalla costrinzione cui va incontro il ragazzo, obbligato per fini professionali e spinto dalla famiglia, a sposare la figlia del suo capo. La sua ragazza, distrutta dal dolore, tenta il suicidio con un'overdose di farmaci; ma anzichè trovare la morte, finirà per perdere la propria razionalità. Il suo promesso sposo non la lascia sola al suo destino e prelevandola dal manicomio decide di condividerlo con lei fino in fondo... 2) Un vecchio Yakuza, scavando nei suoi ricordi, rammenta che da giovane una donna che lui fu costretto a lasciare per mancanza di lavoro, le aveva promesso che l'avrebbe aspettato ogni sabato sulla panchina di un parco per portargli il pranzo. Così decide di scoprire se, dopo tanti anni, la donna è ancora lì. 3) Una giovane cantante pop di successo e un suo accanito fan incroceranno tragicamente i propri destini.
Takeshi Kitano ci presenta tre storie dannate, struggenti, drammatiche; tutte poggianti su un romanticismo di fondo che le dà la spinta per andare avanti, forte di sentimenti puri, intensi, che non vogliono spegnersi malgrado le avversità del Mondo esterno. Storie di un'intensità talmente densa che sembra quasi poter essere toccata con mano. Bellissima la fotografia che fa da sfondo alle storie, soprattutto quella dei due giovani amanti che vagano legati da una corda rossa; una fotografia che sembra cercare di dare ai personaggi e alle loro tragiche storie un paesaggio che sa di primavera. Una primavera che però sembra non riuscire mai ad arrivare ai loro cuori, dove ormai è pieno inverno.
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(di ilariastefaniamaria)
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ilaria pasqua
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martedì 8 aprile 2014
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l'amore per kitano
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Tre storie d’amore tragiche si intrecciano:
1. Due giovani amanti legati da una corda rossa. Gli innamorati legati.
2. Un vecchio e malato capo della yakuza ritrova la sua fidanzata di un tempo ad aspettarlo, sabato dopo sabato, sulla stessa panchina in cui si erano lasciati.
3. Un fan di una idol si acceca quando questa rimane sfigurata a causa di un incidente.
Le tre storie sono introdotte da uno spettacolo di Bunraku (marionette).
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Tre storie d’amore tragiche si intrecciano:
1. Due giovani amanti legati da una corda rossa. Gli innamorati legati.
2. Un vecchio e malato capo della yakuza ritrova la sua fidanzata di un tempo ad aspettarlo, sabato dopo sabato, sulla stessa panchina in cui si erano lasciati.
3. Un fan di una idol si acceca quando questa rimane sfigurata a causa di un incidente.
Le tre storie sono introdotte da uno spettacolo di Bunraku (marionette). Il tema della marionetta è infatti centrale. Esseri umani come bambole vittime delle proprie ambizioni, vittime della società, degli eventi, vittime di se stessi.
"L’onore, la fama e il successo sono granelli di sabbia” diranno infatti le bambole prima che la storia abbia inizio.
Questo è l’amore secondo Takeshi Kitano. Un amore che non ha niente di consolatorio, frutto di una visione estremamente pessimista. Una visione che atterrisce e che non ha bisogno di parole. Pochi, infatti, sono i dialoghi. Il tutto è lasciato alle immagini, agli eventi che si susseguono con lentezza, senza troppa musica ad accompagnarli, anzi spesso è in ultimissimo piano, quasi impercettibile, e allo stesso tempo necessaria, intensa. Amori corrotti ma profondamente puri. L’onore, la fama e il successo che portano a un destino ineluttabile.
Il film è carico di simbolismi. È così elegante, così distaccato nella messa in scena eppure così penetrante, gelido, caldo, sfiancante, poetico. Le immagini sono splendide, ricercate. Gli oggetti sembrano parlare al posto dei personaggi, un’inquadratura svela più di mille parole.
Una tragedia a cui sembrano destinati gli uomini e le donne, costretti a fuggire dalla vita, uomini e donne che possono solo sfiorarsi.
Questo è un film bello che ricerca la bellezza, la rincorre e la trova. Un film sull’amore come non se ne vedono.
"La bellezza è insieme il mezzo e il contenuto dell'opera: Dolls è un film bello sulla bellezza, oggi. Ed è, di conseguenza, un film disperato" (Em. Morreale)
Il vagabondare di Matsumoto e Sawako, attraversa tutto il film fino alla sua conclusione, scandisce il tempo della narrazione, il tempo della vita. La coppia attraversa le quattro stagioni alla ricerca della felicità perduta. Il loro cammino è il cammino di ogni essere umano alla perenne ricerca di una felicità che forse non troverà mai. I loro visi sono immobili, proprio come marionette guidate dalla mano di un regista. Fino al tragico finale che farà tirare più di un sospiro, che metterà del tutto k.o.
Non c’è via di fuga. Radicale.
Recensione pubblicata originariamente su: www.ilariapasqua.net
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viola96
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domenica 11 settembre 2011
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bambole nude
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Dolls.Bambole,marionette.Sfiorate da una divina brezza di un lieve vento o posate sulla candida cornice di un teatrino impensato e del tutto lieto.Non un bacio le sfiora,non un solo pensiero amoroso che riesca a distoglierle dalla loro contemplazione della vita.Perchè sono vive,ma non si sentono vive.Sono i modelli prediletti di Takeshi Kitano,autore straordinario e forse troppo stanco di girarsi intorno e di guardarsi le spalle dal flagello principale degli uomini:la vita.Teatro inconsueto di gesti,emozioni,sapori,odori,passioni inconsumate e amori sbocciati al chiaro di luna,che cosa c'è più poetico della nostra vita?"Dolls",probabilmente il capolavoro di Kitano,prova a raccontarci la vita da un'altra prospettiva.
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Dolls.Bambole,marionette.Sfiorate da una divina brezza di un lieve vento o posate sulla candida cornice di un teatrino impensato e del tutto lieto.Non un bacio le sfiora,non un solo pensiero amoroso che riesca a distoglierle dalla loro contemplazione della vita.Perchè sono vive,ma non si sentono vive.Sono i modelli prediletti di Takeshi Kitano,autore straordinario e forse troppo stanco di girarsi intorno e di guardarsi le spalle dal flagello principale degli uomini:la vita.Teatro inconsueto di gesti,emozioni,sapori,odori,passioni inconsumate e amori sbocciati al chiaro di luna,che cosa c'è più poetico della nostra vita?"Dolls",probabilmente il capolavoro di Kitano,prova a raccontarci la vita da un'altra prospettiva.Sviluppato su livelli narrativi concentrici,in cui ogni storia si incastra all'altra per permettere un ulteriore meccanismo di diffusione della poesia umana senza essere eccessivamente monotoni o angosciosi.Lo sa bene Matsumoto.Vorrebbe sposare Sawako ma il destino non lo vuole.Il suo unico amore sarà la famiglia.Sawako cerca il suicidio per scappare da una mera esistenza,ma viene salvata e ricoverata in ospedale.Matsumoto,nel bel mezzo del suo matrimonio,scapperà dalla Chiesa e si prenderà cura di Sawako,ormai indifesa bambina intenta a soffiare in un giocattolino rosa e tenera sospesa una pallina.Quando la pallina viene schiacciata da una macchina,Sawako perde ogni voglia di vivere,mentre Matsumoto trova una corda rossa.Surreale,questo primo dei tre episodi che compongono il film,indica la viltà umana che nel rapporto porta vincoli e conflitti,dove non ce ne sarebbe bisogno.L'amore non è,cioè,libero di volare via come un'aquila,ma è inchiodato al terreno.Quando accade l'irreparabile,l'uomo si accorge che non può tenere a freno il suo amore e con un gesto liberatorio,lo lega letteralmente a sè.La seconda storia parla di un mondo caro a Kitano,il mondo della yakuza.Un vecchio boss in pensione ricorda stancamente il suo passato amoroso, quando ogni sabato andava a sedersi su una panchina nel parco e una giovane ragazza, Hiro, gli portava il pranzo per mangiarlo insieme. Un giorno lui le annuncia il suo trasferimento e lei gli promette di aspettarlo per sempre su quella panchina. Ogni sabato lei si presenterà e lo attenderà per dividere il pranzo.Il boss non mancherà neppure,ma all'apice di questo rapporto verrà freddato,lasciando l'amica e compagna,nuovamente,sola.Vagano senza meta e senza biglietto i sentimenti che esprime Kitano.Non c'è foga,non c'è rabbia,c'è solo l'emozione di una sana condivisione di semplice sentimento(non sempre amore) per sopperire (ora si) alla mancanza d'amore.Ma lo spettro della solitudine si trova sempre,e stavolta assume le sembianze di un uomo con la pistola,che uccide un altro suo simile,riabilitato e felice e ne uccide involontariamente un'altra,lasciandola affogare nel suo mare di dolore e solitudine.La terza storia è agrodolce e poetica al massimo,al solito di Kitano.Haruna Yamaguchi, è all'apice del successo. Un tragico incidente la sfigura. Il suo più grande fan si acceca. Haruna lo incontra sulla spiaggia e decide che lui la può vedere anche se ha il volto semifasciato poiché cieco.Quando il suo idolo riceve una specie di punizione divina,un fan si acceca per poterla vedere oltre il reale.Camminano insieme,in una delle immagini più poetiche della storia del Cinema,sulla spiaggia,mano nella mano,senza bisogno di parola.Due ciechi che hanno ricominciato a vedere.Mentre tutto accade e il tempo si consuma,le stagioni cambiano e l'autunno lascia il passo all'inverno e così via,due figure legate da una corda rossa,sembrano camminare,mentre volteggiano nell'aria tiepida.Due anime senza meta,chiuse in uno spettacolo che esclude nani e ballerine.In inverno,i due ruzzuleranno da un precipizio e moriranno insieme.Anche la morte assume,in questo capolavoro,un significato magico e straordinario.La morte come chiusura delle sofferenze terrene e foce di dolore altrui.Ritornando alla terza storia,quando il fan verrà trovato senza vita,Haruna rammenta di quando correvano con la mente in un campo di rose,ma resta con le sue bende,sempre sola,sempre malinconica.Perchè ha capito che nessuno l'amerà mai quanto il suo fan.Nessuno.
E in questo meraviglioso meccanismo riflesso di arte drammatica,sorgono due figure piccole e inconsuete.Due marionette Bunraku,che ci guardano con il viso spento e gli occhi che sembrano pieni di lacrime mai versate.Anche loro preferiscono svanire nel nulla da cui sono nate.Lasciarsi trasportare da questo capolavoro è facile,molto facile.Alla fine si scivola in un baratro amniotico e si capisce che Matsumoto,Sawako,Hiro,il boss,Haruna e il suo fan,non sono altro che parti di noi,Semplici parti di noi.Kitano è nudo in questo eccelso capolavoro,resta senza pelle e si riscopre audace sognatore.Ma la figura che più si avvicina a Kitano è quella di un uomo nudo che dipinge un quadro mentre si ricorda di esperienze passate.Un regista malinconico,con lo sguardo perennemente perso a guardare over the rainbow.
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marcos
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venerdì 16 marzo 2012
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il colore del vero amore
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L'amore con la sua estremita' e' quel che lega le tre storie di "Dolls" film capolavoro di Takeshi Kitano.
I personaggi fanno di tutto per raggiungere questo nobile sentimento.
Nella prima storia il ricordo del passato, delle affettuosita' quotidiane e' quel che fa fuggire il protagonista Matsumoto dal freddo presente, per farlo ritornare ad un dolce mondo passato creato insieme alla sua ex ragazza. Il ragazzo fugge da un matrimonio combinato dai suoi genitori con una famiglia ricca.
Il volto dei genitori viene ripreso da vicino quasi a manifestare la superiorita' nelle decisioni del suo futuro.
Le parole della madre anche se dette con tono dolce, rappresentano ugualmente un comando verso la figura passiva del figlio.
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L'amore con la sua estremita' e' quel che lega le tre storie di "Dolls" film capolavoro di Takeshi Kitano.
I personaggi fanno di tutto per raggiungere questo nobile sentimento.
Nella prima storia il ricordo del passato, delle affettuosita' quotidiane e' quel che fa fuggire il protagonista Matsumoto dal freddo presente, per farlo ritornare ad un dolce mondo passato creato insieme alla sua ex ragazza. Il ragazzo fugge da un matrimonio combinato dai suoi genitori con una famiglia ricca.
Il volto dei genitori viene ripreso da vicino quasi a manifestare la superiorita' nelle decisioni del suo futuro.
Le parole della madre anche se dette con tono dolce, rappresentano ugualmente un comando verso la figura passiva del figlio.
Alla notizia del suo matrimonio la sua ex ragazza tentera' il suicidio e successivamente andra' fuori di senno.
Quel gesto folle sara' il salto nel passato di Matsumoto, il lento ricomporsi di quel mosaico di emozioni.
Abbandonera' la sposa nel giorno del matrimonio per raggiungere la sua ex e prendersi teneramente cura di lei.
Una corda rossa sara' il simbolo del loro legame.
Inquietante la scena dell'incubo della ragazza che viene trascinata da tre uomini. Le visioni terrificanti di alcune maschere , una musica ipnotica alternata alle agghiaccianti risate dei tre uomini che fanno violenza verso la ragazza, vanno a creare una scena abbastanza surreale del film, dove quella corda rossa sembra quasi spezzarsi. Solo al risveglio della ragazza quella corda riacquistera' il suo valore.
Nel secondo racconto la ricerca dell'amore rappresenta una vera e propria sfida al tempo e alle sue rigide regole a cui la protagonista non vuole piegarsi.
Un anziano capo Yakuza all'assunzione di una sua guardia del corpo e' tormentato da tanti suoi ricordi.
Il piu' importante, l'unico bello, quello degli incontri da giovane in una panchina con una ragazza. I primi approcci sentimentali, dove la ragazza usava portare il pranzo al suo innamorato.
La cupidigia di un futuro migliore caratterizzato dalla sete del potere, faranno lasciare il suo onesto lavoro da operaio e la sua dolce ragazza.
Sara' proprio la dolce ragazza a fare rimanere i suoi piedi in quel passato, poiche' ogni giorno continuera' a mantenere viva l'usanza di portare al suo fidanzato il pranzo.
La incontrera' proprio in quel parco invecchiata dal passare del tempo, ma viva ancora nei suoi sentimenti.
Nel terzo racconto, l'amore di un uomo adulto verso una giovane e bella cantante pop ha dimensioni maniacali.
La sfida del personaggio e' assurda, quasi impossibile. Il grande ostacolo e' la posizione sociale, lui un uomo ormai adulto con un lavoro da operaio, lei giovane e bella con una vita di successo.
La ragazza per l'uomo e' un vero ossigeno per sfuggire dalla pericolosa apnea della sua vita mediocre. Nel suo lavoro viene spesso rimproverato e addirittura schiaffeggiato da un suo superiore. Continuamente ha bisogno di questo ossigeno, il volto della ragazza cantante deve essere sempre dinanzi ai suoi occhi, la conferma e' la sua stanza piena di foto di lei.
Quando verra' a sapere che la ragazza ha avuto un incidente ed il suo viso e' rimasto sfigurato, verra' a mancare in lui quell'ossigeno che era vita.
Decidera'' per una scelta assurda e crudele. Per non vedere il suo volto presente sfigurato e conservare quello bello e puro del passato decidera' di togliersi la vista.
Il sacrificio, il gesto assurdo, lo avvicinera' pero' a quell'amore che prima era assolutamente impossibile.
La ragazza che non vuole saperne piu' di vedere i suoi fans, accetta di incontrarlo solamente perche' sa che e' cieco e non potra' vedere il suo volto sfigurato.
Tra i due si crea una sorta di feeling intimo, un mondo di sentimenti creato all'istante che solo tramite un sacrificio cosi' assurdo poteva essere messo in atto.
Il colore dell'amore tinge il quadro di due persone unite da un dolore. Bellissima la scena in cui la ragazza prende per mano l'uomo e lo accompagna in un campo di rose. Con la sua dolcezza fa rendere il suo cuore pieno di gioia per avere realizzato il suo sogno di stare accanto a lei.
Un sogno reale, che lo allontano da quel passato indifferente e frustrante. I colori dell'amore che l'uomo non vede, ma ne sente la sua poesia pulsano vita, quando la ragazza dice che le rose stanno fiorendo.
La sua e' una visione che entra nella sua anima che le mani della dolce ragazza sostengono teneramente.
MARCOS
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citema
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sabato 4 gennaio 2014
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l'amore in oriente
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Massima espressione della sensiibilità del mondo orientale e della maestria del maestro Takeshi Kitano, Dolls è un film di poche parole, capace di esprimere il concetto di amore in tutte le sue forme. Tre storie diverse tra loro ma con un comune filo conduttore: l'amore. Il trauma vissuto da una coppia di giovani ragazzi, amanti simbiotici legati da una corda che non accenna a aspezzarsi; l'amore perso e atteso per anni e infine ritrovato..per poi finire con quello standardizzato e malato, il sentimento forte per una pop-star che si concluderà poi in tragedia. Film ricco di simbolismi, dove un intreccio di colori si mescola ad una fotografia eccellente e una paesaggistica tipica del Giappone.
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Massima espressione della sensiibilità del mondo orientale e della maestria del maestro Takeshi Kitano, Dolls è un film di poche parole, capace di esprimere il concetto di amore in tutte le sue forme. Tre storie diverse tra loro ma con un comune filo conduttore: l'amore. Il trauma vissuto da una coppia di giovani ragazzi, amanti simbiotici legati da una corda che non accenna a aspezzarsi; l'amore perso e atteso per anni e infine ritrovato..per poi finire con quello standardizzato e malato, il sentimento forte per una pop-star che si concluderà poi in tragedia. Film ricco di simbolismi, dove un intreccio di colori si mescola ad una fotografia eccellente e una paesaggistica tipica del Giappone. I dialoghi sono brevi ma vengono intensificati dalle eloquenti espressioni mimiche dei personaggi, il più delle volte completamente immobili. Emozionante, intenso e a tratti moralista, è un film che lascia nello spettatore l'interrogativo che da secoli attanaglia l'uomo: "Cos'è realmente l'amore?"
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mr.619
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martedì 6 luglio 2010
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alfabeto delle relazioni
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Kitano diletta in maniera gargantuesca tanto i suoi intendimenti sensitivi quanto il suo stesso spirito composto e coagulante in contatto ed anelito dell'anima nella sì prolissa e languida tracciazione del movimento toccante e sinuoso dei corpi, i quali, in qualità di inevitabilità delle possibili relazioni instaurantesi fra loro, spezzano, letteralmente, i legami unenti le altrui sembianze e peculiarità personali, in modo tale da causare un abbattimento psico-morale dell'essere coinvolto in cotanto processo di disgregazione-aggregazione.La sineddoche portante inserta dall'immagine delle bambole può facilmente ricollocarsi in uno stato di "antonomasia della soggiacenza", per quanto concerne le storie degli uomini e dei loro sentimenti tratti in considerazione, poichè non indicano e non limitano semplicemente l'abusata e famosa "maschera tragica" dell'inquietudine dell'esistenza ( le oneirasi della ragazza che ha perso il senno), ma è soprattutto elemento cardinale della medesima immobilità dell'ombra dell'"Io", vincolato non dalla mediana passione erotica che, come in una composizione alchemico-musicale, rende ogni cosa armoniosa, ma dal rimorso scaturito dalla pietà nei confronti dei nefandi gesti compiuti, dacchè dettati dall'incoscienza ed inconoscenza sia del prossimo, che, in particolar modo, di se stessi.
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Kitano diletta in maniera gargantuesca tanto i suoi intendimenti sensitivi quanto il suo stesso spirito composto e coagulante in contatto ed anelito dell'anima nella sì prolissa e languida tracciazione del movimento toccante e sinuoso dei corpi, i quali, in qualità di inevitabilità delle possibili relazioni instaurantesi fra loro, spezzano, letteralmente, i legami unenti le altrui sembianze e peculiarità personali, in modo tale da causare un abbattimento psico-morale dell'essere coinvolto in cotanto processo di disgregazione-aggregazione.La sineddoche portante inserta dall'immagine delle bambole può facilmente ricollocarsi in uno stato di "antonomasia della soggiacenza", per quanto concerne le storie degli uomini e dei loro sentimenti tratti in considerazione, poichè non indicano e non limitano semplicemente l'abusata e famosa "maschera tragica" dell'inquietudine dell'esistenza ( le oneirasi della ragazza che ha perso il senno), ma è soprattutto elemento cardinale della medesima immobilità dell'ombra dell'"Io", vincolato non dalla mediana passione erotica che, come in una composizione alchemico-musicale, rende ogni cosa armoniosa, ma dal rimorso scaturito dalla pietà nei confronti dei nefandi gesti compiuti, dacchè dettati dall'incoscienza ed inconoscenza sia del prossimo, che, in particolar modo, di se stessi.E' per l'appunto questo uno dei tasselli più fondamentali della comprensione del cinema kitaniano: l'eterna e mai finita ricerca, il viaggio podo-mentale cui si apprestano i personaggi delle sue opere ("L'estate di Kikujiro") entro la cui determinatezza spazio-temporale va a porsi e rivelarsi la semiologia maggiormente profonda e ignorata del senso uguale della vita.La rottura del filo intercorrente nell'intreccio delle avversioni e delle melanconiche ed appassionate inversioni, senza sottintesi inganni procurata e dalle une e dalle altre, è il segno in-confutabile e necessario di una regressiva-successiva ricollegazione, talvolta interrottasi su un piano d'inizio affettivo ( il tradimento e l'insensatezza), ma, pur sempre, circostante la singola dimensione dell'individuo, tenuto in pendenza, sospeso manifestamente, fra i recordi dei suoi attimi vitali.Veramente reali, infine, gli ultimi fotogrammi del film, in cui i protagonisti principali, dopo essersi sostituiti metafisicamente alle bambole addotte sin dalla prima scena, nella tragica dinamica del continuo ribaltamento d'identità della loro esposizione comportamentale ritrovano, questa volta del tutto chiaramente e finalmente, ciò di cui erano andati in cerca: l'amore.
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(di slide2001)
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