Anno | 2006 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Italia |
Durata | 87 minuti |
Regia di | Fabio Del Greco |
Attori | Fabio Del Greco, Chiara Pavoni, Gennaro Mottola, Gabriele Guerra, Sveva Tedeschi Max Cutrera. |
Uscita | venerdì 30 novembre 2007 |
MYmonetro | 2,50 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Un investigatore privato intercetta le conversazioni altrui in una Roma omologata e misteriosa.
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CONSIGLIATO NÌ
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Un investigatore privato annoiato dalla vita e appagato dai suoni e dai rumori della città. Andrea Casadei conduce una vita tranquilla, in fondo, intercettando le conversazioni altrui e perdendosi fra gli scomodi dettagli di tradimenti coniugali da riferire ai suoi clienti e Gigi, artista di strada ossessionato dalle mire di successo. Quando a un provino incontra l'aspirante attrice Marina, inizierà un pedinamento a suon di microspie che aprirà ad Andrea le porte di un mondo squallido e sotterraneo, fatto di corruzione, segreti, opportunismi e tradimenti, il tutto per raggiungere il miraggio di un successo privato di ogni magia.
Una vita migliore è l'esordio al cinema di Fabio Del Greco, con una produzione a basso costo che tenta di farsi strada fra le centinaia di produzioni simili, esordi più o meno riusciti di giovani registi che "vendono" l'anima al cinema per conquistarsi un piccolo spazio fra le logiche distributive. Questo "noir" racchiude al suo interno tutti i pregi e i difetti di un cinema che vuole emanciparsi raccontando storie, dimenticando purtroppo che scegliere il cinema come mezzo artistico ed espressivo, richiede il rispetto di alcune regole fondamentali che, disattese, non possono che essere sottolineate.
Buono il soggetto e la sceneggiatura, brava l'attrice protagonista - Chiara Pavoni - che emerge in maniera fin troppo positiva all'interno di un cast d'attori non professionisti. Il bianco e nero, più che un omaggio al genere, è fin troppo esplicitamente una scelta di comodo per tentare di nascondere le lacune tecniche che una pellicola a colori non avrebbe sopportato, se non dopo troppi e costosi ritocchi.
Molto lenta la prima parte, persa in riflessioni poco incisive, meglio la seconda, dove l'intreccio viene punto nel vivo e la trama prende il sopravvento. Così, nelle ingenuità di un regista che vuole insistentemente farsi autore - lasciandosi prendere la mano e interpretando praticamente tutti le mansioni possibili all'interno di un film - non resta che lasciare al pubblico la possibilità di vedere e giudicare, apprezzandone comunque il coraggio e la voglia di mettersi in gioco.