sickboy
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venerdì 23 settembre 2005
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labirinti di paura
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Altro capitolo onirico per Dario Argento, questa volta, se possibile, ancora più arcano. Ancora una volta, dunque, il regista ci conduce per mano nel suo luna-park visionario e in questo film gli elementi in gioco son ancora più "alti" e raffinati : libri pericolosi, alchimia, case maledette, passaggi segreti, luoghi non-luoghi, chiavi misteriose, odori sinistri e personaggi fuori dal tempo. Il tutto scorre sulle note del Nabucco di Verdi e le inquietanti partiture di Keith Emerson, con tanto di cori gregoriani, che sanno "sposarsi" alla perfezione(proprio come succede con i fedelissimi Goblin) al carosello orrorifico di Argento, creando anche questa volta abbinamenti perfetti fra musica e immagini, creando suggestioni che non si scordano facilmente e che vibrano colpi netti ai nervi dello spettatore.
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Altro capitolo onirico per Dario Argento, questa volta, se possibile, ancora più arcano. Ancora una volta, dunque, il regista ci conduce per mano nel suo luna-park visionario e in questo film gli elementi in gioco son ancora più "alti" e raffinati : libri pericolosi, alchimia, case maledette, passaggi segreti, luoghi non-luoghi, chiavi misteriose, odori sinistri e personaggi fuori dal tempo. Il tutto scorre sulle note del Nabucco di Verdi e le inquietanti partiture di Keith Emerson, con tanto di cori gregoriani, che sanno "sposarsi" alla perfezione(proprio come succede con i fedelissimi Goblin) al carosello orrorifico di Argento, creando anche questa volta abbinamenti perfetti fra musica e immagini, creando suggestioni che non si scordano facilmente e che vibrano colpi netti ai nervi dello spettatore. Il talento estetico del regista si esprime anche qui al massimo come con Suspiria, segno che Argento si trova più a suo agio fuori dagli schemi logistici. Lo spettatore esce da questa pellicola ancora più "straniato" del solito, grazie all'atmosfera sinistra che non abbandona nemmeno un'inquadratura e grazie proprio al susseguirsi di situazioni che comprende solo in parte : d'altra parte la logica, a volte ( e soprattutto per le "visioni di Argento), fa scemare un pò la tensione . Non è forse vero che l'uomo è più spaventato e angosciato da situazioni che non comprende?
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[+] "odori"?
(di zorro)
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simone
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martedì 8 maggio 2007
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l'occulta legge della bellezza
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Inferno è il film dell'occulto. Cioè del segreto, del mistero, del pertugio buio, di ciò che è nascosto e non dovrebbe tornare alla luce, ma che minaccia costantemente di tornare: il ritmo lento e macabro di uno zombi che torna sulla terra dei vivi da cui è stato cacciato. Questo è l'occulto, più o meno (impossibile definire un termine chiave come questo nell'immaginario della cultura occidentale). In Inferno di zombi non ce ne sono, ma l'aria malsana e sepolcrale che lo permea, le luci, i suoi ritmi lenti e spezzati, l'eccentrica inconsistenza della trama sono la rappresentazione più perfetta dell'occulto che il cinema abbia saputo regalare. E' normale che alcuni abbiano percepito un qualcosa di deludente in questo film: è facile contrapporgli la vertiginosa fluidità di Suspiria per dire che qui qualcosa non gira bene.
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Inferno è il film dell'occulto. Cioè del segreto, del mistero, del pertugio buio, di ciò che è nascosto e non dovrebbe tornare alla luce, ma che minaccia costantemente di tornare: il ritmo lento e macabro di uno zombi che torna sulla terra dei vivi da cui è stato cacciato. Questo è l'occulto, più o meno (impossibile definire un termine chiave come questo nell'immaginario della cultura occidentale). In Inferno di zombi non ce ne sono, ma l'aria malsana e sepolcrale che lo permea, le luci, i suoi ritmi lenti e spezzati, l'eccentrica inconsistenza della trama sono la rappresentazione più perfetta dell'occulto che il cinema abbia saputo regalare. E' normale che alcuni abbiano percepito un qualcosa di deludente in questo film: è facile contrapporgli la vertiginosa fluidità di Suspiria per dire che qui qualcosa non gira bene... ma la chiave estetica di questo film è molto semplice: mentre Suspiria era un film sulla stregoneria, Inferno è dedicato all'alchimia. Due discipline esoteriche profondamente diverse: dove la stregoneria è volta a produrre il male altrui, l'alchimia ha come autentico scopo il segreto dei segreti (impronunciabile) avvolto in un sitema di segreti, al massimo rappresentabili attraverso un linguaggio esoterico, cioè occulto, cioè oscuro, nascosto, incomprensibile a chi è fuori del cerchio. Segreto: e quindi Inferno è esteticamente (ed eticamente) il film della bellezza che sta nell'inesprimibile segreto. Ecco perchè il suo procedere infinitamente attraverso un susseguirsi d'indovinelli privi di risposta: apparente non-senso, là dove il senso è solo segreto. Ecco perchè anche il grottesco, la matericità dell'orrore, il Grand Guinol, ovvero il teatro (un cinema del tutto predigitale, baviano): la maschera, metafora fasulla del senso che deve rimanere inespremibile. E i simboli che colpiscono inconsciamente con significati potenzialmente infiniti e per questo sempre fuorvianti rispetto al senso vero. Difficile leggere Inferno con gli strumenti che si usano nella critica di un film: il rischio è quello di essere schiacciati dal suo potere sublime e ipnotico, così che l'unica triste difesa che rimane è quello di vederlo come "uno scadente prodottino" (definizione peraltro eccessiva anche sotto il profilo di una critica seria), non vedere (nell'occulto non si può vedere) altro che un finale "da barzelletta". Rimanere triturati nel perverso meccanismo che produce adepti e gli altri li confina al ruol di stolti, superficiali, banali ciarlatani che non conoscono la parola che sta all'inizio e alla fine del percorso, che non vogliono vedere la luce nelle tenebre.
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(di sickboy)
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maximo33
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mercoledì 11 luglio 2007
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l'inferno discutibile
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E'il secondo film, che dopo Suspiria sfida le leggi del razionale, per contrapporsi in un genere a cui lo spettatore sopratutto italiano)è poco abituato.
Non starò a riempire pagine con troppi ed elaborati aggettivi, molti se non troppi ne sono gia' comparsi; mi limiterò a dire che si tratta di un lavoro complesso e non facile dal punto di vista della realizzazione.
Una casa maledetta bellissima (vera o ricostruita ?- se qualcuno sa che esiste me lo faccia sapere subito)una scenografia neogotica annaffiata da fasci di luce rossa e blu che sfocia nel manierismo, ma che resta comunque all'altezza di Suspiria.(Siamo pur sempre a New york, non nei luoghi delle fiabe ).
I delitti sono senza pari, sopratutto quello di Rose,ghigliottinata nei sotterranei del palazzo, in un modo orrendo.
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E'il secondo film, che dopo Suspiria sfida le leggi del razionale, per contrapporsi in un genere a cui lo spettatore sopratutto italiano)è poco abituato.
Non starò a riempire pagine con troppi ed elaborati aggettivi, molti se non troppi ne sono gia' comparsi; mi limiterò a dire che si tratta di un lavoro complesso e non facile dal punto di vista della realizzazione.
Una casa maledetta bellissima (vera o ricostruita ?- se qualcuno sa che esiste me lo faccia sapere subito)una scenografia neogotica annaffiata da fasci di luce rossa e blu che sfocia nel manierismo, ma che resta comunque all'altezza di Suspiria.(Siamo pur sempre a New york, non nei luoghi delle fiabe ).
I delitti sono senza pari, sopratutto quello di Rose,ghigliottinata nei sotterranei del palazzo, in un modo orrendo.
La musica è bellissima.(Una volta tanto non è dei soliti Goblin).
L'unico neo, al di la' dell'illogicita' di certe scene (ma da un film onirico cosa pretendiamo?)
è il protagonista che non mi è piaciuto affatto.Catapultato da non ricordo quale soap americana, l'ho trovato poco convincente, in questo ruolo.Ed infine la morte, nel finale, così grottesca, ha rovinato tutto il mistero a cui avevamo assistito.
Resta comunque indimenticabile la bellissima immagine ed espressione di Kazanian, il personaggio più indovinato del film. E' lui il vero volto della paura.
Voto8+
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(di matte "95)
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piernelweb
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giovedì 8 novembre 2007
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l'inferno visionario di argento
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Il secondo film della "trilogia sulle tre madri" (conclusasi soltanto 27 anni dopo questa pellicola da un Argento in profonda crisi tecnica e creativa) attinge a piene mani da "Suspiria" rievocandone la dirompenza visiva e l'incedere sanguinario ma vacilla vistosamente sul piano narrativo. L' iniziale sequenza subacquea, il duplice omicidio sulle note del "Nabucco", la soluzione della chiave che nasconde il passaggio segreto "sotto la suola delle tue scarpe" sono sequenze di qualità ma scollate tra loro. Il film è altalenante e segnato negativamente da una sceneggiatura esigua, da una pessima recitazione e da un finale debole, ma si lascia comunque vedere per i numerosi virtuosismi registici sui quali il regista romano sembra concentrare ogni sforzo.
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Il secondo film della "trilogia sulle tre madri" (conclusasi soltanto 27 anni dopo questa pellicola da un Argento in profonda crisi tecnica e creativa) attinge a piene mani da "Suspiria" rievocandone la dirompenza visiva e l'incedere sanguinario ma vacilla vistosamente sul piano narrativo. L' iniziale sequenza subacquea, il duplice omicidio sulle note del "Nabucco", la soluzione della chiave che nasconde il passaggio segreto "sotto la suola delle tue scarpe" sono sequenze di qualità ma scollate tra loro. Il film è altalenante e segnato negativamente da una sceneggiatura esigua, da una pessima recitazione e da un finale debole, ma si lascia comunque vedere per i numerosi virtuosismi registici sui quali il regista romano sembra concentrare ogni sforzo. I fan del re dell'horror nostrano si mostrarono ancora una volta soddisfatti; tutti gli altri un pò meno. Incompiuto.
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nino p.
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venerdì 13 febbraio 2009
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dario argento prosegue bene nel genere horror
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"Inferno" è stato considerato un film in tono minore dalla critica rispetto al precedente "Suspiria". In realtà per il sottoscritto Dario Argento riesce a collezionare, ancora una volta, nella sua storia di regista un'altra ottima prova. Un film che se è pur vero che non sembra molto discostarsi dallo stile del suo magnifico predecessore, in realtà riesce a brillare di una luce propria grazie ad un eccelente susseguirsi di situazioni raccapriccianti ed oniriche e da un senso compiuto ed angosciante della trama. Ricordero' questa pellicola sempre con immutato affetto perché in essa, tra le tente cose da analizzare, il regista sfoga la sua creatività nel rappresentare al meglio alcuni momenti di tensione: la terribile morte di kazanian, ad esempio, mangiato vivo dai topi all'interno dello stagno del palazzo maledetto.
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"Inferno" è stato considerato un film in tono minore dalla critica rispetto al precedente "Suspiria". In realtà per il sottoscritto Dario Argento riesce a collezionare, ancora una volta, nella sua storia di regista un'altra ottima prova. Un film che se è pur vero che non sembra molto discostarsi dallo stile del suo magnifico predecessore, in realtà riesce a brillare di una luce propria grazie ad un eccelente susseguirsi di situazioni raccapriccianti ed oniriche e da un senso compiuto ed angosciante della trama. Ricordero' questa pellicola sempre con immutato affetto perché in essa, tra le tente cose da analizzare, il regista sfoga la sua creatività nel rappresentare al meglio alcuni momenti di tensione: la terribile morte di kazanian, ad esempio, mangiato vivo dai topi all'interno dello stagno del palazzo maledetto. Scena questa che se venisse rifatta oggi con l'uso del computer sembrerebbe praticamente reale, ma che comunque mancherebbe di quello straordinario spessore macabro ed ambientale che solo il grande Dario Argento è in grado di dare.
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sickboy
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lunedì 6 settembre 2010
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labirinti di paura...
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Il musicista Mark, giunto a Roma per i suoi studi, riceve una singolare lettera dalla sorella, Rose, la quale abita in un vecchio e sinistro palazzo a New York. Preoccupato dai contenuti della lettera, parte per raggiungere Rose, che risulta però scomparsa in circostanze poco chiare. Comincia dunque una sua personale indagine, che lo porterà a scoprire agghiaccianti orrori... Altro capitolo onirico per Dario Argento, il secondo della cosiddetta trilogia delle "Tre Madri", questa volta, se possibile, ancora più arcano. Ancora una volta, dunque, il regista ci conduce per mano nel suo luna-park visionario e in questo film gli elementi in gioco son ancora più "alti" e raffinati : libri pericolosi, alchimia, case maledette, passaggi segreti, luoghi non-luoghi, chiavi misteriose, odori sinistri e personaggi fuori dal tempo.
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Il musicista Mark, giunto a Roma per i suoi studi, riceve una singolare lettera dalla sorella, Rose, la quale abita in un vecchio e sinistro palazzo a New York. Preoccupato dai contenuti della lettera, parte per raggiungere Rose, che risulta però scomparsa in circostanze poco chiare. Comincia dunque una sua personale indagine, che lo porterà a scoprire agghiaccianti orrori... Altro capitolo onirico per Dario Argento, il secondo della cosiddetta trilogia delle "Tre Madri", questa volta, se possibile, ancora più arcano. Ancora una volta, dunque, il regista ci conduce per mano nel suo luna-park visionario e in questo film gli elementi in gioco son ancora più "alti" e raffinati : libri pericolosi, alchimia, case maledette, passaggi segreti, luoghi non-luoghi, chiavi misteriose, odori sinistri e personaggi fuori dal tempo. Il tutto scorre sulle note del Nabucco di Verdi e le inquietanti partiture di Keith Emerson, con tanto di cori gregoriani, che sanno "sposarsi" alla perfezione(proprio come succede con i fedelissimi Goblin) al carosello orrorifico di Argento, creando anche questa volta abbinamenti perfetti fra musica e immagini, creando suggestioni che non si scordano facilmente e che vibrano colpi netti ai nervi dello spettatore. Il talento estetico del regista si esprime anche qui al massimo come con Suspiria, segno che Argento si trova più a suo agio fuori dagli schemi logistici. Lo spettatore esce da questa pellicola ancora più "straniato" del solito, grazie all'atmosfera sinistra che non abbandona nemmeno un'inquadratura e grazie proprio al susseguirsi di situazioni che comprende solo in parte. Non è forse vero che l'uomo è più spaventato e angosciato da situazioni che non comprende?
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nicolò
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mercoledì 4 aprile 2007
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fra l'horror e il fantastico-surreale
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Secondo capitolo della trilogia di paura iniziata con "Suspiria" nel '77, "Inferno" è uno dei migliori opus di Argento: il maestro dell'horror made in Italy riesuma l'idea di base, già utilizzata dai cineasti americani, dell'old dark house - la vecchia casa stregata - che diventa un vero e proprio personaggio. Attorno a questa tetra ambientazione, la trovata più geniale del film, si muovono i protagonisti, alcuni dei più noti attori italiani, alcuni presenti solo come comparsa: Eleonora Giorgi, Gabriele Lavia, Leopoldo Mastelloni, Alida Valli, Daria Nicolodi, ma i due personaggi principali sono due fratelli: Rose (Irene Miracle) e Mark (Leigh McCloskey). Sono loro a dare il via ad un'inquietante serie di macabri delitti, collegati da Roma a New York, ove si trovano due delle tre case che l'architetto paralitico Varelli ha costruito per le Tre Madri dell'Inferno.
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Secondo capitolo della trilogia di paura iniziata con "Suspiria" nel '77, "Inferno" è uno dei migliori opus di Argento: il maestro dell'horror made in Italy riesuma l'idea di base, già utilizzata dai cineasti americani, dell'old dark house - la vecchia casa stregata - che diventa un vero e proprio personaggio. Attorno a questa tetra ambientazione, la trovata più geniale del film, si muovono i protagonisti, alcuni dei più noti attori italiani, alcuni presenti solo come comparsa: Eleonora Giorgi, Gabriele Lavia, Leopoldo Mastelloni, Alida Valli, Daria Nicolodi, ma i due personaggi principali sono due fratelli: Rose (Irene Miracle) e Mark (Leigh McCloskey). Sono loro a dare il via ad un'inquietante serie di macabri delitti, collegati da Roma a New York, ove si trovano due delle tre case che l'architetto paralitico Varelli ha costruito per le Tre Madri dell'Inferno. Assistito da importanti collaboratori tra cui il compositore Keith Emerson e il regista Mario Bava per i trucchi, Argento nuota nel fiume della paura con indiscusso mestiere e molta esperienza, rischiando di far annegare lo spettatore grazie ad un'accanita ed efficace ricerca dello shock più estremo. In questo horror fatto di lame, coltelli e decapitazioni, la vera paura viene da ciò che non si vede, dall'aspetto psicologico, procurato anche dalla colonna sonora, nonostante gli effetti speciali, innovativi per l'epoca.
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[+] bel film
(di alez)
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[+] giudizio un po' stitico...
(di simone)
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miguel
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sabato 5 gennaio 2013
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immaginifica visione
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Visionario, gotico, caotico, estremo; in poche parole è uno dei capolavori di Argento. Una discesa folle e allucinante nelle viscere dell'inferno. Coadiuvato da un uso esasperato dei colori e da una splendida fotografia, il film dà libero sfogo al "non-sense" virtuale di Argento, non c'è un vero protagonista, non cè un vero filo conduttore ma c'è un ordine terribilmente prestabilito che prosegue diritto il suo cammino lasciandosi alle spalle morti violente, distruzione, paura; è il caos puro.
Un'opera straordinaria dal forte impatto visivo che fa proprie tutte quelle tematiche tanto care al cinema di "genere" italiano e le rielabora in un contesto delirante e sfavillante richiamandosi a stilemi gotici (in particolare al cinema estremo del grande Mario Bava) anche mediante l'utilizzo di scenografie e colori del tutto innaturali.
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Visionario, gotico, caotico, estremo; in poche parole è uno dei capolavori di Argento. Una discesa folle e allucinante nelle viscere dell'inferno. Coadiuvato da un uso esasperato dei colori e da una splendida fotografia, il film dà libero sfogo al "non-sense" virtuale di Argento, non c'è un vero protagonista, non cè un vero filo conduttore ma c'è un ordine terribilmente prestabilito che prosegue diritto il suo cammino lasciandosi alle spalle morti violente, distruzione, paura; è il caos puro.
Un'opera straordinaria dal forte impatto visivo che fa proprie tutte quelle tematiche tanto care al cinema di "genere" italiano e le rielabora in un contesto delirante e sfavillante richiamandosi a stilemi gotici (in particolare al cinema estremo del grande Mario Bava) anche mediante l'utilizzo di scenografie e colori del tutto innaturali. Se in Suspiria la virata di Argento nel soprannaturale avveniva in modo più graduale rispetto al precedente Profondo Rosso, con Inferno gli elementi tipici del thriller svaniscono del tutto dando risalto all'ignoto, all'oscuro, all'irrazionale sia nel modo di rapportare i vari protagonisti al contesto del film sia nel modo di utilizzare l'impianto scenico. Tutto viene letteralmente "inghiottito" dalle immagini, la trama, gli attori, le musiche molto belle di Emerson, persino gli omicidi vengono qui celebrati come in Suspiria e anche più secondo me come delle vere e proprie opere artistiche. In questo senso è emblematica la scena del duplice assassinio delle prime due vittime interpretate da Gabriele Lavia ed Eleonora Giorgi, la loro esecuzione brutale e scioccante avviene mentre scorre potente e affascinante allo stesso tempo il "và pensiero" di Verdi come colonna sonora ad accompagnare quel terribile momento. Inferno rappresenta la discesa verso il basso come afferma lo stesso architetto Varelli autore del libro "Le Tre Madri" strumento che veicola la struttura narrativa del film. "La terza chiave è sotto la suola delle tue scarpe" recita una delle frasi iniziali estrapolate dal libro che legge l'incauta protagonista iniziale Rose. Un film affascinante. cupo. malinconico che porta sullo schermo il tema tanto sfruttato dal cinema horror della dimora maledetta e lo fa secondo l'ottica geniale e autoriale del grande Dario Argento.
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nerazzurro
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martedì 26 aprile 2011
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più visionario che thriller/horror tradizionale
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Inferno è un film un pò complesso da apprezzare. I protagonisti agiscono come se ipnotizzati nelle loro azioni e questo non è che sia un male,anzi. é impossibile prevedere quello che accadrà perche non c'e logica: le cose succedono e basta. Ci troviamo davanti ad assurdi avvenimenti in mezzo ad oscure scenografie ed effetti visivi creati dal maestro Mario Bava fino a che l'inferno visionario ci verrà svelato.
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mirko84
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lunedì 9 maggio 2011
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il migliore dei film "minori" di argento
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Argento, dopo Suspiria, confeziona un'altra grande pellicola del cinema horror italiano. Al secondo capitolo delle "tre madri" il nostro bravo regista forse pecca di un evidente "copia/incolla" di luci e colori sul set, ma che importa? Atmosfere da incubo onirico, musiche azzeccate e originali, effetti visivi splendidamente realizzati e una storia che forse pecca solo nella sua conclusione. Da antologia lo morte dell'antiquario Kazanian.
Ovviamente solo per appassionati.
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