Nightmare - Dal profondo della notte

Perché un filmetto come questo, girato all’epoca da un giovane regista che si arrabattava, cercando un suo spazio nel mondo del cinema, tra uno splatter e un porno, abbia avuto un così grosso successo di pubblico, diventando addirittura una pellicola cult per gli amanti degli horror, con innumerevoli sequel, bisognerebbe chiederlo alla psicanalisi.
Probabilmente nell’immaginario collettivo, come si dice oggi, o meglio nell’inconscio collettivo, come avrebbe detto Jung, c’è un archetipo ancestrale, che accomuna la paura della morte al sonno, già presente nella mitologia classica, che raffigura Thanatos, il dio della morte, come fratello gemello di Ipnos, il dio del sonno. Le figure che popolano i sogni e gli incubi degli uomini fin  dalla notte dei tempi sono assimilati ad esseri che provengono dall’altro mondo, spesso dagli inferi, e che hanno lo scopo di accompagnarci nell’ultimo viaggio.
Wes Craven ha creato il suo mostro pensando ad uno di questi demoni che abitano le tenebre del nostro inconscio, pronti a saltar fuori, quando la ragione si assopisce, e a ghermire la nostra anima per impossessarsene trascinandola negli abissi dell'inferno.
Apprezzabile il finale non scontato che ne fa un prodotto non convenzionale mancando il solito lieto fine che mette le cose a posto rassicurando lo spettatore. Nel complesso, tuttavia, resta un b-movie di intrattenimento senza pretese.