Titolo internazionale | A Borrowed Identity |
Anno | 2014 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Israele |
Durata | 105 minuti |
Regia di | Eran Riklis |
Attori | Tawfeek Barhom, Ali Suliman, Yaël Abecassis, Marlene Bajali, Laëtitia Eïdo Razi Gabareen, Norman Issa, Daniel Kitsis, Michael Moshonov, Loai Nofi, Danielle Kitsis, Khalifa Natour, Kais Natour, Rona Lipaz-Michael, Shirili Deshe, Keren Tzur, Shani Klein, Adham Abu Aqel, Danny Berman, Robby Berman, Noa Biron, Nitay Dagan, Naomi Fromovich, Itay Lary, Shadi Mar'i, Pauline Wiesweg. |
MYmonetro | 3,09 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 18 marzo 2015
Ispirato al libro di Sayed Kashua, un film sulla complessa situazione mediorientale, ma anche sulla ricerca di un adolescente della propria identità.
CONSIGLIATO SÌ
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Israele. Inizio Anni Novanta. Eyad, un adolescente arabo-israeliano cresciuto circondato dall'affetto della sua famiglia nella cittadina di Tira, viene ammesso in una prestigiosa istituzione scolastica israeliana a Gerusalemme. L'orgoglio dei suoi genitori e dell'anziana nonna è grande ma Eyad dovrà confrontarsi con le differenze di lingua e di cultura che non sempre potranno essere filtrate dalla sua doppia identità ma che, anzi, lo metteranno in crisi. Divenuto amico di un coetaneo ebreo affetto da distrofia muscolare e innamoratosi (ricambiato) di una compagna di studi, anch'essa ebrea, dovrà decidere quali siano i prezzi che è disposto a pagare per garantirsi una completa integrazione.
Eran Riklis torna ad affrontare il purtroppo mai inattuale tema della convivenza tra palestinesi ed ebrei e lo fa mettendo questa volta al centro della vicenda il percorso di crescita di un ragazzo in una società che, al contempo, lo accetta e lo rifiuta. A volte il confronto diretto, l'esclusione totale e dichiarata diviene paradossalmente meno dolorosa dell'ambiguità. Gli arabi di Riklis sono 'danzanti', come vuole il titolo originale, proprio perché costretti costantemente a chiedersi a quale realtà socio-culturale appartengono e cosa in definitiva vogliono davvero essere. Non è un caso che Eyad divenga amico di Yonathan, un ragazzo ebreo affetto da una grave disabilità fisica, così come lui si scoprirà sempre più infettato da una disabilità sociale. Non è un caso che il suo amore con Naomi, ragazza israeliana, sia sottoposto a pressioni; così come non è, ancora una volta, un caso che per la famiglia araba il sogno maggiore sia quello di avere un figlio ammesso a un'importante scuola ebraica.
Riklis riesce nell'impresa di raccontare tutto ciò con grande pacatezza mostrando al contempo una profonda conoscenza degli stati d'animo di protagonisti che assumono la consistenza di persone reali e non di personaggi. Non sono molti i registi che sanno affrontare temi pesanti in modo leggero. Eran Riklis è uno di loro.