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I 7 ribelli sono i figli di John Brown, figura storica controversa abolizionista convinto della schiavitù in USA, nel 1858 entro armato nello Stato della Virginia deciso a sollevare gli schiavi che peraltro non si ribellarono, dopo uno scontro con le truppe federali venne impiccato condannato per omicidio. La regia del film è di Charles Warren modesto artigiano di Hollywood, specializzato in western e film di avventura (La schiava degli Apache) nonché prolifico sceneggiatore (La maschera di fango, Pony Express).
Il film inizia con John Brown (Raymond Massey), lotta nel Kansas contro gli schiavisti perché lo Stato non legalizzi la schiavitù, opera una crudele strage per rappresaglia a un massacro di civili, uccidendo tra gli altri davanti ad una donna il marito e pure i 2 figli maschi (che non c'entravano nulla nella vicenda). Patrocina l'insurrezione armata per liberare gli schiavi, ad un certo punto si uniscano poco alla volta a lui e ai suoi seguaci i 7 figli maschi, Brown era un fanatico, probabilmente a detta di molti storici squilibrato, che Bibbia alla mano uccideva chi non la pensava come lui suscitando perplessità anche nella sua prole, riceve ingenti finanziamenti da ricchi uomini del Nord con in quali compra molte armi (più di 1000 fucili), il suo progetto era di entrare in Virginia occupare l'Arsenale di Harper Ferry e lì aspettare che si uniscano gli schiavi in rivolta per poi liberare la Virginia e poi gli altri Stati del Sud in cui era legale la schiavitù. Il progetto però non è condiviso da 4 figli che lo lasciano (3 moriranno con altri seguaci) e non riesce perché nessun schiavo si ribella, viene circondato dalle truppe federali comandate dal colonnello Lee (futuro comandante dell'esercito confederale) e dalle milizia locale, mentre in un un edificio isolato un altro gruppo di seguaci che aspettavano inultimente l'arrivo degli schiavi ribelli si allontanarono. John Brown venne catturato dopo un sanguinoso scontro, giudicato da un tribunale per omicidio di alcuni soldati e impiccato.
Il film si presenta ambiguo e con una notevole contraddizione nella vicenda raccontata, da una parte dipinge Brown come un eroe con ideali civili dall'altra la parte come un fanatico che porta alla morte non solo i "nemici" ma anche i suoi seguaci e i suoi figli in progetti assurdi, non riuscendo a conciliare i 2 aspetti, anche perché ha una sceneggiatura debole e molto approssimativa. Certamente l'azione di Brown compromise in parte la possibiltà di abolire la schiavitù con modi pacifici rendendo inevitabile una guerra sanguinosa, molti esponenti sudisti erano contrari lo stesso Generale Lee (che non possedeva schiavi in una lettera alla moglie del 1858 aveva scritto "La schiavitù non è solo un male politico, ma soprattutto un male morale"). Il film non affronta minimamente gli altri aspetti dello scontro tra Nord e Sud: la differenza d cultura e di modo di vivere, un Nord industriale che si fondava sul protezionismo economico al contrario del Sud che viveva dell'esportazioni agricole.
La recitazione del film è appena sufficiente anche perché i personaggi non sono adeguatamente approfonditi e spesso ridotti a stereotipi male supportati dalla sceneggiatura insufficiente: Raymond Massey era un noto attore anche teatrale (con lui esordì Grace Kelly nel 1950 a Broadway ne Il Padre), tra i vari attori la bella Debra Paget nella parte di Elisabeth una ragazza convinta antischiavista ma contraria alla violenza che s'innamora e sposa un figlio di Brown: Owen che abbandonerà il padre ad Harper Ferry, interpretato da Jeffrey Hunter (Sentieri selvaggi, L'ultimo urrà).i
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