rosso werner
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venerdì 7 settembre 2001
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tristezza.
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Quando leggo recensioni come quella di Farinotti,capisco quanto sia ignorante.Il film in questione,non solo è uno spettacolo di insuperaqbile bellezza e metafora,ma è l'opera di un artista maturato,Leone,un film,queswto,studiato nelle scoule per efficacia dell'abbinamento immagini-musica.E che dire delle meravigliose melodie di Morricone?
Come dice Leone stesso,lo spettacolo viene per primo in importanza,la filosofia,politica o religione,benchè importantissime,in un film devono venire dopo.E' così:caproni come Farinotti e Mereghetti,sedicenti critici,non riusciranno ad andare oltre registi con fissazioni esistenziali come Fellini o Rossellini,ed è una vera tristezza.
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dusk
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lunedì 21 febbraio 2005
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la fine del mito
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Epocale, malinconico, dilatato.
Con "C'era una volta il West" Leone cambia registro, toni narrativi e filosofia estetica rispetto alla trilogia del dollaro e sceglie di trasmetterci tutta la disillusione e il disincanto di un'epoca che tramonta.
La forza del film sta essenzialmente in due componenti: la regia, che è lenta, maestosa, filodrammatica ma mai eccessiva; ed i personaggi, dotati di un profilo psicologico tanto convincente da lasciare lo spettatore senza fiato.
Armonica (Charles Bronson) è il fantasma venuto dal passato: l'ultimo eroe del West, con il suo desiderio di vendetta. Che non è catarsi e non ha nulla di liberatorio: appare più una vendetta necessaria, anacronistica e che lascia nello spettatore una dimensione di vuoto e di impossibilità di capovolgere il flusso degli eventi.
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Epocale, malinconico, dilatato.
Con "C'era una volta il West" Leone cambia registro, toni narrativi e filosofia estetica rispetto alla trilogia del dollaro e sceglie di trasmetterci tutta la disillusione e il disincanto di un'epoca che tramonta.
La forza del film sta essenzialmente in due componenti: la regia, che è lenta, maestosa, filodrammatica ma mai eccessiva; ed i personaggi, dotati di un profilo psicologico tanto convincente da lasciare lo spettatore senza fiato.
Armonica (Charles Bronson) è il fantasma venuto dal passato: l'ultimo eroe del West, con il suo desiderio di vendetta. Che non è catarsi e non ha nulla di liberatorio: appare più una vendetta necessaria, anacronistica e che lascia nello spettatore una dimensione di vuoto e di impossibilità di capovolgere il flusso degli eventi.
Il crepuscolare Cheyenne è, a mio avviso, il personaggio più riuscito del film: una sorta di Tuco invecchiato, che ha perso la verve e la spavalderia appannaggio di una pacatezza e consapevolezza che è misura e specchio del tempo.
Gilles, interpretata da una Cardinale più bella che mai, è il futuro: il "Mito", nell'accezione Fordiana del termine, si fa da parte e lascia il passo al futuro. La donna, sempre in secondo piano, qui diventa elemento dominante. Un personaggio risoluto che ha in sè tutto il fascino di quella "forza" tipicamente femminile che non stancherà mai di affascinare.
Leone, mai come ora, abbandona il geniale infantilismo che ha reso grande la "trilogia del dollaro" e ci presenta una sceneggiatura complessa, sofferta, piena di silenzi e contemplazione, ma non per questo priva delle celebri battute caustiche da "cult movie" (una su tutte, il celeberrimo botta e risposta tra Cheyenne e Armonica su "Giuda e i dollari").
Un Capolavoro immortale del cinema, ulteriormente impreziosito da un Ennio Morricone in grande spolvero.
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(di distortionzz)
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nino mavi
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sabato 13 ottobre 2001
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nostalgico
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primo della trilogia leoniana della nuova frontiera, è un film nostalgico e romantico, pieno di riferimenti ai western del passato e della memoria: da Mezzogiorno di fuoco a Il cavaliere della valle solitaria,Johnny Guitar,Quel treno per Yuma,I Comanceros,L'uomo che uccise Liberty Valance,Il cavallo d'acciaio,Duello al sole.
Leone vuole rendere un omaggio all'America che ha sognato da bambino, più di un film è un atto d'amore.
Il film, assolutamente innovativo nelle tecniche di montaggio e supportato da un meraviglioso e struggente commento musicale, inizialmente non fu compreso.
Il tempo però ha dato ragione al grande maestro:
oggi " C'era una volta il west " è considerato un cult-movie, oggetto di studio nelle università del cinema, amato da registi quali Scorzese e Carpenter.
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primo della trilogia leoniana della nuova frontiera, è un film nostalgico e romantico, pieno di riferimenti ai western del passato e della memoria: da Mezzogiorno di fuoco a Il cavaliere della valle solitaria,Johnny Guitar,Quel treno per Yuma,I Comanceros,L'uomo che uccise Liberty Valance,Il cavallo d'acciaio,Duello al sole.
Leone vuole rendere un omaggio all'America che ha sognato da bambino, più di un film è un atto d'amore.
Il film, assolutamente innovativo nelle tecniche di montaggio e supportato da un meraviglioso e struggente commento musicale, inizialmente non fu compreso.
Il tempo però ha dato ragione al grande maestro:
oggi " C'era una volta il west " è considerato un cult-movie, oggetto di studio nelle università del cinema, amato da registi quali Scorzese e Carpenter. La rivista Ciak lo ha inserito nella lista dei 100 capolavori del secolo, con buona pace per certi nostrani pseudo-intellettuali.
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barracudajoe
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martedì 30 maggio 2006
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l'irraggiungibile west
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Nel "Bel Paese" un opera,una qualsiasi opera,letteraria,pittorica o cinematografica per essere apprezzata ha bisogno che passino i canonici quarant'anni.
E' il caso di "C'era una volta il West" che oggi viene studiato nelle scuole del cinema e che quando uscì suscitò critiche non certo benevole verso il grande maestro Sergio Leone.Il maestro ha "chiuso sottovuoto" uno spaccato dei bei tempi del West,quando contavano,solo
ardore,pistole,rigorosamente Colt e dollari e lo ha consegnato ai posteri per tutte le generazioni che verranno.
Il sogno riposto in una remota area della Sua mente ed anche della nostra lo ha tirato fuori e ce lo ha consegnato senza una sbavatura,come a pensarlo e ad idearlo fossimo stati proprio noi,con la nostra testa ed il nostro pensare.
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Nel "Bel Paese" un opera,una qualsiasi opera,letteraria,pittorica o cinematografica per essere apprezzata ha bisogno che passino i canonici quarant'anni.
E' il caso di "C'era una volta il West" che oggi viene studiato nelle scuole del cinema e che quando uscì suscitò critiche non certo benevole verso il grande maestro Sergio Leone.Il maestro ha "chiuso sottovuoto" uno spaccato dei bei tempi del West,quando contavano,solo
ardore,pistole,rigorosamente Colt e dollari e lo ha consegnato ai posteri per tutte le generazioni che verranno.
Il sogno riposto in una remota area della Sua mente ed anche della nostra lo ha tirato fuori e ce lo ha consegnato senza una sbavatura,come a pensarlo e ad idearlo fossimo stati proprio noi,con la nostra testa ed il nostro pensare.
Chi non ha sognato di essere per un momento Bronson e regolare i conti allo stesso modo col nostro nemico dei giorni nostri?
Chi non ha sognato di avere una donna come Gilles(la divina Cardinale)come compagna di vita o semplicemente di accarezzarLe il c**o,facendo "finta di niente" come dice Cheyenne?
Chi non ha sognato di costruire una stazione?Chi non ha sognato di sognare?Di sognare quel sogno Americano che il grande Maestro nel 1968 con lungimirante vista e contestualmente ai "moti studenteschi" ci consegnava tra la disapprovazione dei critici di professione,di buona parte dei "figli dei fiori" ed anche del pubblico dell'epoca.
Oggi come un titolo di borsa sottovalutato e messo da parte per anni,molti anni,torna in auge ed in tutto il suo splendore e chi non puntò un cent di dollaro sul film,oggi si rode il fegato e si mangia il cervello perchè l'Opera del grande Maestro,quota sui suoi massimi storici e rimarrà per sempre al top.Volerà sempre più in alto e sempre più studiati saranno i primi piani sugli occhi di ghiaccio di Bronson nel duello finale con Fonda e studenti e registi dell'era moderna si arrenderanno in cuor loro ed ammetteranno nel loro io, che è impossibile raggiungere la stessa ispirazione in qualsiasi altra opera cinematografica che il grande Maestro romano raggiunse tra le vallate e i canyon dell'America che conobbe la grande epopea del West.Quella appunto di "C'era una volta il West".
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paolo ciarpaglini
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venerdì 9 febbraio 2007
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l'ultima poesia del west.
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Stendiamo un velo pietoso sulla critica, dei 'critici'. Bisognerebbe istituire un comitato di censura, per chì fa del proprio mestiere, un'offesa all'intelligenza altrui. Tale e tanta è la cervelloticità narcisista di 'alcuni'. Sono, i 'sapienti' del cinema, che appaiono più come storici istruiti, ma del tutto disinteressati alla storia in se stessa. Elargiscono nomi e date dall'alto del loro pulpito. Sentenze su come, dove, perchè, un film è oppure no, un buon film. Sono gli intellettuali, cui manca spesso una buona fetta di materia grigia, proprio la dove albergano il buon senso e la ragione. Si crogiolano al sole, al suono delle proprie parole, vocaboli sinuosi, sconclusionati, deliranti.
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Stendiamo un velo pietoso sulla critica, dei 'critici'. Bisognerebbe istituire un comitato di censura, per chì fa del proprio mestiere, un'offesa all'intelligenza altrui. Tale e tanta è la cervelloticità narcisista di 'alcuni'. Sono, i 'sapienti' del cinema, che appaiono più come storici istruiti, ma del tutto disinteressati alla storia in se stessa. Elargiscono nomi e date dall'alto del loro pulpito. Sentenze su come, dove, perchè, un film è oppure no, un buon film. Sono gli intellettuali, cui manca spesso una buona fetta di materia grigia, proprio la dove albergano il buon senso e la ragione. Si crogiolano al sole, al suono delle proprie parole, vocaboli sinuosi, sconclusionati, deliranti. Sergio Leone come nessun altro regista, americano e non, ha 'involontariamente', ma inevitabilmente disegnato un cerchio perfetto attorno a quel mondo. E non c'è Jhon Wayne, Glen Ford, James Stuart che tenga, perchè pur essendo dei grandi del cinema, hanno interpretato un west visto e rivisto, dalla parte degli americani. Quello degli indiani e dei visi pallidi. Leone ha modificato, plasmato, creato un suo west, una nuova formula, perfetta nella sua artisticità come Ainstein nella fisica, Leonardo Da vinci nella scultura, pittura. Classificare come spaghetti-western il suo operato, è come dire che Monnalisa è stata dipinta da un braccio meccanico, assente di sentimento. Il genio si manifesta in tutta la sua essenza, proprio quando riesce ad abbattere, idee, canoni fino ad allora insormontabili, indiscutibili. Ed è ciò che Leone ha fatto con i suoi film, e niente hanno in comune con i suoi film. I silenzi delle sue opere divengono assordanti, quasi insopportabili. Ecco questa è una delle maggiori peculiarità, o timbro di fabbrica Leoniano. Il saper diluire il tempo, che sembra arrestarsi, mentre lo spettatore è quasi portato allo spasmo. Non è la drammaticità che Leone ricerca, ma la filmografia più vera, il dar vita ad un affresco palpabile, esaustivo. La sua è arte allo stato puro. In quanto all'immenso Ennio Morricone, la dico tutta. Se non si apprezzano le sue colonne sonore, che paiono imbastite, cucite, controllate e ricontrollate mille volte. Che paiono sgorgare dai film stessi come se l'uno non possa fare a meno dell'altro, le possibili spiegazioni si riducono semplicemente a due: o si stà ascoltando della musica in cuffia, oppure, la visita dall'otorino è alle porte, con tutto il rispetto.
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(di ignazio1975)
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carmine rozzi
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domenica 18 novembre 2007
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il western che gli americani avrebbero voluto fare
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"Cera una volta il west" sta all'epopea della frontiera americana fatta di proletari in spolverini impolverati come "Via col vento" alla sua borghesia in merletti incipriati. Non posso essere in alcun modo d'accordo con la recensione della "famiglia Morandini" (se mi si passa il termine). In essa si cerca quasi di far passare il capolavoro di Leone (finalmente giudicato dalla stessa critica americana tra i quattro miglior western di sempre) come una specie di "gran guignol" in chiave western. A parte alcune sviste madornali come quella di attribuire a Frank Wolff (Mac Bain nel film)la parte del fratello di Armonica (Charles Bronson) ucciso da Frank (Henry Fonda)la recensione offende il merito di aver saputo ridare dignità epica al genere dopo un periodo di stanca succedutosi alle sequele fordiane.
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"Cera una volta il west" sta all'epopea della frontiera americana fatta di proletari in spolverini impolverati come "Via col vento" alla sua borghesia in merletti incipriati. Non posso essere in alcun modo d'accordo con la recensione della "famiglia Morandini" (se mi si passa il termine). In essa si cerca quasi di far passare il capolavoro di Leone (finalmente giudicato dalla stessa critica americana tra i quattro miglior western di sempre) come una specie di "gran guignol" in chiave western. A parte alcune sviste madornali come quella di attribuire a Frank Wolff (Mac Bain nel film)la parte del fratello di Armonica (Charles Bronson) ucciso da Frank (Henry Fonda)la recensione offende il merito di aver saputo ridare dignità epica al genere dopo un periodo di stanca succedutosi alle sequele fordiane. A parte le tante innovazioni nell'inquadratura, nel montaggio e nei dialoghi (non più stucchevolmente stereotipati)per la prima volta nella storia dei film western uno dei ruoli principali e di maggior spessore viene ritagliato per la figura di Gill (Claudia Cardinale da Oscar): donna forte e fiera. Altra definizione che non fa onore all'opera di Leone è l'aver voluto elogiarlo per essersi avvicinato ad "un Peckinpah". Caso mai sarà il contrario visto che, anni dopo, lo stesso regista di "The wild Bunch" ammetterà, per le sfaccettature caratteriali dei suoi personaggi (vedi William Holden e Robert Ryan)di essersi ispirato a quelle che egli stesso definirà come le "leggendarie caratterizzazioni" di Leone. Il film, benchè nominato agli Oscar, non ebbe nessun premio. Decenni dopo, ricalcando pesantemente i personaggi, le ambientazioni, le trame e la crudezza del suo mentore Clint Eastwood ne riceverà ben quattro per "The Unforgiven": questo sì un "gran-guignol" decadente. Con buona pace di: Cera una volta il West,Ombre Rosse,Il Mucchio Selvaggio, Mezzogiorno di Fuoco, Quel Treno per Wuma a mio avviso tutti ben più meritevoli.
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ric gamba
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sabato 15 settembre 2001
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claudia cardinale
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La scena di Claudia Cardinale che scende dal treno, in sottofondo la musica spezzacuore di Morricone,rimarra' come tante altre di Leone nella storia del cinema. Credo,pero',che sia quella che piu' e' rimasta nella mente degli spettatori e degli amanti del regista romano.E'una scena meravigiosa di un film meraviglioso dove Leone esalta i primi piani:lunghissimi primi piani su occhi,volti,oggetti,praterie con Morricone in sottofondo.Una tecnica nuova,che ho rivisto ultimamente rare volte in Tornatore, una tecnica che solo un grande maestro, un grande regista poteva proporci. Questo film e' un opera d'arte che solo "C'era una volta in America" ha superato in bellezza.
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(di irpino)
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hastalavictoria
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lunedì 10 novembre 2003
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senza vergogna
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la vita va così, caro Sergio...
Probabilmente se tu fossi nato in qualche periferia russa o cinese, o magari ti fossi chiamato Quentin Sergio Leone avresti sicuramente rubato i cuori di certi critici, che si sentono appartenenti di una aristocrazia intellettuale...anzi di quella aristocrazia intellettuale che tu hai sempre denigrato. Non sono un ragioniere anche se amo questo film e comunque non vedo cosa ci sia di male a fare il ragioniere e amare il cinema. Probabilmente è molto peggio fare il critico senza ragione...ma si sa che una ragione di fondo, nel fare il critico, c'è e va cercata in certe attese disilluse o in progetti frustrati.
Ma tu, caro Sergio, sei nato a Roma e già questo di rende antipatico perchè non ti sei avvicinato alla periferia romana con altezzoso senso coloniale ma ci sei nato.
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la vita va così, caro Sergio...
Probabilmente se tu fossi nato in qualche periferia russa o cinese, o magari ti fossi chiamato Quentin Sergio Leone avresti sicuramente rubato i cuori di certi critici, che si sentono appartenenti di una aristocrazia intellettuale...anzi di quella aristocrazia intellettuale che tu hai sempre denigrato. Non sono un ragioniere anche se amo questo film e comunque non vedo cosa ci sia di male a fare il ragioniere e amare il cinema. Probabilmente è molto peggio fare il critico senza ragione...ma si sa che una ragione di fondo, nel fare il critico, c'è e va cercata in certe attese disilluse o in progetti frustrati.
Ma tu, caro Sergio, sei nato a Roma e già questo di rende antipatico perchè non ti sei avvicinato alla periferia romana con altezzoso senso coloniale ma ci sei nato. E lì hai sognato l'epopea del West; l'hai sognata mentre era nel pieno della sua fase primordiale, tutta individuale (Eastwood e il suo tornaconto), nella fase matura, a metà tra il mondo intorno a noi e noi stessi (la Guerra di Secessione e il solito tornaconto), nella fase decadente, quando la fantasia lascia lo spazio alla realtà (la costruzione della ferrovia che collegando un mondo intero lo ha delimitato) e, infine, la fase finale, quella in cui si tirano le somme, si regolano i conti e, finito il mondo della fantasia, smessi gli abiti del sognatore, la realtà intorno diventa un mero calcolo aziendale. Proprio come per i ragionieri.
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[+] bravissimo hastalavictoria
(di nicola)
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strangelove'90
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martedì 15 febbraio 2005
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questo sì che è un western!
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Intendiamoci, non che i film della trilogia del dollaro (Per un pugno di dollari, per qualche dollaro in più ed il buono il brutto e il cattivo) con il grande Clint non siano dei grandi film, soltanto che questo è qualcosa in più di un semplice western. L'idea iniziale di partire dai tipici cliché del cinema western (la prostituta, il malvagio proprietario terriero, il killer, il vendicatore senza nome...)era davvero ottima, ma la realizzazione è andata oltre ogni limite di immaginazione! All'ironia leoniana si affianca un gusto malinconico ed un po' amaro, alla sua tipica velocità (soprattutto nelle sparatorie) si contrappone una lentezza quasi insostenibile, fatta di piccoli particolari, di folate di vento e di giochi di occhi (se così si può dire).
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Intendiamoci, non che i film della trilogia del dollaro (Per un pugno di dollari, per qualche dollaro in più ed il buono il brutto e il cattivo) con il grande Clint non siano dei grandi film, soltanto che questo è qualcosa in più di un semplice western. L'idea iniziale di partire dai tipici cliché del cinema western (la prostituta, il malvagio proprietario terriero, il killer, il vendicatore senza nome...)era davvero ottima, ma la realizzazione è andata oltre ogni limite di immaginazione! All'ironia leoniana si affianca un gusto malinconico ed un po' amaro, alla sua tipica velocità (soprattutto nelle sparatorie) si contrappone una lentezza quasi insostenibile, fatta di piccoli particolari, di folate di vento e di giochi di occhi (se così si può dire). Ma soprattutto alla povertà dei suoi primi film si sostituisce un titanico gusto per la realtà storica mista a mito, come in un film epico anni '50 di De Mille. Per questo è il western leoniano più bello: perchè è unico, diverso dagli altri. Potrei (ma non lo faccio) dare una quinta stellina a Sergio, perchè ha avuto il coraggio di cambiare, di stupire, anche a costo di deludere i fan. Questa è una qualità che nel cinema di oggi è così rara...
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(di heinrich)
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renato corriero
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sabato 15 marzo 2008
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il miglior western di sergio leone
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Quando doveva uscire il nuovo western di Sergio Leone e parlando che questa volta i protagonisti sarebbero stati Henry Fonda,Charles Bronson, ecc. mi sono sentito dire:"Ma come?! Ha cambiato attori?!". In effetti è proprio volendo variare che un regista mostra la sua grandezza! Debbo dire comunque che quando mi apparso davanti Henry Fonda (pubblicizzato come primo protagonista e quindi supposto il "buono" del film) nella sequenza della strage della famiglia McBain con il colpo finale dell'assassinio del bambino ci son rimasto di sasso! Faceva impallidire perfino il "cattivo" Gian Maria Volontè di "Per qualche dollaro in più"!
E debbo dire che Henry Fonda era proprio un grande attore se è riuscito a rendersi così odioso in questo film specialmente quando, ritratto giovane, ha dato l'armoni
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Quando doveva uscire il nuovo western di Sergio Leone e parlando che questa volta i protagonisti sarebbero stati Henry Fonda,Charles Bronson, ecc. mi sono sentito dire:"Ma come?! Ha cambiato attori?!". In effetti è proprio volendo variare che un regista mostra la sua grandezza! Debbo dire comunque che quando mi apparso davanti Henry Fonda (pubblicizzato come primo protagonista e quindi supposto il "buono" del film) nella sequenza della strage della famiglia McBain con il colpo finale dell'assassinio del bambino ci son rimasto di sasso! Faceva impallidire perfino il "cattivo" Gian Maria Volontè di "Per qualche dollaro in più"!
E debbo dire che Henry Fonda era proprio un grande attore se è riuscito a rendersi così odioso in questo film specialmente quando, ritratto giovane, ha dato l'armonica a bocca al ragazzo dicendogli sadicamente "Suona qulache cosa per tuo fratello!"! Inoltre con quel suo modo di sputare spesso, si rendeva anche terribilmente disgustoso!
Questo film ha poi rivelato Charles Bronson (il "Clint Eastwood" della situazione) per la prima volta nella parte di protagonista anche se già noto come uno dei "magifici sette" e per altri films come "La grande fuga" e "Quella sporca dozzina", personaggio piuttosto atipico rispetto al western classico americano ma che sapeva suscitare simpatia, anche nel suo gesto finale di andarsene spegnendo le speranze affettive della Cardinale!
Altro prsonaggio tipico e simpatico quello interpretato da Jason Robards dolce con Claudia Cardinale, spietato con gli avversari e che
aveva tenuta nascosta la sua ferita mortale fino alla fine!
Ottima e bellissima poi ovviamente Claudia Cardinale, prima donna effettivamente "protagonista" di un western che alla fine si rassegna alla partenza di Bronson e rimane a dare un po' di conforto fisico (l'acqua) e psichico ai lavoratori della ferrovia! "Sai che sollievo da la sola vista di una bella donna a chi fatica tutto il giorno sotto il sole?" le aveva detto Cheyenne-Robards!
IL duello finale ricorda un po' la vendetta di Lee Van Cleef contro Gian Maria Volontè in "Per qualche dollaro in più", comunque nel complesso rimane un western misto tra il classico americano e la visione "Leoniana" che è molto piaciuto alla critica americana, un western da ricordare!
A proposito! Ennio Morricone? In questo film ha dato il meglio di se stesso! Senz'altro la sua migliore colonna sonora! E penso sia anche una delle migliori colonne sonore della storia del cinema! C'era da restare in sala a rivederlo anche solo per sentire la musica!
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