La signora senza camelie

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LA SIGNORA SENZA SPERANZA Valutazione 5 stelle su cinque

di fedeleto


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mercoledì 13 marzo 2013

Dopo un'esordio ottimo,un secondo lungometraggio di denuncia,Antonioni firma un capolavoro.La storia si svolge a Roma,dove Clara Manni,ex commessa in un negozio,viene lanciata nel mondo del cinema dal produttore Gianni.I due si sposano per volonta' di Gianni,ma quando la gelosia di quest'ultimo arriva Clara ne e' oppressa e le viene inpedito di fare cinema.Fara' dopo Giovanna D'arco ma senza risultati nonostante il marito decida di aiutarla ripensandoci,alla fine incontrera' un uomo che la sedurra',incantata da quest'ultimo vorra' fuggire con lui e lasciare tutto,lo fara',ma per poi scoprire che per il ragazzo era poco piu' di un'avventura con un'attrice.Si rivolgera' all'ex marito per avere una parte diversa,ma senza risultati sara' condannata a fare parti poco lodevoli sorridendo ai flash dei fotografi con un sorriso annegato nelle lacrime.Ebbene,la signora senza le camelie e' un autentico capolavoro.L'illusione di essere o meglio di diventare annulla l'io ,tramutandolo in fili manovrati dall'industria cinematografica.Lucia Bose' dimostra tantissima bravura(nonostante le critiche insopportabili e improponibili di alcuni indirizzate a degradare la Bose inadatta per il ruolo),e si fa dirigere da un Antononi magistrale.Prima di tutto il soggetto di Antonioni,ha subito alcune modifiche in fase di sceneggiatura con Cecchi D'amico e Maselli,ma nonostante tutto e' convincente e solido.Parecchie sono le metafore e le scene importanti che evidenziano l'aspetto costruito della vita-cinema,ad esempio la scena in cui la Manni deve baciare l'attore,e cosi la troupe da' indicazioni mentre l'atto si consuma,cosi poco dopo dietro le quinte c'e' un altro bacio tra Gianni e Clara,ma anche li c'e' l'ombra degli operatori che parlano,ebbene tutto e' cinema,illusione,prigione di sogni lacerati.Altri punti interessanti si hanno anche in sequenze ben congeniate,l'incontro con il diplomatico che afferra la mano di Clara come ad intendere un legame necessario,ma al centro della ripresa vi e' lei e lui e' messo in disparte,cio' ad intendere che lui vuol stare dietro le quinte e come dice lui non compromettersi.L'inizio anche non e' da sottovalutare,Clara cammina avanti e indietro sul marciapiede vicino al cinema dove stanno facendo la prima di Addio signora ,ovvero il suo film(gia' dal titolo sembra proprio un abbandono della propria vecchia vita o della propria persona passata,non specificando se e' una caduta o semplicemente un cambiamento,ma ben sappiamo alla fine che e' la prima),quel suo girare avanti e indietro e' una tipica movenza ove un cechio chiuso spinge ad essere percorso come fosse una prigione.Clara e' infatti una vittima ,ove come dice lei non sa piu' chi e',la sua identita' e' infatti l'identita' che gli altri le vogliono dara,l'attrice diventa uno strumento senza identita'ma anzi nel momento in cui la trova o meglio cerca di trovarla(non a caso appena entra il produttore trova un libro di Pirandello) e' il momento in cui rimane senza lavoro,e cosi decide di andare a vendere metaforicamente la sua identita' a film poco encomiabili e ose'.Ottima anche la fotografia di Serafin,tra l'altro non si puo' non citare in base al concetto di identita' la scena della controfigura piangente,una sorta di anticipazione del finale drammatico incollato alla povera Manni-Bose'.E' un capolavoro,ma critici e pubblico non l'hanno capito,definendolo inoltre un film troppo pessimista,ebbene ove c'e' sofferenza vi deve essere anche l'esperienza della sofferenza,chi non l'ha mai provata evidentemente scrive assurdita' tali.Straordinario nella forma e nei contenuti valorosi di attacare il cinema stesso e la sua costruzione dei personaggi,ma estremamente chiaro nel lato di identita' perduta.Rifiutato dalla Lollobrigida che vedeva nel film troppo coinvolgimento per episodi troppo simili alla sua vita.Stupenda la Bose'.

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