Anno | 2008 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Italia |
Durata | 80 minuti |
Regia di | Davide Manuli |
Attori | Fabrizio Gifuni, Letizia Filippi, Jérôme Duranteau, Simone Maludrottu, Roberto Freak Antoni, Paolo Rossi, Simona Caramelli, Luciano Curreli . |
Uscita | venerdì 17 maggio 2013 |
Distribuzione | Distribuzione Indipendente |
MYmonetro | 2,51 su 5 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 15 maggio 2013
Un "Aspettando Godot" in una moderna versione noir Il film ha ottenuto 1 candidatura ai Nastri d'Argento, In Italia al Box Office Beket ha incassato nelle prime 4 settimane di programmazione 5,1 mila euro e 476 mila euro nel primo weekend.
CONSIGLIATO NÌ
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Godot non è arrivato e Vladimiro e Estragone sono stufi di attenderlo così intraprendono un cammino nella landa desolata che li ospita, in un mondo tra il post atomico e il delirante entrando in contatto con un'umanità esagerata in linea con quella rappresentata dal testo di Becket.
Potrebbero essere incontri alla fine del mondo ma non lo sono, potrebbe essere un film di Ciprì e Maresco ma manca la capacità di compiere l'ultimo miglio e dare senso alla rappresentazione della vacuità, potrebbe essere un film di spazi aperti ma questi sono usati solo per tentare di rappresentare il chiuso delle esistenze, potrebbe infine essere un film di Wenders se non fosse che i personaggi non stringono nessun rapporto con l'ambiente che li circonda ma lo abitano indifferentemente.
Beket invece è una sorta di sequel di Aspettando Godot ma invece che proseguire in quella linea ed evolverne il pensiero ne ripete il percorso di fatto allungando il testo originale. C'è sempre un motivo per il quale si riprendono determinati personaggi e determinate ambientazioni, sia che si tratti di remake che di sequel, ma in questo tale motivo sfugge. Applicare il linguaggio beckettiano al cinema è impresa ardua e ancora di più adattarne situazioni e dialoghi senza scivolare nella pericolosa categoria dell'intellettualismo più criptico, incapace di comunicare con alcuno che non sia se stesso.
E proprio l'ambiente poteva essere la chiave di un film che si rifiuta di averne pagandone lo scotto. Tradurre cinematograficamente le scenografie inesistenti di Becket con paesaggi sconfinati e bradi (ripresi con profondità di campo) sembrava un'idea vincente, peccato che poi nell'economia del film sia solo un orpello.
Ci si chiede allora il perchè di una simile operazione se di fatto non si dice nulla di nuovo, se non si propongono dinamiche, ambienti o idee originali, se non si ha un'idea forte del motivo per il quale sia assolutamente necessario fare cinematograficamente il seguito di un'opera teatrale. Beket rimugina nel già visto e già sentito mancando non solo di intrattenere o di far pensare, ma anche di stupire o di affascinare.
Esiste una dimensione profondamente intellettuale per il cinema che non sia necessariamente criptica, esiste la possibilità di comunicare contenuti altissimi con opere godibilissime e senza bisogno di restringere la propria platea. Solo che non è facile.
BEKET disponibile in DVD o BluRay |
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BLU-RAY |
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€10,99 | – |
Road movie atipico,intellettualoide e ostico,dove "Aspettando Godot" viene allegramente strapazzato e la riflessione sul senso dell'esistenza è portata volutamente all'esasperazione,tra battute ripetute più volte,dialoghi da teatro dell'assurdo e personaggi emblematici.Il bianco e nero è azzeccato,e i paesaggi della Gallura sono trasfigurati in modo suggestivo [...] Vai alla recensione »
Cosa succederebbe se Beckett perdesse una "c" e una "t", se Godot diventasse un autobus, se i due protagonisti che aspettano, andassero invece a cercare qualcosa, qualcuno o se stessi attraverso una terra di confine, di mezzo e di nessuno? Difficile saperlo, forse "accadrebbe" il cinema dell'assurdo di Beket in cui trash e linguaggio sperimentale e alto si uniscono, dove il lieto fine è tragico, dove [...] Vai alla recensione »
C'è, in Beket - falso movimento, on the road sulla più immobile delle tragedie, Aspettando Godot, in un mondo senzaGod - Roberto «Freak» Antoni, musicista demenzial sperimentale che passa da uno Skiantos all'altro. Nel film, italiano non medio, anche perché l'attore, ma qui solo scrittore e regista, Davide Manuli è stato premiato a Locarno 2008 e in altri festival estremi, Freak Antoni è il Mariachi, [...] Vai alla recensione »
A dieci anni dal folgorante e "maledetto" Girotondo, giro intorno al mondo, Davide Manuli torna con un altro no budget girato fra le rocce e i cieli di una Sardegna desertica. Il titolo, Beket, scritto proprio così, ci porta subito in un dopo-Storia alla Aspettando Godot. I protagonisti non si chiamano Vladimiro e Estragone bensì Freak e Jajà (Luciano Curreli e Jerome Duranteau).
Commedia della solitudine in forma di itinerario geografico-esistenziale, un film non per tutti i palati: impegnativo alla visione, pieno di riferimenti, intelligente ma (consapevolmente) criptico. Per chi è disposto ad accettare la sfida, si tratta di una parafrasi del beckettiano "Aspettando Godot"; una versione "dinamizzata" che ha ricevuto premi della critica a Locarno.