| Titolo originale | Aktorzy Prowincjonalni |
| Anno | 1979 |
| Genere | Drammatico |
| Produzione | Polonia |
| Durata | 107 minuti |
| Regia di | Agnieszka Holland |
| Attori | Halina Labonarska, Tadeus Huke, Tomasz Zygadlo, Ewa Dalkowska, Tadeusz Huk Iwona Biernacka, Slawa Kwasniewska, Kazimiera Nogajowna, Janina Ordezanka, Krystyna Wachelko, Zaleska. |
| Tag | Da vedere 1979 |
| MYmonetro | 3,25 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 10 novembre 2025
Una compagnia teatrale amatoriale prepara uno spettacolo. Krzysztof, attore talentuoso ma frustrato, vive una crisi artistica e ignora la solitudine della moglie Anka.
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CONSIGLIATO SÌ
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Una compagnia teatrale di provincia si appresta a mettere in scena un classico dramma polacco, Liberazione, di Stanislaw Wyspianski. L'interprete principale, Krzysztof, attraversa, però, un momento di duplice crisi, professionale e coniugale: da un lato, infatti, consapevole del proprio talento, soffre la dimensione amatoriale della compagnia e le scelte poco incisive che è abituata a fare in materia di testi e allestimenti, dall'altro non si avvede della sofferenza e della solitudine della moglie Anka, attrice in un teatro di burattini, perché troppo concentrato su se stesso.
Attori di provincia, il primo lungometraggio firmato da Agnieszka Holland, prende ispirazione da un'esperienza personale della regista in un teatro di provincia.
Si propone come un'opera tanto realistica, perché affonda, appunto, nell'osservazione del reale, quanto profondamente metaforica, perché i problemi privati e collettivi messi in scena sono gli stessi che, su più larga scala, affliggono la società polacca e la sfera dell'arte nazionale in particolare. Krzysztof, che inizialmente confida nell'occasione offerta da Liberazione (un titolo non casuale) di poter dare per una volta al pubblico un messaggio politicamente coraggioso, contando sulla complicità di un nuovo regista che viene da Varsavia, si deve ricredere totalmente, perché non solo il testo viene tagliato senza pietà, per evitare qualsiasi pericolo di censura, ma il regista stesso si dimostra un pavido opportunista, che non sa o non vuole rispondere alle domande sul senso dell'opera, limitandosi ad affermare che "quelli che cercano di far bene sono i peggiori" perché "quello che conta è ascoltare e obbedire". Anka, dal canto suo, è consapevole di essere guardata dall'alto in basso dal marito e dai colleghi perché si occupa di teatro per bambini, ma almeno ama il suo lavoro, mentre a casa si sente data per scontata, al punto da soffrire di crisi di ansia (di cui Krzysztof non si accorge neppure).
Sebbene il film segua l'andamento dello spettacolo, dalla prima convocazione del cast ai festeggiamenti dopo la serata del debutto, e dunque il personaggio di Krzysztof si trovi sul binario principale, Anka, e in generale la condizione della donna, sono oggetto di un'analisi più accurata e emotivamente più partecipata. L'ansia della prima attrice di restare avvenente, la violenza raccontata e perpetrata da Malinka, il disagio insopportabile di Anka, rendono conto tanto di un mondo in cui le donne non hanno valore se non come ancelle di uomini egocentrici da adulare, nutrire o consolare, quanto di un'incapacità delle stesse di rompere definitivamente con quello schema. In modi diversi, sia Krzysztof che Anka sono burattini di un teatro dal quale non sanno uscire e nel quale sono costretti a continuare a recitare: questo è il vero dramma.