Inferno |
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Un film di Dario Argento.
Con Eleonora Giorgi, Alida Valli, Leopoldo Mastelloni, Gabriele Lavia, Feodor Chaliapin Jr..
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Horror,
durata 106 min.
- Italia 1980.
- 20th Century Fox Italia
uscita giovedì 7 febbraio 1980.
MYMONETRO
Inferno
valutazione media:
3,20
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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un collage di generi differentidi figliounicoFeedback: 51018 | altri commenti e recensioni di figliounico |
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giovedì 31 agosto 2023 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Secondo film paranormale di Argento nella fase di transizione dal giallo realistico slasher, di cui è rimasto maestro insuperato, all’horror metafisico, con echi del precedente filone thriller che si innestano malamente in una trama fondamentalmente irreale e che pertanto risulta confusionaria e rende il film simile ad un collage di spezzoni di diverse pellicole appartenenti a generi differenti. Emblematico in questo senso è il frame della donna impiccata che compare senza alcun nesso con le sequenze precedenti e successive al 33esimo minuto di girato o le mani dell’assassino che in una scena sono enormi, rugose e unghiate come quelle di una grossa strega ed in un’altra appaiono piccole ed inguainate in guanti neri da serial killer mentre ritagliano delle figurine con una forbice. Notevole la colonna sonora in cui si alternano brani di Verdi a musica composta per il film da Keith Emerson. Ridicoli alcuni effetti speciali come il coltello appiccicato sul collo di Lavia che sembra uno scherzo di carnevale, per non parlare dell’infantile costume da scheletro che indossa la mater tenebrarum in una delle sequenze finali che dovrebbe essere la più spaventosa ed invece strappa un sorriso. Niente da dire sul cast tranne che i ruoli sono invertiti ovvero il protagonista è interpretato da un illustre sconosciuto, Leigh McCloskey, mentre le parti dei comprimari e perfino le più piccole sono affidate ad attori di primo piano di cinema o di teatro come Alida Valli, Gabriele Lavia, Eleonora Giorgi, Leopoldo Mastelloni. Il famoso estetismo policromico che contraddistingue la trilogia delle tre madri si riduce a ben vedere in Inferno a due soli colori, il rosso ed il blu. Il film è stato definito surreale ma di surreale c’è soltanto l’omaccione del chiosco di panini che durante un’eclissi lunare inspiegabilmente accoltella l’anziano libraio antiquario con le stampelle, Sacha Pitoëff, in una sequenza eterogenea che si aggiunge posticciamente alle altre aumentando la confusione in un’opera nella quale le sequenze più riuscite, come quella che vede protagonisti Lavia e Giorgi, sono quelle che ancora si rifanno allo stile dei primi capolavori e che segna l’inizio del decadimento artistico di Argento.
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