Intrigo a Berlino

Film 2006 | Thriller, 105 min.

Regia di Steven Soderbergh. Un film con George Clooney, Cate Blanchett, Tobey Maguire, Beau Bridges, Tony Curran, Leland Orser. Cast completo Titolo originale: The Good German. Genere Thriller, - USA, 2006, durata 105 minuti. Uscita cinema venerdì 2 marzo 2007 distribuito da Warner Bros Italia. - MYmonetro 2,61 su 24 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento mercoledì 19 dicembre 2012

Un reporter di guerra torna a Berlino per la conferenza di Potsdam. Ritroverà un amore di quelli che non si possono dimenticare. Il film ha ottenuto 1 candidatura a Premi Oscar, 1 candidatura a Critics Choice Award, In Italia al Box Office Intrigo a Berlino ha incassato nelle prime 7 settimane di programmazione 604 mila euro e 164 mila euro nel primo weekend.

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Consigliato nì!
2,61/5
MYMOVIES 3,00
CRITICA 2,19
PUBBLICO 2,63
CONSIGLIATO NÌ
Ancora una sperimentazione di Soderbergh: Clooney nei panni di un personaggio 'classico' in un film girato 'come una volta'.
Recensione di Giancarlo Zappoli
Recensione di Giancarlo Zappoli

Luglio 1945. Il corrispondente di Guerra, ora in divisa, Jake Geismer torna a Berlino per occuparsi della Conferenza di Potsdam che vedrà presenti Truman, Churchill e Stalin. Qui ritrova Lena Brandt, la donna che ha amato e che ora dipende totalmente da Tully, l'uomo che gli è stato assegnato come autista. Ben presto Tully, pronto a fare commercio di qualsiasi cosa, viene ritrovato ucciso e Geismer non solo vede rinascere la passione per Lena ma si trova anche al centro di un gioco di segreti che è meglio non rivelare e di cui lui è a conoscenza.
Steven Soderbergh ci ha da tempo quasi assuefatto alla sua irrefrenabile voglia di sperimentare che peraltro aveva già manifestato a partire dal suo primo film Sesso bugie e videotape. Da qualche anno ha trovato in questa sua linea di tendenza la collaborazione dell`amico Clooney che lo ha seguito nell'impresa del remake di Solaris così come in Ocean's Eleven e Ocean's Twelve.
Clooney deve aver visto in questo film la possibilità di misurarsi da vicino con gli attori del cinema classico a cui la critica spesso lo accosta. L'occasione sulla carta era di quelle da non perdere. Intrigo a Berlino è stato girato così come lo si sarebbe potuto girare nel 1945. Stesse macchine da presa, stessi mezzi di illuminazione, stesse condizioni di registrazione del suono, stesso bianco e nero. Sul piano tecnico solo la 'ratio' (i rapporti tra larghezza e altezza del fotogramma) è leggermente cambiata a causa dei proiettori oggi in uso. Da questo punto di vista il film rappresenta una scommessa vinta. Lo è invece molto meno sul piano dello spettacolo.
Realizzare nel nuovo millennio un 'finto' film del 1945 (con qualche inconguenza sul piano del linguaggio e della rappresentazione della sessualità, che mai avrebbero potuto passare il vaglio del Codice Hays di censura) rischia di diventare un'operazione tanto curiosa sul piano filologico quanto sterile su quello narrativo. Soderbergh non riesce mai a far appassionare alla vicenda perché propone un intreccio già visto nei classici ma che in quelli 'veri' può essere accettato e condurre a una partecipazione attiva anche lo spettatore di oggi. Qui invece si può restare freddamente ammirati dinanzi alle citazioni (compresa quella finale decisamente eccessiva e già sfruttata con esiti migliori nel passato più o meno recente) ma non si va oltre. Gli attori (Tobey Maguire escluso) hanno 'le phisyque du rôle' ma l'empatia non scatta. È invece interessante il tema dibattuto: in guerra diviene 'lecito' ciò che, una volta che questa si è conclusa, viene letto come una colpa. Soderbergh non manca poi di ricordarci, facendoci attraversare le macerie di una Berlino ricostruita a Los Angeles, che in quella guerra la bomba atomica fece il suo esordio, anche se 'fuori campo'. Sono ammonimenti sempre utili che l'algida operazione di ingegneria vintage rischia di vanificare. Tre stelle per le tecniche impiegate.

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PUBBLICO
RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
martedì 29 luglio 2014
no_data

Il film è un tentativo interessante, ma un esperimento riuscito solo a metà. Sin dai titoli d'apertura, Soderbergh ci porta indietro nel tempo, ad un altro modo di fare cinema, un altro modo di raccontare le storie. O almeno ci prova. Perché le avventure di George Clooney-Jake e Cate Blanchett-Lena non riescono a coinvolegre completamente.

venerdì 12 febbraio 2010
germi86

mi aspettavo molto meglio da questo film,la storia non è eccezzionale,il regista si preoccupa più delle riprese,della parte tecnica, che no della trama del film e degli attori;l'idea di girarlo in bianco e nero infatti è positiva e dà un ottimo efffetto,tutto il resto è noia..

giovedì 3 aprile 2014
Renato C.

Un bel film di spionaggio in bianco e nero per ricreare l'atmosfera di un tempo. Sembra quasi strano vedere attori come George Clooney, Cate Blanchett e Tobey Maguire in parti dove uno potrebbe benissimo riscontrare Marlon Brando o Gregory Peck se non addirittura Humprey Bogart o Ingrid Bergman! Cate Blanchet nera di capelli e con quel viso pallido fa una parte veramente insolita, comunque di ottima [...] Vai alla recensione »

domenica 23 gennaio 2011
ultimoboyscout

Non mi è piaciuto nel senso che ho rischiato di svenire dal sonno almeno in un paio di occasioni. Attori bravi, regia discreta, ottima ricostruzione ambientale e scenografica fanno si che il film sembri realizzato veramente negli anni 40. Manca il qualcosa che fa scattare la scintilla.

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RECENSIONI DELLA CRITICA
Fabio Ferzetti
Il Messaggero

Dopo tanti bei film l'eclettico Soderbergh si toglie uno sfizio: girare un melodramma spionistico alla maniera di Casablanca. Gli ingredienti sono noti e collaudati: bianco e nero, attori glamour, un grande amore impossibile, una città piena di segreti, lunghi impermeabili, aeroporti inesorabili come il destino. Trovandoci nella Berlino dell'immediato dopoguerra, ci sono anche echi vistosi (e un paio [...] Vai alla recensione »

mercoledì 14 febbraio 2007
Paolo D'Agostini
La Repubblica

Dove siamo capitati? Bianco e nero, musica, titoli di testa e marchio Warner: tutto "d'epoca". Ma ecco Clooney giornalista in uniforme che arriva a Berlino nel luglio '45 per seguire la conferenza di Potsdam dove Truman, Stalin e Churchill decideranno la spartizione dell'Europa creando le basi della guerra fredda. E capiamo che è un film fatto "come se" fosse un noir degli anni 40.

mercoledì 14 febbraio 2007
Natalino Bruzzone
Il Secolo XIX

Uno scenario da Germania anno zero, un climax da II treno ferma a Berlino e un finale nei dintorni di Casablanca. Nelle sequenze in bianco & nero di Intrigo a Berlino (The Good German) lo stigma del film di Jacques Tourneur e di Michael Curtiz implode lungo la mappa di un viaggio pericoloso nelle rovine di una città e di una nazione, evocate con l'antico strumento del "trasparente" (come in Scandalo [...] Vai alla recensione »

Maurizio Cabona
Il Giornale

Brulica di film la scatola cinese di Intrigo a Berlino di Steven Soderbergh (in originale The Good German, cioè «Il buon tedesco»). Dal bianco e nero firmato con pseudonimo dallo stesso regista, affiorano classici sopravvalutati (Casablanca e Notorious); curiosità da cineteca (Gli assassini sono tra noi e Germania anno zero); gioielli che le tv non mostrano più (Scandalo internazionale e Il terzo uomo) [...] Vai alla recensione »

Matteo Bittanti
Rolling Stone

Definire Soderbergh eclettico è fin troppo riduttivo. Anche questo film è inusuale, unico: un remake pastiche di un film che non esiste (è tratto da un romanzo recente), girato con una tecnica che emula l'estetica del cinema classico hollywoodiano. Non una pellicola, ma un simulacro. Impossibile non apprezzare l'operazione di pura cinefilia hard-core, anche se resuscitare i morti non sempre è una buona [...] Vai alla recensione »

mercoledì 14 febbraio 2007
Lorenzo Buccella
L'Unità

Sarà tautologia, ma forse conviene dirlo fin da principio. Pruno giorno full-time del concorso e Berlino apre con Berlino, nel senso che, come da copione, va a buttare sugli schermi pellicole che infilano i propri racconti tra le cisti della storia recente. Non lo scontro diretto e titanico con verità ufficiali, ma la loro «sconfessione» narrativamente obliqua.

Giona A. Nazzaro
Rumore

Steven Soderbergh è una sorta di mutazione genetica del classico professional hollywoodiano, il regista in grado di muoversi a suo agio tra i generi conservando l'impronta di uno sguardo individuale. Il suo problema è che è sempre troppo autoreferenziale, per cui l'oggetto di una filmografia così variegata risulta essere inevitabilmente... Steven Soderbergh stesso.

Dario Zonta
L'Unità

Steven Soderbergh è, a suo modo, un regista sperimentale. S'ingegna, cambia le carte in tavola. Irrequieto traveste i generi e riformula i codici. A volte gli va bene. Questo giro, con Intrigo a Berlino, gli è andata male. S'è messo in testa di fare un film «alla maniera di. ..». Non un remake, ma il calco stilistico di un mondo ormai scomparso, reale e cinematografico.

Giacomo Petrella
Il Secolo d’Italia

Vae victis? Per il film di Steven Soderbergh, in uscita nelle sale italiane questo fine settimana, non è tutto così semplice. O, meglio, forse lo è stato per tanto, troppo tempo, riassunto in una propagandistica divisione tra bene e male. Non a caso Intrigo a Berlino, più eloquente nel suo titolo originale The good German - Il Buon tedesco, decide di tornare indietro, stilisticamente e criticamente. [...] Vai alla recensione »

lunedì 12 febbraio 2007
Mariarosa Mancuso
Il Foglio

Fate vedere a Soderbergh "Lontano dal Paradiso". Rifare un melodramma si può. E nello stesso tempo si può ammodernarlo (chi aveva mai visto gay o neri nei film di Douglas Sirk?) senza perdere per strada una sola lacrima. Ma Todd Haynes aveva preso un geniale direttore della fotografia, che azzeccò ogni sfumatura. Peter Andrews – pseudonimo scelto dal regista di "Traffic" quando non vuole estranei [...] Vai alla recensione »

Luca Barnabé
Ciak

Una abbuffata di citazioni. Uno stile recitativo "pre Metodo", classico, molto "recitato", melodrammatico, accompagnato da una magnifica illuminazione che si rifà all'epoca d'oro di Hollywood». Così Cate Blanchett radiografa alla perfezione il nuovo film di Steven Soderbergh, di cui è protagonista insieme a George Clooney. Intrigo a Berlino (il fuorviante titolo italiano è identico a un film tv ispirato [...] Vai alla recensione »

Lietta Tornabuoni
La Stampa

Con George Clooney e Cate Blanchett bruna, in un paesaggio di macerie alla Germania anno zero, in un'atmosfera di misteri, spie e passioni spente tra Il terzo uomo e Casablanca, in bianconero e stile Anni Quaranta, un film ambientato subito dopo la seconda guerra mondiale: Intrigo a Berlino di Steven Soderbergh è tanto manierato, tanto citazionista, da risultare alla fine piuttosto inerte.

Roberto Nepoti
La Repubblica

Abbiamo spesso ammirato la versatilità di Steven Soderbergh, uno dei pochi registi d'oggi capaci di passare dalla commedia per star al cinema sperimentale in perfetta naturalezza. L'idea di misurarsi col film "d'epoca", montando un calco semantico della Hollywood anni 40, però, è un passo falso: un omaggio che manca di necessità e si risolve in un esercizio di stile ben poco appassionante per lo spettatore. [...] Vai alla recensione »

Roberto Silvestri
Il Manifesto

La stessa marcetta militare di Flags of our fathers è in Intrigo a Berlino; e i colori decolorizzati; e - Berlino alias Iwo Jima - il ritorno all'ultima fase della guerra antinazista. Doppia nostalgia di Roosevelt? Steven Soderbergh, 44 anni, regista e produttore eclettico, da Syriana a Bubble, un piede nel passato, uno nel futuro, riesuma in questo thriller romantico paesaggi emozionali tra Rossellini [...] Vai alla recensione »

Mariarosa Mancuso
Il Foglio

Il grande regista della Berlino ridotta in macerie dalla guerra, divisa in quattro settori di influenza, poi spaccata in due dal muro, fu Billy Wilder. Scandalo internazionale, con Marlene Dietrich e Jean Arthur, girato nel 1948, raccontava la crociata moralizzatrice promossa contro le attività non sempre cristalline dei soldati americani: una funzionaria integerrima, arrivata dallo Iowa, si faceva [...] Vai alla recensione »

Pier Maria Bocchi
Film TV

Bene, non ci sono lenti moderne, soltanto le focali fisse; la luce, limpida e innaturale, deriva esclusivamente da fari incandescenti; i microfoni corporei wireless sono stati sostituiti dalla classica giraffa, di modo che gli interpreti dovessero forzatamente scandire le battute, come a teatro; il formato originale 1.66:1 è mantenuto proiettando copie in 1.

lunedì 12 febbraio 2007
Maurizio Cabona
Il Giornale

Tanti film si celano in The Good German («Il buon tedesco») di Steven Soderbergh, ieri in concorso al Festival di Berlino. Ne emergono reminiscenze da Casablanca di Curtiz a Notorious di Hitchcock; dagli Assassini sono tra noi di Stäudte a Germania anno zero di Rossellini; da Scandalo internazionale di Wilder al Terzo uomo di Reed; da Verboten di Fuller ai Vincitori di Foreman.

lunedì 12 febbraio 2007
Roberto Silvestri
Il Manifesto

Strano ritrovare l'identica marcia militare americana usata da Clint Eastwood in Flags of our fathers. Strano che due dei migliori cineasti al mondo ritornino oggi al bianco e nero, al secondo conflitto mondiale e alle due decisive vittorie (la presa di Iwo Jima e di Berlino) nell'ultima fase «giusta» della guerra antinazista. Doppia nostalgia di Roosevelt? Steven Soderbergh, 44 anni, regista e produttore [...] Vai alla recensione »

lunedì 12 febbraio 2007
Valerio Caprara
Il Mattino

In attesa di Clooney, ma Clooney non c'è. Impreviste spine cerimoniali di un festival che procede in scioltezza sui binari dell'efficienza, della puntualità e della competenza critica. Quest'ultima dote, per la verità, un po' troppo rigida, a giudicare dalle accoglienze riservate ai primi titoli da copertina: calma piatta per La vie en rose sul mito Piaf, fischi sparsi per The Good German (in Italia [...] Vai alla recensione »

lunedì 12 febbraio 2007
Walter Rauhe
Il Sole-24 Ore

L'inizio è una citazione di Germania anno zero di Rossellini, la fine riporta invece a Casablanca, solo che al posto di Humphrey Bogart, sulla pista notturna di un aereoporto c'è George Clooney. «È impossibile staccarsi veramente da Berlino» recita una frase nel nuovo film di Steven Soderbergh The good German, presentato venerdì nella sezione ufficiale del 57esimo festival di Berlino e impossibile [...] Vai alla recensione »

Marco Bertolino
Nick

Anche se qualche spettatore assai poco romantico non la pensa così, il fascino dei film noir, con il loro infallibile cocktail di complotti, spie e amori, non è mai passato di moda: nemmeno sul nostro territorio nazionale. Lo testimoniano egregiamente i passaggi televisivi di titoli quali Casablanca, Notorious o Il terzo uomo, regolarmente seguiti da milioni di spettatori.

Davide Turrini
Liberazione

Peccato che il titolo originale del diciassettesimo film di Steven Soderbergh sia stato sostituito da un ben più prosaico Intrigo a Berlino. The Good German (letteralmente "Il buon tedesco"), invece, era titolo appropriato, che sarebbe piaciuto molto a Orson Welles (lui che si è visto storpiare Touch of evil in L'infernale Quinlan): immediata scelta etica per decretare dove sta il bene e il male, esaltando [...] Vai alla recensione »

lunedì 12 febbraio 2007
Fabio Ferzetti
Il Messaggero

Che ci fa George Clooney fra le macerie di Berlino nel 1945? Perché il regista di Traffic e il protagonista di Syriana si concedono un tuffo nell'Europa della Seconda guerra mondiale? Nostalgia di un mondo (di un cinema) in bianco e nero, in tutti i sensi? O magari voglia di prendersi una vacanza dopo aver affrontato, a meraviglia, gli oscuri e irrappresentabili grovigli del Medio Oriente (Syriana, [...] Vai alla recensione »

NEWS
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venerdì 2 marzo 2007
Claudia Resta

Di nuovo in coppia con Soderbergh: ami la sua regia? Abbiamo gli stessi gusti e non ci siamo ancora stancati, anzi: ci divertiamo un mondo! Cerchiamo di sostenerci a vicenda, professionalmente parlando, anche quando non dobbiamo lavorare insieme, e siamo [...]

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