dakhno
|
giovedì 25 maggio 2023
|
nanni moretti gigante!
|
|
|
|
Un film di poche parole, perchè di parole non c'è necessità! Nanni Moretti porta avanti il suo dolore con consapevolezza e non importa se nessuno lo capisce, almeno inizialmente. Il suo viso esprime quello che migliaia di parole forse non riuscirebbero a fare. Anche la regia di Grimaldi è adeguata, intensa e precisa, un connubio col protagonista che fa pensare che l'abbiano fatta entrambi. Ottimo film!
|
|
[+] lascia un commento a dakhno »
[ - ] lascia un commento a dakhno »
|
|
d'accordo? |
|
great steven
|
domenica 20 giugno 2021
|
il bisogno di accettarsi per continuare il cammino
|
|
|
|
CAOS CALMO (IT, 2008) di ANTONELLO GRIMALDI. Interpretato da NANNI MORETTI, ALESSANDRO GASSMAN, VALERIA GOLINO, SILVIO ORLANDO, ISABELLA FERRARI, BLU YOSHIMI, HIPPOLYTE GIRARDOT, KASIA SMUTNIAK, ROBERTO NOBILE, MANUELA MORABITO, ALBA ROHRWACHER, DENIS POLYDADES, CHARLES BERLING, ANTONELLA ATTILI, ROMAN POLANSKI ● èsicuramente il migliore dei 7 film diretti dal sardo Grimaldi, ma, senza la fondamentale sceneggiatura che Moretti, Laura Paolucci e Francesco Piccolo hanno tratto dal poderoso romanzo (premio Strega 2006), dall’omonimo titolo, di Sandro Veronesi, avrebbe fatto ben poca strada, e infatti lo zampino dell’attore-regista romano si fa presto notare per il suo peso considerevole e, al contempo, delicatamente pregnante.
[+]
CAOS CALMO (IT, 2008) di ANTONELLO GRIMALDI. Interpretato da NANNI MORETTI, ALESSANDRO GASSMAN, VALERIA GOLINO, SILVIO ORLANDO, ISABELLA FERRARI, BLU YOSHIMI, HIPPOLYTE GIRARDOT, KASIA SMUTNIAK, ROBERTO NOBILE, MANUELA MORABITO, ALBA ROHRWACHER, DENIS POLYDADES, CHARLES BERLING, ANTONELLA ATTILI, ROMAN POLANSKI ● èsicuramente il migliore dei 7 film diretti dal sardo Grimaldi, ma, senza la fondamentale sceneggiatura che Moretti, Laura Paolucci e Francesco Piccolo hanno tratto dal poderoso romanzo (premio Strega 2006), dall’omonimo titolo, di Sandro Veronesi, avrebbe fatto ben poca strada, e infatti lo zampino dell’attore-regista romano si fa presto notare per il suo peso considerevole e, al contempo, delicatamente pregnante. Come ne La stanza del figlio (2001), il tema è quello della perdita, di un lutto difficile da elaborare, di una vita che si ferma all’improvviso davanti a un ostacolo alquanto ostinato che però occorre abbattere o, per dir meglio, superare per riacquistare la gioia di vivere. Per l’appunto, all’autore televisivo in carriera Pietro Paladini muore la moglie Lara a causa di un incidente domestico mentre lui, ironia della sorte, è impegnato in spiaggia a salvare la vita ad una sconosciuta. Alla morte della consorte assiste la figlia Claudia, di dieci anni. Allora Pietro prende una decisione: promette alla bambina di rimanere ad aspettarla fuori dalla scuola fino alla fine delle lezioni, standosene comodamente seduto su una panchina del parco. I giorni passano e Pietro, volontariamente deciso a trascurare il suo lavoro mentre in azienda gli alti dirigenti sono molto preoccupati per la fusione del gruppo aziendale con una multinazionale USA, mantiene la sua parola, e il compito sarebbe anche semplice da eseguire, se non fosse per i colleghi, parenti e amici che sempre più accorrono a tormentarlo, rovesciandogli addosso i propri guai, desideri irrealizzati, prospettive impossibili, ambizioni lasciate a metà, perplessità, ansie e dolori in apparenza insormontabili. Trasgredite le regole dell’efficienza e della produttività e abitato da una calma interiore che crea in chi gli sta vicino preoccupazioni via via più infastidenti, Pietro trova la risposta finale in un desiderio implicito di Claudia: affrontare il dolore a piene mani, a costo anche di soffrire, e ripartire. La summenzionata potenza narrativa del libro di Veronesi è impossibile, almeno da un punto di vista fattuale, da tradurre nel linguaggio cinematografico, poiché una buona parte delle pagine espressamente introspettive riporta i pensieri di Pietro Paladini (tanto per fare un esempio, la sceneggiatura del film vi trasferisce dentro alcuni degli elenchi riguardanti l’esistenza del protagonista, fatti proprio da lui in momenti meditabondi), il che forma una sorta di "dipendenza" fra il libro e l’opera audiovisiva di cui la seconda paga lo scotto. Ma l’assenza di "autarchia" dell’occhio morettiano, che qui appare molto più ripiegato su sé stesso, meno provocatorio, meno giudicante e pertanto più indagatore, consente di cogliere, senza togliere quel troppo che avrebbe stuccato nel passaggio dalla pagina scritta alla pellicola, elementi che vanno ad incidere sull’interiorità di cui il messaggio conclusivo si fa portatore. E qui mi riferisco tanto a quel linguaggio codificato che gli spettatori di Moretti conoscono pressoché a menadito e nel quale lo stesso regista si identifica quando comunica con loro (le scarpe, un bicchiere d’acqua, la citazione di un aforisma), quanto ad altri escamotages meno estemporanei di quel che appare, ripetuti ogni volta al tempo giusto per ribadire coerenza e continuità (il bambino down che guarda le luci di posizione, la giovane donna che porta ogni mattina a passeggio il suo cane San Bernardo, il proprietario del chiosco in mezzo alla piazza del parco). Nella bella (nel libro) sequenza in cui Pietro si tuffa in mare per salvare la ricca ereditiera Eleonora Simoncini (I. Ferrari), manca la contropartita del fratello Carlo (A. Gassman) che si butta anch’egli fra le onde in tumulto per salvare un’altra donna. La tanto conclamata e chiacchierata scena di sesso che coinvolge Pietro ed Eleonora, nel film è ingiustificata: perché inserirla, dato che nel film manca la parte corrispondente che in sostanza equivale al corpo a corpo involontario che i due hanno in acqua durante il salvataggio? Un’ottima costruzione aggiunta a quella d’un intreccio che brilla di luce propria è la direzione degli attori, un piccolo grande merito per Grimaldi che ha saputo affidare a ciascuno di essi un personaggio appropriato, dalla cognata nevrotica interpretata da V. Golino al collega che informa il protagonista sull’andazzo della malvoluta fusione (S. Orlando), dal Jean-Claude di H. Girardot, la cui bizzarra e spassosa contesa fra l’insicuro e il risoluto è una meraviglia di puro cinema, al già nominato fratello Carlo (Gassman premiato nel 2008 col Nastro d’Argento al miglior attore non protagonista), un po’ infrollito dal successo (e dagli spinelli che fuma nei ritagli di tempo), ma dopotutto legato a Pietro da un affetto profondo che vale anche per la nipotina, per la quale è un idolo. Tornando un momento al discorso precedente, in quanto non è possibile affrontare il Caos calmo cinematografico senza affiancargli la provenienza letteraria, l’esteriorizzazione dell’interiorità costituisce, com’è naturale, per Grimaldi regista una prova ardua da vincere, poiché ricorrere alla facile scappatoia della voce fuori campo avrebbe stonato: ma ecco che i tre sceneggiatori gli vengono in aiuto rievocando l’atmosfera propria del Veronesi scrittore che a sua volta si rifà alla morale de La stanza del figlio. Se dapprima consideriamo che nel film la dimensione della socialità diventa la soluzione praticabile per vivere il dolore della perdita e andare perciò avanti, notiamo che tale dimensione, nel film morettiano del 2001 presentato a Cannes, è completamente assente: là la cognizione del dolore si trasmetteva in modo asociale. Laddove regnavano nichilismo e chiusura, qui invece trionfa l’apertura al proprio prossimo e alla possibilità tangibile, davvero molto tangibile, di ricominciare a partire in effetti da quella umanità che consente a Pietro Paladini di trasformare l’ozio sulla panchina in un impegno dialettico, tutto da esperire. Moretti, come attore e protagonista assoluto, non sbaglia un colpo; il resto del cast gli tiene testa con rigore, toccando vette di eccellenza. Per altro, anche uno spettatore distratto o incompetente si accorgerebbe che il punto di vista del personaggio principale fa da filo conduttore nella misura in cui le figure di contorno influenzano il punto di vista medesimo. Morale consolatoria? No, direi piuttosto educativa: quando un dolore colpisce un padre (o un genitore in linea di massima), non bisogna far qualcosa dicendo che la si fa per amore di padre nel momento in cui la si fa per sé stessi, perché aiuta molto di più accettarsi per guarire dalla ferita. Altri 2 David di Donatello sono andati a Paolo Buonvino (musica) e a Ivano Fossati (canzone originale, "L’amore trasparente").
[-]
|
|
[+] lascia un commento a great steven »
[ - ] lascia un commento a great steven »
|
|
d'accordo? |
|
mardou_
|
venerdì 2 giugno 2017
|
bel cinema italiano
|
|
|
|
L’invasione dei film della Generazione Moccia e l’inutile ripetitività dei cinepanettoni di stagione sembrano aver paralizzato il cinema italiano, come un cancro che dilaga silenzioso, distraendoci con la panacea degli incassi record.
E’quindi confortante scoprire che ci sono ancora idee nuove in circolazione e registi che hanno voglia di raccontarle…In modo apparentemente semplice e chiaro, calmo direi, ma che svela a poco a poco tutta la complessità dei rapporti tra le persone, parafrasando l’ossimoro che dà il titolo al film di Grimaldi.
Un uomo seduto su una panchina ascolta e guarda vivere gli altri: parenti,amici,colleghi di lavoro…una serie scostante e vivace di tipologie di persone.
[+]
L’invasione dei film della Generazione Moccia e l’inutile ripetitività dei cinepanettoni di stagione sembrano aver paralizzato il cinema italiano, come un cancro che dilaga silenzioso, distraendoci con la panacea degli incassi record.
E’quindi confortante scoprire che ci sono ancora idee nuove in circolazione e registi che hanno voglia di raccontarle…In modo apparentemente semplice e chiaro, calmo direi, ma che svela a poco a poco tutta la complessità dei rapporti tra le persone, parafrasando l’ossimoro che dà il titolo al film di Grimaldi.
Un uomo seduto su una panchina ascolta e guarda vivere gli altri: parenti,amici,colleghi di lavoro…una serie scostante e vivace di tipologie di persone. Gente comune che vuole semplicemente parlare con qualcuno…
Non importa se questo Qualcuno resta in silenzio e quasi non interagisce verbalmente con loro: proprio nel pieno della conversazione spesso Pietro si mette ad elencare mentalmente cose prive di utilità, non prestando quasi ascolto…
Il bisogno di sfogarsi e l’egoismo di ognuno prevalgono su tutto il resto.
Un ottimo film italiano che non ha certo bisogno di tutta quella pubblicità vista su giornali e servizi tv incentrata sul sesso tra Nanni Moretti ed Isabella Ferrari: una scena peraltro eccessivamente lunga e forse nemmeno così necessaria…
Nota particolare per l’ottimo cast di attori tra cui spicca un sorprendente Alessandro Gassman, mentre è già entrata negli annali del cinema la sequenza con Roman Polanski…impedibile.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a mardou_ »
[ - ] lascia un commento a mardou_ »
|
|
d'accordo? |
|
fabio1957
|
giovedì 9 luglio 2015
|
meglio il romanzo
|
|
|
|
Originale il racconto di questo dolore vissuto nel più strano dei modi,un'elaborazione del lutto fatta su una panchina,dove si avvicendano persone,storie,vite, lasciando il protagonista passivo, ma presente.Questa presenza dovrebbe assicurare protezione e dare tranquillità alla figlia rimasta senza madre,ma in reltà serve a lui per la sua catarsi.Il libro è notevole,la trasposizione cinematografica ne soffre,tuttavia il film è godibile.bravi gli attori.
|
|
[+] lascia un commento a fabio1957 »
[ - ] lascia un commento a fabio1957 »
|
|
d'accordo? |
|
luigi chierico
|
lunedì 24 giugno 2013
|
caos sta per confusione- senza capo ne’ coda
|
|
|
|
Dopo essere riuscito a leggere il libro ( premio Strega !! ) ho trovato il coraggio di vedere il film, nella speranza di salvare qualcosa; sono sopravissuto!
Meglio se Pietro fosse annegato, non ci avrebbe offerto una esperienza inenarrabile, inverosimile, in acqua e fuori dall’acqua!
La vicenda non sta in piedi, non ha una morale, non ha sentimento, il tentativo di voler dare all’intera storia una giustificazione a due momenti fatti passare per “grande erotismo” è un pretesto che non sta in piedi.
Un assurdo in un assurdo, c’è soltanto un mancato rispetto nei confronti dello spettatore, e peggio nei confronti dell’ancora più ignaro lettore, per il quale tutto è esplicito. Dove l’eroe che salva la signora Eleonora che annega?, il marito affranto per la morte della moglie?, il rimpianto e rimorso?, dove le premurose attenzioni per la figlia, rimasta orfana a 10 anni?, dove lo scrupolo di poterla svegliare nel più bello di un tanto atteso rapporto interrotto…all’inizio?: “potrebbe uscire in giardino in qualsiasi momento, smarrita, impaurita e vederci…omissis”.
[+]
Dopo essere riuscito a leggere il libro ( premio Strega !! ) ho trovato il coraggio di vedere il film, nella speranza di salvare qualcosa; sono sopravissuto!
Meglio se Pietro fosse annegato, non ci avrebbe offerto una esperienza inenarrabile, inverosimile, in acqua e fuori dall’acqua!
La vicenda non sta in piedi, non ha una morale, non ha sentimento, il tentativo di voler dare all’intera storia una giustificazione a due momenti fatti passare per “grande erotismo” è un pretesto che non sta in piedi.
Un assurdo in un assurdo, c’è soltanto un mancato rispetto nei confronti dello spettatore, e peggio nei confronti dell’ancora più ignaro lettore, per il quale tutto è esplicito. Dove l’eroe che salva la signora Eleonora che annega?, il marito affranto per la morte della moglie?, il rimpianto e rimorso?, dove le premurose attenzioni per la figlia, rimasta orfana a 10 anni?, dove lo scrupolo di poterla svegliare nel più bello di un tanto atteso rapporto interrotto…all’inizio?: “potrebbe uscire in giardino in qualsiasi momento, smarrita, impaurita e vederci…omissis”.
Eleonora, in cambio della vita salvatale, offre tutto di se stessa, ovvero … una presa per i fondelli per il lettore e per lo spettatore!
Il linguaggio scurrile, volgare interrompe le lunghissime noiose ore di un vuoto Moretti seduto in una panchina, solitario in una solitudine senza scopo, ma c’è almeno un cane, povero cane!
Se queste sono le streghe d’oggi meglio mandarle al rogo.
Cosa avrebbe detto Mario Soldati autore del premio Strega del 1954 “Le lettere da Capri” ? Avrebbe rinunciato al premio. Sono trascorsi 54 anni, oltre mezzo secolo, ma non si può giustificare la volgarità a scapito di una bel narrare.
Se proprio non sai dove andare stasera prendi posto su una panchina, piuttosto che in una poltroncina per assistere ad una offesa al tuo intelletto e al tuo buon gusto.
chigi
[-]
|
|
[+] lascia un commento a luigi chierico »
[ - ] lascia un commento a luigi chierico »
|
|
d'accordo? |
|
giuliana 1939
|
sabato 26 maggio 2012
|
un film significativo.
|
|
|
|
Secondo me il film è molto significativo perchè non tutti siamo disposti a guardare il dolore faccia a faccia e preferiamo vari tipi di fuga. Sono stata coinvolta nel film. Mi è piaciuta la partecipazione di Polanski. Ho tovato bavissimo Alessandro Gassman, ho ivalutato questo attore che ho sempre visto in film meno impegnati.
Giuliana.
|
|
[+] lascia un commento a giuliana 1939 »
[ - ] lascia un commento a giuliana 1939 »
|
|
d'accordo? |
|
ser-jo
|
sabato 26 maggio 2012
|
qualcuno deve pur dirlo
|
|
|
|
Moretti recita come un cane, ed rende una credibilita' nulla ad ogni suo personaggio. Comunque il merito del film e' che leggero' il libro
|
|
[+] lascia un commento a ser-jo »
[ - ] lascia un commento a ser-jo »
|
|
d'accordo? |
|
ser-jo
|
sabato 26 maggio 2012
|
qualcuno deve pur dirlo
|
|
|
|
Moretti recita come un cane, ha credibilita' zero. L'unico merito del film e' di avermi incuriosito nel leggere il libro
|
|
[+] lascia un commento a ser-jo »
[ - ] lascia un commento a ser-jo »
|
|
d'accordo? |
|
intra
|
giovedì 23 febbraio 2012
|
un dolore sospeso
|
|
|
|
Mentre e' in alto mare per salvare una sconosciuta che rischia di affogare, Pietro Palatini perde la moglie Lara, colta a casa da un improvviso malore. Una coincidenza spiazzante che rende la perdita della moglie ancora piu' sconvolgente. Ma Pietro, di fronte al dolore che non arriva, vive sospeso dalla realta'. Nello smarrimento dovuto al dramma, assume una calma apparente, una specie di autoanestesia che non lascia filtrare i sentimenti, anzi li congela. Smette di andare in ufficio e si concentra sulla bambina di dieci anni, a tal punto che, per non farla sentire troppo sola, ogni mattina la accompagna a scuola e la attende sino alla fine delle lezioni, seduto su una panchina o dentro l'auto in un giardinetto davanti all'edificio.
[+]
Mentre e' in alto mare per salvare una sconosciuta che rischia di affogare, Pietro Palatini perde la moglie Lara, colta a casa da un improvviso malore. Una coincidenza spiazzante che rende la perdita della moglie ancora piu' sconvolgente. Ma Pietro, di fronte al dolore che non arriva, vive sospeso dalla realta'. Nello smarrimento dovuto al dramma, assume una calma apparente, una specie di autoanestesia che non lascia filtrare i sentimenti, anzi li congela. Smette di andare in ufficio e si concentra sulla bambina di dieci anni, a tal punto che, per non farla sentire troppo sola, ogni mattina la accompagna a scuola e la attende sino alla fine delle lezioni, seduto su una panchina o dentro l'auto in un giardinetto davanti all'edificio. Pietro stara' per settimane ai giardinetti di fronte all'edificio scolastico. Li', vanno a trovarlo amici, parenti e colleghi. Proprio attraverso il confronto con questi personaggi insoddisfatti e pieni di problemi e anche sollecitato dalla figlia a non trascorrere tutta la giornata davanti alla scuola, Pietro riuscira' ad abbandonare questa immobile esistenza, trovando la forza per reagire e riprendere la sua nuova vita senza la moglie. Moretti e' naturale in questa interpretazione apparentemente "calma".
Il film e' convincente, calzante il titolo, intrigante il luogo scelto, un'idea originale per raccontare le difficolta' di Pietro nell'accettare una separazione definitiva.
Anita Intra
[-]
|
|
[+] lascia un commento a intra »
[ - ] lascia un commento a intra »
|
|
d'accordo? |
|
silvio pammelati
|
lunedì 28 novembre 2011
|
i genitori e la scuola
|
|
|
|
La storia di Caos Calmo è nota. Una figlia perde genitore. Necessità fa si che il genitore sopravvissuto (interpretato da Nanni Moretti) non puo farr altro che prenderla alle 16.30 Fa comunque presenza fuori dalla scuola cosa che non gli viene vietata. Se anche l'altro genitore fosse sopravvissuto la figlia oltre a vivere un'altra presenza preziosa sarebbe uscita all'orario di pranzo. Una vita sicuramente migliore.
|
|
[+] lascia un commento a silvio pammelati »
[ - ] lascia un commento a silvio pammelati »
|
|
d'accordo? |
|
|