Giacomo Debenedetti
preceduti da una unanimità di entusiasmi che ne avevano fatto quasi una leggenda, sono dunque arrivati anche fra noi, con un saggio dei più decisivi, questi famosi comici americani. La loro grazia spregiudicata, la loro poesia generosa, implacabile e violenta ha intanto un primo effetto: quello di risolvere senza ambagi né pentimenti la fase autocritica che il cinema viene oggi attraversando. Alla favola-mascheratura, alla favola accattata e faticosamente combinata per tener su in un modo qualunque j necessari duemilacinquecento o tremila metri di film, essi sostituiscono con allegra disinvoltura una parodia di racconto, qualche cosa che, non avendo capo né coda, si difende dichiarando che, un capo ed una coda, finge di averli solo per burla. [...]
di Giacomo Debenedetti, articolo completo (4668 caratteri spazi inclusi) su 25 marzo 1938