| Titolo originale | The Testament of Ann Lee |
| Anno | 2025 |
| Genere | Drammatico, Musical, |
| Produzione | Gran Bretagna |
| Durata | 130 minuti |
| Regia di | Mona Fastvold |
| Attori | Amanda Seyfried, Lewis Pullman, Christopher Abbott, Thomasin McKenzie, Tim Blake Nelson Shannon Woodward, Matthew Beard, Stacy Martin, Viola Prettejohn, Ágota Dunai, Scott Handy, Roy McCrerey, Natalie Shinnick, Jeremy Wheeler, Jamie Bogyo, Scott Alexander Young, Willem van der Vegt, George Taylor, Alexis Latham, Millie-Rose Crossley, Zachary Zamsky, Matti Boustedt, Francis McBurney, Áron Havasi, David Cale, Terry Holland. |
| Uscita | giovedì 12 marzo 2026 |
| Distribuzione | Walt Disney |
| MYmonetro | 2,39 su 9 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 1 dicembre 2025
Un musical su Ann Lee, la leader fondatrice dello Shaker Movement, proclamata dai suoi seguaci come il Cristo donna.
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CONSIGLIATO NÌ
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Manchester, 1736. Ann Lee nasce in una famiglia numerosa e poverissima, animata da una convinta fede religiosa. La sua devozione farà di lei la fondatrice della comunità degli Shaker, che dall'Inghilterra avrà proseliti nel New England americano: una comunità basata sul duro lavoro, l'artigianato di qualità, e la totale rinuncia a qualunque forma di violenza.
Dopo aver subìto a lungo gli appetiti sessuali del marito, che non si preoccupa minimamente della soddisfazione della moglie, e dopo aver perso quattro figli nel loro primo anno di vita, Ann Lee impone a se stessa e alla comunità la castità assoluta e si immola definitivamente al ruolo di leader spirituale, guidando gli Shaker verso la costruzione di villaggi dedicati alla loro fede, spesso osteggiati dalle comunità locali. E non saranno pochi quelli che, temendo il suo potere, la accuseranno di stregoneria.
Alla sua terza opera dopo The Sleepwalker e Il mondo che verrà, la regista e sceneggiatrice norvegese naturalizzata americana Mona Fastvold racconta come la comunità Shaker veicolasse emozioni e sofferenze attraverso il canto e il ballo (il termine "shaker" si riferisce proprio alla scuotersi, quasi come tarantolati, dei suoi adepti).
E dunque appare consona la sua scelta di fare di Il testamento di Ann Lee, scritto insieme al marito regista-sceneggiatore Brady Corbet, un musical, e di suddividere la narrazione in canti. Ma qui non siamo in zona La La Land, perché i balli e le canzoni di Il testamento di Ann Lee non hanno nulla di leggero o di "entertaining": si basano su gesti ripetitivi ed energici e lamentazioni ossessive, adeguati ad un fervore religioso fondamentalista ai limiti del fanatismo. La messa in scena dei numeri musicali è dunque allo stesso tempo ammirevole, per la potenza visiva e muscolare che rimanda a Rembrandt o a Michelangelo, ed estenuante, per la ripetitività insistita e il fervore medianico che li anima.
In questo senso l'ossessività di Ann Lee, nata dal dolore e da un'esigenza di conquista della morte (oltre che apparentemente da un'ambizione di immortalità personale), fa il paio con quella dell'architetto protagonista di The Brutalist, e ha una simile componente autolesionista. Anche la ricostruzione storica è filtrata da una vocazione al martirio che pare appartenere a Fastvold e Corbin come autori, ed è filtrata attraverso la sensibilità artistica di una regista che tende ad esprimersi sopra le righe. Fastvold non concede alla sua storia (e agli spettatori) neppure un momento di sollievo, magari in forma di ironia, per tema di farne una parodia delegittimante della comunità Shaker.
Ma siamo ben lontani dalla tenerezza che Peter Weir aveva riservato agli Amish, "cugini" ideologici degli Shaker, in Witness - Il testimone: impossibile non accostare la scena della costruzione delle magnifiche case di legno di Il testamento di Ann Lee a quella del film di Weir, il cui commento musicale era tanto entusiasmante quanto quello del film di Fastvold è opprimente.
Fra biopic e dramma storico, fra parabola e musical, Il testamento di Ann Lee è uno strano oggetto filmico di cui è impossibile ignorare il grande impatto visivo, ma è altrettanto difficile individuare il punto di vista dell'autrice, che sembra allineare episodi della vita della predicatrice senza fornire una vera chiave di lettura alla sua storia. Gli accenni all'ostilità della società Settecentesca nei confronti di una donna che osa mettersi a capo di una comunità religiosa e che proclama che "Dio deve essere sia maschio che femmina" sono frequenti, ma non si può nemmeno dire che sia quella l'angolazione scelta da Fastvold, che preferisce concentrarsi sul furore messianico della protagonista più che sulle sue motivazioni più profonde.
La regista finisce per cadere nel loop in cui sembra imprigionata la stessa Ann Lee: un'autoflagellazione senza uno scopo chiaro, se non quello di completare l'evangelizzazione radicale dei suoi seguaci e di riconoscere nella sofferenza il centro dell'esperienza umana. Quello di Ann Lee, più che il testamento, appare dunque come il calvario, ed è un calvario nel cui anche il pubblico è chiamato ad entrare, senza possibilità né di simpatizzare con la sua unicità in quanto profetessa né dissociarsi dalla sua ossessione con l'"esteriorizzare il proprio marciume". In questa mancanza di sfumature ontologiche per privilegiare una raffigurazione carnale e sanguigna, Il testamento di Ann Lee rimanda più a The Passion che a Jesus Christ Superstar: insistito nel suo calvinismo punitivo, quasi compiaciuto nella sua raffigurazione del furore messianico della protagonista.
L'intera storia si gioca sui corpi, in particolare quello morbido e sensuale - ma anche capace di matericità sofferta - di Amanda Seyfried, che ribalta metacinematograficamente la sua immagine nel musical Mamma Mia, dove incarnava la solarità e la gioia di vivere, per trasformarsi in una martire oscura, una mater dolorosa senza essere mai stata madre biologica. Accanto a lei un cast di ottimi attori e performer musicali come Thomasin McKenzie, Stacy Martin, Tim Blake Nelson e Lewis Pullman (figlio di Bill) nei panni di William, il fratello (gay?) di Ann. Ma a sollevare questa storia dalla mono-tonia (nel senso di insistenza su una nota sola) manca una chiave interpretativa personale che ci faccia capire che cosa Mona Fastvold volesse comunicare attraverso il suo mirabile allestimento.
Cristo tornerà, e sarà donna: come può Dio essere di un genere ed escludere l'altro? A pensarlo erano i quaccheri Shakers, la cui profetessa Ann Lee il film segue lungo il Settecento da Manchester al nord America, nel suo tentativo di fondare una nuova comunità utopica. Mona Fastvold rinuncia a qualunque distanza e si immerge nella ricostruzione storica (di imponente estensione e puntiglioso dettaglio [...] Vai alla recensione »
Atteso, temuto, apparentemente accolto senza troppi entusiasmi, The Testament of Ann Lee dovrebbe o quantomeno potrebbe rappresentare un deciso balzo in avanti per Mona Fastvold, sceneggiatrice e regista, anzi autrice (ambiziosa autrice), e anche moglie e al contempo fidatissima collaboratrice (suvvia, coautrice, visto quanto coincidono temi e soprattutto sguardo, talento) di Brady Corbet, qui cosceneggiato [...] Vai alla recensione »
Quando un film viene preventivamente definito vertiginoso c'è da temere il peggio. La vertigine suggerita è infatti quella della trance favorita da musiche e danze ossessive che dovrebbero mettere l'adepto in rapporto estatico con il sovrannaturale. Siamo nel XVII secolo e Ann Lee, una delle rare leader religiose di sesso femminile, istiga alla preghiera attraverso canti e movimenti ritmici esuberanti. [...] Vai alla recensione »
Si rischia il ko tecnico, invece, per The Testament of Ann Lee, sempre in Concorso come The Smashing Machine. È un ammorbante musical demenziale più kitsch che d'autore con quaccheri scatenati nel cantare e ballare nell'Inghilterra del XVIII secolo. Guidati dalla realmente esistita Ann Lee (Amanda Seyfried sempre dal look immacolato nonostante contorcimenti e afflizioni) li vedremo sbarcare negli Stati [...] Vai alla recensione »
Va addirittura peggio con l'inglese Mona Fastvold, compagna di Brady Corbet, del quale ha co-sceneggiato tutti i film, che torna a Venezia a 5 anni da "Il mondo che verrà". Stavolta insegue la controversa esistenza di Ann Lee, nota poi come Mother Ann, fondatrice della setta degli Shakers, sviluppatasi a Manchester a metà XVIII secolo per poi consolidarsi negli States, dove tuttora vivono gli ultimi, [...] Vai alla recensione »
Habitué della Mostra di Venezia, sia in veste di cosceneggiatrice quando accompagna i lavori del compagno Brady Corbet (L'infanzia di un capo, Vox Lux, The Brutalist) che di regista (Il mondo che verrà, 2020), Mona Fastvold ritrova il concorso del Festival con The Testament of Ann Lee, favola epica ispirata alla vita della leader spirituale degli Shakers, movimento religioso radicale nato alla fine [...] Vai alla recensione »
Ha l'impianto di un musical favolistico ed epico l'opera di Mona Fastvold, co-sceneggiata dal compagno Brady Corbet, alla quale ha restituito il contributo per The Brutalist, vincitore di tre statuette Oscar nell'ultima edizione. È la rivisitazione della vita di Ann Lee, interpretata da Amanda Seyfried, fondatrice degli Shakers, movimento calvinista di origine quacchera partito da Manchester e diffuso [...] Vai alla recensione »
Credo sia indispensabile sollevare la polvere dei secoli (come direbbe Pig-Pen, filosofico personaggio collaterale degli indimenticabili e, loro sì, davvero paritari Peanuts) dalle numerosissime figure femminili che l'hanno popolata, animata e vitalizzata senza che mai ne venisse riconosciuta, se non la grandezza, almeno la creatività e l'originalità.