Anno | 2009 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Gran Bretagna, USA |
Durata | 99 minuti |
Regia di | Sally Potter |
Attori | Judi Dench, Jude Law, Dianne Wiest, Steve Buscemi, Riz Ahmed, Eddie Izzard Lily Cole, David Oyelowo, Jakob Cedergren, Simon Abkarian, Adriana Barraza, Bob Balaban, John Leguizamo, Patrick J. Adams. |
MYmonetro | 2,75 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 3 settembre 2009
Un incidente avvenuto in un atelier di moda di New York si trasforma in una divertente indagine sulle vite delle persone che vi lavorano.
CONSIGLIATO SÌ
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Una sfilata di grandi nomi su uno sfondo colorato per Rage, nuovo film di Sally Potter, già regista di Orlando e Lezioni di tango.
Un blogger - che scopriremo essere un ragazzino - con una videocamerina intervista per una settimana le persone che affollano il dietro le quinte delle sfilata dello stilista d'origine mediorientale Merlin (Simon Abkarian). Le dichiarazioni vengono poi messe in rete provocando reazioni. Ciascuno parla in libertà mentre si sentono intorno le grida di una protesta, il vociare e le musiche della sfilata, le ambulanze quando avviene un omicidio e arriva anche un detective.
Si parla della dittatura dell'apparenza, dell'ansia per la celebrità, del ruolo degli stilisti e dei critici nel dettare le mode, della globalizzazione, dell'uomo che devasta la natura. Niente di particolarmente nuovo, la Potter riprende le sperimentazioni di Derek Jarman e del teatro anni '70.
La messa in scena è scarsa, quasi elementare, ma il ragazzo che riprende, Michelangelo, diventa quasi il perno della settimana della moda, quello a cui tutti vogliono affidare qualche frase o un silenzio. Su tutto ci sono le interpretazioni degli attori. Steve Buscemi è un fotografo di guerra un po' cinico, Jude Law un eccentrico (e bellissimo) travestito, Judi Dench una giornalista di moda che vorrebbe correggere le creazioni di Merlin. Ci sono poi un pony express indiano, un finanziere, una sarta e varie altre figure bizzarre (14 in tutto) che hanno le sembianze di Dianne Wiest, John Leguizamo, Eddie Izzarde o Bob Balaban.
Il problema è che lo schema è ripetitivo, non tutti i personaggi sono abbastanza brillanti e ironici e le troppe parole fan sì che una frase cancelli la precedente e insieme al già visto e già saputo affiora la noia.