Mentre scorrono i titoli di testa una voce fuori campo,quella del protagonista, invita chi gli sta di fronte seduto su una sedia, lo spettatore, a non distrarsi, a non lasciarsi sfuggire nessuna parte della storia e quindi poi del senso del film.
Una storia vera, sulla scorta di un recente libro di A. Holges “Storia di un enigma”, La storia del matematico inglese Alan Turing, svolta, e narrata, tra il 1951-54, il 1929, il 1939-41-45.
Alan Turing, genio della matematica, si pone al servizio del Regno Unito negli anni di guerra, nel gruppo di Bratchley Park, insieme ad altri giovani cervelloni. Si tratta di decrittare i codici che i tedeschi di Hitler si trasmettono per ordini operativi di guerra, attraverso un sistema complesso chiamato “Enigma”. Se complesso è il sistema operativo tedesco, ancora più complesso appare il tentativo di interpretarlo. Dopo molti decenni è stato svelato il metodo di Turing , realizzato attraverso una macchina denominata “Christopher”, fondamentale (forse!) nella vittoria della coalizione alleata, nel ridurre la durata del conflitto e la mortalità di milioni di vite umane.
Il regista, il norvegese Morten Tildum, alterna nel racconto le fasi della vicenda del 1951, con quelle del 1941 e ,più indietro ancora, del 1929, ai tempi della adolescenza di Alan.
Il trionfo e la tragedia di un genio,che si distacca dalla normalità. Una diversità contrastata dai superiori nelle sue originali ricerche. Una diversità che non trova neppure spazio nel socializzare nella vita civile.
Il gioco delle imitazioni (imitation game) tra la mente umana e la macchina, di cui Turing delinea i limiti, ma anche le straordinarie prospettive aperte, tanto da risultare oggi Turing giustamente definito un precursore del computer.
“Sono le persone che nessuno immagina che possono fare certe cose quelle che fanno cose che nessuno può immaginare”
La “anomalia” di Alan Turing si ripercuote anche nei comportamenti sessuali. E’ omosessuale e per questo viene condannato alla castrazione chimica. Morirà poi suicida nel 1954. Un’onta questa per la Gran Bretagna, solo tardivamente, parzialmente e in piccola parte coperta dalla postuma riabilitazione della Regina nel 2013.
Il regista Hodges realizza una versione filmica pregevole della vicenda nel susseguirsi degli episodi, nei tormenti del protagonista. Si trasferisce continuamente da un’epoca all’altra, dal 1951 al lontano 1929,con un meccanismo che può sembrare confusionario. Ma che in verità, a mio avviso, costituisce il merito fondamentale del racconto filmico.
La vicenda è trasmessa infatti allo spettatore seguendo le raccomandazioni iniziali della voce fuori campo del protagonista Alan Turing. Il suo pensiero parte dalla dolorosa vicenda umana del 1951 e percorre il tempo e lo spazio liberamente, seguendo i suoi pensieri come meglio si addice al linguaggio cinematografico. Magnifica interpretazione di Benedict Cumberbatch e Keira Knightley, e giusta Nomination per entrambi ai prossimi Oscar come attore protagonista e attrice non protagonista.
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