The Dead - Gente di Dublino

Film 1987 | Drammatico +16 82 min.

Regia di John Huston. Un film Da vedere 1987 con Dan O'Herlihy, Anjelica Huston, Donal McCann, Marie Kean, Donal Donnelly, Sean McClory. Cast completo Titolo originale: The Dead. Genere Drammatico - USA, 1987, durata 82 minuti. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +16 - MYmonetro 3,87 su 6 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento venerdì 1 ottobre 2010

Ho inserito questo film, che non viene mai citato nelle classifiche colte e pochissimo ricordato dal grande pubblico. Le ragioni sono molte. Il film ha ottenuto 2 candidature a Premi Oscar,

Consigliato assolutamente sì!
3,87/5
MYMOVIES 4,00
CRITICA
PUBBLICO 3,74
ASSOLUTAMENTE SÌ

Ho inserito questo film, che non viene mai citato nelle classifiche colte e pochissimo ricordato dal grande pubblico. Le ragioni sono molte. La prima è, naturalmente, la qualità del film. La seconda è Huston, che lo diresse pochi giorni prima di morire, sapendo di morire e rappresentando, con un coraggio più che umano, il mistero che andava incontrando. La terza ragione è James Joyce, uno dei massimi scrittori del Novecento, che nessuno aveva mai tradotto in film. Joyce è la letteratura. Col suo celeberrimo Ulisse, e ancora di più col successivo Finnegan's Wake, aveva stravolto i concetti del racconto, non più logico e conseguenza di fatti ma conseguenza di parole, con assonanze, analogie, memorie improvvise e atemporali. In tutto questo c'era davvero poco spazio per le immagini. Ma Joyce nel 1906 aveva scritto i racconti Gente di Dublino, diciamo secondo lo stile tradizionale. Un libro straordinario. Il cinema aveva già attaccato monumenti inattaccabili, come Mann, Kafka e Proust, riuscendo faticosamente ad aderire a storie e significati. Autori cinematograficamente difficili, specie gli ultimi due. Furore può anche essere condiviso da Steinbeck e Ford, e Il gattopardo da Lampedusa e Visconti, ma Il processo è di Kafka non di Welles, e Un amore di Swann è di Proust, non di Schlondorff. Huston riprese l'ultimo dei racconti di Dublino, dal titolo I morti. A Dublino, nel 1904, le sorelle Morkan danno un ballo annuale. È invitata la buona borghesia. Ci va Gabriel, con sua moglie Gretta. Si fa musica, c'è una cena, si parla di tutto: pettegolezzi, arte, il tempo, politica. Prima di lasciare la casa Gretta sente una canzone che letteralmente la sconvolge. La donna ammutolisce, chiude gli occhi, dolorosissimamente. Il marito se ne accorge. Lei gli racconta che quella canzone era cantata da un ragazzo, Michael Furey, morto a diciassette anni di polmonite, perché era rimasto sotto la pioggia per salutare lei che stava per partire. Gabriel è a sua volta sconvolto: non ha mai conosciuto davvero sua moglie, era all'oscuro di una vicenda tanto importante. Di notte, con Gretta che dorme, Gabriel pensa alla morte. Parla a se stesso guardando il buio oltre la finestra. Joyce conclude il racconto così: "Neve cadeva su ogni punto dell'oscura pianura centrale, sulle colline senz'alberi; cadeva lieve sulle paludi di Allen e più a occidente cadeva lieve sulle fosche onde rabbiose dello Shannon. E anche là, su ogni angolo del cimitero deserto in cima alla collina dov'era sepolto Michael Furey. S'ammucchiava alta sulle croci contorte, sulle tombe, sulle punte del cancello e sui roveti spogli. E l'anima gli svanì mentre udiva la neve cadere stancamente su tutto l'universo, stancamente come se scendesse la loro ultima ora, su tutti i vivi e i morti". Ma Huston non se la sente di far morire il protagonista e queste parole le fa dire a lui. Il film dunque interviene sulle straordinarie parole di Joyce con due licenze: un finale diverso e soprattutto le immagini. Huston mostra il buio, la neve sui vetri, un campanile nero, il ghiaccio sul fiume. La morte secondo le immagini del cinema. Grande cinema e grande letteratura: un soccorso reciproco e tempestivo.


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PUBBLICO
RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
domenica 21 marzo 2010
G. Romagna

Dublino, inizi del Novecento. Cena di Natale in una dimora della ricca borghesia. Al termine della serata Gretta Conroy rimane rapita nei suoi pensieri udendo una canzone cantata da un tenore presente all’evento. Al ritorno a casa ella spiega al marito il perché di quella commozione: il brano ascoltato era infatti spesso cantato da Michael Fury, un ragazzo che l’aveva amata da giovane [...] Vai alla recensione »

lunedì 1 febbraio 2016
francirano

Ultima, breve, ma intensa pellicola di Huston. Difficile sarebbe non gridare al capolavoro. E invece è quello che avviene. Non perchè non lo meriti, ci si intenda subito. Ma se la prima parte del film, come da più parti rimarcato, non è altro che una sequenza preparativa molto lunga, il fatto è che gli ultimi dieci minuti ti lasciano spiazzato, senza fiato, senza [...] Vai alla recensione »

lunedì 29 aprile 2013
Luca Scialo

In una cena post-natalizia, parenti e amici della media borghesia irlandese si ritrovano a Dublino per una cena organizzata da tre sorelle zitelle. Artisti mancate. La cena prosegue in modo tranquillo, di tanto in tanto scossa da qualche ricordo, aneddoto, battuta fuori posto, ballo, musica, canzone, offerta dai commensali. John Houston traspone Gente di Dublino di Joyce, senza alcuna stucchevole [...] Vai alla recensione »

lunedì 4 aprile 2011
il cinefilo

Il film è ispirato a un romanzo di james Joyce,sceneggiato dal figlio del regista John Huston(Tony Huston)e interpretato,tra i vari attori,anche dalla figlia Anjelica che riesce a dare al suo personaggio un grandissimo spessore melodrammatico che si evince con chiarezza solamente nella sua"confessione d'amore"finale per un ragazzo defunto molti anni prima.

lunedì 15 novembre 2010
mirror

Il racconto di Joyce da cui è stato tratto il libro è una delle opere letterarie più belle e poetiche che esistano in occidente. Huston ha rischiato grosso ma prima di morire ha tirato fuori dal cilindro un'opera che è quasi (o senza quasi) all'altezza del racconto. Gli ultimi 20 minuti sono uno dei momenti più belli e intensi della storia del cinema.

martedì 21 febbraio 2012
tiamaster

John Houston diresse "the dead-gente di Dublino" poco prima di morire,inevitabilmente il film affronta anche la morte,il grande mistero che avrebbe presto incontrato.A prima vista può sembrare un film senza senso,ma non e' cosi'.Quasi tutto il film e' ambientato in una casa,e si vede il modo in cui i personaggi interagiscono tra loro.Gente ignorante direbbe che e' un ammasso di chiacchiere,non un film.Invec [...] Vai alla recensione »

lunedì 9 marzo 2015
il befe

bello

domenica 14 agosto 2011
albplet

Essendo molto fedele al racconto di Joyce, se questo vi è piaciuto, così sarà per il film. L'atmosfera magica del periodo natalizio - protagonista nella prima parte del film - lascia poi il posto a pensieri sulla morte e sulla sua ragione, che viene trovata nella vita stessa. E' una pellicola curata, gli attori sono bravi, la regia attenta: ha un certo spessore. [...] Vai alla recensione »

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RECENSIONI DELLA CRITICA
Stefano Reggiani

Quel vecchio istrione, capace di trascorrere cinicamente attra verso i generi e i divi, capace di distrazioni clamorose, ma incapace di non essere un grande regista. John Huston, con The Dead (I morti), il racconto di Joyce, così intenso, così apparentemente semplice, dà un addio che è una meditazione sulla morte, una lettura di Joyce fedele e ispirata.

Roberto Escobar
Il Sole-24 Ore

“I maestri di prim’ordine - scrive il maggiore dei filosofi-poeti - si fanno riconoscere dal fatto che così nel grande come nel piccolo sanno trovare in modo perfetto la fine [...!”. John Huston è stato un tal maestro. The Dead è una fine splendidamente trovata. La neve scende stancamente sull’universo, i vivi e i morti abitano lo stesso mondo di ombre, ma Huston dà alla “fine” una grandezza che nessun [...] Vai alla recensione »

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