Vincenzo Sangiorgio
Avvenire
Un ragazzino un po’ nano partito dal centro di Taranto si ritrova con la sua bicicletta in aperta campagna (cosa che vuole minimo 15 km di pedalate!) giusto in tempo per essere investito da una Panda Special che lo becca dopo un’inchiodata di 30 metri. Il novello Pantani, risvegliatosi dal colpo senza problemi, inizia a curare la gente con i superpoteri nel frattempo acquisiti, essendo nel mentre indeciso se approfittare della signorina dotata di scucchia che gli ronza stranamente intorno...
Come quasi tutte le città antimetropolitane del sud, Taranto non è un locus cinematograficus ampiamente riconosciuto: pienamente ignorata dalla cinematografia nazionale, frullata nella sua provincialità all’incrocio tra Salento, Murge e mare aperto, è il magico posto dove si può vivere l’esempio più sputato di una decadenza fondata sul cemento, annegati metaforicamente, oltre che fisicamente, nel marasma dei fumi della mostruosa alma mater Italsider; qualcosa, insomma, di molto vicino a una specie di Busto Arsizio sul mare, con in più una selva di cozzari sul lungomare e un hinterland da provincia industriale incrostata nella ruggine e decaduta. [...]
di Vincenzo Sangiorgio, articolo completo (4916 caratteri spazi inclusi) su Avvenire 1 Settembre 2003