Anno | 2021 |
Genere | Documentario, |
Produzione | Italia |
Durata | 89 minuti |
Regia di | Giovanni Troilo |
Uscita | lunedì 14 marzo 2022 |
Tag | Da vedere 2021 |
Distribuzione | I Wonder Pictures |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | Valutazione: 3,50 Stelle, sulla base di 3 recensioni. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 3 marzo 2022
L'area che comprende il Vesuvio e i Campi Flegrei è la più densamente abitata d'Europa. In caso di eruzione i risultati sarebbero catastrofici. In Italia al Box Office Vesuvio - Ovvero: come hanno imparato a vivere in mezzo ai vulcani ha incassato nelle prime 6 settimane di programmazione 12,7 mila euro e 10,9 mila euro nel primo weekend.
CONSIGLIATO SÌ
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Come si affronta la quotidianità quando si vive tra due vulcani? È il caso degli abitanti del territorio che si estende tra il Vesuvio e i Campi Flegrei. Area tra le più intensamente popolate d'Europa, universalmente nota per la storica eruzione di Pompei del 79 d.C. e che potrebbe rivivere "in qualsiasi momento" quel fenomeno. Non è tutto: "non siamo in grado di prevenirla in alcun modo", afferma, a favore di macchina, il vulcanologo Giuseppe Mastrolorenzo dell'INGV (Istituto Nazionale di Geologia e Vulcanologia), tra i tanti partecipanti di un'indagine corale che interessa un milione di abitanti, teoricamente pronti a uno sfollamento rapido dell'area e a protocolli di sicurezza. Anche se l'abitudine a convivere con le scosse, l'attaccamento affettivo al territorio in cui si è nati e un atteggiamento fatalistico verso la vita contraddicono la consapevole e logica reattività all'emergenza.
Oltre al citato ricercatore, che da anni richiama l'attenzione sulla concretezza del rischio, facciamo la conoscenza di varie realtà autoctone, di ognuna delle quali è indicata la distanza in chilometri dalla bocca del vulcano: una clinica ostetrica, una scuola di ballo, un'avventurosa tv locale, una scuola primaria, il Teatro San Carlo di Napoli, il Duomo della città, un'attività di fuochi pirotecnici, il Parco archeologico sommerso di Baia, alcune case private, una sartoria, un maneggio e il litorale di Licola, un impianto di cremazione, una fonderia, una solfatara. Tra osservazioni scientifiche, interviste e prove tecniche di evacuazione, si riprendono anche alcuni passaggi dell'antico pellegrinaggio religioso Acerra-Pompei.
Autore della fotografia (Auschwitz 2006, Il primo incarico, Montedoro, Naples '44), Giovanni Troilo (1977) ha diretto William Kentridge, Triumphs and Laments, Coeurope - The Dark Heart of Europe, Le ninfee di Monet - Un incantesimo di acqua e di luce, Frida. Viva la vida. Presentato fuori concorso al Noir Film Festival 2021, da un soggetto di Matteo Billi e dello stesso Troilo, Vesuvio pratica un'interessante commistione di osservazione antropologica, fiction, documentario scientifico.
Il titolo cita quello di Il dottor Stranamore (Dr. Strangelove or: How I Learned to Stop Worrying and Love the Bomb) per mutuare dal film di Kubrick la paradossale compresenza di comicità e tragedia e il senso di rassegnata convivenza con la possibilità di un disastro imprevedibile e implacabile. Infatti il piano operativo di sfollamento previsto per la popolazione solo 25 anni fa e non è mai reso reso operativo. Nel malaugurato caso di nuova eruzione, più volte evocato come possibilità da Mastrolorenzo, i flussi piroclastici ("valanghe incandescenti di gas e materiale vulcanico" che raggiungono velocità anche di 500 km orari) e per i residenti non ci sarebbe scampo.
Il tocco di Troilo però è tutt'altro che allarmista, anzi applica una leggerezza: la macchina da presa (di Valerio Coccoli) in assonanza col tema effettua piccoli movimenti oscillatori, mentre riprese col drone di Cosimo D'Auria mostrano un ambiente naturale e urbano inedito, come quello di una solfatara chiamata "Purgatorio", avvolta da spirali di vapore e luce lunare.
Anche il suono, fin dalla prima scena, riecheggia le vibrazioni sismiche costanti che i lavoratori avvertono in teatro da sempre. Perché il vulcano - anzi, i vulcani - sono una presenza reale anche quando inattivi, nella vita delle persone. Hanno un'influenza diretta sul carattere delle persone, sono l'energia invisibile e potente che li incatena ai luoghi, promemoria della fine che dà un surplus di senso a ogni istante vitale.
«È il paese stesso a renderci creativi» afferma lo scrittore islandese Hallgrímur Helgason a proposito della sua terra d'origine, isola costellata di vulcani. Lo stesso spirito ingegnoso lo si ritrova a circa 4.700 chilometri di distanza, a Napoli e dintorni, una delle zone più densamente popolate sita tra due vulcani attivi, il Vesuvio e i campi Flegrei.
È il vulcanologo Giuseppe Mastrolorenzo che ci conduce, come Virgilio per Dante, dentro i fuochi sotterranei di un'area vulcanica di dimensioni inimmaginabili. Vivere su una polveriera, anzi dentro una caldera in ebollizione, come le solfatare che circondano l'area metropolitana di Napoli testimoniano, è convivere con la paura, per non dire di peggio.